profetica v1s1one dell'importanza dell'automobile nello sviluppo sociale e nelle condizioni di vita degli stessi lavoratori, e nella conseguente opposizione all'aumento delle tasse sulle piccole e medie cilindrate (16-17 luglio 1920); nel sostegno del sistema di imposta sulle successioni che va sotto il nome dell'economista Eugenio Rignano (29 luglio 1920); e ancora, parlando il 20 novembre 1920 sulle, condizioni dell'istruzione elementare - definita dal compagno direttore didattico on. Carlo Zanzi, la « Cenerentola » dell'ordinamento scolastico - prendendo a partito con scherzosa ironia l'inerzia ... filosofica del ministro Benedetto Croce: « Egli pensa ad Hegel, alla dialettica, al ciclo metafisico... Voi studiate i problemi dell'altro mondo, on. Croce, voi state speculando filosoficamente nelle nuvole ... ». La « controrivoluzione » preventiva I tentativi dei socialisti riformatori si urtavano contro la sorda ostilità degli interessi privati, largamente rappresentati alla Camera nella « palude» sedicente liberale, e Matteotti non mancava di mettere a nudo l'ipocrisia · dei novelli farisei, che asserivano, a parole, di volere le riforme, e le sabotavano nei fatti. « Questa è la questione fondamentale: - rilevava nel suo discorso del 21 luglio 1920 sulla nominatività dei titoli - il capitale privato, specialmente il grande capitale privato, tende inevitabilmente a sottrarsi ad ogni suo contributo, ad ogni sacrificio per la collettività. Un collega ha parlato di sociologia cristiana; ma il capitale non l'ha mai conosciuta e non l'ha mai praticata; a Cesare andavano i denari e a Cristo solamente Je anime ». D'altra parte, ogni proposito riformatore non trovava ascolto nelle correnti che ancora attendevano, nonostante l'evidente riflusso rivoluzionario nell'Europa centro-occidentale, il crollo apocalittico del sistema" capitalistico, senza prepararne peraltro le condizioni e i mezzi, e contribuendo inconsciamente a spingere i ceti medi nelle braccia del terrorismo bianco. La situazione nell'Italia settentrionale e centrale si faceva sempre più drammatica. Le bande armate fasciste rinnovavano, moltiplicandole ed estendendole, le gesta dell'arditismo diciannovista; dilagavano dalle campagne, ove erano finanziate dai proprietari terrieri, alle città, ove trovavano alimento nel rancore dei redditi eri, nel disagio degli ex-combattenti, nel malconten356 BibliotecaGino Bianco to degli impiegati e dei tecnici, nelJ"avventurismo dei naziona-listi e degli ex-sindacalisti interventisti, nella diffusa disoccupazione del sottoproletariato. Le violenzè si erano intensificate dopo l'occupazione delle fabbriche, profittando della delusione dell'estremismo di sinistra per lo scacco subìto, e del sussulto d'energia della borghesia moderata e conservatrice, rivelato nel corso delle elezioni amministrative dell'ottobre-novembre 1920, che tuttavia avevano segnato una grande affermazione socialista, con la conquista di oltre mille comuni. Le stragi di Bologna, di Ferrara, di Modena, non furono che l'inizio della spietata repressione del movimento socialista ed Operaio, di quella strana guerra civile nella quale i contendenti ... erano da una parte sola, ed agivano sotto l'occhio ... « neutrale » di Giolitti, che probabilmente si illudeva di poter ripetere il vecchio gioco del trasformismo moderato, eliminando successivamente socialisti e fascisti, senza accorgersi che il fascismo avrebbe alla fine travolto lui e la « palude » dei suoi fidi. Nel suo forte discorso del 31 gennaio 1921, - « amara, potente denuncia del carattere del fascismo » (4) - Matteotti constatava che « la non abitudine delle nostre masse a codesta lotta malvagia e barbarica, ha disorientato le nostre organizzazioni. [ ...] Ad esse manca l'abitudine della barbarie ». E traeva dalla nuda esposizione dei fatti, l'atto d'accusa più tardi convalidato dalla storia: « La classe che detiene il privilegio politico, la classe che detiene il privilegio economico, la classe che ha con sè la magistratura, la polizia, il governo, l'esercito, ritiene sia giunto il momento in cui essa, per difendere il suo privilegio, esce dalla legalità e si arma contro il proletariato». Matteotti rivelava in quel discorso non soltanto le doti di una eccezionale personalità politica - nonostante che egli si · sentisse portato per naturale inclinazione e competenza « ai discorsi tecnici » - ma un coraggio inflessibile, che doveva costargli, il 12 marzo 1921, la prima ribalda aggressione fascista, con sequestro di persona, a Castelguglielmo nel SOTTOSCRIVETE! La sottoscrizione è un alimento vitale per la povera cassa della CRITICA. Compagni, amici, sottoscrivete! Polesine, seguita da ignobili vanterie, da lui medesimo sdegnosamente smentite. Nello stesso periodo altri deputati ed ex deputati socialisti erano stati aggrediti, percossi ,e brutalmente svillaneggiati: Prampolini e Zibordi a Reggio Emilia, Gaetano Pieraccini a Firenze, Donati a Modena. Le Camere del lavoro venivano metodicamente assaltate e incendiate. S'infittivano i bandi, le uccisioni, i ferimenti degli esponenti delle Leghe, delle cooperative e delle sezioni socialiste. E non era che il prodromo di quella che venne chiamata da Turati la « controrivoluzione preventiva» contro una rivoluzione che non fu nemmeno tentata e che non avrebbe potuto verificarsi (5), contro un pericolo che se mai era sorto più non esisteva. Da Bonomia ... « Romolo Augustolo » Giolitti, « l'apprenti sorcier » della situazione - o almeno tale presumeva di essere - di fronte alla tragica spirale della violenza ed alla insolubilità dei problemi della ricostruzione e in particolare dell'abolizione del prezzo politico del pane, che già avevano provocato la caduta del suo predecessore, con uno di quei colpi di scena che gli erano abituali - e che Matteotti aveva previsto nel suo intervento del 27 giugno 1920 - scioglieva la Camera, profittando della scissione fra socialisti e comunisti, che nel frattempo si era verificata al Congresso Nazionale del P.S.I. di Livorno (15-21 gennaio 1921) e confidando pertanto in una grossa frana elettorale dei partiti di sinistra. I I responso delle urne dimostrò quanto fosse fallace il disegno giolittiano. Le elezioni per la XXVI Legislatura, che si tennero il 15 maggio 1921, nonostante la selvaggia furia degli squadristi e le pressioni dei prefetti, assegnavano 123 seggi ai socialisti e 15 ai comunisti (insieme erano 156 nella Camera precedente). I popolari ebbero 108 deputati con un aumento di 8 seggi; 254 furono gli eletti del « blocco nazionale» in confronto ai 215 clerico-liberali della disciolta legislatura. Unica novità, le 35 cami.cie nere, con Mussolini alla testa. Non soddisfatto dell'esigua maggioranza accordatagli su una mozione di sfiducia presentata da Turati e da Modigliani, Giolitti rassegnava le dimissioni il 27 giugno 1921. Gli succedeva il governo Bonomi che rivelava, sin dal suo discorso programmatico, accentuate aperture verso le destre, mostrandosi proclive a sospendere i provvedimenti fiscali già approvati ed a rinviare
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