MATTEOTTI IN SICILIA di testa loro, a differenza di tutte le autorità che fino a quel tempo avevano baciato l'anello ~l vescovo. Per tutti gli altri acesi, i fascisti erano una novità antipatica come ogni novità. Così, quando Mussolini fece un viaggio per la Sicilia al tempo in cui non portava ancora l'uniforme ma la giacca nera con i pantaloni a righe, ad Acireale ricevette un'accoglienza molto fredda. Restò famoso nelle cronache locali il furto della bombetta che Mussolini aveva appesa all'attaccapanni prima di entrare nel salone del municipio. Quella bombetta non fu mai ritrovata e non si c0nobbe mai l'autore del furto, né dopo il 25 luglio. nel momento in cui il gesto poteva costituire una benemerenza antifascista, né in questi ultimi anni, quando tutti i benpensanti avrebbero ammirato chi si fosse rivelato COme il devoto custode di una reliquia. Perciò bisogna pensare che la bombetta sia stata immediatamente calpestata e fatta a pezzi dall'ignoto trafugatore come simbolica vendetta sul nuovo padrone plebeo. Nel paese, il furto della bombetta fu apprezzato come un gesto che nessuno si sarebbe mai aspettato da un acese. Mussolini e i fascisti piacevano ogni giorno meno. Adesso che i socia-listinon si facevano più sentire, gli scioperi erano finiti e i treni arrivavano in orario, non si capiva che cosa ci stesse a fare quella gente che andava ancora in giro con la faccia da cane arrabbiato e il berretto nero con la testa di morto. Quando Mussolini mandò le corazzate a Corfù, quelle quattro cannonate entusiasmarono solo i ragazzi che sporcavano i muri col carbone disegnando Orlando paladino e i Reali di Francia, ma le persone serie scossero Ja testa rammentando un vecchio proverbio: e Con tutti fa' la guerra ma non con l'Inghilterra >, perché si sapeva che gli inglesi stavano dalla parte dei greci. Al Fascio si parlava poco di politica e molto di vino o di patate primaticce; più ancora, cli una compagnia di varietà che dava spettacolo in un magazzino, con una bella i:agazza chiamata Lola che si presentava in scena con certi scandalosi pantaloncini corti e attillati. Il primo discorso fascista fu pronunziato in quei mçsi nel salone del Fascio da uno studente universitario, figlio del medico condotto e chiamato col nomignolo di Càtrabba, non si sa perché. Il giovanotto si presentò in camicia nera, e quando montò su un tavolino si cominciò a capire che il discorso sarebbe andato a finir male; inoltre prese la parola in lingua italiana, cosa consentita solo ai predicatori in chiesa e al segretario comunale quando pronunziava i discorsi funebri al quadrivio della Posta, dove si scioglievano i cortei. Catrabba parlò di Italia rinnovata, destini immancabili e altre cose del genere, e forse la gente si sarebbe limitata a ridacchiare se a un certo momento non avesse sentito la parola e comunque>, che per le orecchie locali suona come un e conciossiacché> pronunziato nel continente. Aveva appena finito di dire e Ma comunque, o camerati >, che una pernacchia gli troncò la parola e lo costrinse a scendere dal tavolo. Passarono molti anni prima che si sentissero altri discorsi simili. Qu AN no si lesse sul giornale che i fascisti avevano ucciso un deputato socialista che non voleva star zitto, un certo Matteotti, la notizia non fece grande impressione. Quello del deputato è un mestiere come un altro, e per qualsiasi mestiere bisogna saper stare al mondo, cioè tenere la lingua a posto e non prendere di petto chi è più grosso di noi; se a quel Matteotti era capitato un guaio, colpa sua. Per di più era uno di quei socialisti che organizzavano gli scioperi, perciò avrebbe dovuto ringraziare i fascisti che lo lasciavano campare, invece di provare di nuovo a mettere disordine. Non si capiva perché nel continente facessero tanto chiasso per un morto. Questo giudizio non cambiò quando una sera venne al Fascio mio zio Sebasti:lno, che non ci metteva mai piede perché era sposato di fresco, per raccontare che Matteotti era stato sotto le armi con lui al tempo della guerra, nella batteria da fortezza di Monte Gallo sopra Messina. Quello era un posto da imboscati e figli di papà, Matteotti non aveva nemmeno la forza per le manovre ai Pezzi da 280 e gli ufficiali dicevano che il govérno ce lo aveva mandato da sold~to semplice per
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