Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

servizi S1P-_e_c_i_a_1_·_1 _ _ _ ___________ _;_._________ ;;;aalL-G;là;;àa;O...:;;.R.;.:_N.;.:_A:.:.I_, F_ ::..D ..:;'l_;;_T A:. 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Intervistato in merito a Napoli, da Francesco Dell'Erba del «Giornale d'Italia», il filosofo di Pescasseroli disse che il delitto Matteotti era «la conseguenza di un errnto indirizzo del fascismo», continuando: "Non si poteva aspettare, e neppure desiderare, che il fascismo cadesse a un tratto. Esso pon è stato un infatuamento o un giochetto. Ha risposto a seri bisogni e ha fatto molto di buono, come ogni animo equo riconosce. Si avanzò col consenso e fra gli applausi della nazione. Sicché, per una parte, c'è, ora, nello spirito pubblico, il desiderio di non lasciar disperdere i benefici del fascismo, e di non ritornare alla fiacchezza e all'inconcludenza che lo avevano preceduto: e dall'altra, c'è il sentimento che gli interessi creati dal fascismo, anche quelli non lodevoli e non benefici, sono pure una realtà di fatto, e non si può dissiparla soffiandovi sopra. Bisogna, dunque, dare tempo allo svolgersi del processo di trasformazione del fascismo. E' questo il significato de I prudente e patriottico voto del Senato. Vi sono voti che si danno come di slancio e altri che si danno dopo avere lungamente ponderato il pro e il contro: voti di entusiasmo e voti di dovere. Per me, e credo per moltissimi altri senatori, quel voto di fiducia è stato un voto di dovere ... A_lla do11anda «Voi parlate d1 un processo di trasformazione del fascismo, che si è iniziato e che la libera stampa deve spingere innanzi, ma non vi pare che, piuttosto che di trasformazione, si debba parlare,. in questo caso, di dissoluzione del fascismo1 .., rispose: ,Ciò dipenderà dalla saggezza e dall'intelligenza e dalla volontà dei migliori componenti del fascismo. Se essi comprenderanno l'ineluttabilità del ritorno al regime liberale, sapranno salvare il fascismo come un elemento forte e salutare della futura gara politica. E avranno distrutto un labile fascismo dittatorio per crearne uno duraturo». Il giorno dopo l'insperato successo al Senato, il 25 giugno, Mussolini parlò alla maggioranza della Camera mentre le opposizioni persistevano nell'astensionismo aventiniano. In quella occasione il Duce anticipò per grandi linee il programma della controffensiva fascista. Egli ammise che ..per quindici giorni Governo, fascismo, maggioranza, deputati in genere, tutti quelli insomma che seguono questa corrente, si sono trovati, bisogna riconoscerlo, m una specie di disagio morale, perché non lutto' il quadro del dramma era completo, né tutte le responsabilità apparivano chiare,. Smentì certe strampalate versioni del delitto insinuate dai giornali, la notizia data dalla stampa americana che il Re avesse pensato di abdicare, la voce che le sostituzioni ministeriali gli fossero state imposte dalla Corona. Ripeté che il Governo rest1va al suo posto, specie dopo alcune abusive intromissioni straniere. Ciò non escludeva la prospettiva di una rotazione nei posti di responsabilità, cui aveva pensato da tempo per attuare una selezione. Il ministero sarebbe stato rimaneggiato; non toccata la Milizia, la cui presenza aveva già tenuto in rispetto gli avversari, ma inquadrata nelle forze armate. Niente nuove elezioni: piuttosto punticazione del Partito. La maggioranza non doveva subire il ricatto della minoranza inteso ad annui- ' lare i risultati politici della rivoluzione. Durante quella riunione, Balbo suggerì a Mussolini di conpiere il gesto di far fucilare gli assassini di Matteotti, per chiarire la situazione. Ma quella proposta venne accanitamente contrastata da Farinacci. L'indomani il Corriere della Sera argomentò: ..(... ) Di chi è la colpa se nella continuazione statutaria e monarchica della vita politica italiana si è chiamalo nuovo regime la vittoria, pur violenta, d'un partito, e se nella prospettiva del nuovo regime hanno trovato posto tutti i mali che sono esorbitati nella più angosciosa tragedia? Il popolo italiano, nella sua sincerità profonda, che non si conosce e non si misura tutti i giorni e in tutte le circostanze, ma oscurata non perisce, intende per regime soltanto quello che le generazioni del Risorgimento gli prepararono con sacrificio e con i'ede. il suo Statuto, il suo Re, il suo dovere di obbedienza alle leggi, il suo sacrosanto diritto di veder le leggi obbedite da tutti, sempre, interamente, a ogni costo. E non vuole saperne d'altri. E la opposizione costituzionale ha appunto questo obiettivo: via ogni regime che non sia quello.(. .. )». GI i ave nti n ia n i Il numero del 27 g1ug110 del quotidiano del Part1t6 socialista unitario, La Giustizia, fu dedicato alla glorificazione di Matteotti, con scritti di Turati, Treves, Labriola, Genuzio, Bentini, Virgilio Brocchi, Roberto. Bracco, Rinaldo Rigola, Sabatina Lopez, Raffaele Rossetti, Luigi Salvatorelli e di altri. «Expedil w unus moriatur pro popu/o,,, affermò quest'ultimo.,, La sentenza, cinicamente pensata da un politico "machiavellico", antenato lontano di altri moderni e odierni, potrehbe applicarsi, nel signil'icato morale e mistico a cui, proprio per la vittima di Caifa, è stata sublimata dalla storia, all'assassinio di Giacomo Matteotti. E' anch'egli un martire. perché morto per la propria fede di giustizia, testim,oniando per essa, e nella vittoriosa certezza del riscatto che ne sarebbe seguito. Il fato di Giacomo Matteotti assume valore di mistero religioso. poiché da esso, solo che noi sappiamo esserne degni, germoglierà la redenzione del popolo italiano11. Riunite in una sala di Montecitorio, lo stesso giorno le opposizioni commemorarono lo scomparso e approvarono il seguente manifesto:,( ... ) L'assemblea ha chiara coscienza di non obbedire a preoccupazioni di parte, ma di servire ai supre ni interessi del Paese, quando con spirito di verità afferma, al difuori dell'indag111e giudiziaria dei latti concreti, l'impossibilità logica e morale di scindere in confronto di essi e delle loro origini prossime e remote la responsabilità politica del Governo, la quale, oltre a tutto. discende anche dalla solidarietà concessa e mantenuta, e Jntro avvertimenti di amici ed ammonimenti di aVvcrsari, a collaboratori oggi rivelatisi mandanti dell'ignobile misfatto. e dalla norma costituzionale che fa del Presidente kl Consiglio il responsabile, dinanzi al Parlamento cd al Paese, dell'opera dei suoi collaboratori. Necessariamente le circostanze del delitto, consumato sopra un deputato, a Camera aperta, per l'intuitiva ragione dei s 1oi legittimi atti e parole in Parlamento, rendono impossibile alle opposizioni, finché durino le ,::ire istanze presenti, la partecipazione ai lavori della Camera. (... ) L'assemblea dichiara solennemente che indifferibile premessa della pacificazione del Paese è la restauraLione dell'ordine giuridico e politico infranto; e che tale restaJrazione non è effettuabile se non per opera di un Governo, alla cui composizione le opposiBenedetto Croce in un disegno di Asturi del 1951. Il filosofo di Pescasseroli votò in Senatc., il 24 giugno 1924, a favore delle dichiarazioni di Mussolini sul delitto Matteotti_ In una intervista a Francesco Dell'Erba per il «Giornale d'Italia» disse: «Non si poteva aspettare e neppure desiderare che il fascismo cadesse a un tratto. Bisogna dare tempo allo svolgersi del processo di trasformazione del fascismo» BibliotecaGino Bianco Z1oni non possono rimanere estranee, il quale voglia e possa provvedere nel più breve tempo: I) alla abolizione di ogni milizia di parte, perché la tutela della legge, la sicurezza dei cittadini. e la difesa delle loro libertà fondamentali debbono essere affidate unicamente agli organi dello Stato; 2) alla repressione inesorabile di ogni illegalismo ed alla reintegrazione assoluta, nei confronti cli tutti, della autorità della legge, che è la stessa autorità dello Stato.(. .. ) .. Il direttorio provvisorio del Partito fascista (Farinacci, Grandi, Pier Arrigo Barnaba, Amedeo Belloni, Alfredo Cucco, Felice Felicioni, Roberto Forges Davanzati, Italo Foschi, Maurizio Mara viglia, Akssandro vfelchiori, Sergio Pannunzio) si affrettò a rispondere con questo documento:"( ... ) La coalizione, rimasta ostile e velenosa in una continuata propaganda antil'ascisla, responsabile di essersi così opposta ad una più rapida normalizzazione, non ha mai mutato dalla mare 1a su Roma, ed oggi approfitta di un delitto che il fascismo ha già condannato per mirare~ al regime, al suo Capo e ricondurre la nazione e lo Stato in prigionia delle forze avverse il cui scatenamento è annunziato, con par)le indubbie in Italia e fuori, da una stampa che si dichiara con nuova, mostruosa felicità complice dell'offensiva straniera. Ebbene, il fascismo, fedele al suo Capo, alle ragioni ed ai fini della marcia su Ro na, deciso ad essere soltanto una forza dello Stato nazionale, stru nento sicuro della potenza italiana, deliberato a sopprimere ogni falsa e deviatrice azione di isolata violenza che tenti di sopravvivere nelle proprie file, dichiara che l'opera compiuta in circa due anni (. .. ) non può e non deve essere interrotta e diminuita. L'opera continuerà sempre più volontaria, sempre più decisa, ove la coalizione avversaria non può non confessare al Paese il pericolo di un sovvertimento e del ritorno ad una fase che il fascismo ha decisamente vinta. ( ... )». Da quei momento l'incandescente connitto fra le due parti si radicalizzo definitivamente e divenne insanabile. «Agisca il Parlamento,. In una lettera al suo amico e collaboratore Camilla Corradini, datata 29 giugno, Giolitti diceva: «(... ) Occorre molta prudenza da parte di tutti per evitare nuove scosse che potrebbero avere conseguenze gravi. Un rimpasto ministeriale non è un rimedio: il ministero rimpastato è sempre piu debole di prima, e ora occorre nel ministero la massima forza per. tenere a freno i più zelanti e quindi i più pericolosi amici (. .. )... In quei giorni, a commento cli due articoli del- !' Osservatore Romano che appoggiavano il Duce, il cardinale Gasparri dichiarò al Corpo diplomatico: ,,Rovesciare il Governo di Mussolini è un'impresa che metterebbe a ferro e a fuoco il Paese, sciogliere le camicie · nere sarebbe disperdere per l'Italia trecento11ila uomini, dei quali sarebbe impossibile reprimere i misfatti. PaZ1ent1amo e restiamo calmi. Questo è il desiderio di Sua Santità: tanto più vivo in quanto siamo alla vigilia dell'anno santo, che Pio Xl vuole celebrare nella pace e con tutta la solennità possibile... . Allo scopo di spingere il Sovrano a revocare il Duce, gli aventiniani giocarono anche la cart.a della letteratestamento Finzi, che attendeva ancora di essere pubblicata. (Ma ciò non avvenne rnai, perch~ Finzi finì per ritrattarla: anzi, nel 1926, dichiarò di essere certo dell'innocenza d1 Mussolini nell'affare Matteotti). Difatti incaricarono il conte di Campello di parlarne al Re. Questi ascoltò attentamente il di Campello, ma si limitò a rispondere: «Agisca il Parlamento ... E ad Amendola, al presidente del Comitato delle opposizioni, onorevole Alcide Dc Gaspen, all'ex ministro capo del gruppo demosociale, duca Colonna di Cesarò, andati personalmen.te da lui per riassumergli il documento disse: ,do sono cieco e sordo. I miei occhi e le mie orecchie sono il Senato e la Camera ... Più tardi fece chiamare il solo Amendola, cui significò che soltanto un voto di sfiducia al Governo da parte del Parlamento avrebbe potuto offrirgli il fatto costituzionale. Lo invitò quindi ad adoperarsi perché i deputati secessionisti tornassero a Montecitorio. Assumessero quelli la loro responsabilità: la Corona si sarebbe assunta. la propria. Umberto Il ha confermato che Amendola ..ebbe più di un colloquio col Re mio padre, e si ebbe sempre la medesima 1·isposta: agissero nel Parlamento, provocassero in una delle due Camere un voto tale da consentire l'intervento della Corona ... Quindi ha aggiunto: .. Ma non potevano sperare che il Sovrano partecipasse alla lotta politica: sarebbe stato inconcepibile I Non dovevano uscire dal Parlamento. che è la sola sede in cui i deputati possano parlare in nome della nazione: fuori del Parlamento ,ssi parlano in proprio. D'altra parte, anche volendo ammettere che la Corona fosse disposta a facilitare la riscossa dell'opposizione, non comprendo perché avrebbe dovuto farlo, dal momento che era ben noto che in massima parte l'opposizione prepara va una vera e propria insurrezione, diretta non solo contro vfussolini, ma anche contro le istituzioni, ivi com presa la monarchia. Essi fecero appello. al sentimento del Re: ma nell'esercizio della funzione di regnare, i sentimenti non hanno quasi mai un peso, contano esclusivamente i fatti e le possibilità. Se la Corona non intervenne fu perché sapeva con esattezza che non esisteva una responsabilità diretta di Vlussolini nel tragico caso. Se vi fosse stata, il Sovrano ne sarebbe stato info1~mato sia dall'Arma (dei carabinieri) che dalla magistratura ( ... ). Se la magistratura aves- - se informato il Sovrano che esisteva( ... ) una responsabilità cli Mussolini quale mandante, il Re mio padre avrebbe saputo trovare il modo di risolvere la situaz1one)1. Alle deputazioni del Senato e della Camera che l'ultimo giorno del mese gli presentarono gli inelirizzi di risposta al discorso della Corona, Vittorio Em,rnuele rivolse queste parole: ..( ... ) Oggi che un efferato delitto ha ·suscitato l'esecrazione mia e del Governo. dei due rami del Parlamento e del Paese, è più che mai necessario che le Camere diano alla nazione esempio di saggezza e di conciliazione. li popolo italiano anela alla valorizzazione delle sue grandi energie, alla serenità feconda del lavoro, alla sempre maggior perfezione del suo sentimento unitario, al rafforzamento della disciplina e della compagine dello Stato, alla normalità della vita nazionale. Le due Camere sapranno per senno .. per attività e per alto senso ~ . ' i : -:'- \ : F. :)'.< '" .:'., ' - :·:s( \ ; ;, : ··: ·.. ·:' ·.' / ~fo ,.,,, , ""' Vittorio Emanuele lii e Mussolini ad una cerimonia nell'aprile del 1925. Alle loro spa!le è l'on. Delcroix_ All'indomani del delitto Matteotti il Re ebbe numerose pressioni perché intervenisse e revocasse il mandato al Duce. Egli rispose che la crisi sarebbe dovuta. avvenire nell'ambito del Parlamento perché ciascuno, assieme con la Corona, si assumesse le proprie ' responsabilità di responsabilità cooperare al completo raggiungimento di qµeste aspirazioni comuni.. A Ila medaglia d'oro Bruno Gemelli, il Sovrano disse un giorno: ,,so che Mussolini mi è fedele e che non è responsabile di quanto è avvenuto. Siate certo che rin1arrà al Governo,). Delitto di Stato A sua v ilta, il Duce adottò una tattica temporeggiatrice. che durò per molti mesi di paLiente sopportazione degli attacchi della stampa avversaria. in attesa del loro esaurimento. Solo più tardi, quando la tension·e giunse all'estremo. egli si decidnà al contrattacco finale, che ora gli veniva suggerito in un m~emorialc presentatogli eia settantacinque deputati fascisti più risoluti, favorevoli all'immediata assunzione della responsabilità del delitto come delitto di Stato. Rientrò nella sua tattica tempo1~cggiatrice il rimaneggia 11ento del ministero attuato il I. luglio, col quale i ministri Gentile, Gabriello Ca rnazza ( lavori Pubblici). Orso Mario Corbino (Economia Nazionale) furono rispettivamente sostituiti dai liberali conte Alessandro Casati e Gino Sarrocch i e dal cattolico Cesare Nava, mentre Pietro Lanza di Scalea assumeva le Colonie. Proprio quel giorno, sul primo numero del periodico antifascista !/ Ca/fe. Ferruccio Parri scriveva: ..(... ) Quello che colpisce e colpirà mortalmente Mussolini è ora il disincantll, la diffidenza, la delusione, più o meno confessata, della grande massa: il crollo di quel piedistallo di fiducia inconscia, di arn m1raz1one ingenua e quasi l'isica, di stupore estatico sul quale larga parte del popolo italiano contemplava il suo Duce dinamico agitarsi e recitare (... ))). Ma ((non è lecito attendere facili vittorie. La disfatta morale di un sistema tarderà a tradursi in disfatta politica, poiché il Capo del Governo dispone di armi, poiché la sensibilità è ottusa da lungo abuso di eccitanti e stupefacenti, poiché la resistenza di quella rete di interessi di cui s'intesse il fascismo governante è, e sarà, disperata ( ... )». E La Giw,tizia: "(...) Sono tre anni che si devasta e si uccide in nome di Mussolini: sono venti mesi che una satrapia di sanguinari e di concussori fa mano bassa della libertà e della vita dei cittadini e del danaro dell'Era-. rio.( ... )... Quasi contempoi-aneamcnlc, nella suu Rivoluzione Liberale, Gobetti rivelava: ..(... ) Nel' 19 e nel '20 egli (Matteotti) aveva meditato solitario i problemi dell'organizzazione rivoluzionaria. Lo ricordo persecutore dei collaborazionisti e dei dubbiosi del suo Partito. Chi può dire quanta influenza egli abbia avuto nel fermare l'esperì nento della collaborazione di cui si parlò nel '22 e nel '23 per Baldesi, D'Aragona eco 1pagni? (... )" La stampa antifascista In premio della solidarietà espressa a Mussolini con grande enfasi nel discorso tenuto a Bologna, il 3 luglio Gra11di fu nominato sottosegretario all'Interno. Nella massa dei fiancheggiatori, i meno saldi continuavano (e continuarono per mesi) a vacillare, alcuni riservando- .si di rientrare nel nido rasci- · st(I appena fosse tornato sicuro: altri si ra:colsero nell',,ltalia Libera .., costituila da combattenti e democratici. Dal canto suo, Sem Benelli fondò una ..Lega [taliea .., presto fallita. Nel quadro dei quot 1diani attacchi al fascismo, li Popolo del 6 luglio pubblicò un anonimo profilo di Mussolini. che occupava due intere pagine del giornale e prendeva lo spunto da un telegra nma e Jn cui alcuni mesi prima il Duce aveva invitato il direttore del Piemome a sospendere un concorso indetto fra i lettori per la miglior definizione della sua pe1·sonalità. perché nemmeno lui stesso sapeva definirsi. L'anonimo del Popolo parlava di Mussolini come di un opportunista valorizzato da un mito di tale intensità da suggerire al sindaco di M ilano:;enatore e medico di famà. la frase: "Cercare difetti in Mussolini è co ne cercar difetti in Michelangelo". Negava all'uomo, definito abile e contraddittorio, la capacità cli ricorrere a violenze spietate. A sua volta, l'articolista si contraddiceva dichiarando nulla la personalità che riconosceva già assurta al livello ciel miCo: fenomeno, invero, esclusivo delle maggiori è non delle mediocri figure storiche. - Nel Consiglio dei ministri dell'S luglio, Federzoni riferì sulla situazione interna, caratterizzata da una ..crescente e pericolosa tensione fra le nasse fasciste e gli elementi sovversivi la cui • • ' l • , att1v1ta segna una certa npresan. Siccon,e ,ca ùeterminare e ad esasperare tale tensione contribuiscono le polemiche intemperanti e le notizie false o tendenziose, con le quali parte della stampa eccita e ruorv1a le correnti dell'opinione pubblica», il Duce propose che, ..a infrenare gli eccessi çlella I ' ' stampa di opposizione e insieme le esuberanze polemiche dei fascisti,,, fosse applicalo subito il regolamento sulla stampa decretato un anno prima e rimasto fino allora lettera morta. Dopo certe riserve di Sarrocchi, la proposta venne approvata all'unanimità: anzi al regolamento fu aggiunto un ulteriore articolo, che prevedeva l'eventualità di diffide e sospensioni. Quel giro di vile provocò proteste acutissime e tanto vaste che persino l'Epoca del fascista Giuseppe Bottai, nel riconoscere le esigenze del momento, dichiarava di subirle non senza mortificazione. Eppure, anche quella stampata è violenza, avvertì Gentile.· Come fu dimostrato dal\'assassi nio del giovane operaio fascista Pietro Poli, avvenuto il giorno 8 in Francia, ad opera di antifascisti eccitati dalla propaganda. (6 - continua) Domani la settima puntata MUSSOLINI: I REGEI NOSNI FA PROCESSARE

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