attenendosi alle direttive di Mussolini, il 15 giugno 1932 condannarono a morte Bovone; mentre Belloni, Meloni, Delfini e altri ebbero trent'anni di carcere ciascuno; il Germani fu condannato a 10 anni di reclusione. All'estero la sentenza suscitò un certo scalpore; alte personalità della cultura europea, come Zweig, intervennero a favore di Germani, condannando la mostruosità del processo celebrato dal Tribunale speciale. Dopo aver scontato altri sei mesi di carcere, il Germani - senza averne fatta alcuna richiesta - fu posto in liberazione condizionale e quindi assegnato al confino di polizia_.La sua missione in Italia era fallita per una leggerezza del «Centro» G. L., e ciò aveva addolorato Germani che a Giacomo Matteotti era stato legato da profonda amicizia; fra l'altro al funerale di Fratta, nell'agosto del 1924, aveva portato la bara del Martire sulle spalle. Tornando all'attività organizzativa e politica di G. L., notiamo che in altri gruppi si è verificata la presenza dei socialisti. Si può ricordare, per inciso, anche la collaborazione, in questo periodo, dei socialisti con i cattolici, cioè con il gruppo neo-guelfo di Piero Malvestiti (v. sent. n. 4 del 30 gennaio 1934). Alberto Benzoni, socialista, era appunto in contatto con i, « neoguelfi» e faceva da ponte con Fara velli che risiedeva a Lugano. Benzoni fu prosciolto in istruttoria. La presenza dei socialisti doveva verificarsi anche nei gruppi torinesi di G. L. Nel processo intentato a Mario Andreis (v. Aula IV, sent. n. 43 del 29 aprile 1932), notiamo che oltre !'Andreis, erano in posizione socialista anche Luigi Scala (in una perquisizione a domicilio furono trovate copie dell'Avanti! estero) e il giovanissimo Renzo Giua. In seguito, assumendo la direzione del « Centro interno» giellista Leone Ginzburg, doveva aprirsi un dibattito, nei « Quaderni di G. L. », sulla necessità di trasformare il movimento in un nuovo partito socialista. Nel gruppo torinese, fautore e sostenitore di questa tesi fu il vecchio amico di Piero Gobetti, Augusto Monti. Il quale poi, dopo l'arresto di Ginzburg, doveva far anche parte del gruppo Foa-Giua. In questo caso il prof. Michele Giua dichiarò ai giudici del Tribunale speciale di essere socialista. In Aula IV, (v. sent. 19 del 28 febbraio 1936), non si fa alcun riferimento a tutto ciò. Per concludere, ricordiamo che anche nei due ultimi gruppi giellisti torinesi vi fu la partecipazione di qualche socialista. In Aula IV, sent. 11 del 20 marzo 1937, si parla del gruppo BertoliniZaramella, ebbene dobbiamo ricordare che Giuseppe Bertorotta, segretario, prima delle leggi eccezionali e anche dopo, della Federazione giovaBibliotecaGino Bianco nile · del partito socialista unitario, vi prese parte, e fu uno dei dirigenti del gruppo, ancora in posizione socialista. Così, di nuovo Luigi Scala, dopo la scarcerazione, prendendo parte al gruppo fra giellisti e anarchici, Aula IV, sent. 12 del 20 marzo 1937, conservò la sua posizione politica di socialista. Abbiamo fin qui individuato quei processi in cui i socialisti, come tali, hanno avuto la loro parte, ma pensiamo che la ricerca occorrerebbe estenderla ad altri processi di questo periodo, classificati in Aula IV come generici o in altro modo. APPENDICE Dalla sentenza del processo Pertini Nel dicembre 1926 l'avvocato Pertini Alessandro, socialista unitario, fu assegnato al confino di polizia per cinque anni per la sua attività ostile al Regime fascista e diretta ad ostacolare l'azione del Governo Nazionale. Egli per sfuggire a tale provvedimento il 12 dicembre 1926 si recò clandestinamente in Francia (1 ). Dopo di aver passato alcuni mesi a Parigi si stabill definitivamente a Nizza e divenne un esponente di prim'ordine nel campo dei fuorusciti, e con scritti e conferenze svolse intensa propaganda contro il Regime fascista. Partecipò alle riunioni della « Lega dei diritti dell'uomo», ed a quelle della « Concentrazione antifascista» e prese viva parte ad ogni altra manifestazione politica ostile al fascismo. Nell'aprile del 1928 impiantò in Nizza nel villino da lui abitato una radiotelegrafia clandestina allo scopo di mantenersi in corrispondenza con i suoi amici in Italia e potere comunicare e ricevere notizie che diversamente non si potevano dare. Per tale fatto subl un procedimento penale a Nizza seguito da condanna. Nel marzo 1929 si allontanò da Nizza, passò in Svizzera, e munito di passaporto falso portante la sua fotografia ed intestato al nome di Roncaglia Luigi varcò la frontiera dalla stazione di Chiasso il 26 marzo 1929 e rientrò in Italia. Girò per varie città, per scopi non bene accertati, ma probabilmente per prendere contatti con i suoi amici antifascisti. La sua presenza è stata accertata a Piacenza, Bologna, Firenze ed a Milano. Egli ha detto di essere stato anche a Parma, a Roma, a Napoli ed a Pompei. Il 14 aprile 1929 fu visto a Pisa ed es·sendo stato riconosciuto fu tratto in arresto. Invitato nel primo momento dalle autorità di P.S. a declinare le proprie generalità esibl subito il passaporto intestato al falso nome di Roncaglia Luigi. Ma quando poco dopo si trovò al cospetto di persone che lo conoscevano e che erano da lui conosciute, declinò senz'altro indugio le sue vere generalità. [ ... ] Al dibattimento ha confermato pienamente le dichiarazioni fatte nei suoi interrogatori resi alla pubblica sicurezza ed all'Autorità giudiziaria facendo spavalde dichiarazioni di fede socialista e di irriducibile ostilità al fascismo. [ ... ] Dalla sentenza del processo Biardi-Pagani Attraverso la istruttoria ed il dibattimento a carico di Bauer, Rossi e Ceva ed altri emerse che nell'ottobre 1930 le questure di Milano e di Bergamo avevano 51
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