Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

soldati. Rossi non aveva perciò torto a temere di essere fatto fuori, mentre stava in carcere. Del Giudice lo lasciò parlare. E l'altro, per ben cinque ore, raccontò che Mussolini aveva espresso a lui e al Marinelli il proposito di creare un organismo segretissimo per atterrire i deputati d'opposizione, specie Matteotti, « con ferimenti, bastonate, purghe forzate d'olio di ricino, ed occorrendo, con l'uccisione dei suoi più pericolosi avversari, inducendo così tutti al silenzio più completo ». Rossi propose Amerigo Dumini. E Mussolini: « È persona adattissima alla bisogna ». De Bono, direttore generale dell~ polizia e comandante supremo della Milizia fascista, approvò anche lui. L'assalto e la devastazione del villino Nitti a Roma (29 novembre 1923) fu opera della banda Dumini. Quando fu compiuto il primo tentativo di omicidio in persona di Amendola, Mussolini, che era a Milano, telefonò a De Bono: « Ora vado con maggiore appetito a fare colazione ». Quando Misuri fu quasi massacrato, Mussolini disse a De Bono: « Per ora è sufficiente. Se tornasse a fare un altro discorso di opposizione, allora bisognerà farlo fuori del tutto ». E De Bono: « Ma allora uccidiamolo adesso, così ci risparmieremo un secondo discorso di opposizione ». Alla fine di quel lungo racconto, Rossi dichiarò che della scomparsa di Matteotti non sapeva niente. E continuò in questa negazione per tutti gli interrogatori successivi. In uno degli ultimi interrogatori domandò che fossero tolti dagli atti i fogli contenenti la sua prima deposizione che era durata cinque ore. Il giudice gli rispose che poteva ritrattare quel che voleva; ma gli atti non potevano essere distrutti. In un momento, in cui. le sue parole non erano messe a verbale, disse: « Il buon generale riserva i migliori colpi per il momento decisivo della battaglia. Quando saremo al giudizio in corte. di assise, dal mio banco di imputato dirò tutto quanto ha fatto e quello che intendeva ancora fare di delittuoso Benito Mussolini »: Perché non parlava ora? Del Giudice non si pose questa domanda. Si limita a dire che Rossi « rese un segnalato favore alla giustizia », e ritiene che Rossi era sinceramente pentito di essersi associato alla triade Mussolini-De Bono-Marinelli, e non aveva avuto parte nell'affare Matteotti. Sarà. Ma, se era innocente in quell'affare, perché rifiutò sempre ostinatamente di vuotare il sacco fino al processo pubblico? Non è piì:1 ragionevole pensare che aveva il piano di obbligare Mussolini ad evitare il processo pubblico con la minaccia di riconoscere se stesso colpevole ma nello stesso tempo chiamare come correo il principale? A questo proposito merita di essere ricordato il mio incontro con Cesare Rossi, nell'estate del 1927 a Parigi. Giuseppe Donati mi disse che Cesare Rossi desiderava convincermi della sua innocenza. Io preparavo il mio Fascist Dictatorship in Italy, e non potevo rifiutare quella testimonianza. Avemmo un lungo colloquio. Alla fine gli dissi che sarebbe stato bene fthe lui mettesse ogni cosa per iscritto; io avrei esaminato con cura la sua testimonianza, e avr(;)i interpolato in essa i 310 BibliotecaGino Bianco

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