senza appello, e non s:i.rebbe così stolto da presentarsi davanti a Lui, reo di. menzogne e di falsità ». Tutto quanto conosciamo da ogni altra fonte attendibile coincide perfettamente con quanto il vecchio magistrato racconta. Se aggiunge particolari ignoti, quei particolari si ingranano perfettamente in quanto già sapevamo di sicuro. Qualche rara inesattezza che occorre su particolari non essenziali, rimasti fuori dalla sua esperienza personale, o che è dovuta al lungo tempo trascorso, non toglie nulla alla solidità della testimonianza. Il Del Giudice cita la Beatrice Cenci del Guerrazzi (mai sentita nominare, direbbe un giovane nato dopo la marcia su Roma), e il diritto romano;_sa che Sallustio parlò di Lucio Sergio Catilina; ci racconta la storia di Senofonte, che, alla notizia del figlio morto valorosamente in battaglia, continuò senza una lacrima nella cerimonia religiosa a cui attendeva, dicendo: « Sapevo bene che avevo un figlio mortale »; conosce G. B. Vico, Tacito, Svetonio, Omero, Dante e San Paolo. E dice: « frangar non fl,ectar ». Insomma è uno di quegli uomini semplici, ma moralmente integri e tutt'alb-o che stupidi, che vanno guardati con rispetto, anche se un po' ridicoli, perché usciti di moda. I lettori del " Ponte » gradiranno, spero, conoscere quali elementi la Cronistoria del Del Giudice porta alla ricostruzione di quella che fu una svolta decisiva nella storia della dittatura fascista e dell'Italia. Nove giorni dopo la scomparsa di Matteotti (avvenuta il 10 giugno 1924), avutasi la certezza che era stato rapito in Roma di pieno giorno, la isb-uzione del processo fu avocata, come di legge, alla sezione di accusa, di cui Del Giudice era presidente. Il- primo presidente Faggella gli domandò: « E tu ora che intendi fare?». E lui: « Convocare fra un'ora la sezione di accusa ». E l'altro: « Alla tua età? hai bene riflettuto? ». Del Giudice: « Non appartengo a quella categoria di funzionad adusati a riversare sempre lavoro e responsabilità sulle spalle dei loro dipendenti ». E l'altro: « Del processo che t11 istruisci, non rimarranno che le sole caite ». Del Giudice: « Molto probabilmente non rimarranno neppure le carte, che saranno fatte sparire dal regime fascista, appena operato il salvataggio completo degli assassini, dei loro complici e mandanti ». • Il procuratore generale Crisafulli designò come suo sostituto Umberto Guglielmo Tancredi. Siccome era risaputo che il Crisafulli era asservito al Ministero della giustizia, Del Giudice accolse con diffidenza il Tancredi; ma presto si persuase di aver da fare e.on un onestuomo. Quella stessa sera Del Giudice e Tancredi andarono a Regina Coeli, dove erano detenuti Amerigo Dumini, Aldo Putato, Albino Volpi, Giuseppe Viola e Amleto Poveromo, presunti autori del ratto (non si conosceva ancora che cosa fosse successo dello scomparso). Era arrestato anche Filippo Filippelli, direttore del quotidiano « Corrie- -306 BibliotecaGino Bianco
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