borghesi ad opera del proletariato, ed insieme l'involuzione e lo sfasciamento dei partiti socialisti tradizionali, formatisi in un periodo e in un clima dove la corruzione opportunistica e parlamentaristica era inevitabile, e non più trasformabili nelle loro vecchie compagini. In Lenin quanto c'è di deterministico nella ipotesi della rivoluzione ineluttabile vien corretto da una carica attivistica e volontaristica, forte fino alla esasperazione. Nella dottrina di Bordiga l'elemento deterministico resta caratterizzante. Il suo discorso nel congresso di Livorno è addirittura rivolto a ritorcere l'accusa di volontarismo contro i riformisti, per essersi es·si illusi di poter modifica~ o addirittura trasformare in senso socialista, mediante l'azione politica, una situazione oggettiva, quale quella pre-bellica, non suscettibile che di aggiustamenti marginali, interni al sistema. Il compito del partito rivoluzionario, in una concezione siffatta, è quello di interpretare correttamente le leggi oggettive di sviluppo della società, ed evitare che gli errori degli uomini intervengano .a rallentare o deviare il corso delle cose. Tra taH errori quello principale e più pericoloso, perché fondato su contraddizioni reali e radicato nella tradizione, è l'opportunismo, ovviamente non personale, ma ideologico e politico. L'azione di Bordiga, a chi si collochi da questo punto di vista, appare di una linearità esemplare: la proposta di astensionismo elettorale nel 1919, la lotta per la separazione da riformisti e centristi, il rifiuto opposto a nome del partito comunista di partecipare a formazioni ar- . mate proletarie contro lo squadrismo, l'auspicio che un governo a partecipazione socialista venga a togliere alla classe operaia ogni residua illusione circa la possibilità di sbocchi non rivoluzionari, l'opposizione alla tattica del fronte unico, proposta ed imposta dall'Internazionale, per uscire daU'isolamento, nell'attesa di una ripresa dell'offensiva: sono tutti episodi di un orientamento univoco, dominato dalla preoccupazione di mantenere immune il nuovo partito da tutti i possibili germi di corruzione opportunistica. Tutt'altro che lineare, caratterizzata invece da un continuo, tormentato ripens_amento e superamento di esperienze vissute con intensità, è la posizione di Gramsci. Su Gramsci, a differenza di quanto accade per Bordiga, la bibliografia è vastissima, ed è distinguibile in due fasi che corrispondono a due diverse fasi della sua fortuna, ed al tempo stesso della storia del comunismo italiano. Nella prima fase oggetto di dibattito e di stuBibliotecaGino Bianco dio è stato quasi esclusivamente il Gramsci, ben ricostruibile attraverso gli scritti dal carcere, uomo di cultura e pensatore dalle intuizioni geniali ed illuminanti. Del Gramsci politico emergevano solo i tratti che facevano parte integrante del mito relativo alla nascita del partito comunista d'Italia. La seconda fase si è aperta all'indomani del XX congresso di Mosca, sotto il segno di un polemico ritorno a Gramsci, teorico della esperienza autonomistica e libertaria dei consigli di fabbrica, contro i suoi epigoni, succubi delle involuzioni staliniane. L'operazione allora così avviata è rimasta in• compiuta, per ragioni che esulano interamente dal tema di questo discorso, ed è operazione, dal punto di vista scientifico, fr::mcamente criticabile. La storia personale di Gramsci si svolge infatti attraverso un susseguirsi di momenti di-. versi e dialetticamente contrastanti, ma resta il fattci che il suo punto d'approdo è il congresso di Lione, condotto in spirito di stretta osservanza rispetto alla ortodossia dell'Internazionale, dalla quale vengono acriticamente accolte anche le tesi riguardanti il fascismo, e che già l'esperr.jlenza i,ta1i1ana 1de1gr1daa a s•dh•emi dottTlinari astratti, non solo avulsi dalla realtà, ma in evidente e stridente conflitto con essa. Ciò non toglie che, la originalità di Gramsci politico resti grande, ed esistono anche elementi per pensare, senza cadere in illazioni arbitrarie, che egli abbia cominciato a nutrire delle riserve di fronte _al processo di assestamento su basi autoritarie e burocratiche della Internazionale comunista. Ma soltanto un non probabile reperimento di nuove testimonianze potrà gettar luce piena sulla sua complessa e suggestiva figura. Tra Gramsci e Bordiga esiste un vasto settore d'opinione, abbastanza eterogeneo, dominato da tendenze diverse, destinato ad essere assimilato, con l'espulsione senza crisi clamorose, degli elementi refrattari, nel monolitismo della stalinizzazione del partito. Nel « biennio rosso», per ritornare al tema centrale, i due gruppi di Bordiga e di Gramsci, sono uniti nell'accettazione della ipotesi leninista della rivoluzione a scadenza breve da realizzarsi attraverso la conquista pei· via insurrezionale del potere politico. Da nessuno dei due gruppi però l'ipotesi viene tradotta in un piano d'azione, alla cui realizzazione sia in primo luogo impegnata la maggioranza di sinistra estrema che dirige il partito. Bordiga è impegnato nella lotta contro l'opportunismo e nel lavoro di organizzazione della scissione. Gramsci 35
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