Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

IL GIORJ\iALE D'ITALIA - \lereoledì 19-Gi<nedì 20 Gennaio 1972 • • serv1z1 s eciali -I GIORNOIVEDNETDLIELITMTAOTTEOTTl-t\!t/tc:cu\ • • • • 1· 1 llll «Gli fu deno che non 1'0/e1a111j0àrgli 111ale:10/e1an10 che spiegasse la sua an11'!la in Francia" - li segrerario an1111ini1rrarirodel partito fascista, Gio1'anni ,\1.arinel!i, accusato da Dun1i11i, confessò in punto di 111ortedi a1'er dato /'ordine di rapire il parlan1entare socialista - La requisitoria del procurarore generale Spagnuolo al secondo processo celebraro a Ron1a nel I 947: /'assassinio }Lt pre,neditato e la ri11in1ajì, finita a colpi di pugnale - Le rninacce di A1ussolini ------di Duilio Susmel------ L'assassinio di Nicola Bonservizi, segretario della sezione fascista di Paril!i sembrò al Dumini una con'. ferma della responsabilità diretta o indiretta di Giacomo Matteotti e di altri dirigenti del Partito socialista unitario nell'attività terroristica dei gruppi sovversivi all'estero. Da quel momento gli eventi precipitano, e cosi li raccontò lo stesso Dumini nella confessione resa ai giudici nell'ottobre del 1924 e riportata integralmente nel libro che egli scrisse non appena scontata la prima condanna e rimasto tuttora inedito. «"Non potevo far altro che circondare il Matteotti di una oculata sorveglianza. Sapevo che egli c'"i-a per chiedere un passaporto per l'estero e contemporaneamente fui avvertito, e ne ebbi la conferma dal Thierschw3ld, dcffa presenza a Roma di due socialisti francesi, che frequentavano il numero 28 in piazza di Spagna. Procurai di vedere chiaro in questa nuova faccenda, ma le difficoltà si sovrapponevano ed io rimanevo all'oscuro. «"Profittai che erano a Roma alcuni amici, venuti per il congresso de, volontèlri di guerra, e li adoperai nel sorvegliare la casèl del deputato socialista e lo studio dell'ex onorevole Micheli, ove avvenivano gli incontri con i due francesi. Alcuni dei mie.i compagni non conoscevano il Matteotti e per essere estranei di Roma nemmeno la casa di esso. Perciò, approfittando della momentanea possessione (sic) di un'automobile, che mi ero fatta prestare per ragioni che sono note al console Traili della Milizia volontaria, li condussi il martedì IO giugno ( 1924) nei pressi dell'abitazione del deputato socialista (posta in via Pisanelli 40). Li condussi · uno per uno a vedere la casa, lasciando l'automobile all'angolo di una via adiacente, ma sem prc sul Lu ngotevere (A mal do da Brescia). Non sapevo che il Matteotti fosse in casa, tanto piu che il Lungotevere non era nemmeno il suo abituale punto di passaggio, poiché egli di solito percorreva la strada fino all'angolo di via Flaminia. ove prendeva il tram numero 15 per recarsi in città. <1""Mentrestavamo per venircene via, tanto è vero che io ero già ai volante e i compagni poco distante. pronti a montare sulla macchina. vidi venire il deputato soc,ialista. In quell'istante il pensiero di Nicola Bonservizi mi si allacciò alla mente. Pensai che il responsabile della sua morte mi era davanti. Detti un ordine. Tutto si svolse in dieci secondi .. Come dico, eravamo già pronti per partire. li motore in moto e volto verso la città, io al volante, lo sportello aperto,· poiché uno era già dentro. per ricevere gli altri. Il Matteotti fu preso e messo nell'automobile. Era molto imbarazzato, poiché la decisione era stata presa in modo fulmineo. «"Non conosco le strade di città e tanlomeno quelle di campagna. Ebbi ciononostante il pensiero di dirigermi fuori· Po,-ta, oltrepassando il ponte. Mi diressi per la prima strada che avevo difronte, senza pensare che poteva non avere sfondo, oppure riportarmi in città poco dopo. · «"li deputato socialista fu rassicurato che non vi era alcuna intenzione di faroli del male. Ma solamente, gli fu detto, doveva egli dare tutte le spiegazioni sulla sua attività in francia e sulla morte dei nostri compéigni, e specialmente su quella di Nicola Bonservizi. «"lo non sapevo dove andare, era mio intendimento. dato che mi trovavo ormai in aperta campagna. di fermarmi in un posto favorevole e far parlare il Matteotti. Non avevo nessuna preoccupazione sulle conseguenze fino allora, poiché ii'rapimento del Matteotti avrebbe portato di conseguenza la confessione della sua indiretta partecipazione ai fatti di Parigi e la messa in stato di accusa di tutta la direLione del Partito socialista unitario. Ero s,cunsS1mo che ciò sarebbe avvenuto, perciò le preoccupazioni sulla mia responsabilità erano assorbite da ciò che sarebbe avvc:nuto in un secondo tempo, in seguito alla confes,,one completa del Matteotti. «"Il Matteotti, quantunque eccitato, si manteneva tranquillo. Tranquillo nel senso vero e proprio della p:1rola. E di ciò mi assicuravo io stesso. voltandomi eripetendo gli ordini perentori che non gli r·osse ratta violenza. E q-uesta d'altra parte sarebbe stata dannos,1 per i 1·iniche mi proponevo ,<"'Dopo aver percors,o circa dieci chilometri e proprio mentre stavo per fermare la macchina e procedere all'interrogatorio del M atteott1, rui avvertito in modo concitato che il deputato socialista stava male. Mi precipitai dalla macchina e vidi che egli stava emettendo degli sbocchi di sangue e che stava esaurendosi in modo allarmante. Feci di tutto pn f'ar cessare quell'afnuenza di vomito sanguigno, ma tutto fu inutile. -Ci-trovammo, in breve. alla presenza di un cadavere. Scavare la fossa <•··Lascio 1mmag1nare quale turbamento "abbia prodotto in noi quello scioglimento (sic) tragico ed impreveduto. Il dolore in quel momento ebbe grande in-. nuenza su dirne, poiché. per quanto io ritenessi il deputalo socialista come uno dei maggiormente responsabili della morte dei miei compagni in Francia, pure ne ebbi vivo e sincero rammarico. Pensai poi a tutte le conseguenze che deriverebbero da questo fatto. Il rapimento, per quanto in modo rapido si fosse svolto, avevo visto che era stato notato. tanto più che era accaduto verso le sedici. «"Nell'imbarazzo del momento, che non mi lasciava pensare ad altro, ebbi la persuasione che nessuno avrebbe creduto che il fatto si era svolto come realmente era avvenuto, e dec.isi di seppellire il cadavere. Le difficoltà incontrate furono moltissime, sia per l'assoluta ignoranza dei luoghi, sia perché il tempo passava. Ad un tratto, mi accorsi, da un cartello, che stavamo ritornando verso Roma, mentre io credevo di allontanarmene. Urgeva decidersi. Ci fermammo in un posto qualsiasi e mentre io rimanevo alla macchina, il cadavere fu trasportato verso un boschetto. ,<""Alle Ventitré rientrammo in Roma. Da quel momento gli avvenimenti si sono svolti suppergiu secondo le contestazioni che 1111sono state fatte Ho agito di mia iniziativa. Il Filippelli si limitò a prestarmi la macchina, di cui gli rilasciai perfino la rtcevuta, ed essa macchina doveva servir1111 per seguire un'altra macchina, una Steyr. 11 console Traili può dare a questo riguardo altri ragguagli. Deploro che Rossi e Marinelli siano coinvolti".( ... )". L'ordine di Marinelli Ma in un esposto finora sconosciuto del IO gennaio 1944 al segretario del Partito fascista repubblicano, Alessandro Pavolini, Dumini non e itò ad affermare; ..(. ) Scontata la pena per il delitto Matteotti, per il quale io dovetti assumermi una responsabilità che assol'utamente non avevo (infatti vi sembrerà strano, ma la verità è. che io non ho toccato Matteotti con la punta di un dito), il seeretario amministrativo ciel Partito fascista, Giovanni l\1arinelli, già mio coimputato ed a_ssolto in istruttoria, mentre invece era il maggior responsabile poiché egli stesso aveva dato gli ordini a Volpi. Giovanni Mannelli, ripeto, in combutta col Capo della Polizia, Arturo Bocchini, iniziò contro di me il più atroce ed inumano sistema di stroncamento fisico e morale che mente perversa e diabolica abbia mai potuto escogitare. (. .. ),,. (Proprio allora, ormai in punto di morte, Marinelli avrebbe conl'essato per iscritto a Mussolini che l'iniziativa del colpo era stata sua). Nel 1951 Dumini raccontò invece che l'azione ru ordinata da Marinelli a lui, non già in rapporto al discorso di Matteotti del 30 maggio 1924 (d1 cui diciamo appresso), bensì perché a quest'ultimo era attribuita la responsabilità degli assassin'i compiuti in Francia a danno di l'ascisti e ad opera di fuorusciti antifascisti. L'ordine non era di uccidere, ma di strappare al segn,- tario del Partito socialista unitario le prove o una confessione di responsabilità. La morte avvenne accidentalmente, quasi subito, per emorragia ltlterna, provocata in un organismo tubercolotico dai colpi ricevuti. Vediamo ora le parti essenziali della assai poco nota requisitoria pronunciata dal procuratore generale Giovanni Spagnuolo in occasione del secondo processo Matteotti, celebratosi presso la Corte di Assise di Roma dal 22 t!ennaio al 4 aprile del 1947.~ «Ben presto caddero, purtroppo, le illusioni e le speranze, che in un primo momento, in base alle denùnzie delle autorità di Pubblica Sicurezza, erano sorte, e cioè che s1 trattasse solo del sequestro della persona dell'onorevole Matteotti, inquantoché l'azione delittuosa svolta dal Dumini e correi non si limitò al solo rapimento del Matteotti, ma ebbe un'ulteriore più grave estrinsecazione nel fatto della di lui soppressione.( ... ) «A conclusione della non breve istruttoria (del 19241925), protrattasi per sedici mesi, ed ai fini della determinazione delle singole responsabilità degli imputati circa i 1·atti delittuosi(. .. ), il magistrato requirente prima, la Sezione di Accusa poi, si proposero alcuni quesiti, e vi risposero co ne segue: I) chi furono i cinque individui che. oltre allo chauffeur, eseguirono il sequestro dell'onorevole Matteotti e ne provocarono la morte: 2) se il sequestro di personi1 fu fine a se stesso, e la soppressione fu effetto di successiva sopraggiunta improvvisa risoluzione. o invece fu preordinato come mezzo a fine di compiere la soppressione: 3) se vi furono mandanti e compl1ci nei due delitti. o in uno di essi: 4) quale fu il movente del fatto. «In ordine al primo quesi-· lo. si ritenne che autori del sequestro di persona fossero stati Dumini Amerigo, Viola Giuseppe. Poveromo Amleto, Volpi Albino. Malacria Augusto e Panzeri Filippo, e ciò in base a numerosi, decis1v1 elementi emersi dall'istruttoria. ( ... ) Sempre in relazione al primo quesito, si ritenne ancora che della soppressione dell'onorevole Matteptti dovessero rispondere, a titolo di omicidio volontario, il IJumini, il Viola, il Poverom o, il Volpi ed il Malacria, dubbia essendo risultata la partecipazione del Panzcri, che molto probabilmente fu quello che montò sul predellino della niacchiGiovanni Marinelli che nel 1925 era segretario amministrativo del partito fascista, fu accusato di essere uno dei mandanti del delitto. Egli avrebbe agito interpretando alcune oscure minacce di Mussolini dopo il violentissimo discorso contro il regime pronunciato da Giacomo Matteotti alla Camera, il 30 maggio 1925 BibliotecaGino Bianco =·<_: .~é -~ ~ La folla sul Lungotevere Arnaldo da Brescia dove Matteotti fu rapito. La notizia dell'assassinio si sparse tre giorni dopo l'aggressione, il 13 giugno, ma il cadavere sepolto in un boschetto a pochi chilometri da Roma. venne ritrovato soltanto il 16 agosto na subito dopo il rapimento dell'onorevole Matteotti, e ne dovette poi scendere quando l'automobile si mise in moto, o poco dopo( ... ). «In ordine al secondo quesito, si ritenne che l'uccisione dell'onorevole Matteotti si rosse sovrapposta ed aggiunta al sequestro della sua persona, senza alcun nesso preordinato di causalità fra i due delitti, in virtù di una improvvisa e sopraggiunta risoluzione di coloro che detto sequestro e.segui' rono, e determinata da cause immediate, che pCìssono variamente supporsi, ma non è dato precisare. Ciò per molteplici tonsiderazioni, non esclusa quella della evidente impreparazione per la consumazione del gravissimo delitto, rivelatasi attraverso numerose circostanze,· e culminata nell'af- · l'annosa ricerca da .parte degli assassini di un posto dove potersi disfare del cadavere. "In ordine al terzo quesito (... ), si ritenne (... ) che l'iniziativa del Dumini nel premeditato agguato diretto alla cattura dell'onorevole Matteotti non fosse stata spontanea, personale. dovuta cioè a lui solo, ma determinata da Cesare Rossi e da Giovanni Marinelli ( ... ). E fu ritenuto altresì che (... ) l'omicidio dell'onorevole Matteotti l'u conseguenza di una improvvisa risoluzione personale degli esecutori materiali del sequestro di persona, e che esso fu consumato in eccesso dei pr·ecisi ·limiti del mandato loro conferito dal Rossi e dal Marinelli, e al difuori anche di eventuali contingenti necessità provocate dall'esecuzione del mandato stesso ( ... ). «In ordine poi al quarto ed ultimo quesito, si affermò che le risultanze istruttorie non consentivano di poter stabilire quale fosse stata la causale specifica, immediata e di retta che determinò i responsabili a compiere il niminoso attentato contro la libertà dell'onorevole Matteotti, conclusa con la sua soppressione.( ...). ,di procuratore generale, con sua requisitoria del 9 ottobre 1925. chiese che la Sezione di Accusa: I) ordinasse il rinvio a giudizio davanti. alla Corte di Assise di Roma degli imputati Dumini, Volpi, Viola, Poveromo e Malacria per rispondere, esclusa la qualifica della premeditazione, di correità in om icidio aggravato, quali esecutori e cooperatori immediati, in persona dell'onorevole Matteotti, a causa delle sue funzioni di deputato al Parlamento: 2) dichiarasse non doversi procedere, in ordine all'imputazione di correità nello stesso delitto, nei confronti del Rossi, del Marinelli e del Filippelli., e net confronti del Putato, del Panzeri, del Thierschwald, del Colini, del Mazzo!, e del Tezza, quali esecutori e cooperatori 111r1nediati, per insufficienza di prove rispetto al Panzeri e per non aver commesso il tatto rispetto a tutti gli altri: 3) dichiarasse altresì non doversi procedere in ordine all'imputazione di correità nel delitto di sequéstro della persona dell'onorevole Matteotti nei confronti degli imputati Dumini, Volpi, Viola, Poveromo, Malacria. Rossi, Marinelli, Panzeri. Filippelli, Putato e Thierschwald, perché estinta l'azione penale per amnistia, e nei confronti di Colini, Baldeschi, Mazzoli e Tezza per non aver concorso nel fatto: 4) dichiarasse non doversi procedere in ordine all'imputazione di favoreggiamento nei confronti di altri imputati, perc-hé estinta l'azione penale per an1nistia. li prin10 processo "La SeZ1one di Accusa, con sentenza I dicembre dello stesso anno, accolse le richieste del procuratore generale relative al rinvio a giudizio dei cinque esecutori materiali del delitto di omicidio volontario aggravato, esclusa la qualifica della premeditazione: dichiarò non doversi procedere in ordine a tale imputazione nei confronti del Putato e del Panzer( per insufficienza di prove, e degli altri rubricati (... ) per non aver commesso il fatto, né avervi concorso: dichiarò non doversi procedere nei confronti di tutti i prevenuti per le rispettive imputazioni di sequestro di persona dell'onorevole Matteotti e di favoreggiamento, perché estinta f'azione penale per amnistia. «Con sentenza del 21 dic&i bre 1925, la Corte di Cassazione de I Regno, su istanza del procurat'Jre generale di questa Corte di Appello, rimise il giudizio alla Corte di Assise di Chieti, per gravi motivi di sicurezza pubblica. «E innanzi a questa si celebrò il dibattimento, che ebbe inizio il 16 marzo 1926 e termine il 24 dello stesso mese, senza intervento dc:lla parte civile, ritiratasi poco tempo prima, perché, come essa affermò in una nobilissima lettera indirizzata al presidente della Corte,,, l'assassinio di Giacomo Matteotti, tragedia sua e dei suoi l'igli, tragedia per l'Italia libera e civile, le lasciò credere che giustizia sarebbe stata non invano invocaLan, mentre, per le varie vicende giudiziarie e per la recente amnistia, aveva purtroppo dovuto conv·inccrsi che «il processo, il vero proc.esso. a mano a tnano svan1va1), e che ciò che ne rimaneva non era «che ombra vana ... "La CoPte di Assise di Chieti ritenne i soli Dumini, Volpi e Poveromo colpevoli di complicità corrispettiva in omicidio preterintenzionale, esclusa l'aggravante ( ... ) in concorso di concausa preesistente e col beneficio delle circostanze attenuanti generiche( ... ); e a seguito di tale verdetto il presidente dichiarò assolti Viola e Malacria, e condannò Dumini, Volpi e Poveromo alla pena di anni cinque, mesi undici e giorni venti di reclusione per ciascuno, nonché all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e alla interdizione legale durante la pena, dichiarando condonati a 1·avore di ciascuno di essi anni quattro di reclusione in virtù del succitato regio decreto di amnistia. «Così, a circa due anni di distanza dal grave delitto che commosse le· coscienze degli italiani e del mondo civile intero, si concluse il processo alla Corte di Assise d1 Chieti. Calò la tela su quella che era una tragedia e si era trasformata in commedia.( ... )". .,.)ullldt ~p:.ignuoto s1 occupava della nuova istruttoria e della" Reazione degli uomini di Governo al 'discorso Matteotti, Circa il secondo argofnento, egli disse anche: «La Sezione di Accusa, nell'accertare la causale ciel duplice delitto e nel ricercarne le responsabilità, sulla falsariga della requisitoria del Pubblico Ministero affermava: I) Che le prime manifestazioni di un disegno delittuoso ai danni dell'onorevole Matteotti, ad opera di persone militanti nelle file fasciste, rimontavano alla seconda metà del maggio 1924. Ciò Jesumeva dal fatto che fin dal 21 maggio Dumini e compagni prendevano alloggio all'albergo" Dragoni" sotto falsi nomi e vi restavano fino al giorno successivo al delitto. 2) Che alla determinazione delittuosa dell'onorevole Matteotti concorsero, in egual grado, il Rossi, il Marinelli e il Filippelli. Ciò arguiva da rapporti di amicizia e di intimità fra Rossi, Marine Ili, Filippelli, Dumini e Putato, dalle continue sovvenzioni di denaro fatte dai primi agli ultimi due, dalle parole di minaccia pronunciate dal Rossi subito dopo il discorso del Matteotti del 30 maggio, dalle dichiarazioni del Filippelli, dai colloqui avuti da questi con Rossi e Marinelli dopo il delitto, e dagli interrogatori (... ) del Rossi. 3) Che la causale determinatrice del fatto fu di spiccata natura politica, ed in relazione alla specifica attività che l'onorevole Matteotti spiegava in Parlamento. 4) Che era da escludersi che il delitto fosse stato compiuto in esecuzione di un ordine emanato da un organismo segreto, del quale si era dimostrata l'insussistenza.(. .. ). «L'onorevole Matteotti, come tutti gli oppositori del regime fascista, era tenuto d'occhio per l'attività politica che egli svolgeva entro e fuori la Camera dei deputati, ma l'ino al maggio 1924 vere e proprie aggressioni organizzate non ne aveva subite. Ed allora la causale che portò al delitto non poteva riscontrarsi che nel discorso dal Matteotti tenuto il 30 maggio (... ) Il Rossi, confermando quanto già più volte detto sul carattere impulsivo e vendicativo di Mussolini, nell'interrogatorio del 14 luglio 1924 afferma che dopo il discorso di Matteotti, il Presidente (Mussolini) ebbe a dire in tono minaccioso: «Quell'uomo, dopo quel discorso, non dovrebbe piu circolare». (. .. ) .. Più avanti, Spagnuolo riprese: «I propositi vendicativi di Mussolini trovarono riscontro e seguito nell'attività presa a svolgere dal Marinelli subito dopo il discorso Matteotti.( ... ) ,,Che cosa il Marinelli abbia detto a quest'ultimo (Dumini) e quale mandato gli abbia dato non è possibile neanche oggi dirlo con precisione: si può in parte arguire dall'ulteriore sviluppo degli avvenimenti, in parte da un interrogatorio (... ) del Dumini, quando si dec1st: a cor~ftssare di avere avuto incarico dal \1arinelli di sequestrare Matteotti, farlo parlare e portargli via documenti eventualmente in suo possesso, in parte inl'ine da documenti acquisiti al processo posteriormente al giudizio di Chieti. "Ho di proposito detto che si può arguire dall'ulteriore sviluppo degli avvenimenti la portata dell'incarico dato da Marinelli a Dumini in esecuzione dei voleri d,el Capo, e credo che l'atteggiamento assunto dal Dumini nei confronti del Governo e del Partito dopo la condanna di Chieti, e i documenti acquisiti nel corso del dibattimento siano tali da autorizzarmi a concludere che Marinelli non agì di propria iniziativa, e che il, Dumini e compagni furono gli esecutori materiali di un piano approntato e organizzato da Marine Ili( .. ). «L'adunata e la partenza per il luogo del delitto avviene verso le ore quindici e trenta. Ce lo dice il personale del «Dragoni", che notò l'uscita dall'albergo dei prevenuti verso le ore quindici e dieci. Ultimo a uscire fu il putato e si deve a tale ritardo la sua non partecipazione al fatto. Disperata resistenza «L'automobile giunge sul posto circa le ore sedici e vi sosta fino alle ore sedici e trenta circa, quando viene avvistal'O l'onorevole Matteotti. Malacria ( ... ) resta al volante; tutti gli altri, ad un ordine del Dumini, si accingono a catturare Matteotti che avanza in direzione del Lungotevere. Due lo affrontano, ma il deputato, resosi subito conto dell'agguato che gli era stato teso, si difende colpendo uno degli avversari, ma è a sua volta fatto segno a un formidabile pugno, che lo atterra: viene preso e trasportato verso la macchina, che intanto si avvicina al gruppo, nia, prima ancora di esservi cacciato dentro, si riprende e reagisce energicamente, e si dibatte anche quando è nella macchina, tantoché il vetro che divide in due la vettura viene da lui rotto con un calcio. «E continuerà egli a lottare ed anche a gridire d urante la fuga della macchina verso ponte Milvio, nell,1 speranza di richiamare l'attenzione di qualche passante, ma le sue grida sono coperte dal rumore del clacson, come riferirà poi un teste che vide passare la macchina lungo via Flaminia. ' «Che cosa sia avvenuto rn seguito, fino alla improvvisata sepoltura del cadavere dell'onorevole Matteotti, solo Dumini e compagni lo sanno, ma essi hanno sempre preferito tacere, e per ovvie ragioni( ... ). "Ben possibile ( ... ) che Marinelli, credendo di eseguire un ordine del Capo del Governo, desse incarico a Dumini di sopprimere ~al,, teotti, senza neanche rendersi conto delle conseguenze politiche del eravissimo fatto. ~ "Un argomento però a mio avviso decisivo a favore della tesi delromicidio premeditato, è dato dal denudamento del cadavere. So che si obietterà che scopo di tale operazione era quello di evitare l'identificazione immediata del cadavere stesso, ove fosse stato scoperto a distanza di poco tempo. Ma come si spiega allora che gli in Jumenti fur , 10 a!ccuratanente raccolti ed asportati da Dumini ( ... p Ed ultimo argomento a favore della mia tesi è la consegna, effetDomani ,usSOLINI RIMANE SOLO tuata dal Oum1ni al Fascwlo, pel recapito al Mussolini, del passaporto e di una lettera asportata al Matteotti, e ciò a comprova dell'esecuzione del delitto, giusto il mandato avuto( ... ). «Matteotti, dato il numero degli aggressori, si dovè subito rendere conto che l'unica speranza di salvezza per lui era· rappresentata dal non abbandonare la macchina, non fosse altro per il fatto che, percorrendo o stazionando questa su vie di traffico, gli imputati non avrebbero osato sopprimerlo, per tema di essere sorpresi o notati da gente di passaggio. Di qui la sua tenace resistenza per non smontare dalla maèchina e non seguire gli aggressori, i quali ad un certo momento ·devono aver posto mano ai pugnali e ucciso con uno o più colpi il deputato.(. ..). ,,Che questa (la soppressione di Matteotti) sia stata opera di uno o piu dei prevenuti non ha giuridica rilevanza, dato che io sostengo. la tesi dell'omicidio premeditato, reato del qu.ile devono rispondere in eguale misura tutti quelli che vi hanno partecipato. Perfettamente inutile, quindi, l'indagine diretta ad accertare se fu Poveromo, Volpi, Viola, Mal:;icria, Dumini a inferire il colpo letale sul corpo di Matteotti,, (Continua)

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