8 ~i ugno 1952 RISORGUtE~TO SOCIALISTA P-.. a Ricordo di Giacomo Matteotti La carriera del littore Non ci piacciono le sagre e men che meno quelle commemorative. Specie se hanno per oggetto i compagni che può suss1,..tere che la sola pro~pettiva della lotta ad oltranz_~. del rovesciamento radicale. Io non mtendo p1u oltre assistere a un simile mortorio - scriveva, indignato dello spirito negativo e del prudenziale scetticismo dei suoi stessi compa~i -. Cerco la vita. Voglio la lotta contro il !asc1smo. Per vincerla bisogna inacerbirla . Ed e per questo che come una irrefutabile dichiarazione stilò quel suo • Un anno di dominazione fascista>, cruda elencazione di fatti di dati di ~p~odi, di cifre, di documenti che a d~gli 1taham meno frastornati avrebbe àa sola dovuto suscitare, secondo il suo intento, quel clima di • frattura morale • che per qualche mese seppe c_r~are il suo sangue, condannando responsabihta e connivenze di tutti gli uomini del fascismo. Ed è per questo che, tra la furia scatenata dei deputati fascisti e la costernazione dei suoi stessi colleghi, pronunciò il 30 maggio 1924 quell'ultuno discorso - un antiretorico e schiacciante atto d1 accusa sulla beffa elettorale fascista - che doveva segnare la sua condanna a morte. L'esemplare curriculum dello storiografo ufficiale dell' "Unità,, ' nella lunga lotta abbiamo visto cadere e che, tutto sommato. preferiamo serbare, in silenzio, nel nostro cuore. E specie se hanno per oggetto un uomo dell'altezza dell'integrità e della serietà d1 un Giaeomo Matteotti. Questo cercare di illuminare il proprio scialbo pallore alla luce della gloria altrui, quando meglio varrebbe (e sia detto per tutti i socialisti) fare atto di contrizione; questo innalzarsi rnlla punta dei piedi per abbozzare il tentativo di un paragone; questo con: clamarsi i prosecutori i successori, i legittimi eredi quando rispetto alla dirittura, al coraggio fisico e morale, alla fede socialista di Giacomo Matteotti corre un abisso: tutto questo è retorica. E la retorica preferiamo lasciarla ad altri. . Tanto meno ci piacciono le commemoraz.10ni per compartimenti stagni. Ciascun parti~o che, vantando una specie di legittima pertinenza, presenta un eroe o un martire che appartiene a tutti come fiore del proprio giardino, sottolineando peraltro che si tratta di un hortus conclusus. Nè si fa alcun passo innanzi - come è appunto il caso attuale - .se la celebrazione avviene ad opera di un certo gruppo di partiti, in base ai loro odierni e contingenti interessi, dunenticando che essi non rappresentano nemmeno tutto lo chieramento antifascista d'allora. Matteotti, oggi. non appartiene a nessuno dei fratturati tronconi socialisti perchè appartiene a tutto il socialismo. E anzi, non tanto per quel che fu - un socialista intimamente legato alla classe lavoratrice - ma per la battaglia che il suo assassinio scatenò, non appartiene nemmeno più al solo socialismo, appartiene all'antifasc\- smo italiano. A un particolare settore dell'antifascismo: quello della lotta ad oltranza, irremissibile intransigente senza possibilità di soluzioni che n'on comportass'ero il radicale rovesciamento del fascismo. Il baratro che divideva dal fascismo uomini come Giacomo Matteotti non era semplicemente una sostanziale divergenza di opinioni politiche, un aborrimento per gente che al metodo democratico sostituiva la violenza e la sopraffazione, un disdegno per masnadieri dediti a un'avventura dietro cui presagiva e denunciava già, tra i molti abbagliati dal mito della e restaurazione dei valori nazionali », la sicura catastrofe. Era qualche cosa di più grave e di più drastico: era l'incompatibilità di due civiltà, era l'antagonismo di due sistem_i di lotta, ~a il conflitto di due mondi morali. Di qm quello che non era il suo pessimismo. ma la sua irremissibile intransigenza. Appunto per questo Matteotti no~ si_illuse m~i sui termini della lotta. Intese berussuno che 11 fascismo avrebbe percorsa, e fino in fondo, la sua parabola di violenza e di tirannia. Intese benissimo che non lo avrebbero arrestato o mutato nè espedienti parlamentari, nè interventi della corona, nè tentativi trasformistici. Perduta la libertà (e Matteotti più di ogni altro intese che essa era andata perduta o si stava perdendo assai prima della e marcia su Roma > con le violenze e gli assassini perpetrati sui sing«;>li l~v◊-: ratori con le distruzioni delle orgaruzzaziom economiche e sindacali, con le devastazioni delle sezioni dei partiti operai), non rest~va ~ropri~ più nulla da salvare. • Nessuno puo lusingarsi che il fascismo dominante deponga le armi e restituisca spontaneamente all'Italia un re_gime di legalità e di libertà - scriveva a Turati, lamentando la debolezza della resistenza socialista al regime -. Tutto ciò che esso ottiene lo sospinge a nuovi arbitri, a nuovi SOJ?rusi. E' la su~ essenza la sua origine la sua umca forza; ed e il temperamento stess~ che lo dirige. Perciò un partito di classe e di netta OJ?POSizione !!on può raccogliere che quelli che siano decisi a una resistenza senz.a limite con disciplina ferma, tutta diretta ad un fine, la libertà del popolo italiano>. Nessuna illusione di comi:,romesso, di coesistenza. di resipiscenza nei confronti del fascisl!lo, quindi, perchè Matteotti - u~c~,. forse - gm: stamente sentiva la incompat1b1htà totale nei confronti del fascismo. Rispetto alla quale non I NOVELUNO 'sil I piccioni di Duclos D aU'autopsia praticata ai piccioni morti sequestrati sull'automobile di Duclw è risultato quanto segue: I piccioni viaggiatori erano regolarmente iscritti al partito comunista. Al momento dello arresto - s~condo le istruzioni ricevute in precedenza - ranno inghiottito i messaggi che portavano addosso e si so-no s~dati con 1:acido pru.uico, offrendo la loro vita per scagionare l'amato capo. A-vvertenza a Romita Cavour ebbe a dire un giorno ad un amico: e Se penso a quello che mi tocca fare, ~ pure per l'Italia, certe volte mi viene la vogha di sputarmi in faccia>. Romita, che dichiara volentieri di prendere Cavdll.ir come modeZlo, stia attento a non confondere l'Italia con la sua personale carriera politica. Promemoria per Nenni (bis) D efinizione di Azione: parola__che, per un veno o per un aitro, in politica non porta buon augurio. Vedi: Partito d'Azione, Azione Cattolica, Patto di Unità d'Azione. ABACUC Matteotti, Amendola, Gobetti Gramsçi, i Rosselli, Buoz.zi: Mu.>30lini sapeva' màividuare con acutissimo intuito le sue vittime. Quelli che erano veramente gli uomini d1 punta, quelli che erano veramente una mmaccia e una i;confessione del suo dominio violento, quelli che erano veramente le forze del domani. La classe lavoratrice avvertì sùbito l'insegnamento di Matteotti. Se fuori del suo Polesine se fuori del Veneto, poco conosceva il deputato soci~lista, così ritroso, così poco • capo •. così nemico delle parole e delle parate essa comprese che il problema del fascism~ s1 poneva come lo aveva posto Matteotti e come purtroppo non lo pose l'« Aventino• troppo fiducioso nel Giacomo M atteoti1 ~olo e scandalo morale• o nell'intervento di una monarchia ormai complice del fascismo. In termini cioè di lotta ad oltranza, di lotta popolare, d; lotta generale contro il fascismo. Per questo Matteotti fu lui a gettare i primi, e fecondi, germi della Resistenza; l'mc1tamento a quelìa riconquista popola:·e della libertà che seppe poi operare, nella lunga e sanguinosa lotta, il popolo italiano nella sua unità antifascista. GIULIANO PISCHEL G 1ustamente preoccupati per i risultati conseguiti nelle ultime elezioni dal MSI, i comunisti hanno deciso di cominciare a occuparsi con serietà del fenomeno fascista. Tra le misure prese dai dirigenti delle Botteghe Oscure è da segnalare quella della pubblicazione di una e inchiesta sul fascismo •· le cui prime puntate sono già apparse sull'Unità. Autore dell'inchiesta è Fidia Gambetti. Per chi fosse portato, con colpevole leggerezza, a sottovalutare l'importanza dell'iniziativa storiografica o a misconoscere l'oculatezza nella scelta delrautore di essa, ncorderemo qui alcuni precedenti pubblicistici del Gambetti che stanno a dimostrare come egli abbia tutte le carte in regola e come ben a ragione sia stato scelto dall'organo del PCI per un tale compito. Fidia Gambetti ha un passato che ci assicura sulla sua consumata esperienza di fascista e di giornalista del Regime. Dopo aver partecipato ai Littoriali della cultura, in uno dei quali si meritò l'alloro, egli fu infatti per lunghi annt collaboratore di giornali fascisti di punta quali L'Assalto di Bologna, Santa Milizia di Ravenna, H Corriere Adriatico di Ancona. Accanto alle attività giornalistiche egli svolse anche una efficace attività politica come segretario particolare del federale fascista d1 Ancona, Vicari. Quando giunse l'« ora fatale• lo scrittorelittore lasciò il libro per il moschetto e, conse. guente alle sue idee - • dobbiamo lottare ad oltranza contro il bolscevismo , ( Provincia di Asti del 23-11-'41) chiese di essere inviato col I poveri possono attendere M agro e spaurito, l"uomo si fermò davanti al tavolo, rossastro. sporco e graffiato, e attese. Finalmente l'usciere sollevò di malavoglia gli occhi dal giornale: e Desidera? ,. « Dovrei parlare con la segretaria del Presidente•· • Nientemeno! ... e che cosa vuole dalla segretaria del Presidente? •. e Sa già della mia visita; le ha telefonato il commendator X>, • Be' - concluse l'usciere m tono dispettoso e deluso - riempia questo•· E gli spinse davanti un foglietto di carta. L'uomo scrisse con qualche difficoltà e riconsegnò il modulo. Subito l'usciere gettò avidamente gli occhi sulla dicitura • motivo della visita•• ma restò deluso: l'altro aveva scritto soltanto • personale>. « Primo piano , profferì seccamente e si immerse di nuovo nella lettura del giornale. L'uomo salì lentamente la scala, ansando un poco, e giunto in cima si trovò a capo d'un lungo e stretto corridoio deserto. Nella prima porta a sinistra un cartello diceva: • Cassa - Orario dei pagamenti dalle ore 9 alle 12 ». e Forse dopo dovrò venir qui - pensò l'uomo -. Almeno si sbrigassero, altrimenti non faccio in tempo,. Percorse il corridoio deserto, svoltò in un altro egualmente vuoto e poi ancora in un terzo, in fondo al quale finalmente intravvide un tavolo gemello di quello d'abbasso e un altro usciere che leggeva anche lui 11 giornale. Fu invitato ancora ad attendere in un salotto vicino. L'uomo si rannicchiò in un enorme seggiolone (ce n'erano una quindicina tutti eguali in giro) e cominciò a guardarsi attorno: un gran tavolo nel centro, due porte girevoli, di stoffa imbottita, e alle pareti due o tre corrucciati cardinali che cominciarono a fissarlo con aria inquisitrice. Intanto l'uomo lavorava col cervello: certo gli avrebbero dato cinquemila lire, forse anche diecimila. Quest'ultima cifra gli fece girare la testa. Diecimila lire! Prima le medicine per il bam. bino, poi la risuolatura delle scarpe della madre che non poteva uscire di casa e poi, finalmente, un buon pranzo; si sarebbe anche comprato dieci e nazionali ,. se gli davano diecimila lire, e cinque se gliene davano cinquemila ... « Paternità, professione, indirizzo. To', scrivili qui> disse l'usciere porgendogli un modulo. Aspettò che scrivesse glielo tolse e si mise a leggerlo. Arrivato alta professione, borbottò qualche cosa e lo guardò sospettoso. Poi se ne andò di nuovo. L'uomo restò lì fermo. Si sentiva ribollir dentro l'ira: che cosa credeva quello, che avesse messo una falsa professione? Quella che aveva scritto era stata la sua anch@se ormai non aveva più nessuna speranza di poterla riprendere. Certo. pensò, per costui è una colpa essere sfortunati ed è una vergogna essere disoccupati. Ventun mesi che non lavorava: ventun mesi di stenti. di sacrifici, di umiliazioni delle quali questa non sarebbe stata certo l'ultima. Perchè la gente è tanto feroce con chi ha bisogno? E perchè i più feroci sono proprio quelli che avrebbero meno ragione di esserlo? Guardò in sù, verso il cardinale dal fiero pizzo alla Richelieu, ma quello continuò a fissarlo freddamente. L'usciere si riaffacciò di nuovo e, chiamandolo forte per nome, lo fece sobbalzare. • Vieni con me> gli disse, facendogli cenno di seguirlo in una stanzetta contigua. e Mettiti lì - gli impose poi perentoriamente - e scrivi una domandina: Io sottoscritto ecc. ecc. versando in gravissime condizioni economiche ecc. ecc. faccio rispettosa domanda alla S. V. Ill.ma affinchè mi sia con. cesso un sussidio. Hai capito? •· e Sì, grazie. Ma... non debbo parlare prima con la segretaria del Presidente? ». • Che bisogno c'è? - ribattè l'altro con insolenz.a - tanto Si sa già perchè sei venuto ... ». L'uomo inghiottì a fatica la saliva che improvvisamente gli aveva riempito la bocca, gh occhi gli si velarono di lacrime. Si mise a scrivere la • domandina • e la mano gli tremava In quel momento avrebbe voluto non esser, venuto. Ma poi l'idea del bambino, delle scarpe da risuolare e, soprattutto, l'idea della solenne mangiata (da quanto tempo non sedeva a una tavola apparecchiata?) gli ridiede un po' di coraggio. Scrisse, consegnò il foglio e fu rispedito nel salone, ad attendere. In quel momento, vicine e beffarde, ulularono le sirene di mezzogiorno. L'uomo scattò in piedi improvvisamente stravolto. « Adesso - pensò - ades· so la Cassa chiude». Guardò istintivamente i ritratti dei tre cardinali, con quei volti perfettamente rotondi e paffuti e quelle mam bianche e gonfie come cuscini. Gli parve che Sua Eminenza gli dicesse: - Pazienza, figliuolo. Questa, lo sai, è una valle d~ lacrime. - Per la terza volta la voce dell'usciere lo fece sobbalzare. • Vieni dal dottore •· Ed egli lo seguì docilmente per altri tre o quattro corridoi a zig-zag e si trovò alla presenza del • dottore •· • Tu hai scritto questa domanda? •· « Sissignore», rispose. • Questa è la tua professione?»; e il tono era chiaramente incredulo. L'uomo tirò fuori una tessera. « Va bene, va bene - disse con impazienza il dottore - ma lo sai che ci vorrà almeno venti giorni prima che la tua domanda passi alla Commissione? ». • Venti giorni?• ripetè l'uomo con un filo di voce. • Naturalmente, sì; ma vedremo che cosa si può fare>. L'uomo capi che il dottore voleva essere supplicato e represse un moto di ribellione. Si umiliò ancora per soddisfare la meschinità di quell'uomo (un uomo come lui) éhe lo guardava dall'alto della sua posizk>ne sociale, pregò, supplicò, lodò, adulò. Pensava al bam. bino, alle scarpe, alla fame, a quella gran fa. me... • Bene - concluse infine 11 dottore - aspettami lì fuori ». L'uomo, tremando e balbettando, ebbe allora anche Il coraggio di dirgli che mezzogiorno era suonato e che la Cassa forse era chiusa, che vedesse lui, lo aiuta~- se ... Il dottore lo guardò con commiserazione. L'uomo si ritrovò ancora nel salone, con gli enormi seggioloni e i tre cardinali indifferenti ormai e si sorprese a passeggiare torcendosi le mani, pervaso da una sconfinata amarezza e da un odio sconfinato contro se stesso. Poi il pensiero delle cinque, forse delle diecimila lire lo rasserenò: non potevano dargliene di meno, dopo tutto quello che gli avevano ~tto provare. Finalmente il dottore lo fece richiamare. En. trò col cuore in gola e con un sorriso stupido sulle labbra. Il dottore aveva assunto un'aria importante, parlava con tono solenne. L'uomo non lo segui va bene, il pensiero fisso alle cinquemila lire (forse dieci!) che stava per rice. vere. L'altro continuava a parlare lentamente, con unzione, con giri di frase ben torniti: faceva intendere che per lui, per il dottore, il mezzogiorno era suonato inutilmente perchè egli era il protettore dei poveri, dei diseredati, dei derelitti... « Insomma - pensava irosamente l'uomo - se me li devi dare questi quattro soldi, dammeli senza tante storie! ». Ma il dottore continuava a parlare, con unzione. Finalmente si fermò, trasse da una cartella una banconota. - ' un'altra. L'uomo, tremando, le prese: mll cinquecento lire. Restò fermo, come inebe ... o. E non udì il dottore prc,. nunziare le ultime parole: • Oh, niente ringraziamenti, prego.. VITALIANO RIDERELLI Il tandeID fantasIDa Il ttn. \1ac Mthur Da qualche settimana il senatore Taft e il generale Mac Arthur filano il perfetto accordo. Svanite sul nascere le poss i b il i t à. presidenziali dell'ex-proconsole del Giap,pone e venuto meno, perciò, ogni motivo di rivalità. i due Si sono trovati uniti da un senso di feroce, addirittura -primitivo risentimento contro l'amministrazione democratica di Truman e contro il generale Eisenhower. Il lato più curioso della vicenda è lo spreco degli elogi che Taft e Mac Arthur si scambiano. Sembra di vedere un cieco appoggiarsi ad uno zoppo. tra l"il.arità. degli spettatori. Mac Arthur indirizzava, ai -primi di giugno, un telegramma all'ex-governatore del Dakota del Sud pregandolo e di fare tutto il poosibil.e per aiutare il senatore Taft nell.a. sua campagna elettorale in questo Stato ... Alcune ore dopo il senatore isolazionista dichiarava che • Mac Arthur è il nostro più grande sol.dato• e che se lo si fosse ascoltato, la guerra di Corea sarébbe stata vinta da un pezzo. « Un'amministrazione repubblicana - ha concluso Taft - mancherebbe ai suoi doveri se non facesse appello alle capacità e alle cognizioni uniche del generale Mac Arthur . Taft dunque, sembra aver già pronto il suo gabine'tto • fantasma •· E non è un fantasma allegro. Esso pesa come una maligna prospettiva sul mondo. Le inondazioni del Mississipì o mezz'ora di terremoto in Giappone sarebbero meno disastrose di una vittoria del tandem TaftMac Arthur. Ci sarebbero guai per tutti. Piangerebbero i lavoratori americani, cui l'idiosin· crasia sindacale di Taft riserverebbe chissà quali tormenti. Si immalinconirebbero gli inglesi, il cui governo conservatore diverrebbe, al confronto, il più progressista del mondo. Si strapperebbero i capelli t dieci primi ministri dell'Europa occidentale che non. potrebbero sperare da Taft un centesimo di aiuti. I cinesi perderebbero !"impassibilità, paventando una qualche pazzia macarthuriana. Perfino Stalin non potrebbe più ripetere che la guerra non è inevitabile e starebbe a guardare sospettoso le mosse del nuovo ,1overno americano, maLedicendo la sorte che gli toglie una tranquilla vecchiaia. Si ha un bel dire che Taft rappresenta la più gelosa anima dell"America, quella dei coloni det Texa.s e degli avventurosi finan.zieri; si almanacchi pure sui voti dei democra.tici del Sud (i dixiecrats) che andrebbero a far blocco con. i repubblicani, si ripeta che il mondo da un po' di tempo a questa parte ha invertito la rotta e va a destra e che un governo repub· blicano è nell.a. fatalità delle cose... Noi continuiamo a non dar credito al signor Robert Taft. Poicltè Taft ha con.tre di sè le classi lavoratrici che costituiscono, anche in America, la base elettorale più vasta e più forte. Così lo scambio di gentilezze tra Taft e Mac Arthur ha tutta l'aria di avvenire in pura perdita. Malinconico destino di un generale che sognò di essere l'emulo di Cesare e di un uomo politico cui la tradizione familiare e l'abilità manovriera fanno balenare. da un decennio, un miraggio fuggevole. ANDREA CORSI .............._ .......... . .. . ...,._ . ........................................... ~ . ~ ................ ------ ............... .. ..,..__,...........,._ ............... ~~ ............... .---...- .............................. ~~-----~ ............... ~~~~~ .............................. SARTORIA TOGLIATTI & C. l ~AH 1un1/\ I~ ( ' 1- .:;5BibliotecaGino Bianco ' . ' . , . . L {/A lf Corpo di spedizione a combattere contro i russi. Il Gambetti non e nuovo alle stone del fascismo. Egli deve anzi la sua prima notorietà a un volume edi'.o nell'anno XIV dell'E. F. che si intitola appunto • Cronache del tempo fasci. sta . Nelle cronache delranno 1919 troviamo questa incisiva sintesi storica di quel periodo: e Di contro all'incoscienza e alla impulsività manovrate abilmente dagli uomini politici che spingono ad insultare i mutilati, ad amnistiare i disertori; di contro all'assurdo morale e umano che induce la Confederazione del Lavoro a mettersi al servizio del socialismo francese e il comunismo a chiedere la cittadinanza italiana, m perfetta continuita con le giornate eroiche Gabriele d'Annunzio matura e compie la spe. dizione di Fiume, Benito Mussolini sorge, sintesi geniale della razza, espressione del nuovo e antico diritto di vita, di potenza, di imperio•· Più avanti il Gambetti passa da un giudizio generale sulla rivoluzione a un giudizio più preciso e esplicito sull'Uomo che la realizzò: • Mussolini voleva e doveva fare la sua rivoluzione, la sola quindi che potesse riassumere la stntesi della nostra grandezza passata, la sola che la tradizione e la sensibilità del popolo ita. liano fossero preparate a intendere e a seguire>; e ancora: • Ecco noi davanti a Mussolini, siamo come davanti al Signore, fanciulli legge. ri, senza macchia, con la sola responsabilità del. l'ubbidienza che rende felici». Si ricordi infine la sottile abilità con cui riesce, nello stesso libro, ad accomunare in un unico elogio Mussolini e Marconi, politica e scienza: e Se ad altro non servisse questa divina radio che a farci udire la voce di Mussolini, voce corale di millenni e di popoli, che scende entro i nostri ani. mi e vi penetra con prepotenti risucchi, vuotandoli di tutte le cose tristi e cattive, ebbene ll debito nostro verso l'italiano Marconi non sarebbe meno grande e meno imperituro». Ma la vena del Gambetti non si esaurisce con questa definizione di Mussolini - pompa aspirante. Nel '42 usciva per i tipi dell'editore Ba. rulli di Osimo una nuova opera del Gambetti • Controveleno • in cui, dopo aver di passaggio de!inito ginecologicamente la guerra ( e la guer. ra è la dialettica dei popoli, è lo stato naturale dei maschi così come la maternità è lo stato naturale delle femmme.) il Gambetti riprendeva con accresciuto ritmo e vigore la serie del• le definizioni dell'Uomo del Destino: • Quando egli parla agli italiani e agli altri popoli di buona volontà, è la bocca della verità che fulmina l'offensiva della menzogna, che rinnova la fede e il sereno degli animi. Quando egli saluta ed elogia gli eroi, gli eroi muoiono sorridendo, quando esalta le virtù nazionali e ne impegna le più riposte energie, il popolo intiero è soldato, quando intima l'ordine di marcia la vittoria ha il suono della sua voce •; • la nostra fede in Mussolini riflette la fede antica e nuova ln noi stessi, nella superiore bellezza e nobiltà nella ritrovata missione civile universale, alla quale ancora una volta il destino ci chiama. E la volontà di servirlo con le opere· e col sangue, il timore sempre vivo di essere indegni di lui, la pratica dei sacrifici e il desiderio che questi non abbiano limiti affinchè la prova sia definitiva. La fede in Mussolini è la ragione della serenità dell'eroismo, della tenacia di cui il popolo si rivela al momento giusto sostanziato e nutrito; è la sorgente che riconduce nel suo sangue l'orgoglio, la fermezza, la serietà; è la garanzia più sicura per la storia vivente». E poi, per tagliar corto ai dubbi che le vicende della guerra andavano sollevando, aggiunge: e Finchè c'è Mussolini è l'ora d'Italia•; e così spiega la crescente impopolarità del regime: • I fascisti che fanno la guardia alla rivoluzione sono pochi: sono quelli di ieri, quelli di oggi, quelli di sempre. Sono bastati, bastano, basteranno •; • Fascisti si na. sce, non si diventa; è una costituzione organica del fisico e dello spirito, una vocazione che si ha oppure non si ha •. Non potremmo chiudere questo profilo senza ricordare che il Gambetti oltre che alle vicende propriamente politiche si interessò anche, con la consueta acutezza e decisione, a problemi culturali e ideologici. Rimase fondamentale nella pubblicistica fascista l'articolo e I ma. linconici del lei » che egli pubblicò nel 1939 sul numero speciale di Antieuropa (rassegna universale del fascismo) intitolato Antilei. In esso il Gambetti constata con viva preoccupazione che • i malinconici del lei sono ancora molti, specialmente tra le classi più anziane. Rimarrà non sconfitto nelle bocche sdentate dei pensionati, dei cronici, come l'ultima nostalgia dei tempi meschinamente vissuti >. Ma sùbito do. po, quasi a cancellare la penosa impressione che tale grave constatazione poteva aver de. stato nei lettori pensosi dei destini .della patria, egli aggiunge: • I giovani, comunque, quelli che partecipano alla nostra vita d'oggi coi sensi e ranima, sostituiscono gradualmente ma rapida • mente la leziosa terza persona che i balilla e le piccole italiane hanno già abolita nè saprebbe. ro più usare. Fidiamo nella azione dei nostri ragazzi i quali irrideranno i padri e le madri>. E conclude fiducioso: • C'è solo da attendere che i più vecchi, i refrattari, muoiano di morte naturale. Il costume del fascismo è ormai seminato nell'imo sangue delle nostre generazioni e fruttificherà fatalmente Je norme di vita de. gli italiani venturi •· A coloro infine che sollevavano àubbi su una possibile eccessiva longevità dei fanatici del « lei •, il Gambetti rispondeva seccamente: • Con costoro abbiamo tanta ostinata pazienza, perchè siamo un popolo gio. vane per cui quel che conta è tutto ancora da fare. Tanta pazienza, ma non ci basta per i fannulloni ai quali le donne, le autentiche nemiche del •voi», tengono bordone e che bastoneremo a sangue sotto i loro occhi dolci e gentili >. Il curriculum giornalistico del Gambetti po. trebbe continuare, ma ci pare inutile aggiunge. re altro. Non è chi non immagini con quanta gioia e soddisfazione sarà accolta tra i lavoratori, tra gli antifascisti, tra gli ex-partigiani (tra coloro insomma che mai vollero convincersi al e voi ,l l'iniziativa dell'Unità - organo del Par. lito Comunista Italiano - di affidare a Fidia Gambetti una e inchiesta sul fascismo». Chi meglio di lui potrebbe infatti testimoniare sulle nefandezze e sulle stupidilà del passato regime? M. F.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==