18 prezzo dd vino e delle arance era salito parecchio mentre il salario degli zappatori restava quello di prima, e nessuno si dava allo spreco: al massimo si comprava il pesce da taglio invece delle solite sardelle. Il danaro del raccolto veniva conservato in un cassetto del comò fra la biancheria della moglie, perché a mettere i soldi in un libretto di risparmio alla posta era come far sapere alla gente i fatti propri. Comprare marchi tedeschi appariva un affare da guadagnarci molto con poco rischio, perché erano scesi a due soldi: un affare come quelli dei commercianti di Riposto che venivano a comprare il vino nelle annate di grande abbondanza e le arance quando le esportazioni erano chiuse, a prezzi da compensare appena la spesa del raccolto. Invece il marco finì come carta straccia e chi ne aveva comprati ci rimise fino all'ultima lira. La stessa cosa successe con i buoni dell'acido citrico, acquistati quando le fabbriche di Messina ne avevano i magazzinj pieni e cedevano la merce a prezzi da fallimento; l'acido citrico scese ancora e non tornò più su perché in Inghilterra avevano inventato il modo di fabbricarlo facendo a meno dei limoni. I miei compaesani non se la presero con i tedeschi, che anzi ammirarono per essere stati così furbi da imbrogliare il mondo intero, e nemmeno con gli inglesi; se la presero con se stessi per aver mancato alle antiche regole della prudenza che raccomandano di lasciar perdere le novità e di non muoversi finché non si è visto che cosa è successo ai primi che si sono fatti . avanti. Parecchi anni più tardi, però, altri ci cascarono di nuovo quando venne la crisi del vino, e i nobili di Acireale che si erano abituati a mangiarsi il raccolto con un anno di anticipo non furono più in grado di pagare le cambiali che i loro uomini di fiducia avevano distribuito per i paesi promettendo l'interesse del quindici per cento. Questo nuovo sbaglio poté succedere perché nessuno avrebbe mai pensato di paragonare un barone e un marchese al governo tedesco o a un fabbricante di acido citrico, e nessuno riuscl a darsi pace del fallimento dei nobili ANDREA RAPISARDA come se fosse crollata la cupola della chiesa maggiore. Si può dire che il distacco del mio paese da Acireale è cominciato da quel tempo. P E R e H I non conosce Acireale, occorre dire che in quegli anni la città era ancora molto importante. Con una ventina di migliaia di abitanti contava più di trenta chiese, ]a Curia vescovile, mezza dozzina di collegi retti da preti, frati e suore, un seminario e una cinquantina di baroni, marchesi e principi, per non parlare dei rami cadetti (in pratica, erano nobili tutte le famiglie che abitassero in un palazzetto e possedessero almeno qualche migliaio di viti). Ai proprietari di Acireale appartenevano fino a T recastagni, Fieri, Milo e Dagala le migliori vigne, quelle col cancello di ferro battuto, i cani di terracotta sui pilastri, le siepi di rose lungo il vialetto che porta alla villa coperta di gelsomini rampicanti, e i grandi pini a ombrello o le piante di castagno messe per dare ombra alle cantine. Siccome dei padroni e dei ricchi nessuno parla bene, in quei paesi nascevano molte battute maligne sugli acesi, fra cui questa, che in tutte 'le buone famiglie di Acireale c'era un figlio prete e un figlio scemo; storieJle simili a quelle che i torinesi raccontano sugli abitanti di Cuneo venivano da Catania, città di commercianti e industriali che ricambiava col sarcasmo la boria nobiliare dei vicini. In verità Acireale vantava un'antica accademia con una buona biblioteca, belle chiese e palazzi barocchi, eccellenti fabbricanti di mobili e, soprattutto, i pasticceri più raffinati dell'intera Sicilia che guardavano dall'alto in basso i complicati e pesanti colleghi palermitani. Ad Acireale il Fascio non piaceva affatto. Dava fastidio ai baroni che un maleducato qualsiasi, figlio di un bottegaio e diplomato in ragioneria, credesse di esser qualcuno per il solo fatto di chiamarsi segretario politico. Il vescovo e i preti guardavano di malocchio quei facinorosi in camicia nera, forse mezzo socialisti e mezzo repubblicani, certo anticlericali, che cominciavano a sviare la gioventù e intendevano farr
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