C. BONFANTINI 73 no apparse nella lotta partigiana, e la troppo scarsa risonanza nell'opinione pubblica. Infatti nella prima fase della lotta per la liberazione, nell'autunno del '43 e fino ai primi mesi del '44, gli organizzatori militari del Partito Socialista, e in particolare il povero Renato Martorelli ed io, si preoccupavano più che altro dell'organizzazione e dello sviluppo di tutta la lotta partigiana nell'Italia del Nord, anzichè di dar vita immediatamente a formazioni nostre; e anche dopo, quando parve utile far sorgere le Matteotti, preferirono non distogliere i nostri elementi che già militavano in altre formazioni partigiane, così come lasciarono che molti corpi alle dipendènze del Partito Socialista conservassero il loro nome d'origine. Avvenne ed avviene cosl che a imprese come quel1e della liberazione e della creazione e difesa del governo libero dell'Ossola, nella quale elementi.del Partito Socialista ebbero parte preponderante non vada legato comunemente il nome delle Matteotti. E confessiamo subito che il successo che ha coronato molte delle nostre azioni si dovette, più che all'esistenza di un organismo veramente completo nei vari ingranaggi e servizi (ché un simile strumento mai potemmo averlo, per il fatto che il nostro lavoro si svolse parallelamente a quello della riorganizzazione politic3. del nostro partito, con tutte le difficoltà a ciò inerenti) soprattutto alla qualità dei comandanti e di gran parte. dei componenti delle nostre brigate, al loro coraggio e al1a loro iniziativa: qualità che conferirono spesso loro tale ascendente da trascinare in una azione conco:rtle anche elementi di altre formazioni e improvvisati adepti della pop0lazione stessa. E il primo è per unà delle Brigate Matteotti dell'Emilia, quella che io potei selezionare con un ostinato lavoro di mesi, la quale, dopo gloriose prove di guerriglia, con lo spo~tarsi delle linee alleate sugli Appennini, combattè poi valorosamente alla Porretta, meritandosi gli elogi del Comando Alleato. E con essa, idealmente vicina, anche se tanto meno fortunata, la Brigata Matteotti del Monte Grappa, che, dopo lunga lotta, dovette cedere all'enorme superiosità numerica nazifascista, e fu dispersa solo dopo d'aver lasciato un terzo dei suoi
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==