Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

Esso vale a sfrondare un po' certi lauri di ammirazione. Allorché « .Il Mondo • pubblicò il noto mio memoriale io ne fui informato a Regina Coeli da alcuni agenti di custodia, i quali aggiunsero che i fascisti negavano fosse stato scritto di mio pugno. Allora, benché il memoriale - che anche io per intenderci chiamerò • memoriale Susi • -- fosse un preventivo riassunto affrettato dell'interrogatorio del 23 giugno 1924, redassi un memoriale, !'muco presentato ai magistrati dell'epoca, in cui ancora più particqlareggiatamente ripetevo le mie accuse a Mussolini, appunto per smentire un'altra dicerì,l, che io le avessi in seguito rinnegate. Ebbene, qualche giorno dopo venne a Regina Coeli - mi pare nel mese di febbraio, - il solo comm. Del Giudice per farmi firmare pagina per pagina detto memoriale. Dopo di che, siccome il Presidente della Sezione d'Accusa mi aveva sempre trattato con benevolenza e quel giorno con maggiore cordialità, mi sentii autorizzato a chiedergli: « Beh, dopo il discorso del 3 gennaio cosa diavolo farete voi magistrati?! » Al che Del Giudice, sorridente e con una sorta di bonaria rassegnazione, mi rispose testuahnente così: • Legheremo l'asino dove vuole u padro11e.Del resto per questo po' di tempo che devo restare in Magistratura... ». La risposta mi sconcertò assai, ma poi la compresi: Del Giudice, nel settore della Magistratura, era la prima. vittima del discorso intimidatorio del 3 gennaio. Se non reagirono come avrebbero dovuto il Sovrano, il Parlamento e le opposizioni dell'Aventino poteva questo onesto, ma isolato magistratò, assumere atteggiamenti molto più compromettenti?! Francamente non era possibile. Ed allora tanto lui che Tancredi si adattarono. Non voglio dire con ciò che essi fossero tipi da subire la volontà del Ministero della Giustizia fino al punto di capovolgere il corso dell'istruttoria da loro impresso prestandosi a salvataggi scandalosi, ma di sicuro si lasciarono tranquillamente promuovere e trasferire, uno -in Cassazione ed uno alla Presidenza della Corte di Appello di Catania. Salvo la mia lettera al « Crimen » io mi sono sempre astenuto da interventi chiarificatori a proposito del delitto Matteotti, anche quando si sono scritte inesattezze o piacevolezze. Per difficoltà materiali di tempo - che debbo, purtroppo, dedicare a lavori giornalistici di più urgente ed indispensabile rendimento, - non ho potuto terminare il libro sul delitto e sui processi Matteotti che per due terzi da tre anni è in possesso della Casa Editrice Ceschjna. Poi sono sopravvenute mie malattie, da maggio a settembre dell'anno scorso ed ora, in forma più inquietante, dal febbraio a tutt'oggi. Ma trattandosi di « Ponte », una rivista così autorevole, e del prof. Salvemini in questi due giorni ero stato invogliato ad intervenire per rettificare molti errori e molte gioconde fantasie ed anche per chiarire i snperstiti dubbi del Suo illustre collaboratore. Avevo, anzi, cominciato a buttare giù qualche nota. Poi ho smesso per varie ragioni: 1 °) Certe riesumazioni mi turbano e la mia salute in questo periodo non consente amarezze supplementari. Io ne parlo poco del mio sacrificio, talvolta non ci penso più nemmeno, ma i disturbi fisici di cui soffro mi obbligano a ricordare che questo sacrificio si cifra in 16 anni, tre mesi e due giorTl4 di galera, senza contare il-periodo di «confino». Non ho mai drammatizzato il mio caso politico-giudiziario perché non è mio costume farlo, ma è permesso avvertire a chi lo ha dimenticato che di questi 16 anni ben 11 e mezzo li ho scontati nelle Case di Pena di Nisida e di Procida in condizioni di. segregazione continuata - come sanno e possono attestare molti alti funzionari 956 BibliotecaGino Bianco

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