Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

IL GIORNALE D'ITALIA - Vlartedì 25-!\1ercofedì 26 Gennaio 1972 servizi SP-eciali 0 -I GIORNOIVENTI DEL DELITTO MATTEOTTI-e • • 1 1 • Sl rocess • 1 •• :L, . . . ·., ~- ~ .. ~ ~ . ~ Il cadavere di Giacomo Matteotti alla fine di luglio, cioè a quasi due mesi dal rapimento, non era stato ancora trovato. Era sepolto nel macchione della Ouartarella (nell~ foto)_ non ~olto distant! _daRiano_. M~ssoli_ni _in alcuni suoi appunti autografi annotò: « Il cadavere non si trova. La tensione aumenta. Le accuse d1 affansmo d1laga_no"· G,a _m quei giorno, pero, 11Du':e_av~va abbandonato ~gni propo_sito di dimissioni ed era deciso a reagire con uguale dureua alla campagna doffamatona scatenata dalle oppos121om che non partecipavano più, per protesta, ai lavori parlamentari Superati Il Duce Bottai . . . . . z pr1m1 g1orn1 di sbandamento e di panico i fascisti replicano alla violenta campagna scatenata dagli «aventiniani>> Malaparte, all'ambasciata sovietica Pio XI preferisce non ricevere i familiari del deputato assassinato sostengono la . ' necessita di riprendere l'iniziativa Gabriele d'Annunzio appare incerto tra Superati i primi giorni di panico e di sbandamento che seguirono l'assassinio di Giacomo Matteotti, i fascisti - sulla spinta delle federazioni di provincia, per nulla sconvolte dal fatto che fosse stato eliminato un avversario di quel tipo - cominciarono a reagire con eguale violenza alla campagna di acçuse e di diffamazione che si era scatenata contro di loro. M ussol1ni, uscito dal suo isolamento e ormai convinto di poter riprendere in mano la situazione, aveva definitivamente scartat·o l'idea di dimettersi ed aveva affrontato il Senato (riportando un successo al disopra di ogni previsione) e la Camera dove erano rimasti soltanto i deputati fascisti o, comunque, favorevoli al regime, dal momento che le opposizioni avevano scelto la strada dell'«Aventino ►►• Proprio sullo scorcio di quel giugno, negli Stati Uniti d'America, il circolo socialista italiano «Giacomo M atteotti", pubblicò un breve ma assai truce e ribaldo libello, ormai quasi introvabile, che dà la misura dell'asprezza della polemica. Intitolato Chi assassinò Matteo/li? diceva integralmente e testualmente Polen1iche e insulti «Scriviamo poche parole. Scriviamo con i polsi che ci vibrano dalla frenesia di brandire un'arma, di scagliare una pietra, di avventare una manata di sangue e di fango sulla faccia del mostro che è oggi l'Italia. Ogni parola di protesta, anche la più tremenda, è destituita di ogni significato davanti alla violenza della nostra passione. Ci sentiamo esonerati da ogni ritegno, prosciolti da ogni vincolo morale e sociale. Diciamo, dunque, poche parole chiare, esplicite, senza riserve, consci della loro portata, sobriamente con sa-. pevoli della nostra responsabilità che esse avranno effetti. ,L'assassino di Giacomo Matteotti è Benito Mussolini. Se Giacomo M atteott.i è stato ucciso, e tutti oggi lo credono, chi lo ha distrutto premeditatamente, proditoriamente, senza concedergli la più elementare, la minima opportunità di difendere la sua vita, è Benito Mussolini. Il massimo, il solo responsabile di questo delitto, il più atroce che sia stato commesso dopo la crocefissione, è Benito Mussolini. · ,Finché Benito Mussolini resta al potere, alla testa della nazione italiana, il sangue di Giacomo Matteotti resterà indelebilmente chiazzato com e lo stigma di Caino sulla fronte di ogni citta.dino e lo bollerà per sempre come uno schiavo o un sicario. "Un solo atto, uno solo, po'trà riabilitare l'l talia al cospetto del m.ondo e reintegrarla nella sorellanza della nazioni civili, e questo atto i: la destituzione del maniaco di Predappio e la sua esecuzione pubblica a piazza del Popolo. Se il Parlamento, diventato servo e scherano del mostro non lo farà, sia fatto per ira di popolo' «Per tre anni, l'Italia ha dato il più laido e feroce spettacolo della sua inabilita a governarsi come una nazione civile. Per tre anni il fascismo ha fatto del delitto la ragione di Stato, distruggendo, aspergendo di sangue e sale le rovine fumanti delle più sacre basiliche della libertà, dei più miti ricetti della carità. fraterna delle plebi industriose, rompendo tutte le dighe della solidarietà degli umili, diroccando tutti i pieto i balu<1rdi çhe difendevano il popolo dall'assedio della fame. Chi fu il capo dei nuovi vandali, l'Attila del nuovo flagello' 1 Benito Mussolini. "Per tre anni, ogni delitto sociale e privato fu non solo permesso, ma incoraggiato, purché si compisse contro un milite o un veggente o uno stratega della nuova storia avvenire; e le corti assolsero il crimine più nefando "per necessità politica" se commesso "a scopo nazionale", e si fece Lacere il Parlamento con la rivoltella alla gola. e si misero le manette della M iliz,a del Duce al pensiero dei giurati, e si diede la commenda ad ogni giudice disonorato che dichiarava fuori legge le vittime e benemeriti della Patria i loro assassini. Chi aveva allora nelle mani il supremo ministero della giustizia~ Benito Mussolini. Chi aizzava la caccia al rosso, chi sputava sul "cadavere imputridito della dea libertà", elevando la bruta violenza individuale a scuola di governo•J Benito Mussolini. «Ed ora tratto con l'impeto di una subitanea, ma non inaspettata rivelazione, lo spettro di Giacomo M atLeotti balza in mezzo al festino dei satrapi fascisti. E i gavazzanti a duecentomila lire all'anno, come Tancredi, come Rossoni, come Aldo Finzi, come Cesare Rossi ed altro simile ciarpame umano, traditori e venduti tutti al massimo offerente, che non hanno né cultura, né intelligenza, né fede, né coraggio, strillano a perdil1ato: "Non sono io". «Vigliacchi, avete ragione! Non siete voi, miserabili eunuchi, fetidi garzoni di stalla, immenzionabili lenoni dell'orgia e della deboscia fascista. Perché dimettervi allora'' Tutti sanno che se siete esperti nell'arte del ricatto, del falso, del furto, dello spionaggio celato ecoperto, non siete capaci di uccidere all'aperto, non siete buon, né a fare i cospiratori, né i brigami. Carogne viventi, perché posate a martiri, quando nessuno vi accusa, quando tutti gli uomini liberi gridano che soltanto Benito Mussolini è il colpevole e il responsabile di questo supremo misfatto del fascismo'/ "Egli solo deve darne conto alla storia ed al boia nel domani improrogabile, quando il proletariato avrà letta la sentenza senza appello e senza grazia che lo legherà sopra una sedia con le terga incasaccate nella camicia nera davanti alle dodici carabine del popolo lavoratore. Questo giorno non è lontano ... Estremismi contrapposti Due opposti stati d'animo si esasperarono a quel tempo all'interno: da un lato, quello dell'Aventino, la cui estrema sinistra mal sopportò che proprio l'ambasciatore sovietico Jurenev offrisse I' 11 luglio un grande ricevimento a Mussolini: dall'altro, quello dei fascisti intransigenti, di cui si faceva interprete Farinacci, insofferenti del temporeggiare del Duce davanti alle diffamazioni avversarie. Anche a Roma, il giovane polemista Curzio Suckert, non ancora ribattezzatosi Malaparte, sosteneva su La Conquis1a dello Stato l'esigenza di una definitiva rottura del sistema liberale-democratico, per la creazione rivoluzionaria dello Stato unitario (mancata dopo il Risorgimento) in senso fascista integrale. Bisognava uscire dall'equivoca transazione in cui ci si era attardati dopo la marcia su Roma. Nel frattempo, tuttavia, la prima fase di sbandamento fascista era superata, e Mussolini riprese l'iniziativa di azione politica. Critica fascista ..La Velia Matteotti e le cognate sono ancora a Roma .., scrisse Turati alla Kuliscioff il 12 luglio; «la madre è partita, e la sua costituzione di parte civile non si fece. Ora poi quelle donne si dolgono di essere abbandonate da noi. Prima ci tenevano lontani, sperando di avere dal Governo la salma; vistesi burlate dagli assassini, si avvicinano a noi. Ci andrò probabilmente a fare una esplorazione». E l'indomani: «Tutti si sente che bisognerebbe fare qualche cosa, ma non si riesce a concretare nulla di positivo. Sentono che, col passare del tempo, il nemico ripiglia fiato, che l'episodio del povero M at 0 teotti ha ormai dato forse tutto ciò che poteva dare,,_ Infine, il giorno 15: «Dalla vedova Matteotti andai ieri sera insieme con Basso (Luigi), e la trovai molto più calma e ragionevole. Ora ha presso di sé soltanto la sorella W ronowski, la quale ( ...) mi narrò( ... ) il colloquio con don Gasparri, dal quale non ottenne di vedere il Papa, a cui avrebbe chiesto l'intervento per far rendere la salma alla sorella, ma ebbe invece, quando accennò alla benedizione papale, per la vedova, non una, ma venti benedizioni: "Ah' se non è che per la benedizione, gliene diamo venti. trenta, quante ne desidera", e pareva, allungandosi sul sofà, che offrisse la giunta del salarne. Sebbene la Nella Wronowski non sembri molto credente, rimase ~candalizzata di questo disprezzo della legge della domanda e dell'offerta, che deprime il valore della merce. Poi mi narrò il colloquio della madre, il giorno dopo, con lo stesso Gasparri, che le diede, a nome del Papa, che non la ricevette, un rosario per le preghiere, che essa, indispettita, ricusò di ricevere: "Ah! no! monsiòr, mi il rosario ghe l'ho, ch'el m'è costà sete schei, e g'ho sempre dito le mie brave preghiere e no g'ho bisogno de baratarlo; no, no, non lo vogio, che lo daga indrio a Sua Santità., che mi non so cassa farne" (... ),,_ Come si vede, Pio Xl continuava a declinare di accogliere in udienza i familiari di Matteotti. Nel numero di quel 15 luglio della rivista Critica Fa- _,·cista Bottai così si espresse: «Si prepara il Consiglio nazionale del Partito fascista. E' indubitato che una s·ibliotecaGino Bianco di Duilio Susmel parola vi risuonerà più forte di ogni altra: "revisionismo". Dalla morte di Matteotti in poi è la parola di moda. Dichiariamo che è . una parola di moda che ci fa schifo, perché cotesto "revisionismo" di dopo il fallaccio assomi_glia alla paura o, almeno, alla preoccupazioCurzio Malaparte (nella foto) fece parte dell'ala più intransigente del fascismo. Nel luglio del 1924, mentre il regime non si era ancora ripreso dallo sgomento provocato dal rapimento e dall'uccisione di Giacomo Matteotti, il giovane polemista che ancora firmava con il suo vero nome, Curzio Suckert, sosteneva su 11LaConquista dello Stato» la necessità della definitiva rottura con il sistema liberal-democratico per la creazione rivoluzionaria dello Stato unitario in senso fascista integrale ne personale. I "revisionisti'' dell'ultim'ora son fatti della medesima vilissima pasta dei fascisti dell'ultim'ora: gente ch'ama la retroguardia per essere all'avanguardia in caso di rovesciamento di fronte. ,Ora, poiché il movimento d'idee (al quale si è dato, non da noi, quel bruttissimo nome, cui ognuno, in buona o in mala fede, presta il significato che più gli fa comodo) è nato e cresciuto su queste colonne, sentiamo il dovere di umilmente avanzare ai signori che concioneranno in Consiglio una dichiarazione sul "revisionismo" di Critica Fascista, perché possano dirne male a ragione veduta. «L'equivoco più innocente sul "revisionismo" è questo: che "revisionismo" significhi, puramente e semplicemente, "epurazione". Che, morto Matteotti, tutti si siano accorti che il marcio non fosse solo in Danimarca, sta bene; che l'opinione pubblica, manipolata da un cinquanta per cento di galantuomini autentici, da un venticinque per cento digalantuom ini per forza e da un venticinque per cento d, farabutti garantiti, chieda pulizia, sta pure bene; ma non troviamo che per sentire il bisogno di vivere più sul pulito ci volessero un cadavere e una parola nuova di zecca ( ... ). «Dobbian10 fare la rivoluzione» «li nostro "revisionismo .. non è una ques1ione di pulizia o di Polizia interna del Partito, sì bene, come si è chiaramente affermato fin dal principio, un problema spirituale e poliiico di revisione di me/odi, di ordinamenti, di idee (e, quindi, come conseguenza, non come premessa, di uomini)( ... ). "Per noi il Partito nazionale fascista è vivo e vitale e gli eventi hanno risvegliato in esso molte latenti energie di rinnovazione: è questa fede che ci consente di affrontare le asperità della disciplina( ... ). ,,Noi (... ) crediamo che il "revisionismo.. debba essere realizzato da Mussolini e da tutti ijàsci.1ti. Non basta, per dare risalto al travaglio del fascismo, creare facili schemi di arbitrarie opposizioni. Per quanto pittoreschi e suggestivi, questi schemi ci daranno sempre una realtà posticcia e contraffatta. La chiave della situazione è nel fascismo, non nelle opposizioni, i cui capi dimostrano una stupenda insufficienza. Noi non crediamo, come qualcuno va buccinando in sordina, che la nostra crisi si abbia a risolvere con delle méssa!liances verso sinistra. A sinistra ci sono delfe idee e degli uomini: di queUe si può sempre discurere. di questi no. 11 fascismo si è anche troppo corrotto nell'impura mescolanza di uomini avvenuta nel Partito, perché non debba ormai risolutàmente avviarsi sul terreno s/orico di una nuova sinlesi di sistemazione del pensiero moderno, per fa sua salvezza integrale ( ... ). «Noi non abbiamo il potere perché abbiamo fa11a la rivoluzione. ma abbiamo il po1ere perché dobbiamo fare la rivoluzione( ... ). «Per noi( ...) f'alluale crisi è legata aUa risoluzione d'un problema di compe1enza e non già di un problema di/orza. li problema di forza lo abbiamo risoflo da un pezzo, e della sua risoluzione ci siamo servili per conquistare e ci serviamo per 1enere lo Siaio. Oggi ci occorre fa ,o,r!Petenza per creare uno Sfato )orte, per im- . mellere nello Swto fa forza. con la quale lo abbiamo preso e lo teniamo. (. . ). « Rapporti di forza)) ln alcune cartelle autografe sulla crisi Matteotti (d'ora innanzi ..appunti ..), redatte più tardi, Mussolini scrisse: « 11 cadavere non si trova. La tensione aumenta. Le accuse di affarismo dilagano. E' il 22 luglio che si tiene una sessione del Gran Consiglio. Vi pronunciò un discorso che fu approvato per acclamazione. Delle opposizioni parlo nei tem1ini seguenti: "La verità è che i parlamentari non possono fare altro che passivamente attendere e i non parlamentari non possono che votare degli ordini del giorno coi quali ingannano a loro volta l'attesa. Né gli uni, né gli altri sono in grado nemmeno di pensare di rovesciare il Governo fascista. Voto parlamentare ed insurrezione antifascista sono entrambi impossibili". Profetico! Si parlava molto di normalizzazione, ma io preciso: "La normalizzazione significa fare il processo al regime 0 Allora noi rispondiamo che il regime non si fa processare, se non dalla storia. Posto in questi termini, non esiste più un problema di normalizzazione, ma un problema d~ forza tra fascismo e antifascismo. Se l'antifascismo è norrnalizzatore, il fascismo non può essere, per ovvie ragioni di vita, che antinormalizzatore" )). Quella volta il Duce avvertì anche che nessun Menenio Agrippa fascista sarebbe andato a recitare sul moderno Aventino il famoso apologo dell'antico. Definì sterile l'opposizione, che, «più si gonfia, più diventa idropica ed impotente». Incluse fra gli avversari anche la massoneria di palazzo Giustiniani, deplorò l'abuso della parola normalizzazione, inutile se si riferiva all'ordine pubblico, asso'lutamente garantito, come se si riferiva alla continuità dell'amministrazione, mai interrotta. La Mili zia era ormai costituzionalizzata e gli illegalism i fascisti venivano repressi attraverso l'irrogazione di molti anni di galera. Deprecò ancora il ~modo ,,assolutamente barbaro e bestiale" della soppressione di 1\1 atteotti, e disse che la profonda oscillazione morale da essa prodotta nel popolo italiano dipendeva dal contrasto col suo discorso pacificatore e dal mistero che avvolgeva i moventi del delitto: "terrorismo o affarismo1,,_ I volgari eccessi della loro stampa avrebbero finito per nuocere agli opposi- .tori. Intanto il fascismo doveva resistere con le armi al piede e le «mani in tasca,,_ Questa la parola d'ordine del momento. Poi attaccò i . . Farinacci, fascismo e oppos1zzone revisionisti e si occupò del Partito. «Non solo bisogna •liberarci dai fannulloni, dai profittatori, dai violenti senza scopo; ma bisogna che tutto il Partito si raccolga in una disciplina più severa, meno formale, più alacre, più attiva, meno prodiga di quelle esteriorità che, ripetendosi, stancano e diventano convenzionali (... ). La fascistizzazione dell'Italia deve avvemre, ma non può essere forzata. ·sarebbe illusoria,,_ In quanto alla conciliazione, essa dipendeva anche dai propositi degli avversari. «Se si farà il processo al fascismo, noi lo faremo al Partito a cui _apparteneva Matteotti,,, argomentò Farinacci il 29 luglio su Cremona Nuova. «se si fara il processo ai nostri morti, noi lo faremo al morto avversario. Questo però non autorizza in nessun modo gli avversari ad agire contro il regime, perché troverebbero piombo a sufficienza. li regime Domani l'ottava puntata Il f ASCISMO. VERSO LA DITTATURA può essere solo giudicato·e condannato dalla storia e non da quattro gaglioffi che si sono impadroniti di un morto e lo vanno agitando macabramente innanzi alle folle per rifarsi una verginità. politica e morale( ... )». Alle dimissioni presentate all'indomani del delitto da iscritti al Partito fascista o per ribellione al misi.atto o per paura, presto si contrapposero migliaia di nuove domande di ammissione. A differenza dei mutilati, che, riuniti a congresso a Fiume, si limitarono ad auspicare pace e concordia, i combattenti conclusero il loro in Assisi, il 29 luglio, condizionando la fiducia all'eliminazione di ogni illegalismo, in termini che non piacquero a Mussolini e dopo una serie di discorsi ostili o pieni di riserve. Cadeva proprio quel giorno il suo quarantunesimo compleanno. O' Annunzio tentenna In una lettera del 30 luglio ad Arpinati per un congresso ferlerale bolognese, 11 Duce rtplicò indirettamente all'ordine del giorno di Assisi. Respinse ancora la normalizzazione intesa come ritorno al liberalismo; il quale liberalismo non aveva il monopolio del Risorgimento, dove agivano un Mazzini, un Garibaldi, un Cattaneo e il socialista Pisacane. Escludendo che la sua qualitit di Capo del fascismo fosse incompatibile con quella di Capo del Governo, citò casi analoghi di capi di governo stranieri. Da ultimo, invitava mentori e pedagoghi imperversanti a rivolgere le loro prediche anche agli avversari del fascismo. Una lettera a Manzutto Nel contempo, telegrafò al commissario Giovanni Rizzo, addetto alla sorveglianza· discreta di D'Annunzio al Vittoriale: «Tutti i giornali nemici pubblicano a grandi caratteri questa frase Comandante: "Sono molto triste questa fetida ruina". Frase sarebbe contenuta in lettera mandata dal Comandante a un legionario veronese e vista da deputato socialunitario Zaniboni. Trovi modo esprimere Comandante mio rammarico, magari attraverso capitano M anzutto. Sono impegnato dura battaglia e credevo che Comandante sarebbe rimasto estraneo. Attendo telegrafiche notizie«. Il 5 agosto Rizzo rispose: «(... ) Discorrendo con Poggi, questi mi ha detto ieri che D' Annunzio gli ha chiesto con grande interessamento se Governo supererà attuali difficoltà, confidandogli candidamente che veramente le persone che gli scrivono o che arrivano a Gardone o al Vittoriale (... ) gli dicono che caduta ministero è inevitabile, Certo l'atteggiamento indeciso del Poeta, il quale non è mai stato fascista, fa pensare che egli segue avvenimenti per vedere se bilancia si sposti dall'altra parte (... ). Secondo me, la lettera scritta al Grassi di Verona non è da considerare solo come lo sfogo intimo del Poeta, bensì come un'arma per fare pressione e, nello stesso tempo, come alibi nell'eventualità che trionfassero le opposizioni, per dimostrare cioè che il suo silenzio è dovuto solo al sentimento di carità di Patria e che egli è ostile all'attuale regime fascista. Lo stesso M anzutto custodisce una lettera del genere di quella inviata al Grassi sulle generali, di indole privatissima, a lui indirizzata dal Poeta subito dopo· l'affare I\J alleotti ( ...). Vigilo attentamente». E il giorno I O fece seguire: «(...) Comandanie ha inviato una lettera a Manzutto dicendogli che lo riceverà oggi per chiarire tutto. Gli dice che è "in penosissimo sospetto". Sta di fatto che D'Annunzio è imbarazzato per contegno deciso Manzutto in seguito alla pubblicazione nota frase, che è in contraddizione con impegno Poeta. Riferirò stasera( ... ) ... L'esitazione di D'Annunzio irritava Mussolini forse ancor più della campagna diffamato1)a scatenata dagli «aventiniani,, contro di lui. Ma ormai il Duce aveva deciso che non avrebbe passato la mano e che si sarebbe battuto con la massima dc• cis10ne per conservare e consolidare il potere fascista. ( 7 • continua) 'I I •

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