15 dicembre 19Sl Le origini del bolscevismo Analisi rlella forza rivoluzionaria che trionfò nell'Ottobre '17 Lo storico Bertram D. Wolfe ha probabilmente scritto la migliore storia delle origini e dello sviluppo del movimento oolscevico rus,;o fino allo scoPp10 della prima guerra mondiale nel voluminoso saggio consacrato ai tre artefici della Rivoluzione russa, Lenin, Trotzki e Stalin, destinato ad essere completato per la parte successiva (di prossima pubblicazione m traduzione italiana presso « La Nuova Italia• di secondo piano. Il suo esercito non era pronto, quindi non c'era la guerra. Sempre per rafforzare il suo gruppo d1 rivoluzionari di professione, Lenin non esitò, attraverso un Comitato segreto del Partito, a dare la su~ approvazione alle famose • espropriaziom • rivoluz1onane, che dovevano servire a finan1:1are il Partito e la sua frazione e che effettivamente gli dettero quella superiorità sugli avversari interni di partito, che gli permise di vincere il Congresso del I 907 e di proclamarsi c?n la sua frazione, il Partito, nel Congress~ d1_Praga del 1912. Fu in quella occasione che si m.-se m mostra Stalin, tanto che Lenin fu indotto a cooptarlo . nel suo Comitato Centrale. :fatto t1p1co, questo della cooptazione di Stalin, 11 quale ~on fu mai direttamente eletto a nessuna carica, ma che riu»c1 a giungere alle più alte ~anche del Partito e dello Stato con i sistemi dell'apparato. CARLO ROSSI RISORGUIE~ I O SOCIALISTA SISTEMA INFALLIBILE Altolà.: dove va con quell'animale? - Lo porto a mgrassare. Pag. I I poveri sono pigri La terribile vita dei ricchi illustrata dai giornali a rotocalco Sono convmto che le riviste illustrate valgono il prezzo che costano, perchè riescono a educare e istruire divertendo il lettore. Per esempio, se non lo avessi letto con tutti i particolari e le fotografie sul!' Europeo e sull'Epoca, non avrei mai creduto che i grandi uomim di affari e tutti quelli che dirigono le sorti del mondo fossero cosi attivi, frugali e virtuosi; deve essere proprio vero che il successo arriva solo a chi se lo merita, e chi resta indietro deve prendersela con se stesso. sorridenti che li circondano mostrano quanto sia grande la soddisfazione della moglie e dei figli per quella rara occasione. Al signor Ro~i invece questa gioia è consentita tutti i g1orru, e posso testimoniare che non ne approfitta come dovrebbe, perchè attraverso le sottili pareti eh~ dividono i nostri appartamenti passano quasi tutti i giorni gli alterchi con la moglie. Il. motivo è sempre uguale, il denaro; la moglie lo chiede e il marito dice che non può darglielo. Mi dispiace di doverlo dire, ma temo che il denaro occupi un po' troppo i pensieri del signor Rossi; i grandi industriali, che pure de;- vono pensare al destino di migliaia d1 operai, ci pensano molto meno. Il signor Rossi ha inoltre una grande fortuna che non apprezza quanto dovrebbe, quella di poter curare personalmente l'educazione • l'istruzione dei figli. Egli non è costretto ad affidarli alle mam mercenarie d1 istitutrici e di di_ Fir~nze). In quest'opera il Wolfe, studiando mmuz1osamente tutti gli elementi della biografia p_erso~e e politica di questi tre artefici della nvoluz1one, permette finalmente di capire l'immensa parte avuta da Lenin, non solo come capo della Rivoluzione d'ottobre, ma anche come creatore della forza rivoluzionaria senza la quale la Rivoluzione d'ottobre non avrebbe mai avuto luogo; e permette di capire quale contributo poteva recare ruomo che praticamente diresse la rivoluzione de 1 1950, Trotzki, e quale profitto avrebbe saputo trarre dalla conquista del potere Stalin, l'uomo che capì, meglio di qualunque altro, i vizi e le debolezze dello strwnento politico creato da Lenin. Stanchezza della propaganda Un esempio evidente è il signor Rossi mio vicino d1 casa. Il signor Rossi non si ritiene un uomo feltce, ed effettivamente non sarebbe adatto per le fotografie pubblicitarie dei dentifrici; ma di chi è la colpa? Per cominciare, egli si alza alle sette (quando il Papa è già in piedi da un'ora) e lavora soltanto sei ore, perchè è avventizio in un ministero e fa l'orario unico: invece so che i grandi industriali non lavorano meno d1 dodici ore al giorno. Per di più l'uomo di affari è costretto a farsi vedere alle « prime • a teatro ed a incontrare i su()i colleghi al circolo, mentre il signor Rossi puèr andare a letto quando gli pare e, se accompagna la moglie al cinema, può fare un pisolino perchè va negli ultimi posti in fondo. Avendo tutto il pomeriggio libero, il signor Rossi può fare parecchie cose che a gente più occupata non sono consentite. Siccome ha il diploma di geometra riesce a fare ogni giorno un paio d'ore di ripetizioni di matematica, e in questo modo ha pure la soddisfazione di sentirsi chiamare professore; poi lavora a certi progettini che gli passa un ingegnere suo amico, o gli sviluppa certi calcoli di costruzione. Sono cose per nulla impegnative, perchè i progetti non portano la sua firma, ma che dànno delle soddisfazioni intellettuali. Lenin stava pe~ finire gli studi quando il fratello Alessandro fu giustizialo. Fu promosso a pieni voti ed ebbe, come il fratello, la medaglia d'oro di primo della scuola (diligenza, questa, che distinse, contrariamente a quanto si crede talvolta per ·i capi rivoluzionari, tanto Trotzki, quanto, da fanc1ullo, lo stesso Stalin), e fu così premiato e raccomandato per l'ammissione all'Università di Kazan, grazie sopratutto all'onestà del preside Kerenski, padre dell'uomo politico, suo compagno di scuola, che doveva precederlo alla direzione del 2overno in Russia, dopo la caduta della monarchia e subito prima della Rivoluzione d'ottobre. All'Università Lenin rimase pochi mesi, perchè alla prima agitazione studentesca, nonostante la sua innocenza e la sua timidezza, fu subito prescelto dalle autorità universitarie come capro espiatorio ed espulso. Pur facendo ogni sforzo per essere riammesso e pur finendo, dopo diversi anni, grazie alla devozione della madre, per essere ammesso agli esami di laurea e per laurearsi, Lenin si accorse allora che nella società chiusa degli zar non c'era posto per i rivoluzionari; i c.iuali, per rimanere fedeli al proprio Ideale, non potevano fare altro che elevare a dignità di professione la propria attività e unirsi in un partito di rivoluzionari di professione per dare un senso decisivo alla lotta politica, rovesciare il regimi; oppressore e conquistare il potere. Fin dal primo momento, quello che caratterizzò Lenin non fu quindi una visione particolare del marxismo, ma un nuovo metodo con cui svolgere la lotta politica. Quando riuscì ad espatriare per la prima volta, nella primavera del 1895, Lenin si recò subito in Svizzera a incontrare l'uomo che considerò sempre il maggiore esponente teorico del marxismo russo, Plekhanov; e dopo di lui vide l'uomo che, dopo Plekhanov, aveva fatto di più per tenere viva la fiaccola del marxismo rivoluzionario russo, A.--<elrod.In questo periodo cominciò a maturare in lui l'idea del Partito di rivoluzionari di professione che, ispirandosi nel modo più ortodosso all'insegnamento di Marx e di Engels, avrebbe dovuto puntare con tutte le sue forze alla conquista esclusiva del potere. Ma ciò non significava che egli fosse propenso ad abbandonare il metodo democratico. Fino alla rivoluzione del 1917 fu anzi questo il punto che lo oppose a Trotzki, il quale, già prima della rivoluzione del 1905, aveva pensato a rendere e permanente• la « rivoluzione borg~ese •, f_atta dal proletariato, fino a trasformarla in una rivoluzione proletaria ed esercitare la dittatura sulle altre classi del paese. Lenin invece criticò aspramente questa posizione, sostenendo che • una dittatura rivoluzionaria può durare per un certo tempo solo se riposa sull'enorme maggioranza dl popolo•• che « il proletariato costituisce una minoranza • e che • può controllare una poderosa maggioranza schi?cciante _solo se si _unis~e con la massa dei senuproletari, del sem1poss1denti • una simile composizione dovendosi naturalm'ente riflettere nella composizione del governo rivoluzionario. « Chiunque tenti di attuare il socialismo per qualsiasi altra via, concludeva Lenin, giungerà inevitabilmente alle conclu~ioni più assurde e più reazionarie, tanto economiche, quanto politiche•· Le particolari condizioni della lotta c_ont_rolo zarismo furono forse quelle che contribuirono a spingere Lenin, durant~ il pcr)odo in c_ui_era rimasto confinato nella piccola città provmc1ale di Samara a cercare d'imparare dai vecchi na.- rod.niki eh~ vi aveva incontrato la tecnica della lotta clandestina, delle comunicazioni con l'inchiostro simpatico àella confezione degli esplosivi, della difesa c'entro lo spionaggio poliziesco. La creazione stessa del gruppo • bolscev1co• risale al « Congresso di unificazione• del 1903, dove Lenin dette battaglia contro un uomo con cui fino a quel momento aveva lavorato in perfetta armoqia, Martov, per fare approvare sopratutto un primo articolo dello statuto del Partito che ammettesse a far parte del Partito stesso solo chi fosse disposto a consacrargli non solo le ore libere, ma l'intera esistenza. Nacque così formalmente il concetto del rivoluzionario di professione e del partito composto esclusivamente di uomini siffatti. Volendo un partito ristretto, Lenin non esitò, perciò, pur essendo stato messo in un primo momento in minoranza su quel punto, a sfrult ,e Jgm vicenda congressuale per eliminare a poco a poco un numero sufficiente di dekgat1, fino ad avere la maggioranza e a dare cosi questo nome ;:J gruppo bolscevico. La creazione di uno strumento perfetto per la lotta contro lo zarismo fece perfino trascurare a Lenin, nel periodo della formazione del Partito, i fatti fondamentali della politica interna ed estera del suo paese, che egli fu disposto a considerare solo quando ebbe in mano lo strumento adatto per sfruttarli fino in fondo: così fu praticamente indifferente alla guerra russo-giapponese del 1904-05 e la prima reazione che ebb€ alla • dCJmemca di sangue•• 21 gennaio 1905 a San Pietroburgo, fu di andarsene in biblioteca a Ginevra a studiare arte militare. Mentre Trotzki reagi partendo quasi subito per la Russia e, dalla presidenza del Soviet di San Pietroburgo, riuscì praticamente a dirigere la Rivoluzione del 1905, Lenm vi si recò solo nell'ottobre d1 quell'anno ed ebbe una parte assolutamente O gni giarno la. posta ci consegna mucchi di carta. _sta~npata: giornali e riviste, fascicoli e opuscoli, ctrcolan e foglietti volanti. A un pnmo esame mettiamo da parte le cose che veramente et interessa.7!0, ~he aspettiamo e seguiamo fedelme1!'te. Poi diamo uno sguardo agli «omaggi• di varia )onte, che e, raggiungono allo scopo preciso di farci entrare nel numero dei f edelt dt una ~e terminata « chiesa • e si presen_tano con un lmguaggio imperioso e perento7:10,. che d?vrebbe a.ver ragione di ogni nostra obiezione. E un linguaggio senza sfumature, che non mostra ma di~ostra, dà per certo q1umto afferma, pro-mette, giura, divide il mondo e gli uomini in due: qui i buoni, là i reprobi, questa. la strada. giusta., quello il cammino verso !'a.bisso. Que.~ta stampa ci coglie in momenti diversi delta nostra giornata, nei nostri problemi e dubbi e incertezze, negli sfarzi che fa.cciam-0per mantenere un equilibrio difficile, con mille faticosi accorgimenti che non hanno nulla di eroico, sono dettati dalla necessità, dalla lotta per la vita, e dal turbamento che ne deriva. per chi non sia s o lo uno spettatore. La gioia. che ci si pro-mette cade in un clima freddo, se pure non fa squillare simulta.neamente tutti i campanelli del nostro sospetto. Abbiamo vissuto abbastanza. per sapere che non esiste un mondo • idilliaco • come quello che ci viene descritto, in antitesi al mondo • vigliacco •, che è quello in cui noi viviamo e di cui davvero non siamo soddisfatti; non esistono ricette Eer la felicità dell'uomo, la quale rimane una soluzione singola e problematica, piena di contraddiz10n, e di scelte. Pensiamo ai milioni e milioni che vengono spesi per coprire la faccia della terra di questa sta.mpa ammaestrata e in fondo semplicistica, la cui efficacia p.?rsuasiva ci sembra diminuisca ogni giorno di più, in un mondo che a forza di soffrire s'è fa.tto adulto e conserva H ricordo dei fatti trascorsi. Guardiamo le fotografie che acccnnpa.gnano questa stampa me.~sianica. Sono sempre le solite immagini di gente robusta e sorridente, che compie i! suo lavoro come se Marx Lenin L a notizia - perfettamente vera - che ·nei convegni e nelle sedi del MLI fanno bella mostra di sè i ritratti di Marx e di Andrea Costa e di Turati, di Prampolini e di Lenin, di Matteotti e di Gramsci, ha suscitato un mezzo putiferio. e Indegni sacrileghi hanno strillato quanti sono contro di noi, scandalizzati per questa poco meno che blasfema accozzaglia. E, in bel.le parole ora richiamandoci la • coerenza ideologica• ora rammentandoci la • incompatibilità delle scelte• ci hanno ammonito, con arietta di compatimento, che l'adorazione di un •santone• presuppone l'esclusione e, sotto sotto, l'esecrazione di ogni altro idolo. Ma, dobbiamo riconoscerlo, l'iniziativa non è sempre andata a genio nemmeno a tutti gli aderenti del MLI. Quanto meno su certe scelte e certi avvicinamenti gli arricciamenti di naso non sono mancati. E ci sono pervenuti e c1 pervengono interrogativi che lasciano trasparire ovvie riserve. Vogliamo quindi spiegarci ai compagni? Cominciamo allora con l'escludere che noi si sia voluto innalzare dei nuovi e affastellati « santi protettori •· Niente idoli, niente santoni, niente venerande barbe. Abbiamo uno spirito critico troppo acuto per lasciare, cogliere da smanie di idolatria. Siipp1amo che nessuno ha inventato (come dicevano i no-,tn vecchi) il '>Ocia!ismo e che il ~oc,albmo non1c si insegna•. perchè non è ne una teoria nè una dottrinetta. Esso ha dei pensatori, che sono poi sempre stati in primo luogo det militanti, ma il solo modo efficace di valersi di questo pensiero è di verificarlo criticamente e di constatarne l'attuale funzione pratica. Guai erigerlo a dvgma 1 se non si vuole vedere profilarsi - quasi non oastasse l'altro - un •clericalismo• soc1a!1sta o comunista (di cui il cominformismo è tipico esempio) che è cieco, fanatico, avvilente e reazionario come ogni forma di clericali~mo. Quindi considerazione critica dei nostri personaggi, dal punto di vista iàeolog1co. Quanto al punto d1 v1~ta storico, anche qui non nascondiamo k no~tre riserve. Non li consideriamo certo 1mmum da errori, immuni dai segni del tempo, 1mmun1 dai limiti ,torici della loro epoca e del loro ambiente D'altra parte ricono.,ciamo che molti tra i più < ,illanti problemi che attualmente affannano la classe lavoBibliotecaGino Bianco andasse a una festa, che ovunque si trova a suo agio, accanto a un trattore e a un tornio nelle aule scolastiche e nei laboratori scientifici, nelle colonie e nelle scuole, alle mense popolari o nelle piazze, in unifonne e in tuta. . Peccato che altre notizie, meno ufficiali, stano m disaccordo con quei sorrisi e quella floridezza con quel!' euforia e quei consensi e parlino in~ vece di paura e di sospetto, di sfruttamento e di abuso di potere, di propaganda bellicista e di lavoro forzato, di elefantuu;i burocratica e di isterismo di classi privilegiate e lascino tuttora insoluto il problema. dell'ucnno de!!a strada stufo di propaganda, nauseato di slogans d;sideroso solo di pace. ' IL popolo italiano fu bersagliato per oltre vent'anni dalla sta.mpa di regime, dal « tutto bene nel migliore dei mondi •· Conosce il trucco delle adunate oceaniche con cartolina di ingiunzione e dell'applauso a comando, delle opere pubbliche di cui si fotografa la facciata mentre nulla esiste dietro ai cancelli, l'affanno della premilitare, l'inflazione dell'eroismo, la noia e la stanchezza di donne e bambini costretti a marciare sotto il sole e la pioggia con aria marziale. E. ancara saturo dei manifesti murali con le grosse teste dei dittatori, con il contadino che semina. cantando e la famigliola che torna a casa abbracciata. Sa che tutto questo finisce, prima o poi, con altri cartelli drammatici: richiamo alle armi. tesseramento, coprifuoco, disposizioni alla popolazione civile contro gli atta.echi aerei, con la progressiva spoliazione del singolo, del poveraccio, di ogni suo diritt-0 e di ogni suo avere, fitto al sa.crificio della vita. L'Italia, anzi l'Europa, è un paese scettico per questo genere di propaganda, la. quale nasce da una totale disistima dell'uomo e delle sue reazioni. L'Europa vecchia e stanca, ma esperta e civile, non abbocca a certi sistemi e rifiuta di esser trattata ccnne gli imbonitori trattano il gonzo curioso che si ferma ad ascoltarli, sulle pubbliche piazze. Più che di parole sonore di programmi miracolistici e di insulti all'avversario, l'Europa ha bisogno di azione silenzio~a in profondità. di sacrifici coscienti, di mediazione, di pazienza e di fiducia. L'e·ttropeo di oggi sa che non potrà. mai avere il volto rubicondo e soddisfatto delle riviste di propaganda nè andrà. al la.varo, alla • lotta per la vtta •• cantando; ma che dovrà la.varare sodo, per ricostru.ire lentamente quando andò perduto per le follie dei dittatori e che gli sarà. concesso un minimo di fellcità, che egli dovrà strappare ai grami tempi in cui si è trovato a vivere. ANNA GAROFALO E' noto che il più grande cruccio degli uomini di affari e di coloro che occupano posti di responsabilità politica è quello di non poter vivere la vita di famiglia: i fotografi delle riviste a rotocalco riescono difficilmente a cogITerli nell'intimità familiare, e le fisionomie NOVELLINO 'si] L'asino e i ladroni ''Corri, corri! - diceva all'asino il padrone. - Sca.ppa., che arrivano i ladroni e ti partano via.!•· • Perchè - rispose l'asino - c'è il caso che i ladroni mi mettano due basti invece di uno? • E seguitò a. masticare tranquillamente il cardo che gli stava davanti. Questo sarà lo stato d'animo di chi sarà chiamato a votare per le elezioni del 1953, se dovrà ancora scegliere tra un altro governo democristiano e un governo Togliatti-Nenni. Definizione involontaria L "mcrevole democristiano resta a pranzo in famiglia e, mentre mangia la minestra, continua a leggere il giornale con aria accigliata. Il piccolo Pierino si stanca del lungo silenzio e, tanto per avviare l,a conversazione, domanda: - Dimmi, papà, che cos'è la Democrazia Cristiana? - Mangia e sta zitto - risponde l'onorevole. Il bue e la mosca Sotto la. canicola u.n bue trascinava. l'aratro. sullo gropJ)a gli stava immobile una mosca.. - Che stai a fare lassù? - le domandò un moscone. - Ariamo - rispose quella. Pietro Nenni è convinto non solo di arare, ma di guidare il bue comunista. ABACUC Costa PrampoUni Turati La galleria dei ritratti ratrice italiana, nella presente obiettiva situazione storica, non potevano essere nè posti nè trattati da queste grandi figure del passato. Esse possono dare bens1 una indicazione generale sullo sviluppo del movimento della classe operaia, ma non specifici approfondimenti sui problemi e sut dilemmi dell'ora presente, che non p=ono ricondursi nè agli schemi nè alle esperienze di un tempo in cui la lotta di classe ed il mo•1imento socialista erano assai più semplici, lmeari e facili. Noi non ci stanchiamo dal ripetere che mai come ora sull'intera cla.sse lavoratrice italiana ha così pesantemente gravato la responsabilità non soltanto delle sue sorti, ma dello stesso avvenire socialista del paese. Non da manovre tattiche, nè da combinazioni di dirigenti, ma dal riscuotersi della vasta e seria • base • socialista che intenda in tutta la sua portata la necessità di affrontare quei problemi della classe lavoratrice italiana che essa ed essa soltanto potrà ·isolvere e che dia nuova vita, su tale premessa classista di assoluta autonomia, ad uno schieramento socialista unitario, noi sappiamo che verrà quel , risorgimento socialista • che non vuole essere se;nplicemente la testata del nostro giornale. Ed è proprio e soltanto in vista di questo còmpito il quale, a salvezza del socialismo, spetta ai lavoratori italiani, che abbiamo scelto più come confortatori ed incitatori che come maestri i grandi uomini che appaiono nella no~tra galleria. Ciascuno di essi ha recato un proprio peculiare apporto. E non saremmo certo noi a negare che questo apporto sia stato spesso so- :;tanzialmcnte diverso o addirittura contrastante con quello di altre figure storiche a cui rendiamo omaggio. Non pretendiamo certo di mettere sulla stessa lmea un Lenin ed un Turati. Ma in lutl1 riscontriamo invece, al d1 là di quel personale contributo (che pur verremo illustrando) un comune elrmento che li fa - tutti - intrinsecamente n0;;lri. Intendiamo dire la dedizione di tutta la vita (talvolta il sacrificio della vita) alla causa del riscatto della classe lavoratrice. Ci torna in mente una definizione che, in tempi lontani, ha dato Cesare Battisti che non fu semplicemente un eroe pronto a sacrificare la vita per il suo ideale, ma anche un grande socialista e un militante socialista: « Per ideale intendo tutte le energie unitariamente rivolte a uno scopo ,. Ebbene, tutti costoro e proprio in questo senso furono grandi e generosi protagonisti dell'ideale socialista. Ed è per questo che, m nome di una comune fedeltà, li abbiamo voluti tra noi, paternamente testimoni delle nostre ansie e delle nostre speranze. Intesa m questo senso, la nostra galleria pecca di necessità per difetto. Non c'è forse nessuno di noi che non saprebbe suggerire altre figure degne di interpretare una pari devozione ideale alla emancipazione della classe lavoratrice. Ma non c'e nessuno di noi che rinunci a innalzare idealmente un altro ritratto, per proprio conto, e a collocarlo devotamente allo stesso livello degli altri grandi uomini del movimento socialista. E' il ritratto ideale, ora nitido ora sbiadito, di colui a cui attribuiamo il merito d1 averci portato, con la sua persuasione o col suo esempio, al movimento socialista. Di rado sarebbe il ritratto di un grande e noto uomo politico. Mollo più spesso sarebbe il ritratto del « compagno X •· umile tra gli umili. Che, andando indietro nel tempo, lo si sia trovato, sullo scorcio del secolo, tra gli infaticabili autori di quella predicazione socialista che batteva le campagne e schiudeva nuovi orizzonti tra gli operai degli stabilimenti; che lo si sia scoperto nelle lotte e negli affanni dell'altro dopoguerra; che, calata la cappa di piombo del fascismo, lo si sia scovato tra que11:liantifascisti non disposti a piegarsi mai e che, tra tante scettiche amarezze, conservavano anche in cal'- cere o al confino un assoluta fede nella rinascita del socialismo. o che lo abbiano scoperto, specie durante la lotta di resistenza, e per proprio conto, quelle ultimissime generazioni che nel ripetitori, ma può impiegare le ore serali a rivedere i còmpiti dei figli (quattro, una bella famiglia) e a sentire il rapporto della moglie sul loro contegno durante tutta la giornata. Quando i figTI sono andati a letto, il signor Rossi rivede il conto delle spese giornaliere, senza tener conto che le sue osservazioni fatte a voce troppo alta non sono sentite soltanto dalla moglie, ma disturbano i vicini che a quell'ora di solito sono già a letto. Quanto alla tavola è la stessa cosa. La maggior parte dei miliardari (lo avrete letto spesso su Oggi) cenano con un bicchiere di latte e un po' di frutta cotta, mentre il signor Rossi va matto per le tagliatelle all'uovo. Le mangia quattro o cinoue volte l'anno, ma quando ne sente parlare gli si fanno gli ecciu lustri in un modo che fa disgusto. Il signor Rossi non si priva delle vacanze. Da un'inchiesta fatta tempo addietro su un grande settimanale, risulta che la maggior parte dei nostri miliardari da molti anni non riesce ad abbandonare l'azienda; hanno ville al mare e in montagna, ma non riescono a godersele. Ho visto la fotografia di un grande industriale americano che fa il bagno in piscina assistito dalla segretaria e col telefono accanto, per non perdere il contatto con i suoi affari: una vita da cani. In vece il signor Rossi per quindici giorni l'anno è totalmente libero dal lavoro di ufficio e può godersi Roma, che è così bella in estate quando non è affollata da tanta gente; può alzarsi quando vuole, e anche se si applica un po' più a lungo a quei lavoretti per l'ingegnere suo amico, eli resta il tempo per fare una bella passeggiata a Villa Borghese. Insomma, se si paragona la sua esistenza modesta ma tranquilla con quella febbrile e logorante degli uomini che reggono l'economia e la vita dei popoli, il signor Rossi potrebbe essere un uomo felice; ma siccome è destino che nessuno deve essere contento a questo mondo,· come dicevo in principio egli si sente triste e stanco come un limone spremuto. La cosa più strana è che il medico gli dice di riguardarsi perchè ha un principio di esaurimento nervoso; io però sospetto che si sia messo d'accordo col medico per farsi bello davanti alla moglie, che giustamente gli rimprovera di essere un incapace. A. R. Matteotti Gramsci fascismo erano cresciute e che il fascismo credeva di avere avvinte a sè e che invece. per singolare e quasi miracolosa genesi, scopri\'ano da sè il socialismo e le sue liberatrici ist.nze: ebbene, i tratti caratteristici di questo nostro compagno che fu il nostro vero maes~ro dl socialismo, non mutano molto. Con lui, di fronte a lui, grazie a lui, abbiamo compiuto l'esperienza intima più decisiva della nostra vita: quella che ha fatto di noi dei socialisti. Quale sia stato il suo nome ed il suo volto, la vicenda fu sempre press·a poco la stessa. Un avvicinarsi a lui, tra ammirati e sospettosi, quasi egli detenesse il segreto d1 una verità che ancora ci sfuggiva. Un suo fraterno venire incontro alle nostre domande, alle nostre curiosità, alle nostre esitazioni, ma come se m lui non rispondesse un singolo individuo ma l'esperienza in .vtto di una intera collettività. Un ridiscutere insieme la ragion d'essere e le tendenze in divenire del nostro mondo, ch'era uno spalancarsi dinnanzi i motivi· di ingiustizia, di barbarie, di arretratezza, di contraddizione della presente società, la realtà di mmorazione ma anche la volontà di riscatto della classe oppressa, l'esigenza di un rivoluzionano tramutamento della società e della istauraz10ne d1 un ordine nuovo, fondato sul lavoro, sulla giustizia, la libertà, la partecipazione di tutl1. E infine quel suo svelarci un nuovo e appa»s1onato mondo di lotta ch'era collettivo sforzo di liberazione da ogni oppressione e ingiustizia, ch'era istinto di solidarietà di tutti i lavoratori impegnati alla propria emancipazione nell'interesse comune ch'era fraterno impegno di uomini liberi di foggiare gli strumenti politici e sindacali per la battaglia e la vittoria. Ed allora, con tutto il rispetto che dobbiamo agli _altri nostri personaggi, ben maggiori di lui, se~hamo che veramente il primo e certo più mt1mo ritratto della nostra galleria è proprio quello d1 questo compagno che ciascuno di noi serba in sè. Ritratt_o di anonimo, dunque: a cui, se dovessimo darglt fattezze figurative, attribuiremmo quelle dell'operaio che pianta la bandiera rossa di certe vecchie litografie socialiste d'altri tempi. E invincibilmente la sua immagine ci passa davanti quanto sentiamo che cosa sia e quanto conti essere e restare compagni.
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