Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

della opinione dei militanti, nei metodi di direzione politica. Alle origini, nel 1892,. il partito socialista nasce come confederazione di organizzazioni di classe, sulla base delle adesioni collettive, su una. formula organizzativa, cioè, che, nonostante le professioni di ·fede marxista, è di tipo laburistico. Il criterio delle adesioni individuali è adottato di lì a poco, per considerazioni di ordine prevalentemente tattico, tra non poche esitazioni, e senza indulgere, né in sede di dichiara 0 zioni dottrinali, né nella pratica, al principio del partito quale coscienza teorica e guida politica della classe operaia. Il sistema dei rapporti all'interno del movimento si vien precisando e definendo nel nuovo secol'o, in relazione con l'estendersi e l'articolarsi della organizzazione e col moltiplicar.si delle funzioni. Al partito, in esso, è riconosciuto un certo primato sul movimento di classe, nonché il diritto di controllo politico sull'operato delle sue rappresentanze alla Camera e nelle amministrazioni comunali. Di fatto il partito è l'elemento più debole del sistema. Il suo potere trae origine dai congressi, ma nella realtà- risiede soltanto in essi, ed è potere· effimero, che nell'intervallo tra un congresso e l'altro è assai difficilmente esercitabile. La organizzazione politica, infatti - una sezione sola per ogni località, grande o piccola, dove esista una presenza socialista - non è collegata, neanche su scala provinciale, non è controllabile né mobilitabile, se non in circostanze eccezionali e facendo affidamento sulla spontaneità, non può esercitare quindi alcuna pressione costante su centri di potere effettivo, quali sono il gruppo parlamentare, i sindacati, le cooperative. La Direzione del partito, così stando le cose, finisce con l'assumere mansioni prevalentemente burocratiche ed amministrative. Ad essa non fa capo neanche il solo strumento di formazione dell'opinione e di mobilitazione politica, l'Avanti!, il cui direttore è nominato dal congresso, ed in quella sede soltanto risponde del proprio operato. Questo stato di cose, nonostante le contesta- ;,iioni da destra e da sinistra, strettamente legate al dibattito politico-ideologico circa la funzione del partito e le sue prospettive, regge per tutto il decennio giolittiano, senza gravi scosse. Anche quando una eterogenea sinistra conquista e detiene per qualche tempo la maggioranza nel partito, il sistema, nella sua sostanza, non resta sovvertito. La divisione di competenze dei vari organi del partito e del movimento operaio, operanti in sfere di relativa autonomia, viene posta per la BibliotecaGino Bianco .prima volta in discussione da Mussolini. Egli è il primo dei rappresentanti della sinistra- a rendersi conto che le posizioni di forza dei riformisti stanno nei sindacati e nel gruppo parlamentare, e che è vano illudersi di averli vinti fino a quando quelle posizioni non saranno state espugnate. La subordinazione del movimento sindacale al partito e l'imposizione della più rigorosa disciplina ai deputati sono gli obiettivi da raggiungere. La situazione è favorevole ad una manovra ambiziosa ed a vasto raggio. La guerra libica e le difficoltà economiche seguitene hanno accentuata la tensione nei rapporti di èlasse, il suffragio universale ha immessi nel giro della lotta politica nuovi strati proletari. Esiste quindi la possibilità di avviare un nuovo corso organizzativo, che modifichi la compagine .del partito, stazionaria da anni, ed avvezza a vecchi metodi di agitazione e di lotta, e faccia posto a nuove leve, autenticamente «sovversive» e relegate ai margini del movimento operaio dalla politica riformista. Nel piano di Mussolini è solo la volontà di creare una massa di manovra, al servizio di un capo carismatico, plebiscitariamente investito, per una politica di avventura. -Esatta è però la intuizione che il r·isveglio di sempre più vaste masse esige la trasformazione del partito a tanghi ristretti ed alieno dall'esercitare la propria 1potenztail-eca•pa1cità idi ·proselitismo, in un'or.ganizzazione aperta, articolata e centralizzata. E' il problema che si presenta, anzi che esplode nel dopoguerra. Le poche diecine di migliaia di iscritti, di poco oscillanti, degli anni precedenti risultano più che raddoppiate, rispetto ai periodi di massima espansione, a pochi mesi dalla cessazione delle ostilità, più che quadruplicate nel 1920. Ma i criteri organizzativi e i metodi di direzione sono rimasti gli stessi. La pienezza dei poteri risiede solo nei congressi, e le controversie che regolarmente sorgono circa l'applicazione dei deliberati congressuali vengono demandate a nuovi congressi mentre il partito si logora.in polemiche interminabili e spesso astratte; più rigido è il controllo sul gruppo parlamentare, ma puramente negativo, limitato al divieto di votare a favore di un qualsiasi governo; autonoma rimane, entro la sua sfera di competenza, la Confederazione del Lavoro; disperse e prive di collegamento tra loro e col centro rimangono le sezioni, incapaci, nonçhé d'attacco, neanche di una difesa organizzata, come dimostreranno di aver capito gli squadristi, adottando le tattiche di concentrare di volta in volta le loro forze contro un singolo caposaldo socialista espugnan- 29

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