Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

Senato era « per quattro quinti " asservito a Mussolini. La magistratura, dichiarando la propria incompetenza, avrebbe fatto il giuoco di costui. L'istruttoria doveva continuare finché non fossero accertate tutte le responsabilità. Solo allora si sarebbe visto il da fare. Nel novembre 1924 la istruttoria era al completo: 44 grossi volumi! Era ora di concludere .... Proprio in questo momento il lavoro di Del Giudice e Tancredi fu arrestato! Nel dicembre Giuseppe Donati, militante nel partito popolare e direttore del quotidiano « Il Popolo », presentò al Presidente del Senato una denuncia, in cui accusava De Bono di complicità nel delitto Matteotti: il Senato, costituito in alta corte di giustizia, avrebbe giudicato su quella accusa. Io mi trovo per caso a poter dare qualche particolare su questo avvenimento. Ero a Roma, quando i quotidiani fascisti pubblicarono il testo della denuncia di Donati. Come mai, mi domandai, il documento era pubblicato dai quotidiani fascisti e non dal « Popolo » diretto dallo stesso Donati? Andai alla redazione del « Popolo n. Donati, seduto innanzi al suo tavolo, taceva, mentre intorno a lui tutti vociavano. Non c'era modo di cavar nulla da tanto disordine. Dopo aver cercato inutilmente di capire quel che succedeva, dissi a Donati: " Andiamo a colazione ». Lo presi a braccetto e me lo portai via. Quando fummo soli, mi disse che era sua intenzione di presentare la denuncia al Senato, e ne aveva steso il testo, ma questo non era deRnitivo; lui lo aveva lasciato la sera prima nel cassetto di redazione; nella notte il documento era stato trafugato e dato ai giornali fedeli al regime. Lui non aveva fiducia né nel giudice istruttore, né nel pubblico ministero. Costoro non avrebbero mai consentito che fosse fatto il nome di Mussolini. Si andava verso una assoluzione generale in camera di consiglio. Perciò riteneva necessario che almeno il caso personale di De Bono fosse discusso pubblicamente dal Senato convocato in alta corte di giustizia. Io non sapevo se non ciò che i giornali avevano detto nei mesi precedenti: cioè non sapevo nulla. Ma era chiaro che Mussolini, pubblicando quel documento, aveva messo Donati con le spalle al muro: o presentava la denuncia, o, non presentandola, cadeva nel ridicolo. Gli dissi: " Se non sei sicuro di quanto affermi, dichiara che quel documento non era che una bozza per tuo uso personale, tutt'altro che definitiva, e protesta perché ti è stato sottratto e pubblicato contro la tua volontà. Ti troverai in una posizione debole. Ti metteranno in ridicolo. Ma il male è fatto, e non c'è altro rimedio. Se, invece, sei sicuro del fatto tuo, da' al documento la forma definitiva, e va' fino in fondo. Riderà bene chi riderà l'ultimo ». Lui era sicuro del fatto suo, e andò fino in fondo. Ma aveva in mano poco o niente, e aveva tirato a indovinare. Con tutto questo, De Bono su un capo d'accusa non poté essere assolto che per insufficienza di prove. E quella insufficienza fu un successo indiscusso di 314 BibliotecaGino Bianco

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