Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

34 di contraddizioni, in cui si dibatte, senza mai potersene liberare, il socialismo massimalista italiano. Succeduto a Mussolini nella direzione del1' Avanti!, Serrati conquista durante la guerra, nei suoi quotidiani colloqui coi lettori dei quali interpreta con appassionata fedeltà stati d'animo ed aspirazioni palingenetiche, la sua grande popolarità, accresciuta dal processo e dalla condanna per i fatti di. Torino.- A differenza di Lazzari, Serrati non intende rimaner chiuso in fideistica attesa che i fati si compiano, negli steccati dell'intransigenza. La rivoluzione russa lo affascina, a quell'esempio egli vuole si conformi la condotta del partito socialista italiano. Ma tra la politica dell'intransigenza e quella rivoluzionaria esiste un abisso che Serrati non riuscirà mai a sorpassare. La sincera passione· da cui è animato non riuscirà mai a trasformarsi in fanatismo, il suo onesto buon senso in realismo politico, fanatismo e realismo che si trovano fusi ed esaltati in un rivoluzionario autentico come Lenin. Il suo orizzonte è delimitato dalle frontiere del partito. Tutte le sue battaglie son volte a modificare o conservare una situazione interna di partito, mai a modificare la realtà circostante. Durante la guerra, Serrati si era battuto perché il suo partito non si distaccasse d'una linea dal più rigoroso internazionalismo pr~letario. Nel cosiddetto biennio rosso il suo nome è legato alla strenua difesa dell'unità del partito. Nei due anni successivi il suo assillo, la sua ossessione, è ottenere l'ammissione del partito socialista nelle file dell'Internazionale, a doveroso riconoscimento della _nobiltà della sua tradizione e della purezza dei suoi intenti. Ragioni di fede e di spontaneo conformismo alle suggestioni correnti, accreditate e teorizzate dalla Internazionale di Mosca, lo inducono a credere e a sostenere che esista anche in Italia il problema della rivoluzione. Di fatto, le sue prese di posizione più incisive e più organicamente concepite si trovano nella sua breve ed aspra polemica con Lenin, rivolta a contestare puntualmente la diagnosi leninista della situazione italiana come rivoluzionaria ed a ci'iticare in profondità i metodi sui quali si avvia a reggersi il regime bolscevico. Gli argomenti di Serrati son tutt'altro che privi di fondamento; ma, anche prescindendo dalla loro validità, resta il fatto che egli è il primo a non trarne conc.lusione alcuna, a rifiutarsi di capire quel che pure intuisce, che non è possibile, cioè perseverare nella predicazione rivoluzionaria, senza avere una politica rivoluzioBibli0tecaGino Bianco naria, essendo a~zi convinti che nessuna rivoluzione è possibile a scadenza breve. E quanto s'è detto per Lazzari e per gli altri esponenti maggiori del partito vale nella più alta misura per Serrati: egli non è un isolato, è l'interprete più fedele clei sentimenti delle masse, il rappresentante diretto ed autentico della stragrande maggioranza, l'uomo il cui prestigio contribuirà in maniera forse decisiva a contenere entro limiti modesti la scissione comunista di Livorno. Contro Serrati," con piena evidenza e lungo linee già definite, si organizza nel corso del 1920 una opposizione di sin~stra, che ha le sue teste pensanti in Bordiga e in Gramsci, e che sul calare dell'anno riceve il riconoscimento e l'appoggio della Internazionale di Mosca. Bordiga è un altro dei personaggi dei quali per lungo tempo s'è conosciuto poco più che il nome, ed i cui tratti sono ancora largamente nell'ombra. A richiamare per la prima volta l'attenzione su di lui, come su di una delle personalità più forti e più originali del comunismo italiano è stato Giorgio Galli nel libro già ricordato. Su Bor(Jiga in data recente è ritornato Togliatti, per la prima volta .abbandonando il dileggio e l'insulto, e presentando anche documenti, in buona parte ignoti e tutti assai .interessanti, relativi alla lotta contro Bordiga e la deviazione bordighiana condotta all'interno del partito comunista da Gramsci e dal suo gruppo. Il processo di formazione di Bordiga è dei più singolari, ed ancora tutto da ricostruire, e da scoprire sono anche i veicoli attraverso i quali le sue idee si propagano nel partito, fino a consentirgli di essere il primo a creare una frazione organizzata ed omogenea nel pittoresco e disgregato mondo della sinistra socialista. Da una ricerca in questa direzione emergerebbero anche probabilmente le ragioni più remote e profonde del suo contrasto con Mosca. Bordiga è infatti il solo dei socialisti e dei futuri comunisti italiani che allo scoppio della rivoluzione russa abbia già un pensiero organicamente compiuto, vicino per certi aspetti a quello dei bolscevichi russi, ma maturato indipendentemente da essi, addirittura in solitudine, e fondato sulla convinzione che a scadenza breve si sarebbe aperta nel sistema capitalistico una crisi irreversibile. La rivoluzione d'ottobre non è perciò per Bardiga sconvolgente e affascinante scoperta di un mondo nuovo, ma conferma di una ipotesi scientifica: è il segno dell'inizio di un'era la quale vedrà il rovesciamento rivoluzionario dei regimi

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