Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

maestri. Ma quella che è veramente interessante è la chiusa della lettera, che vale la pena di riprodurre testualmente: · " Infine la S.V. è prègata di far conoscere con cortese sollecitudine se in sede di formulazione di note di qualifica sia stato tenuto o meno conto per il passato dell'atteggiamento non disciplinato di un insegnante che da più di un anno chiede ininterrottamente il riconoscimento di un diritto che non gli spetta, intralciando il complesso lavoro inerente al_conferimento degli incarichi e supplenze di insegnamento nelle scuole di istmzione secondaria li. Dunque, nella « Repubblica democratica, fondata sul lavoro li, il Ministro della Pubblica Istruzione è convinto che il fare ricorso al Consiglio di Stato sia per un impiegato un atto di indisciplina, che intralcia il lavoro dell'Amministrazione e che giustifica un'adeguata sanzione in sede di formulazione delle note di qualifica. Che una simile convinzione sia stata e sia tuttora condivisa da uomini politici e da una certa burocrazia, non si potrebbe negare. Ma quello che è veramente singolare è la mancanza di pudore con la quale essa è esposta in una lettera ufficiale: e, anche in questo caso, temiamo che non si tratti di franchezza, ma soltanto di assoluta mancanza di consapevolezza della gravità dell'affermazione fatta. (L. P.). 14 SuL DELITTOMATTEOTTI-. Onorevole Direttore, un amico mi invia il n. 3 (marzo e.a.) della Sua rivista, una pubblicazione che non sempre posso seguire come sarebbe mio desiderio ed anche mio interesse professionale, e leggo l'articolo del Prof. Salvemini dal titolo Nuova luce sul delitto Matteotti, in cui il Suo illustre collaboratore tratta del libro Cronistoria del processo Matteotti, note e ricordi di Mauro Del Giudice, il defunto Presidente della Sezione d'Accusa che, negli anni 1924-25, insieme al Sostituto Procuratore Generale della Corte di Appello di Roma, Guglielmo Tancredi, condusse la famosa istruttoria, completata in tutte le sue parti; meno le conclusioni, cioè, requisitoria e sentenza. Credo che il libro postumo del Del Giudice sia composto, più che di materiale processuale accertato nell'istruttoria d'allora ed in quella rinnovata nel 1944-45-46, di impressioni più o meno piccanti e più o meno sensazionali che l'Autore, vivente nella primavera del 1950, fece pubblicare in un settimanale di criminologia e polizia scientifica. Dall'articolo del Salvemini ho appreso alcuni episodi mai saputi e mai contestatimi, come il ritrovamento di una ricevuta di 20 mila lire nella cassaforte dell'Ufficio Stampa, al Vimiriale, versata ad un deputato socialista che si diceva imparentato con Enrico Ferri; come la circostanza che i reduci dal delitto del Lungotevere Arnaldo da Brescia erano andati a lavarsi le mani, bruttate dal sangue di Matteotti, nella casa del comm. Fasciola, segretario particolare di Mussolini; oppure l'altra storiella che « in uno degli ultimi interrogatori li avrei chiesto « che fossero tolti dagli atti i fogli contenenti la prima deposizione che era durata cinque ore li. Già, come se io fossi tanto sciocco ed ignorante in materia di procedura giudiziaria e sulla funzione dei magistrati da considerare un'istruttoria penale - e di quale importanza! - come un giochetto che finisce • a tarallucci e vino », per dirla alla napoletana. Non poteva mancare l'altro episodio della gita a Frascati insieme a Bazzi e a due donne nel pomeriggio del delitto. La gita avvenne, sì, ma dopo le 22. Uua pura coincidenza su cui, dopo vari interrogatori ed accerta954 BibliotecaGino Bianco I I l,

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