Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

GAETANOARFE' Il delitto Matteotti e l'Aventino Nel periodo che corre tra l'assassinio di Giacomo Matteotti e l'attentato Zamboni del 1926, che ha luogo a Bologna, si ha la grande prova di forza tra il fascismo e i supe'rstiti difensori dello stato liberale. Il carattere decisivo di tale battaglia ha fatto sì che si sviluppasse intorno a quegli avvenimenti una polemica vivacissima, di cui ancora ritorna di tanto in tanto l'eco. Ed è probabilmente questa non ultima tra le ragioni che hanno dissuaso gli storici dall'affrontare finora l'argomento. Parecchi contributi parziaìi ed anche pregevoli sono stati finora portati da studiosi di vario orientamento, ma ancora r,on esiste del periodo una ricostruzione complessiva. Abbiamo così ancora delle interpretazioni assai fluide e viziate dagli strascichi delle antiche polemiche, vediamo ancora di frequente affiorare la tentazione di rovesciare sull'uno o sull'altro dei protagonisti della lotta, sull'una o sull'altra delle formazioni politiche che vi ebbero parte, la responsabilità capitale dell'insuccesso. E' un criterio che non possiamo far no.- stra, anche evitando lo spirito da pubblico accusatore che in tali casi si finisce col subire, perchè quel momento della storia italiana si _presenta nella realtà come il luogo di confluenza di una serie di drammatici problemi maturati nei precedenti decenni, si presenta come un grosso groviglio di nodi che può essere dipanato soltanto con molta pazienza e molta cautela, evitando le spiegazioni semplici apparentemente convincenti, che in realtà finiscono col non spiegare nulla. L'assassinio di Matteotti avviene il 10 giugno 1924. Non appena appare evidentissimo il filo che lega il delitto al fascismo, e non ad un anonimo fascismo facinoroso e criminale, ma alle più alte autorità del regime, agli ambienti che 60 fanno diret,tamente capo- alla presidenza de,l BibliotecaGino Bianco consiglio, le opposizioni congiunte - con la sola eccezione di una pattuglia di liberali già in varia misura filofascisti, tra cui uomini della au-. torità di Giovanni Giolitti e di V.E. Orlando - abbandonano l'aula parlamentare, sollevando la cosiddetta questione morale, dichiarando impossibile il normale funzionamento dell'istituto parlamentare fino a quando giustizia non fosse stata fatta, fino a quando non. fossero state denun-• ciate e colpite innanzi tutto le responsabilità politiche poi quelle penali. * Il fatto è di una gravità eccezionale, nuovo nella storia d'Italia, ma non dà alcuno dei risultati auspicati. La maggioranza parlamentare eletta con una legge truffaldina e con elezi0m terroristiche, resta anche se sgomenta, col gover- ' no, il governo non si dimette, il re non interviene, il senato conferma a Mussolini la fiducia, condizionandola alla restauraz_ione ~ella legalità offrendo di fatto al governo la più solida tavola di salvezza. Le opposizioni restano sul loro ideale aventino aspettando lo scioglimento della .crisi per vie legalitarie, e promuovendo, per cooperarvi una vasta campagna di stampa nel paese, ricca di risonanze. Il gesto che le opposizioni avevano ritenuto decisivo resta in realtà sul momento senza effetto. La guerra di movimento diventa guerra di posizione, diventa una prova di .forza che dura a lungo, circa due anni, e si chiude con lo sgretolamento delle posizioni antifasciste e la sconfitta dell'antifascismo, con l'inst~urazion.e in Italia di un regime nuovo, che abbandona ogni scrupolo formale e ogni in.fingimento per costruire il proprio stato, tendenzialmente totalitario, col solo limite imposto dalla presenza in Italia di due istituti

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