I febbraio 1952 RISORGHIEI\71 O SOCIALISTA Pas. I L'Idea che non muore L'inseµnameoto della vita e della morte di Maueolli '4 M atieotti era un uomo da affrontare la morte volontariamente se questo gli fosse sembrato il mezzo adatto per ridare al proletariato la libertà perduta ·• scriveva, pochi giorni dopo il martll'lo, un operaio ferrarci.e. E Gobetti, scrittore senza commozione e senza retorica, ne riprendeva la tesi, a conclusione del suo opuscoio au Matteotti apparso nel 1924 e che resta tuttora la più 1ncis1va e autentica biografia dJ lui e aggiungeva: • Non s1 può immaginare una commemorazione più spontanea e generosa. Come se i lavoratori abbiano sentito in lui la parola d'ordine. Perchè la generazione che noi dobbiamo creare e proprio auesta: dei volontari della morte per ridai·e al proletariato la libertà perduta». Questo drammatico vallcmio di Gobetti - in cui, pur al di là del suo stesso pt:rsonale martirio, si delineava tutta l'epopea della Resistenza - scolpisce l'uomo. Che senti sempre, in ogni istante la responsabllità di essere socialista, agb•ravat~ ancor più dall'e~er dirigente socialista; d;;,_ responsabilità di essere sempre, in ogni p.stante, coerente con le pro~ne_ posizioni. ed dee. Un socialista disposto qumd1, senza es1tattioni, a pagare di persona, sino al supremo sat.i:rificio, pur di tener fede, pur d1 continuare a .Jottare, pur di camminai:e sempre a testa ali_a. iJ Ne aveva del resto gia _dato altre prove, sm ~iagli esordi della_ sua vita politica. lnsof!eJrente della cauta lmea 1>rudcnz1ale a';lotta~ dal 1Partito Socialista e praticata dai suoi _dmgent1, 1imperniantesi sulla formula • non aderire e ~on i1abotare la gue~ra » (di cui Turati ~tesso nlet4"ava l'ambigu1ta, giacchè 11non aderire era già 1.n un certo senso sabotare, e_non ~abot~re m :erto senso itderire) Matteotti, tra 1 suoi conà,adini del Polesine, marcia invece allo scoperto il,a sua tesi rimane dichiaratamente contr~ria ialla guerra; la sua tesi è quella della inutilita idella guerra, della sterilit.à della viol~nza, deUa ,impossibilità di risolvere 1 p_roblem1 internaz101nali sul piano della forza. C10 gh vale, nell~ pn- ·mavera del 1915, i fischi e le minacce per il suo incrollabile neutralismo socialista; ciò &li. vale poi a guerra iniziata, una condanna per ~1sfattis~o. a cagione di un discorso pronunciato al Consiglio provinciale di Rov1~0; ~1ò gh vale ancora, richiamato alle armi, l 1ryv10alla. compagnia di disciplina. • Matteotti non d1Sertava, non si na-scondeva, accettava la logica del suo sovversivismo, le conseguenze dell'eresia e dell'impopolarità: era, contro la guerra, un comba.ttente generoso , annota. Gobetti. . Non è facile, temo, !are. intendere. a chi! anziano, non ha il diretto ricordo d~ll esperienza politica di quel tempo, che cosa d1 nuovo e d1 giovane e di eterodo5so rappresentò Matteotti nella mentalità statica e precocE'mente invecehlata del Partito Socialista 1t . mo. Non fu eomunque la sua una presa di pos1z10ne aperta, ~.............,. ............... . .. ..,_.,........,...._....._....,_.............,_~ A pensarci bene ... Caio - Buon giorno, compagno Tizio .. Voglia.mo riprendere quel discorso che abbia.mo interrotto l'altra. volta su Ila libertà di J:!ensiero, di parola e di stampa nei paesi a. re.gnne cominformista? Vorrei che t1L m, chiarissi qualche dubbio. Ti:z:io- Volentieri, compagno Caio. C. - Tu sostenevi, ricordo, che 'n Russia. la. libertà è negata. ai sabotatori, alle spie del ca.- pita.lismo, ai nemici del proletaria.to; mentre il buon milita.,ite comunista possiede una completa. libertà d, crit.ica. T. - In questi limiti, un2i, la crit.ica è mrora.ggiata è desidera.ta. C. -Dunque libertà di critica nel sistema, 1wn del sistema. E' esatto? T. - Esatt-0. C. - L'espressione è di Mu.ssolm,, ma pa.- ~enza. Adesso prendiamo a caso im punto della dottrina comunista che si può presentare a.Ila coscienza di un convint-0 milita.nte, per esempio il problema dello Stato. Marx ha insegnato che lo Stato esiste m quanto esistcmo le cla.ss1 e che la vittoria definitiva. del socialismo annullando le cla.~- si itesse, a.nnullerà lo Stato, cioè la vittoria del socialismo portera l'anarchia, intesa. - natura.lmente - nel senso scientifico della parola e non in quello volga.re. Questo punto della dottn11a marxista non è mai stato sconfessato nè da Lenm nè da Stalin, dunque è ortodosso. Sei d'accordo? T. - D'accordo. ma non vedo che cosa ne vuoi dedurre. Perchè se vuoi dire che lo Sta.to sovietico non ha fatto altro che rafforzarsi e centralizzarsi, mvece di progredire verso l'anarchia, ti risponderò che questo è l'effetto di due cause, una. esterna e l'altra. interna. La prima. è l'ostilità del mondo capitalistico contro la Russia., che è costretta a irrobustire l'apparato statale per meglio difendersi; la seconda. è l'incompleta realizzazicme del social;smo nella stessa Ru.s.1ia. C. - Non ho nulla da obiettare; pirrò siamo d.'accOTdo che la mèta finale resta sempre l'annuUamento dello Stato, l'anarchia. T. - Certamente, anche se la mèta. resta molto lontana. nè sul terreno del contendere la popolanti con i dirigenti di allora, nè sul terreno d&!la polemica 1deolog1ca. Troppo premuto dai problemi concreti, dalle esigenze pratiche, dalle esperienze in atto, per consentirsi il lusso della polemica ideologica o addirittura il divagare nei grandi problemi politici (onde i suoi interventi congre-ssuah furono, per lo più, un positivo richiamo ai problemi comunali, alla realtà amministrativa, alle questioni dei sistemi elettorali), Matteotti era d'altra parte troppo alieno ::ialla popolarità, per quel suo carattere schivo, m cu1 Gobeth ravvisava l'. aristocratico del sovversivismo•, per quel suo perentorio richiamare all'ordine e alla concretezza delle decisioni anche uomini dell'altezza d1 un Turati, di un Treves, di un Modigliani. L'antagonismo della personalità d1 Matteotti con il deteriore andazzo di molti socialisti del tempo era piuttosto ne: fatti. Nella serietà, anzitutto. Chè Matteotti (donde i suoi rimbrotti con i compagni, specie ,e eminenti, quando fu Segretano del Partito Socialista Unitario) intese essere norma fondamentale, ma troppo trascurata, della milizia socialista il restare al proprio posto, l'agire con meditala coerenza e con pieno impegno, il serbar fede alla linea deliberata. In secondo luogo esigenza di mantenere un intimo contatto con le masse. Matteotti ma1 fu un e politicante», ma l'uomo che alle vicende e alle sorti dei suoi compagni del Polesine era intrinsecamente legato perchè era e venuto su•, facendo attiva parte (come consigliere. come <'rnsore. come controllore) delle amministrazioni comunali, delle cooperative. dei c1rcoli, delle leghe di resistenza, animatore, prima ancora che delle lotte politiche e delle battaiHe elettorali, della lotta sindacale d1 resistenza agli airari (che giubilarono quando il fascbmo lo mise al bando dal Polesine). In terzo luogo l'impegno del mandato parlamentare come PSiienza di concretezza dei problemi. Matteotti è alieno dai discorsi tribunizi, dalle vaste e cattivanti orazioni (ma il discorso del 30 maggio 1924, che i(li costò la vita. dimostra la sua forsennata forza oratoria. fatta com'è d1 sferzate sul viso ai nuovi padroni): è l'uomo che sente che fa parte della lotto socialista anche il pazientissimo compulsament.:i dei bilanci, della contabilità dello Stato, dt!-i dazi doganali, delle statistiche. E' l'uomo che sente - e la terribile forza confutatrice del suo • Un anno di dominazione fascista» sta proprio qui - la potenza accusatrice e dis.i:regatrice, la potenza antiretor1ca, della documentazione chiara, precisa, fredda, non soggetta a smentita. Ma se ci siamo dilungati sul protòtipo di socialista rappr~sentato da Matteotti, resta vero rhe esso è stato messo in piena evidenza nella sua lotta contro il fascismo. Matteotti non ebbe mai l'ombra di dubbio sulla rPale natura - violenta, sopraffattrice cd usurpatrice, sino alle più estremP conseguenze - del fascismo. Nè mai s'illuse circa la possibilità d1 un'evoluzione della situazione interna, sia nel senso di eliminazione d1 quello che sùbito gli apparve come un regime liberticida, sia nel senso di una riduzione all'ambito della legalità. Proprio perchè aveva visto 11 fascismo come una particolare forma della lotta di classe in atto, come violenta controffensiva padronale. come reazione distruttiva e sogg1ogatrice delle masse, egli è, tra i soc1alisti, colui che meno resta sorpreso e costernato della sovversione delle regole del giuoco che deriva dal porsi il fascismo sul piano della violenza come metodo e come fine. C'è semmai l'amarezza della nemesi: • la violenza e la dittatura predicata dal comunismo diviene il pretesto e la giustificazione della violenza e della dittatura in atto del fascismo•· Lotta dunque intransigente, lotta aperta, lotta di unità popolare contro il fascismo. Matteotti o dell'intransigenza. E ai socialìsti riel tempo, avvezzi semmai ad una intransigenza di parole, Matteotti insegna - sino al suo personale sacrificio - una intransigenza !atta di sostanza. Che di fronte al nemico è fatta di lotta ad oltranza, in tutte le forme di resistenza, fisica e morale; ma che all'interno del partito il fatta di rigorismo morale. • Tutti sanno con giande facilità buttarsi verso il vincitore nei più diversi attegiamenti, ma m ogni caso ritrovandosi sempre in una situazione assai più favorevole dei compagni che resistono fermi. E questi, questi soh hanno dintto alla nostra riconoscenza•, ammonisce, sùbito dopo la marcia su Roma, di fronte a certe perplessità e a certe tendenze al compromesso di taluni esponenti della Confederazione del Lavoro. E al suo partito afflitto come tutto lo schieramento di 3inistra dai duri colpi della violenza, non esita, nel 1923, a porre còmpiti immani: • La guerra prima, poi le illusioni comuniste, oggi la reazione e la violenza fascista, hanno interrotto e distrutto molta parte del no:;tro lavoro. Ebbene: lo rifaremo. Il socialismo è un'idea che non muore. Come la libertà. Sotto la raffica, rivendichiamo la nostra fede, riaffermiamo i nostri principi, correggiamo i nostri errori, riportiamo tra i lavoratori la luce e la speranza della redenzione, prepariamo le nuove coscienze più salde e più pure, per il trionfo del lavoro, nella grande solidarietà umana! •· Quel che lo affligge, nella sua responsabilità di segretario, è la insufficienza dello spirito di • resistenza senza limite ... tutta diretta a un fine, la libertà del popolo italiano », è la e tattica di fare il morto • è il non sapere nè che essere nè che volere. E allora prorompe: • Io non intendo più oltre assistere a simile mortorio. Cerco la vita. Voglio la lotta contro il fascismo. Per vincerla bisogna inacerbirla. Ci vuole gente di volontà, non degli scettici». Proprio per avere inteso la immensa portata di questo esempio di i?transigenza s~s~ziale e di attivismo morale, rispetto a quanti g1a s1 acconciavano alla rassegnata constatazione del • non c'è più niente da fare•· il fascismo nel colpire Matteotti sapeva, ancora una volta, d1 colpire ner segno. GIULIANO PISCHEL Gi.a.como Matteq_tt1 L.,__N_O_V_E_L_L_IN_0_'5~ Super inghiottire f l ca.rdma.te Ca.rpegna, fa.moso ma.ng1a.t0Te, si lamentava con Innocenzo XIII per le sa.ttre che circolavano sul suo conto. • Mio caro - gli rispose il papa - chi m.a.ngia. deve a.nche sa.per mgliiotti re . Ammaestrati da questo illustre precedente, i democnstiani prendono con filosofia le storielle che circolano sul loro conto. Un buon affare E sperti a.merica.ni di econonua hann-0 calcolato che per colma.re il deficit del nostro bilan.c10 ba.sllerebbe realizzare qtLesto dffare: comprare I nostri dirigenti politici per quello che valgono e venderli per quello che costano. Il minore dei mali Il filosofo Democrito a.veva. preso in mogli.e una. donna dt sta.tura piccolissima. A chi gl11me chiedeva tl motivo rispondeva· • Perche dei mali bisogna pren.d.enie il meno possibile •· Alla direzione del PSDI, che a quel che sembra considera un male qu~llo di avere un segretario, consigliamo d1 prenderne 11meno possibile e di eleggere Romit.t. ABACUC La capitolazione del poeta Pietà cri.çtia.na vO'l'Tebbe che i mo_!ti fossero !asciati riposa.re m pace. Ma non è forse mopportuno riproporre il • caso Hauptmann • dal momento che anche qualche giornale italia1io ha voluto tm1rsi al cOTo intonato dalla stampa di osservanza cominformtsta della Germania Ori.entale per la riabilitazicme postuma d1 Gerhart Haupt11umn, definito il . più. gra.)l.depoeta tedesco •. Il tentativo di ri-0.bihtazicme è stato fatto quest'anno coii un patetico • raccordo al giorno in cm egii mon, nel 1946, all'età di 85 annt, nella sua ca.sa di Agnetendorf - dimenticando che egli era già morto da molti a.nni, dal giorno in cui S1 era presentato a. far atto di sottomiçsione a Hitler, l'uomo che aveva. pronunziato la fra.se • quando sento la parola. intellettuale tolgo la sicura alla pistola. •· Gia negli armi scOTsierano stati fa.tti in Germania tentativi, seppure pttl ca.1,tt, di nabilttare Hauptm.ann. A11z1,è risaputo che un gruppo d, scrittori si era. recato ad Agnetendorf, poco tempo aranti la morte del t•egliardo. per invitarlo ad associarsi nell'opera di rtcostru.::ione di una Germa.nia democra.tica . Si dice che egli a.vrebbe dato tl suo asse1tso in termm1 entusiastici. ma gli intellettuali antifasetsti tedeschi continuarono a parlare co11 amarezza e disprezzo di quel « traditore • che aveva. uilmente capitolato, portando col suo esempio sulla llta dt Canossa gran porte delrintelligenz tedesca. Non credo si possa parlare di Hauptma,i,i come del più. grande poeta. tedesco; eglt era. pero dotato di un talento drammatico incontestabile e d1 un senso straordina.riamente sviluppato per l'atmosfera della. scena. Aveva conquista.to il successo nel 1889 col dra.mma. realistico • Innanzi tl sorgere del sole •· Fu una • prima. memorabile. che scatenò una tempesta paragonabile a quella sollevata. molti a.mu prima. e per la precipitazione di elementi assai diversi, dalla famosa • prima• v1ttorugl11a11a dell'«Heniani>. La polemica che ne derivò, aspra. e a.ppa.ssiona.nte, era rivolta in apparenza contro la. • novità rivoluzionaria. • introdotta da. Ha.uptm.ann, contro il rovesciamento da lm operato dei cano111 tra.d.iZ10nali del dramma e l'offesa portata all'estetica, ma era. in rea.ltà la reazione della Intelligenz borghese, che vedeva messe a nudo senza pietà le miserie del ceto da cm essa proveniva. e nel quale si identificava. Ha.uptmann divenne di coLpo l'a.lfiere della nvolta contro l'ingiustizia e rasservimento sociale. Piacque a.nche il suo nome (Ha.uptmo.nn=Ca.pitano) che sembra.va predestina.rlo a. ccmdurre il popolo nella grande ba.ttagha. Con • La pelliccia di castoro» e soprattutto cori • I tessitori• (in cui ca.nta.va la rivolta. dei tessiton della StUI Slesia. natale. dei quali già Heme a.veva, sotto l'impulso di Ma.rx, cantata la miseria) Hauptmann conquistò i cuor, d1 tutti I lavoratori e divenne la grande spera.n.z:a dei partiti di sini.stra. Ma. queste speranze dovevano esi;ere pre.1to cùlu.se. Scoppiata la prima guerra mond1a.le, Hau.ptmann sottoscrisse il Manifesto degli intett.ettudi tedeschi: il se11timcnto sociale era. sta.to sopraffatto nel suo an.imo dal foTJ.d.o d1 sc!ovinismo c_M vi albergava. La Repubblica di Wemuir, notOTU1mente jacile al perdono, lo riabilitò • lo rim-iac sugli altari. Afa quando giirnse. nel 1933, l'ora della grcu,.- de prova, Hauptnumn dimostrò la. sua assoluta ma.ncan::a dt carattere e tra.dì di nuovo vergognosamente coloro che aveva.no posto in lu.i ~ proprie speranze. 1\,1 entre Thoma.s Ma.nn e a.ltn prendevano la via. dell'esilio, Gerhart Ha.u.ptmann si recava a strmgere la mano a.l d1tta.t0Te. Fu 111111 scena molto penosa. Ha.uptmann disH al Fuehrer: • So che il Reich è OTa. in bu.on.c m.a.ni • e si mrratte,me poi per a.lcuni minuti a pa.rlare con i funzionari della Cancelleria, stupiti della mansuetudine del vecchio l~one. Ku~ Kaiser-Blucth racconta che. a un amico che gh rimproverava la stia ma1tca.11z_a_di ca.ra.ttn-e, Haupt,na1tll rispose; • Che i-uo1. 10 non pos~o emigrare. Le pr1va::ìoni mi uccider_eb~er~. n_ mt• .~romaco e.ç1geogni giorno una bott1glta dt sciampagna. A qual prezzo potre~ procura.rm.ela. ~l.- l'emigra::ione' La sua i:rlta d11:e)lne a.™:<>: pt";' manifesta quando la follia razzista precipitò il Terzo Reich in uno stato di barbarie medievale. Gerhart Haupt-mann no)l mosse un dito per aiutare il critico teatrale ebreo Alfred Ke-rr (eh« pure a.veva. grandemente contribuito ai suoi prinu su,ecessi), qua)ldo questi cadde in disgrazia. Il Kerr non potè nasco-)ld.ere la propria in.- digna.zione e scrisse più. tard;, sotto un im~o forse eccessivo ma sincero. • Gerha.rt Hauptman." era un grande poeta. Ora è sepolto nel fa.1tgO e nella t'ergogna del Tl'rzo Roich. Che il suo nome e le su.e opere sia.110per sempre dimenticati . Gli venne chiesto (scegliamo apposta.., tra i ta.nti esempi, quelli che si riferiscono al mondo teatrale, a lui più. vicino) di spender, una parola in fa,,vore del grande a.ttOTe Bassermann che era stato uno degli interpreti più geniali delle sue opere. Hauptmann rifiutò di intervenire: • Non posso far -nulla., disse. Mi metterebbero in pngione •· Domandò in sèguito a Hitler l'onOTe di i.sM• re sulla propria residenza di Agnetendorf la baft.- diera con la croce uncinata (O'l'a.questa ca.1a • .1tata.assegnata dal governo polo.eco al poeta M.- ztona.le Leopol.do Staff) e si prestò compia.cent .. m.ente a far da comparsa in parecchie del~ cosiddette e assemblee culturali • del Terzo Reich.. nè si oppose a che il suo nome, che era. certa.- mente il nome detto scrittore tedesco più ra.ppresen tativo, venisse sfruttato a. scopo di propa.- ga11da.. Il fa.llimento morale di Gerhart Faupt1nann fu. tanto più. scOTaggiant~ in qtt,a.nto ,:a.pprese·ntò, lui vivo, la profa,~azio:n,e dello spin.~c, da parte della dittatura htt~eria.na; _ta.nto ptù imperdonabile in quanto tncOT~ggia ancor& oggi, hd morto, la ~tessa profa.TUUion.e da pa:rte della dittatura irov1etica. VITTORIO LntnA Il viag:g:io di Valentino 12) - Le jeeps degli ufficiali russi scaricano nuovi prigionieri a Mikulov Il mio ingresso nella nuova cella av_venne tra grandi strette d1 m..no ed &ffus1oru da parte dei miei a1JUc1. Girando intorno lo sguardo rimasi unmedlatamente colpito da un uomo, sdraiato su una branda, che alla mia entrata s 1 era fal!eosamente sollevato sui gom1t1. Aveva 11volto :,carno e pallictiss1mo, da asceta. Mi fissava, ma pareva che non m1 vedesse e 11 suo sguardo spento eia unpressionante_. Un alti·o mdiv1duo piccolo, dagli occhi v1vac1, quasi calvo, se' ne stava vicino alla flnes~r.a. Indossava un paio d1 pantaloni t una camicia da soldato dJ modello inglese. Sùbito Accorsi mi nuse al corrente dei miei nuovi compagni. Quello sulla branda era appena tornato da un interrogatorio durante il quale lo avevano percosso e frustato a lungo. Compresi allora il perchè del suo sguardo vuoto e non potei trattenere un gesto d1 compassione. Accorsi ml spiegò che lo avevano frustalo alla pianta dei piedi in modo talmente duro, che quando era rientralo quasi non s1 reggeva. Aveva dovut~ egli stesso lavarglieli con acqua fredda e fargli degli impacchi. Era un piccolo possidente (aveva dei campi e un autocarro, non so più per quale servizio) di Dol' Dunajovice ed era stato arrestato per lo stesso affare dei manifesti strappati, a causa del quale si trovava in carcere anche il mace!- laio. In aggiunta era accusato d1 sabotaggio, ma non aveva mai detto ad Accorsi di che specie di sabotaggio si trattasse: era molto chiuso su quanto riguardava questo punto. . . Si chiamava Hrabec Josef, ma di solito lo chiamavano Pa.n Josef, Signor Josef, e aveva ventisette o ventotto anni. Mi meravigliai, perchè in realtà sembrava molto più anziano. Lo a~evano interrogato parecchie volte, non risparmiandogli le pereosse e le torture. Spesso si era sfogato con i miei amici e, nonostante le imposizioni ricevute di mantenere il più 5Crupoloso silenzio, aveva confidato lom quali erano i sistemi che usavano di solito per indurre a confessare. Evidentemente Josef non aveva timore di sfidare la volontà e gli ordini dei suoi carcerieri, o forse non si faceva troppe illusioni sulla sua sorte, perchè a differenza dell'aviatore e degli altri che avevo conosciuto (compreso lo stesso Mariano, che .forse sapeva assai di più di quello che mi aveva confidato) aveva raccontato che, per fargli ammettere le colpe di cui lo sospettavano reo, lo .facevano inginocchiare sul pavimento, con le braccia tese in avanti, le mani riunite e le palme nvolie in basso. Sul dorso delle mani mettevano una matita e con un nervo di bue o una frusta, incominciavano a batterlo regolarmente sulla nuda pianta dei piedi. Sotto la gragnuola dei colpi non doveva nè muoversi nè gndare: se cadeva la matita o urlava per lo spasimo, lo colpivano a pugni e a bai;tonate fino a ridurlo in uno stato compassionevole. Due o tre volte era rientrato in cella ridotto in maniera tale da essere irriconoscib1le. Spesso piangeva, e anche quel giorno aveva avuto una crisi di pianto, poco prima che io entrassi. Nell'uffic10 dove lo portavano per gli interrogatori aveva visto una scarpa di 1erro, del tipo di quelle che usavano nel Medioevo per torturare i ret, oggi nota sotto 11nome di e stivaletto malese»: un arnese che si infila al piede e che si può stringere per mezzo di una vite fino allo schiacciamento completo del piede stesso. Confesso che rimasi letteralmente sbalordito d1 ritrovare in onore presso quella che credevo una delle più progredite società un simile oggetto. Accorsi mi spiegò, anche, che Josef temeva di vederselo applicare, una volta o l'altra, ai piedi, e pensava che altri lo avessero già provato. Poi, alla fine dell'interrogatorio, lo facevano sedere per un po', affinchè si rimettesse; gli davano delle sigarette e quindi lo riaccompagnavano in cella. Ricordai le sigarette dell'aviatore e, per un momento, rividi quel disgraziato il giorno che era tornato con in mano il pacchetto. L'altro, che con mia grande sorpresa AccorSJ mi disse essere un partigiano greco, s1 chiamava Ciridu Cristino ed era stato arrestato, insieme col comandante della sua formazione e con un altro, pe,chè sospettato di voler sconfinare in Austria. Il comandante, un capitano, si trovava nella cella uno e l'altro nella tre. Alle mie insistenze per sapere di più, Accorsi potè solo dirmi che il loro reparto era accampato a pochi chilometri di distanza da Mikulov e che il comandante, il capitano che era nella cella vicina, era gravemente ammalato di tubercolosi. Lo aveva conosciuto personalmente durante la sua segregazione in quella cella. Stava tutto il giorno sdraiato sulla branda, in preda alla febbre e non parlava quasi mai. Invano aveva tentato di farsi ricoverare in un ospedale, e quando si sentiva peggio del solito gli portavano una tazza di tè e delle pastiglie di aspirina. li caso di quei partigiani mi interessava enormemente e mi riproposi di farmi raccontare da Cristino la sua avventura se, naturalmente, fosse stato disposto a farmi delle confidenze. Nella cella uno, inoltre, Accorsi aveva conosciuto un ferroviere, arrestato sotto l'accusa di sabotaggio. S1 chiamava Vlado e si dichiarava socialista, ed era un avversario accanito del regime comunista e dei russi. Accorsi aveva anche litigato con lui, stanco delle sue continue tiritere contro il comurusmo • contro gli stessi cecoslovacchi. Accorsi e-ra comunista ed era stato partigiano, ed un giorno che quel tale si mostrava più virulento del solito negli insulti, lo aveva persino colpito con un pugno. Il ferroviere non aveva reagito, ma si era solo limitato a dirgli che sperava potesse restare tanto in Cecoslovacchia da farsi un'idea esatta di come erano realmente le cose. Nei momenti di maggiore disperazione, gli faceva vedere le mani, come per .fargli capire che era un operaio, e questo accadeva principalmente quando ritornava dagli in~ gatori, che anche per lw venivano fatti a suon di legnate. Anche l'amico del macellaio era stato interrogato con il solito sistema. Una volt.a lo avevano condotto dì sopra che era notte inoltrata ed era ritor. nato piangente e pieno di lividi, così fuori di sè da non riwcire a dissimulare il proprio terrore e la propria disperazione nemmeno alla presenza del guardiano. C on J osef e Cristino non si instaurarono quella confidenza e quel cameratismo che avevano contraddistinto la • mia permanenza nella. cella di Mariano e i n06tri discorsi erano sempre solo formali. Josef ve~e ancora interrogato e, come al solito, ritorno malamente conciato. Erano i momenti di maggior tensione tra di noi, durante i quali ce ne stavamo quasi sempre zitti sopraffatti da sentimenti che non volevamo ammettere e che ci gettavano in un penoso stato di nervosismG e di incertezza. e - E proprio perchè resta. lo-ntana può correre il rischio d1 essere perduta di vista. Gli eventi spesso sopraffanno la volcmtà degli uomini le ca.use diventano a loro 1•olta effetti, e insdmma. anche in polit1ca fuimona quella eh.e in fisica si chiama la legge di inerzia: ogni c~o tende a. mantenere il suo stato di moto o di quiete fino a quando 11011 venga a turbarlo una forza. eguale e contraria. Anche il moto di accentra.mento stata.le soggiace a questa legge, e non ri a.rresterà se non sarà fermato. .........,.................,_..............._..........._... ... . ... ~ ............................................................ ~~ ..... __. .......... . . ........... .....,..~~~~~ .............................. ~~ Malgrado i timori e le recriminazioni di Josef, uno dei miei passatempi preferiti era allora quello di guardare nel cortile. Di solita era deserto e la mia attenzione si rivolgeva alle finestre dell'ala di fronte, attraverso le quali potevo scorgere il viavai degli impiegati e dei poliziotti. Avevo scoperto che il portone al pianterreno era quello del ga.ra.ge e seguivo con interesse i movimenti dei gendarmi, in divisa e m borghese, quando si davano da fare intorno alle macchine e alle motociclette che vi erano custodite. Vidi anche un veicolo che per la sua forma attrasse la mia attenzione: una specie di ,eep, che più tardi seppi essere labbricata dalla e Skoda •· T. - Da chi e in qua.! modo? C. - Da nessuno, oggi, ma qualcuno dovrà pure farlo domani. E per preparare e_d educare questi uomini di doman un buon militante - profondament.e attaccato alla dottrina marxista e nello stesso tempo seguace convinto della tattica. sta.limsta - potrebbe pensare d fondare 11n giornale che si proponga lo scopo di tenere ben fermo questo punto della dottrina marxista. e di mostra.re gli inconvenienti deU'accentra.mento stata.le anche se oggi questo è inevita.bil.e. Insomma, potrebbe pensa.re di fondare un giornale a.narchico. Credi che glielo la.scerebbero fare? T. -No. C. - Eppure non ci sarebbe di mezzo nè la reazione nè il sabotaggio, ma anzi la difesa di un punto fondrmentale della dottrina marxista Come mai? T. _ Non lo so, ma tu mi pu.zzi di deviaziiismogQ t611ètéca· G.ino ~Q ~ - ,?-:>,,I CERA UNA VOLTA 6 r. 6 'y ~i' \ '\ \ 1j I , ,. I ~ ,,. ~ ~- ,?• .... -~ v-,. , ., • Ci avevano rigorosamente vietato di affacciarci quando trasportavano qualche detenuto (in simili occasioni venivano addirittura ad aas1curarsi che le finestre fossero chiuse e che nessuno guardasse fuori), ma ciononostante ebbi occasione di vedere parecchie volte ~uesta operazione e tabù •· In sèguito mi capito anche di vedere entrare ed uscire degli ufficiali russi, che quasi sempre venivano a bordo di jeeps carrozzate ad automobile e, in due o tre circostanze, li vidi portare alcuni prigionieri che venivano condotti sùbito al piano superiore. Per lungo tempo questo rimase l'unico diversivo nella nuova cella. Fu solo diversi giorni dopo che ci venne comunicata la novità sensazionale: durante il giorno saremmo stati adibiti a lavori nell'interno del carcere. Accogliemmo con gioia la notizia che ci permetteva di sottrarci alla atmO::lfera opprimente e immobile della celfa. Cominciò cosi un nuovo periodo meno monotono, anche se estremamente faticoso, poichè 1 lavori che ci venivano assegnati - carico e scarico di carbone e pulizia dei cortili - erano durissmu.
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