Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

IL GIORNALE D'ITALIA - Sabato 29-Domenica 30 Gennaio 1972 ... IGIORRNOIVEDNETDlIELITMTAOTTEOTTI •-----·· -· --------- • • era asi 1 • • • 1 c1aa 1 Soltanto Giolitti e altri cinque deputati furono contrari .:. Altri 27, fra cui Orlando, si di convincere il dell'assassinio di astennero Ultimo tentavivo Milizia perché accusato Re a revocare' il mandato al governo - Balbo costretto a dimettersi da comandante della don Minzoni L'Aventino ancora si lusinga di controllare la situazione Violento attacco del Duce al senatore Albertini Al termine di un discorso pronunciato alla Camera il 15 novembre, in sede <li discussione _del bilancio degli Esteri,. Mussolini pose la questione di fiducia. In una dichiarazione di voto, Giolitti che era all'opposizione, lamentò la Iimitazione della libertà di stampa imposta a un'Italia vittoriosa, mentre nemmeno dopo Novara si era fatto altrettanto; difese anche il Parlamento e deprecò qualsiasi riforma statutaria. Ma solo sei deputati votarono contro, lui compreso; Orlando e altri ventisei si astennero. Proprio allora gli oppositori compirono un ultimo tentativo per indurre il Re a disfarsi del Duce. Quella volta essi si servirono dei memoriali Rossi e Filippclli, redatti entrambi in giugno, come sappiamo, e caduti successivamente in loro mani. Se il primo scritto er:i inteso a fissare le responsabilità personali di Mussolini non -nell'affare Matteotti, ma nei precedenti episodi di violenza compiuti contro sin~oli dagli individui in parte imputati per l'assassinio del deputato socialista, il secondo conteneva invece accuse meno gravi. Incaricato di recare i due nemoriali al Sovrano fu Bonomi.·Vittorio Emanuele. egli ricorda, « 1 i prese nelle mani, li osservò fugacemente e poi mi pregò di riprenderli per poterli così ignorare». Disse: ..Non mi faccia leggere. Non sono giudice io, non sono competente». L'altro avvertì: ..Lei si prende una grossa responsabilita,. li Re, conclude Bonomi, ..mi rispondeva ammettendo tutti i pericoli derivanti dal suo atteggiamento, ma aggiung~ndo che tali pericoli egli non li temeva, giacché in fondo poco gli importava di perdere il trono)). li 22 novembre, scm pre alla Camera, Mussolini intervenne anche nella discussione del bilancio dell'Interno. Abilmente riconobbe alcuni errori tattici che si erano commessi, per esempio prolungando la celebrazione della marcia su Roma fino a soffocare la cerimonia del 4 novembre. Espresse l'avviso che. come tali, i combattenti non dovevano pretendere di formare un partito, il quale avrebbe finito per contrapporre una parte di reduci alle altre parti aderenti a diversi partiti. Ammise con Salandra che negli ultimi .tempi si era verificato un ceno distacco del Paese dal Governo, ma ben modesto in confronto al costume italiano difronte a un ministero che durava da venticinque mesi. Del resto, ,,a volte nella polvere, altre volte sugli altari», aveva già avvertito Manzoni; ma «ci sono delle eclissi che sembrano delle tenebre che cadono, e poi di lì a poco sfolgora il sole"· Polemica con Orlando Polemizzò con Orlando, preoccupato per l'indirizzo generale del regime, e previde un assestamento che non escludeva la revisione dello Statuto affidata· ai Soloni. Bisognava aggiornare la Jet- • tera dello Statuto alla pienezza dei tempi. Poi disse: "Pensate che sia 2iunto il momento di gover~are senza il fascismo o, peggio, di governare contrn il fascismo" Disilludetevi. Questo momento non è ancora venuto. Verrà o non verrà, non lo so, perché( ... ) non voglio ipotecare il futuro (...). Non lo so, ma quello che si può prevedere è questo: se fosse possibile pensare a un crollo improvviso, a una dispersione totale e subitanea di tutto quel complesso di forze, di sentimenti, di ideologie che passano sotto il nome complessivo e globale di fascismo, la successione non sarebbe per i poteri cosiddetti <li centro. Nelle grandi crisi storiche, i popoli, come fustigati dal grande evento, si Ce1are F!ossi in una foto del 1947, durante il 11econdo processo per l'assassinio di Giacomo Matteotti. Capo dell'Ufficio stampa e stretto collaboratore di Mussolini fu tra i primi a essere sospettato come mandante del rapimento del segretario del partito socialista. Nei giorni che intercorsero fra le dimissioni che gli vennero imposte dal Duce e l'arresto, egli scrisse un «memoriale» in cui accu- ·sava violentemente i maggiori esponenti del fascismo affermando che la sua parte era solo «quella di un sottocapo, di un esecutore». Il «memoriale» venne pubblicato il 28 dicembre 1924 dal quotidiano di Amendola, «Il Mondo», ma in precedenza Bonomi l'aveva recato a Vittorio Emanuele lii, assieme con il ,memoriale,, di Filippelli, cercando di convincere il sovrano a revocare il mandato al governo Fascista. Il Re non volle neppure leggere i due documenti dirigono agli estremi e si dirigono a quei partiti. come il Partito comunista, che ha sulla sua bandiera un programma preciso: il Governo degli operai e dei contadini. Non si penserebbe a soluzioni transitorie se non fossero soluzioni che prepHassero questo avvenire ... In Lunedì la dodicesima puntata IlFASCISMO INBILICO TRLAEGALIIÀ E RIVOLUZIONE prosieguo, elencò i precedenti di vari decenni per dimostrare che il turbamento pubblico attuale non faceva. eccezione. Con forte successo oratorio, auspicò una armoniosa pacificazione. Ottenne un voto largamente favorevole: a sfavore votarono ancora Giolitti e pure Orlando. In realtà, la crisi politica e psicologica provocata dal delitto Matteotti, in gran pane superata sul declino - della stagione estiva, tornava ad inasprirsi a causa della persistente, anzi intensificata, campagna aventiniana, che venne favorita da una serie d1 infortuni sopravvenuti a carico di personalità fasciste. Molto valse al gioco degli oppositori lo sviluppo di un processo intentato da Balbo alla Voce Repubblicana, la quale aveva insinuato che egli fosse complice nell'assassinio del parrnco di Argenta (Ferrara), don Giovanni M inzoni, avvenuto il 23 agosto del I923 ad opera di squadristi ferraresi. li dibattimento si svolse nella settima sezione del Tribunale di Roma, dal 19 al 30 novembre. Gli avvocati della difesa, Giovanni Conti e Randolfo Pacciardi, nonché alcuni testi, fra i quali il deputato repubblicano Morea, poterono esibire documenti alquanto gravi, ma non relativi al futto Minzoni, bensì ad altre violenze ordinate da Balbo in provincia di Ferrara contro oppositori o fascisti dissidenti. nel corso dell'anno precedente. Fra gli altri una sua lettera in data 31 agosto 1923 al centurione della Milizia Tommaso Beltrani, allora segretario della federazione f~scista ferrarese, contenente anche queste righe: ..Per quanto rigua,da gli assolti (per l'eccidio di Ferrara) del 20 dic. (1920) bisognerà spiegar loro che è igienico mutar aria e stabilÌrsi in ultra provincia. Se insistono a rimanere ed a procurare di conseguenza un disagio morale, bisognerà bastonarli "senza esagerare", ma con consuetL1dine sino a che si decidono. Mostra pure questa parte della mia lettera al signor prefetto, al quale dirai, a nome mio, che ho elementi sulTicienti per giustificare la mia pretesa di non volere in città e provincia simili masnadieri. La questura farà bene a perseguitarli con fermi almeno "settimanali'. e sara bene che il prefetto faccia capire al procuratore del Re che per eventuali bastonature (che dovranno essere "di stile") non si desiderano imbastiture di processi. Questa parte di lettera la leggerai al Consiglio federale. Se scrivo questo da Roma, è segno che so quello che dico ... Le dimissioni di Italo Balbo li 27 novembre, prima ancora di soccombere nella causa, Balbo inviò a Mussolini le seguenti linee: «Caro Presidente, una lettera scritta da me quindici mesi fa, provocata <la un momento di esasperazione per l'assoluzione degli assassini dei quattro camerati uccisi nell'agguato di Castello Estense fornisce o00 i nuovo ma- ' 00 teriale alla speculazione degli avversari. Non intendo polemizzare con costoro, né creare difficoltà al Governo. Se ho sbagliato, pago, come debbono fare tutti i gentiluomini, lutti i fascisti. Ti rassegno pertanto le mie dimissioni da comandante generale della Milizia. Con l'antica devozione"· Ottenne subito questa risposta: "Caro Balbo, ricevo la tua lettera ed accolgo le tue dimissioni, motivate· con alto senso di responsabilità e di fierezza, come devono fare i fascisti e i gentiluomini. Tu hai dato prova di fedeltà al fascismo e questo tuo gesto significativo riconferma il B bliotecaGino Bianco disinteresse assoluto col quale hai servito e servirai la nostra causa. Nel campo politico, resterai sempre l'animatore di quel fascismo emiliano che ha dato le maggiori prove di sacrificio e che ha espresso le più quadrate legioni. Decido che tu, conservando il tuo grado, venga dal I. dicembre 1924 collocato fuori quadro. Con cordiali saluti, tuo,,. Lo scambio di colpi nel grande duello fra le due parti politiche contendenti si fece serrato come in un risolutivo assalto finale. L'ultimo giorno di novembre si tenne a Milano un convegno delle opposizioni del- !' Italia settentrionale, nel corso del quale Amendola respinse qualsiasi compromesso, aggiungendo: ,,Qui si cade o si vince: qui si perde o si conquista la libertà italiana ... E Colonna di Cesarò si spinse ad affermare: "lo non so se presto o tardi, non so se per vie legali o illegali, se con mezzi pacifici o cruenti, ma so che la liquidazione del fascismo è prossima e sicura». Infine il deputato repubblicano Cipriano Facchinetti non esitò ad inneggiare all',,ltalia senza Vittorio Emanuele,,_ Dal canto suo. Mussolini fu stretto dalla necessità di non cedere terreno al- !' Aventino, che sempre più si lusingava di averlo ormai in propria balia, e dalla necessità di manovrare sia contro la nuova opposizione crescente alle Camere, sia contro la tendenza al cedimento che si delineava fra i ministri e alcuni deputati della maggioranza. Contemporaneamente dovette tenere fl bada i seguaci riso! uti a spezzare l'assedio e a chiudere la fase di temporeggiamento. Epurare il partito Per infrenare le loro impazienze, il I. dicembre diramò un messaggio ai direttori provinciali del Partilo, in cui confermava la volontà di resistenza e di recupero delle posizioni perdute, specie dopo gli incidenti del 4 novembre. Occorreva evitare che contrasti tra fascisti e combattenti giovassero agli avversari. Nessuno squadrismo doveva risorgere. ,,Bisogna liberare il Partito da tutti gli elementi inidonei alla nuova situazione. Violenti di professione, profittatori, individui che non sanno dar ragione delle loro fonti di vita ~economica, devono essere inesorabilmente espulsi, quali siano stati i loro meriti nel passato ... Una sosta si imponeva anche nelle coreografiche manifestazioni esteriori. In vista della riunione a Roma del Consiglio della Società delle Nazioni e in vista dell'apertura del- !' Anno Santo, occorreva nel Paese una tranquillità assoluta. "Il fascismo deve giovarsi della sua situazione momentanea e guardarsi dentro, per fortificarsi. Non v'è dubbio che quest'ora passerà e che il domani del fascismo sarà ancora una giornata trionfale di sole e di VÌlJ.)>. Durante la discussione del bilancio del!' Interno al Senato dei primi di dicembre. parlarono contro la politica del Governo alcuni oppositori come Albertini, Ettore Conti, Alfredo Lusignoli, i generali Gaetano Giardino, Giulio Cesare Tassoni, Vittorio Zuppelli. Nei suoi ..appunti .., il Duce definì gli interventi dei tre generali ..un attacco in forze contro la Milizia,,: mentre non si occupò del discorso del liberale Albertini, che lo aveva accusato di mé.llgoverno e si era spinto fino a proporre la soluzione, non certo liberale, di un governo militare. Ma Il Popolo d'fralia del 5 dicembre recò: "La tesi del senatore Albertini è di un estremismo sbalorditivo e grottesco. Governo militare, infatti, altro non si- 'dì Duilio Susmel 1 gnificherebbe che sospen~ sione dello Swtuto, dittatura mili'tare, tribunali marziali e m itragl iat rici per le strade. Tutto ciò per liquid:ire ·il Governo Mussolini, che nelle non lontane elezioni ebbe cinque milioni di voti contro due milioni raccolti insieme da tutti gli oppositori, per liquidare un Governo che ha ancora la liducia della Camera, del Senato e della Corona.' La volontà del senatore Albertini, che siede come un piccolo Napoleone corrucciato sopra la sua montagna di carta, dovrebbe ridurre l'Italia alla dittatura dei cannoni. Quest'uomo ( ...) ha comprato giornali e ha stabilito un suo rrusr in tutta Italia. Col giro delle sue rotative egli vuole imporsi contro il Govern'o e contro la volontà espressa dai comizi. Non si contenta di essere un senatore, uno fra i tanti. Vuole rovesciare, vuole dominare, vuole imporsi. li bombardamento dei suoi fogli continua ogni ~mo, e lo spirito pubblico_ deve essere turbato perché questo senatore così vuole. Tutto ciò si chiama democrazia e si chiama libertà di stampa: cioè libertà a un uomo di impadronirsi di quanti giorn·a]i voglia e possa per dettare legge agli altri cittadini( ... )". Costituzionalismo fascista Proprio quel giorno Mussolini interloqui al Senato. Sostenne che quella dell'ottobre 1922 era stata una rivoluzione. Invece di creare una nuova legalità secondo spirito di intransigenza rivoluzionaria, egli aveva preferito innestare il nuovo nella vecchia Costituzione, attraverso un faticoso e difficile processo di riassorbimento. Nessun altro governo all'infuori del suo avrebbe potuto disciplinare il Partito vincitore eliminando i suoi residui illegalismi, come :.iveva potuto fare dopo l'assassinio di Casalini. Del resto già a Cremona, dichiarandosi agli ordini del Re, aveva dimostrato il suo e rnfor nismo costituzionale. ,Se Sua Maestà, al termine di questa seduta,), aggiunse, ,imi chiamasse e mi dicesse che bisogna andarsene, mi metterei sull'attenti. farei il saluto romano e obbedirei. Dico Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele lii di Savoia: , ma quando si tratta <liSua Maestà il Corriere della Sera, allora no'"· La richiesta di sciol!liere la Milizia o di non farla dipendere da lui, continuò, equivaleva a dubitare del suo lealismo. Perciò la respingeva. Attaccò l'Aventino, i•Coacervo negativo, posto sul terreno del puro antifascismo,,, al rimorchio del sovversivismo, facendo balenare il pericolo com un ista, ma garantendo che il comunismo non sarebbe prevalso finché fosse durato il Governo fascista. Rilevò anche che l:.i riunione ,iventiniana svoltasi a Milano il 30 novembre, non senza aperti pronunciamenti repubblicani, dimostrava che di libertà in Italia ce n'era ancora più del necessario. Ricordò la frase di Anatole France che solo un governo forte può assicurare la libertà. A proposito di abusi di stampa. abile la citazione della lett'era con la quale il conte <li Cavour aveva ordinato al rappresenrnnte del Governo in Genova di condurre «una 11.uerra a morte" contro il giornale !rafia e Popolo, senza preoccuparsi troppo della legalità dei mezzi per raggiungere lo scopo. Ad Albertini, rinfacciò la campagna del Corriere della Sera contro la Camera giolittiana e n·eutralista ~nel I 9 I 5, il favore dato al fascismo durante la violenta azione dell'agosto 1922, infine la proposta attuale di un governo militare, cioè ditta-· toriale: mentre, rispondendo al senatore Filippo Crispolti, disse:,, Nessuno vuole attentare ai muri maestri (della Costituzione). Ma la nazione si è ingrandita, la nazione è diventata potente, si sono creati altri istiruti, c'è tutto un movimento sindacale, corporativo, e ·onr,• mico, che, se fosse intr tlt1l 0 to nella Costituzione .. tllltl ghercbbe le basi de\!11 !Hr1, ~ to,1. In quanto agli ~~Uliduli t all'affarismo, egli cru glit 111tervenuto fin <lall'll!;:ùRl~I, ma non bisognava tlsugetttre; sotto i preçedcnti !ltivtr, ni, scandali maggiort s1 era110 verificati. Comunque "non crediate, non crediate che il fascismo sia vicino al tramonto. Non lo crediate, ché sarebbe un errore colossale (... ). E la storia si incaricherà di dimostrarvelo ... Con sensazionale colpo di scena. rinfacciò al neo oppositore Lusign oli la lettera cortigiana· che questi gli aveva inviato alla fine di gennaio' per offrire la p-ropria collaborazione. Avrebbe considerato fallito il suo compito se non avesse ottenuto la pacificazione. Ma non contribuendovi. l'oppo- . sizione avrebbe costretto il fascismo all'intransigenza per spirito di conservazione. Fiducia incondizionata Finalmente, citata la legge di Solone che obbligava il cittadino ateniese a prendere partito nelle questioni di pubblico interesse, esclamò: « lo vi dico: dovete scegliere. Fiducia condizionata: no! No. nemmeno nei tempi grigi della mia giovinezza, quando lavoravo con le· firaccia, ho chiesto elemosih~. Non chiedo la sopporta- ;ione politica. O si ha fiduda. o non si ha. O si crede. o nonsi"crcde. Ma la fiducia, ◊ signori, deve essere un viatico di conforto, non un calice di amarezza. Alla fidt1éia condizionata, preferis,cm ,Ja netta sfiducia ... Fu,9rhf f'avorevoli 'duecento .ott'o senatori, còntrari ci~~uanq1qua1.tro, mentre tr~,nt,tjci11que sj asteni5ro.. -:'' ·" 1l 6-dl~é~rè, co?i 1;.tt:!cnuncia présenta.ta dal diret- . tore del P_opo/o, Donai 1. a carico di De Bono quale éorresponsabile del delitto Matteotti e per il suo dc!'erimento all'Alta Corte di giustizia, segnò l'ultima fase dello scontro tra fascismo e antifascismo. In quel lll\l• mento. Mussolini aveva già pronto il suo piano di c11ntrattac.co dopo la lunga ~Ofl· portaz1one: ma. per applicarlo, attendeva che il suo istinto, quell'istinto personale che fino allora non aveva mai fallito, gli ,egnalasse . venuto il momento )(Ìusto. Intanto perù, esaspi;:rati dai .colpi d'ariete delia stampa aventiniana, i fascisti della provincia toccavano il limite della sopportazione. Non rendendosi conto dell'appa-: .rente inerzia del Duce. essi · temevano di dover socc:0111- . bere a causa di sue esitazioni. Qualcuno cominciò a congiurare pe,r un colpo di mano; e, facendosi interpreti della crescente insofferenza, certi giornali fascisti protestarono. Convocati da Balbo a Ferrara ·e a Goito. alti ufficiali della Milizia si consultarono sul modo di fronteggiare la situazione. Essi. nominarono una pen- , tarchia, che avrebbe dovtito . , assumere il comant.lo della ·Milizia e dei vecchi squadristi in caso di emergenza. Ma il 15 dicembre il Capo del Governo disse a Tamaro. ;Vedrà fra pochi giorni come metterò a posto i miei nemici,,_ Ed aggiunse di essere sicuro dell'~tdesione popolare: disgustato invece dell'«invaccamento» della classe dirigente e dell'anarchismo degli intellettuali: certo che la questione morale sollevata contro di lui • sa1·ebbe fallita, com'era fallita que.lla contro Crisp1. ·Anzi.egli si sentiva più forte <liCrispi. L'antifascismo stav::i facendo di Roma una sentina di vigliaccherie dove i ,apitalisti finanziav'.ino i giornali deditl alla diffama- ·zione. ,,Ma vedrà, vedrà fra pochi giorni"· Mus~olini ormai ostenta-· va la più completa sicure~- ,. za. L'.,Avenlino" pcl~·eva terreno e alle Camere l'opposizione al fa?cismo si era già dimostrata irrilevante. La violenta campagna 9i ~,I·• Mussolini con Italo Balbo. In seguito alle pesanti accuse mosse nei suoi confronti dalla ,◄Voce Repubblicana11circa 1•ae~ssinio del parroco di Argenta (Ferrara), don Giovanni Minzoni, Balbo querelò il giornale. La sua responsabilità in quel delitto non venne provata ma emersero fatti compromettenti che costrinsero il leader del fascismo ferrarese II dimettersi dalla ., stamp:.t, del resto, non faceva che rafforzare la po~i_~ì.One dell'ala più intracs.ile.rile del fa,cismo che chie~-eva severe misure repressive. carica di comandante generale della Milizia I I I - continua) . ·rp' . .

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