Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

Rinascita pag. 18 fa sempre male. Occorrerà risolvere la no: tra situazione: tu devi deciderti, appena sarni in condizioni di poterlo fare, a venire in Italia per stare insieme a me. Avrei voluto sapere r:otizie della tua salute in questi giorni, che preced0no di poco la nascita del nostro bambino, essere ,icuro che stai bene, che sei forte e che il mio ritardo non ti ha inquietato. [ ... ] Come saremo felici quando ci rivedremo: una nuova vita :ncomincerà per noi, che siamo diventati più forti e migliori in questi mesi di attesa. Ti bado, c.:arissima mia. G. Sono riuscito a sapere l'indirizzo d1 tua ~orella. Andrò a salutarln appena mi sarà possibile. [Vierna], 13. IV. 924 Carissima, ho ricevuto la tua lettera del 4 ( la settimana prima avevo ricevuto il libro di Kerjenzef e il fascicolo dei Rabkor). Non so qu,1le mia letten.l tu avessi ricevuto prima di scrivermi, poiché accenni a tre lettere ricevute insieme, ma che io ti avevo spedito di settimana in settimana: la mia ultima era molto seria, direi quasi solenne. Adesso sono più tranquillo per una parte, perché ho sentito la tua voce dolce, ho visto il tuo amore, so che tu sei mia più che mai. Ma sono inquieto per un altro ( la vita è terribilmente dialettica): pare che io sia stato eletto deputarn per il Veneto e penso che se ritorno in Ita]ia non mi sarà tanto facile uscirne per andare al V Congresso ( I). Come potrò allora attendere che tu venga a raggiungermi? Dovrai adesso attendere perché il nostro bambino non soffra e io vorrei invece tanto tanto averti vicina proprio ora, per partecipare a tutta la tua nuova vita, per gioire e soffrire con te. Un turbine di pensieri diversi e contraddittori mi attraversa continuamente il cervello, che vorrei comunicarti giorno per giorno, ora per ora. Ma spero che 12 maggio 1962 tutlo andrà bene. TI nuovo Parbmento itt11i:rno si aprirà solo il 25 maggio e anche se fossi eletto veramente forse non sarà necessario che io mi muova di qui, perché già al 25 dovrei essere a ~'losca. Ti potrò ancora mostrare la lingua? Adesso siamo persone serie, avremo tr<1poco un figlio e non bi,;ogna dare cattivi esempi ai piccoli. Vedi quanti nuovi orizzonti si spalancano? li mondo è grande e terribile, innegabilment;;::. Ho riletto in questi giorni i Sonetti di Pascartlla che mi sono fauo mandare per inviarli poi a te e La scoperta dell'America mi ha ancora dimostrato l'esattezza del punto di vista contenuto nel modo di dire del vecchio lama tibetano. Chissà poi se non è vero che con le moderne corazzate, Colombo poteva scoprire venti Americhe: il mondo 1 ecc. Penso, tra l'altro, che subito dopo la nascita del bambino noi ci bastoneremo sul serio perché saremo sempre in disaccordo su tante cose. Intanto il nome: ricordi le mie predilezioni per Nabucodonosor, Sime0ne, Ermengarda, Prudenziana, Veneranda, Parallelepipedo, ecc. ecc.? Nasceranno serie baruffe, prevedo. Tu non ti sei mai sbottonata a questo proposito, ma la tua tattica mi pare oggi oprortunistica e piena di minacce. [ ... ] Voglio essere forte oggi, come non no mai voluto, perché voglio essere felice del tuo amore e questa volontà si riflette in tutta la mia attività. Penso che quando vivremo insicm-::-saremo invincibili e troveremo il mezzo di scc•nfiggere anche il fascismo; vogliamo un mondo libero e bello per nostro figlio e combatteremo per ottenere che così sia come non abbiamo mai combattuto, con una astuzia che non abb!amo ' mai avuro, con una tenacia, con una energia che rovescerà tutti gli ostacoli. Scrivimi a lu11go. SI:" potessi essere con te fra un mese ... Forse p~rè, sarà proprio così. Ti bacio lungamente, liubymaia. G. (1) V Congresso dell'Interna.:ionale comunista. La situazione si è stabilizzata ma rimane tesa [Roma], 30 giugno 1924 Mia carissima Iulca, hai ricevuto la mia lettera della settimana scorsa? Ho pensato molto a te in questi giorni: ho riletto molte tue lettere, riandavo col pensiero a tutti i ricordi della nostra vita comune, dal primo giorno che ti ho visto a Sieriebriani Bor e che non osavo entrare nella stanza perchè mi avevi intimidito ( davvero, mi avevi intimidito e oggi sorrido ricordando questa impressione) al giorno che sei partita a piedi e io ti ho accompagnato fino alla grande strada attraverso la foresta e sono rimasto tanto tempo fermo per vederti allontanare tutta sola, col tuo carico da viandante, per la grande strada, verso il mondo grande e terribile e poi e poi tutto il nostro amore: oggi tu stai per essere madre e le nostre vite sono legate, ma noi siamo lontani l'uno dall'altra. Cara, ho sofferto molto in questi giorni pensando a te che sei lontana. Lavoravo, ma appunto per ciò soffrivo, perché avrei voluto che anche tu avessi lavorato insieme a me, vicino a me: non riesco più a vedermi solo, mi pa1e <li essere diminuito e di non poter fare tutto ciò che vorrei: una parte della mia volontà è lontana da me. E poi, da più di un mese non so più nulla delJa tua vita. So che devi avermi aspettato; ma cosa hai pensato e fatto in tutto questo tempo oltre alJ'aspettarmi? E la tua salute è rim~sta salda? Di tante piccole cose vorrei essere informato: tante cose vorrei fare per te e l'impossibilità in cui mi trovo mi immalinconisce. Forse fra una settimana partirò per Mosca: con la prossima posta potrò dfrti definitivameme quakosa in proposito. La situazione si è stabilizzata, ma rimane tesa. Essa è tale per cui da un momento alJ'aJtro può nuovamente inasprirsi. Entro questa settimana si potrà deliberare se una mia assenza sia possibile. Scrivimi o manBiblioteca Gino Bianco dami notizie per mezzo di Bianco. Ti potrò riabbracciare solo quando sarai una buona m:1mmina o mi sarà possibile esserti vicino anche quando il nostro bambino nascerà? Ti voglio tanto be;ie, Iuka, e ti abbraccio forte forte. G. [Roma], 7 luglio 1924 Carissima, [ ... ]. La mia vita trascorre abbastanza tranquillamente, nonostante la situazione gener:1le turbatissima. Abito in una viuzzola traversale a via Nomentana, in casa di una famiglia tedesca che ignora chi io sia. Soffro molto per il caldo. Posso muovermi per la città e incontrare i compagni che fanno vita illegale perché !a polizia non funziona, come non funziona nessun organo delJo Stato fascista che è sabotato dai funzionari. Non so fino a quando un tale stato di cose possa durare. Gli avvenimenti costri;igono il Partito a un tirocinio molto difficile, dopo tre anni di illegalità e di pura difesa dell'organizzazione. Occorre muoversi, fare dell'agitazione, uscire all'aperto: i compagni che non erano pronti a questo improvviso sobbalzo si sono un po' mostrati incerti. Per me, che ero stato fuori d'Italia più di due anni, è stata una grande lezione e una grande esperienza, necessai ia per poter lavorare con sicurezza. [ ... ] . G 21/VII. 924 Carissima Iuka, ho ricevuto la tua lettera del 6-13 !uglio; ho ricevuto aacbe una lettera di Bianco che mi parla di te. Trascorro giornate molto scialbe e melanDocumenti coniche. Gli avvenimenti si sono coagulati gehtinosamente: un enorme lavorìo si verifica r.el paese, fra le masse della popolazione, ii~ tutte le classi, ma si produce molecolarmen~e, m forma non visibile, e ciò domanda una tens10ne enorme per essere compreso, per essere dominato. Si possono commettere ( e se ne commet rono, purtroppo) errori gravissimi, anche senza volerlo, perché la situazione è diversa da regione :'.1 regione e per essere controllata e incanalata domanderebbe un grande partito, abituato al lavoro sistematico, che sia in grado di rispond~re in tutti i suoi elementi costitutivi agìi impulsi del centro. La temperatura è torrida, ed io soffro nuovamente di insonnia, di debolezza; il pensare mi stanca, il lavorare mi riduce i nervi :n condizioni deplorevoli. Qu:1nte cose dov1ei fare e non riesco a fare. Penso a te, alla dolcezza di volerti bene, di saperti tanto vicina se pure canto lontana; cara Iulca, anche da lontano il tuo pensiero mi aiuta ad essere più forte. Ma la m:a. vita non può ridiventare normale finché noi saremo separati: l'amore per te è troppa parte della mia personalità, perchè io possa pensarmi normale senza la tua presenza. Forse a ciò contribuisce un po' di stanchezza, e il ricordo dell'equilibrio che nel mio essere si era creato nel periodo de!la nostra felicità. Ma mi pare anche che ciò sia giusto in generale: non ci si può spezzettnre e far lavorare una sola attività; la vita è unitaria e ogni attività si rafforza dell'altra; l'amore rafforza tutta la vita, è vero?, crea un equiljbrio, una maggiore intensità nelle altre passioni e negli altri sentimenti. Ma non voglio fare delb dottrineria. Vorrei raccontarti tanti episodi, tr.nte piccole cose che ti darebbero un 'impr~ssione dell'ambiente e del momento che attra\ersa l'Italia. Avevo messo in serbo tanti ricordi per dirteli a voce, vicino, e non so decidermi a scriverli: mi pare che diventerebbero insignificanti e stupidi. Proverò forse un'altra volta e comincerò come un diario, (in dal mio ingresso in Italia, dal mio viaggio in ferrovia da TJrvis: a Milano via Venezia; della mia conversazione con un fascista che voleva annettere all'It~lia Nizza, la Savoia, Malta, il Canton Ticino e al quale feci perdere la testa facendo la parte del nazionalista sardo e dimostrandogli scientificamente che l'Italia fascista avrebbe perJuto la Sardegna; il disgraziato non sapeva rispo:idere ai miei argomenti da fascista sardo e si contorceva disperatamente per convincermi che avevo torto: mi sono divertito un mondo. Ho sentito poi la conversazione di un industriale set2ivlo di Schio con un proprietario di terre di Padm·a che invece mi impressionò sinistramente per la sicurezza e la forza che gli interlocutori Jimostravano. E poi e poi, un convegno illegale Jel Partito, tenuto come passeggiata turinica in montagna dei dipendenti di un'azienda di 1'.1ilano: tutto il giorno discussioni sulle lendenze, sulla tattica e durante il pasto alla casa Ji rifugio piena di gitanti, discorsi fascisti, inni a Mussolini, commedia generale per non destare sospetti e non essere disturbati nelle riunioni tenute in bellissime vallette bianche di narcisi. E altro e altro ancora: la fioritura di garofani ro,si sul petto degli operai romani la notte in cui fu diffusa la parola d'ordine del partito per lo sciopero generale: ritornavo a casa verso la rnçzzanotte e tutto il quartiere di Porta Pia che attraversavo brulicava di operai col oarofano rosso in petto che dominavano le strade: c'era l'aria della sommossa nella periferia della città, m.!ntre n~l cen.tro i fascisti tentavano di destare il pamc~ coi loro ~rappelli, baionetta in canna, drappelli che spanvano quando appariva una compagnia di soldati pronti a sparare. Ma ... è starn un po' malinconico per me rientrare in Italia e subi~o dopo ve~ere la situazione così miglior:lta: sentire solo dai racconti l'impressione dei terrore passato nei momenti più acuti del fascismo; sapere dalla voce degli altri la caccia che i fascisti, credendomi a Torino, hanno dato alla mia ombra e_le bastonate e le baionettate prese pe< conto m1? da mio frateUo, che ci lasciò un dito e !a meta del suo sangue. Sono sicuro che non rnt avrebber? preso, ma avrei voluto provare q~esta emozione del sentirsi dare la caccia t:.1bb1osamente e di eludere la rabbia impotente. Figurati oggi: abito in una villetta di via Ve-

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