Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

ì.ò STATÒ MÒDÈRNÒ - 2ò GIUGNÒ 1948 aa lestradato da Marsiglia), i due auu- ;,u uc:1 J:"ld!J~CW t: a ...... .i. u,u11 Hl..l.uun, l,'1J U llU::uu 1Ull1Zla Ll !)t!l" J. t.Sl!CUL.lOU\: 1,ua1.~"'J.d.1c, ccJ u. .1•·u1v11c:u1, 1~.nna1.u 1u h1a1·c uu:cuu a 1•-uzza. i:,rauo 111 carccn:: dU\..1,lt: Li.&.Uv'C,UUUJ.V.1aruk.u e l,;csal"\! ,nv;,- :,1. 1 uuu cassu::1·e e ::H:!:;.1'cLa1·1ua uuuu- ~u·auvo ac1 ~aruiu 1c.asc1sLa, l an.ro uu1uput.:11,1:capo ac,1 u111c1u ::;1ampa ac1 UUV\!1".l,}U, cuu·amo1 uuuni, lJ.UUlHlli:Ull cuuauoraion uc1 l_;Jpo, e.ne, m un' <.h- ;,cv1su parJ.a1nentare del n1agg10, avt\-1.<1 uvulo ... 1nu1augu1aL"1 ucca.:uouc 01 ciuamar11 « quetll c,1e ct1v1ctevu110con lui 11 JJUIIC $atULU <.Leipotere •• 111su11aag11atL1cnc Cesare Hossi (più 1111c111i:t:ntcctcl suo paaronc) la sera Qcl 1~ .aopo 1a scauia aua Camera e Oopo una scauta ac1 uran Cons1g110, aveva pur dello, a c111voleva_ e a cm non vo1eva uatrc, cne era politica 0a suicidi i-anesio del .uumm1 ed il non souocarc ~uouo Je 1ndag1n1, inso1nma Ja l'u11111"_:- 01a ae11a giustizia, .l:'rolettca aruma sua: attuati gli arresti, l'mcano s mutl1sce di pagu1e scanua1osc: con1ess1oni e negative e contradu1z10ni, smenute rcc1procne, reciproche accuse, c111amate in complic1ta; memonali firmati ed anonuni lManne1li, !tossi, .t·mz1) non rispettano nè il generaie De Bono, comandante della -milizia assunto al senato e alla direzione generale della P. s., nè il capo del Governo. L'opinione pubblica non iece (non doveva !are) distinzioni; uni in un fascio, con disprezzo e con sdegno, accusati cd accusatori. Il tci,rore, diffuso ira i servi m'inacciati di abbandono e di sacrificio, fu umanissima ragione di altre ribellioni e rivelazioni. Gli atti e le pubblicazioni della secessione parlamentare incalzarono, una denunzia del direttore· del Popolo, dottol' Donati, contro il senatore De Bono arrivò fino all'Alta Corte. MussoHni fu pur costretto, in ritardo, ad assumere la responsabilità politica del fatto, ad attuare il fascismo integrale e il colpo di Stato del 3 gennaio 19:.!5(col relativo tradimento N- 3 de}la corona). L'autorità giudiziaria, quando iu mutato il vento e combinata la vergognosa amnistia del 31 luglio 1925 (fatta su misura per scarcerare i mandanti), potè ridurre il processo ad un « miserabile rito•• svincolato da ogni interesse morale e politico, contro i soli esecutori materiali ldalla stessa amnistia, .. e da altro, ridotti, ormai, taciti e riconoscenti). L'autorità giudiziaria potè iarc tutto ciò, senza rimedio procedurale delle private accuse: ma non potè strappare dagli incarti processuali I fogli che, in ogni caso, provano per la storia fo questione morale: così come era contestata dalle opposizioni nei suoi termini, non di passione ma di minima verità, quelli che, per essere inconfutabili, sono storicamente i più efficaci. Come sarà facile documentare, (Continua) e. g. · Bibliografia FRANCESCO FLORA: Appello al re. Napoli, 1943 {pp, 26). Nel novembre 1943, all'epoca del congresso di Bari in cui i partiti politici italiani, ipnotizzati dalla nuova « questione morale • della permanenza sul trono di Vittorio Emanuele III, decisero di non partecipare al Governo - perdendo cosi, fors~, mesi assai preziosi ;icr una più attiva partecipazione italiana alla guerrn di ,liberazione -, Francesco Flora, uomo di cultura libera e lontano dalla politica militante, indirizzò al re, che di quest'ultima grave crisi era la causa diretta, un invito ad abdicare; l'appello, alto d'intonazione e di stile cosi da poter rimanere esemplare nella nostra prosa politica, è un'implacabile e serrata requisitoria contro il sovrano che non ebbe, prima, tanta dignità da resistere al desiderio di consolidare il proprio trono, violando in mille modi e per lungo ordine d'anni lo statuto che aveva solennemente giurato di osservare, poi, tanta carità di patria da consentire alla Nazione di darsi un governo di uomini puri da ogni compromissione con il fascismo e capaci pertanto di impersonare verso Je Nazioni Unite e verso gli Italiani ·1a volontà di ricostruzione dell'Italia democratica. « Voi non siete più il re legittimo•• così incomincia la perorazione finale • e giova al Paese che voi accettiate, con una stoica serenità, d'essere stato, come foste, il re fascista. E che è mai questa lunga ostinazione a voler rimandare un così urgente problema, quale è quello dell'abdicazione e di un nuovo Governo, al tempo in cuì le Nazioni Unite occuperanno Roma. L'occupazione di Roma può avvenire domani o invece sol- • tanto dopo la caduta della Germania, se alla strategia delle Nazioni Unite ciò sembri utile o necessario. Dobbiamo affidarci ad un evento che è interamente sottratto alla nostra volontà? , Se veramente amate l'Italia, voi dovute lasciarla libera di potervi sconfessare. E' un sacraiz10 durissimo: ma un re deve saperlo assumere, per espiazione. Se pure il paese, con una rovinosa cecità, vi chieo1.?sse di restare, voi dovreste ammonirlo: - Io che firmai le leggi contro lo Statuto, io che firmai la dichiatazione di questa guerra perduta, non sono l'uomo meglio indicato a trattare con le Nazioni a cui, appunto, dichiarai la guerra non voluta dal mio popolo: io non sono libero di fronte al mio pa-ssato e sento il disagio della nuova guerra, vòlta contro i miei alleati di ieri: il disagio di dover rinnegare leggi ed att) che recano il mio nome. « Mae~tà, non permettete che giuristi maldestri, di venuti più realisti del re, giustifichino il vostro ,rifiuto col richiamo di una Costituzione che qui è fuori causa e alla q\fale voi sapete di non potervi più appellare. Compite il gesto veramente regale. Non cmeae1c .. ,e li paese vi sia grato: il sacnuc,u :.arn un cu,uuno contro i rimorsi Qew, vosira cosc,cn.ca; 111ugu sv11·111gentili, ___ ,d da ile passioni e dalle ines_ora"' leggi po11tic11.:~;e11,1ru,rnu 1 alta tragea1a di un re, c11.:pt:r un supremo dovere patriottico, a salvezza 01 un popolo, scende volontariamente dal trono». Purtroppo, Vittorio Emanuele rimase so1·00 ali"appello di .F'rancesco Flora, cosi come l'avo suo, Carlo Alberto, ad altro non meno eloquente e pressante di U1useppe0 Mazzm1; e li proo1ema della 10rmaz1one di un Governo Qemocratico m una sn-uazione ls~1tuz1ona-1ecosi inc.,na e p1e11ad1 sospeiu, imene aopo li nuro « provv1suno » 01 viuorio .t.manue1e, grava ancora come tat10ica spada d1 uamoc1c :suu'oscuro avvenire aella 0emocrazia italiana. WOL.f G1US'l'l: La democrazia. Roma, H145 lPP- '12, L. tiUJ. Nel vo1ume,10 dei Giusti, già noto p.:r opere riguardanti problenu di s,una russa, :u c:.a,luuuuo U.L't:VClnente, ma cmaramente, i pnncipali rapporll 111te1-con-enti tra i prmc1paJi tenmni ae1 comune linguaggio pontico - dt:- mocraz1a, liberalismo, soc1alismo -; dopo di cnc si passa ad esaminare i rappor•li Ira democrazia e relig1onc, democrazia e nazione, democrazia e tota!narismi, per mettere m luce concretamenic ·come 11011esista una soluzione umca del problema della democrazia, ma cc ne siano tdnte ·quante sono i popoli pomicamente organizzati. i...a democrazia, nata dalla trasposiz10nc politica ae1n,spenenza ,religiosa aeua .ki1orma, s'incontra e si accompai:na nel sec, XIX col principio ai naziona1na 11..,11<1 IULLa pt!r la libertà, ma presto 1inisce per esserne separata e a aover lottare contro il misoneismo delle religioni tradiziona'1i e contro il nazionausmo rampollo degenere dell'idea stessa per cui mol'irono T, Korner e G, Mameli; non solo, già nel secolo scorso si ha con Napoleone III il primo esempio di dittatura plebiscitaria, richiamantesi ad una investitura popolare a carattere definitivo contro ogni opposizione di spirito parlamentare. Quasi non bastasse, la critica marxista gener.ò il mito di una dittatura del proletariato, da instaurarsi da questo - e sia pure a titolo provvisorio - quando verrà il eran &iorno della v.ittoria del proletariaio « iiovane e sano» sulla « corrotta e decrcpi ta borghesia ». Ognun vede in mezzo a quanti pericoli debba vivere una moderna democrazia: clericalismo ,retrivo, nazionalismo, giacobinismo, marxismo. Eppure, la battaglia per la democrazia va affrontata senza timori e dubbi, come un dovere morale al quale non è dato sottrarsi. SERAFICUS

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