Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

miei dubbi e le richieste di chiarimenti; lui avrebbe allora rifatto ìl testo; e solamente in base a questa ultima e definitiva versione io avr_ i tirato le mie conclusioni. Il risultato fu un memoriale di Rossi, che io conservo e che spero di pubblicare, se avrò il tempo di rifare per l'Italia il lavoro del 1928. Ma posso senz'altro dire che quel memoriale non mi convinse che Rossi fosse stato estraneo al delitto Matteotti. Nel libro inglese e nel libro francese non mi sentii in diritto di condannarlo, ma non mi sentii in diritto neanche di assolverlo. Scrissi che non potevo decidere. Oggi, leggendo quel che egli disse a Del Giudice, « Il buon generale riserva i migliori colpi per il momento decisivo della battaglia », mi domando come avrebbe potuto sferrare quei migliori colpi altro che rivelando la parte avuta da lui e da Mussolini nell'assassinio di Matteotti. ' A questa domanda sono condotto da un particolare che incontro nella Cronistoria di Del Giudice, e che mi era prima ignoto. Del Giudice racconta che lui e Tancredi, informati che nel pomeriggio del 10 giugno Cesare Rossi e Carlo Bazzi, direttore di un quotidiano fascista, erano stati visti a Frascati in uno dei più eleganti ristoranti in compagnià di due " donzelle emancipate ,,, accertarono il fatto con l'interrogare le due tortorelle, e lo contestarono a Rossi. Questi domandò che cosa c'entràva quella gita da scapolo con l'affare Matteotti. Del Giudice gli rispose che quella gita poteva far ritenere che lui, conoscendo quel che sarebbe avvenuto 'in quel pomeriggio, si era precostituito quell'alibi, e questo costituiva un nuovo indizio di colpevolezza. Rossi tacque. Orbene, anche Marinelli, il 10 giugno, si era fatto vedere in Milano da chiunque avesse avuto voglia di vederlo. Ben sapendo quel che avveniva quello stesso giorno a Roma, l'uomo si costituiva così un alibi. Cesare Rossi non si costituiva nello stesso tempo un alibi a Frascati, ben conoscendo anche lui quel che bolliva in pentola? Con tutto ciò, non oserei dire che su questo lato del problema si possa avere una opinione sicura. Lampante diventò ben presto la responsabilità di Marinelli. Costui, il 31 maggio, cioè dieci giorni prima dell'assassinio, aveva scritto· al governator~ delle prigioni di Poggio Reale, a Napoli, domandandogli di rilasciare un carcerato, Otto Thierschwald (Del Giudice scrive "Thiersch-Wall u); e costui all'atto del rilascio ricevette l'ordine di recarsi a Roma, all'Hotel. Dragoni, e lì mettersi agli ordini di un « Bianchi ». Qui ricevé dal « Bianchi u l'ordine di studiare le abitudini di Matteotti (interrogatorio Thierschwald, 23 giugno 1924). Ora " Bianchi » era né più né meno che Dumini, e l'Hotel Dragoni era il quartier generale di Dumini e dei suoi complici venuti da Milano per la bisogna. Marinelli era andato in persona a Milano a dar loro le istruzioni e a fornirli del denaro necessario per il viaggio. E se ne stette il 10 giugno, come abbiamo visto, a Milano a fabbricarsi l'alibi. 311 BibliotecaGino Bianco

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