Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

al mio posto.... Viola e Poveromo restarono presso fa macchina .... Volpi e Malacria avevano attraversato di .corsa la ·strada, e tenevano Matteotti per le braccia. Non vidi chi lo colpì al basso ventre, ma vidi Matteotti piegarsi in due. Continuò tuttavia a difendersi e a resistere.... Quando i miei compagni vennero verso la macchina, con Matteotti, in parte trascinandolo e in parte sollevandolo di peso, non ero ancora uscito da quelli specie di intontimento che mi aveva colpito fin dal primo istante .... Quando sentii chiudere gli sportelli ed una voce apostrofarmi: " che cosa aspetti, stupido, a premere? " fui richiamato alla realtà...: Ingranai la seconda, la térza e la quarta.... Nella macchina, intanto, tutto éra sconvolgimento e confusione .... Quando mi sentii gridare: "Ferma, ferma ".... Non so chi fu a dirmi che Matteotti stava male. Scesi ed aprii lo sportello. Il deputato socialista giaceva riverso sul sedile posteriore e buttava sangue dalla bocca.... Il poveretto ormai non dava più segni di vita. Forse fu Malacria che disse: " Non e' è più ·niente da fare'. ~ morto" .... Matteotti era morto di uno sbocco di sangue .... Soltanto molti mesi dopo venni a sapere che il deputato socialista era affetto da una grave forma di tubercolosi e che, con tutta probabilità, i pugni infertigli al petto erano stati la causa della grave emottisi che ne aveva determinato la fulminea morte». Non è il caso di continuare. Basterà ricordare che quella forma di tubercolosi non comparve mai in nessun documento delli istmttoria. Dumini venne a conoscerla soltanto molti mesi .iopo. Il libro del Dumini fu recensito dalla « Civiltà Cattolica ", 24 novembre 1951, pp. 571-2, con una misericordia che non si troverebbe l'eg~ale se si trattasse di un martire della vera fede. Ecco che cosa leggiamo in quel documento di carità cristiana: • L'efficacia dello stile e la commozione dell'animo, che per via del libro si comunica al lettore, anche se qualche sfumatura di furberia e di reticenza qua e là dispiaccia, richiamano fortemente a una maggiore serenità ed equità di pensiero e di giudizio sul tragico avvicendamento degli eventi, da cui è stata travolta la vita del Dumini e dei quali egli porterà sempre impresso il tormento nel corpo e nell'anima. Troppa politica di parte e faziosità di passioni sono entrati nei giudizi pronunciati ed eseguiti. Orbene, giustizia significa essenzialmente proporz-ione. E se la condanna dell'innocente grida vendetta al cospetto di Dio, anche l'infierire oltre ogni proporzione contro colui che, senza il nefasto influsso delle passioni politiche, avrebbe già scontate le sue colpe legali come ha redento quelle morali, è una 'iniquità che non può lasciar tranqµilÌe le coscienze dei cittadini. Un provvedimento di grazia sovrana sembra chiesto, oltretutto, da ragioni di umanità ». (G. S.) 320 BibliotecaGino Bianco

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