I l r Bib La Yita e le opere del IDartire L'uomo d'eccezionale altezza intellettuale e morale, cui la violenza fascista troncò la vita vent'anni fa, era nato a Fratta Polesine. I suoi genitori che esercitavano il commercio di manifatture, col lavoro assiduo e col risparmio erano riusciti a mettere insieme un discreto patrimonio, in modo da poter far percorrere ai tre figlioli, tutti intelligenti e desiderosi di sapere, gli studi medi e·universitari. I due maggiori morirono in giovine età, consunti dal mal sottile, ma avevan già dato per più anni l'opera loro, disinteressata e appassionata, per la difesa degli interessi e diritti dei contadini contro le prepotenze e l'avarizia degli agrari del Polesine. e alle lotte politiche e sociali del suo Polesine, egli potè affrontare, solidamente preparato, i problemi della vita nazionale. Questo avvenne specialmente dopo la prima guerra mondiale, al cui inizio egli aveva, in un comizio a Rovigo, tenuto un vigoroso discorso contro la violenza, con linguaggio e animo di cristiano, suscitando le ire dei bollenti interventisti, specialmente di quelli che preparavano a sé stessi l'imboscamento; e la stessa condanna alla guerra ripetè al Consiglio provinciale di Rovigo, in un discorso che gli procurò un processo per disfattismo e una condanna che fu poi annullata dalla Cassazione. Chiamato in servizio militare, sebbene fosse stato a suo tempo riformato per la stessa malattia di cui erano morti i suoi fratelli, e ora dichiarato abile ai soli servizi sedentari, si tentò di mandarlo al fronte in una di quelle compagnie di sorvegliati che erano mandate al macello con dietro i moschetti spianati dei carabinieri. Fu invece poi internato a Campo Inglese e tenuto sotto una sorveglianza molesta e vessatoria. lfna bimba del popolo depone fiori e una donna prega nel luogo ( Lungotevere Arnaldo da Brescia) ove il 10 giugno fu ravito Giacomo Matteotti. Egli aveva previsto le conseguenze del suo atteggiamento contro la guerra, ma nello scrivere al compagno Guarnieri-Ventimiglia, cui aveva affidato la sua difesa davanti alla Cassazione, egli aveva raccomandato: «Né esitazioni, né ripiegamenti, anche se potessero valere all'assoluzione, ma precisa e decisa riaffermazione dei nostri principi e dei nostri ideali.» Eletto deputato nel 1919, e riconfermato poi nelle elezioni del 1921 e 1924, divenne ben presto una delle colonne del gruppo parlamentare socialista. Si dedicò con particolare fervore allo studio e alla trattazione dei problemi di economia e di finanze e ad un'esame approfondito dei bilanci, che è strumento per conoscere e valutare tutta l'attività dello stato; e scrisse articoli e pronunciò discorsi che si imposero all'attenzione di tutti. Contemporaneamente attendeva anche ad altro compito. Egli non era stato di quelli che nel 1919/20 avevano con retorica incoscienza vellicato le passioni popolari, pur continuando a lottare tenacemente in difesa dei contadini del Polesine; ma quando, dopo l'esito non felice dell'occupazione delle fabbriche, si fecero avanti i fascisti, profittando della temporanea depressione del movimento sindacale operaio, e dettero sfogo alle loro sanguinarie violenze, Matteotti fu tra i pochi che eran disposti ad affrontare il pericolo di conflitti cruenti, perché il Partito Socialista e le leghe operaie mostrassero di saper difendere dignitosamente i propri ideali e non lasciassero travolgere dalla furia reazionaria gli effetti benefici della loro opera. E si che egli aveva sperimentato la bieca violenza degli avversari, da cui era stato più volte minacciato di morte, e la sperimentò anche in seguito, specialmente quel pomeriggio del 12 marzo 1921 in cui, presentatosi da solo nella sede degli agrari di Castelguglielmo, per un contradditorio a cui era stato sfidato, s'era visto circondato da genle imbestialita con le rivoltelle in mano, era stato sputacchiato, bastonato, minacciato di morte se non rinunziava a sostenere la causa dei contadini, e caricato su un camion da cui, dopo un lungo giro per la campagna, lo avevan buttato di notte, in mezzo alla via. Queste avventure non turbarono l'animo di Matteotti, ma gli facevano anzi sentire più imperiosa la necessità della lotta. Dopo la Marcia su Roma, non passò giorno, si può dire, senza che egli nella sua qualità di cittadino, di deputato, di segretario del Partito Socialista unitario riconfermasse la sua accusa contro la sopraffazione fascista e contro il malgoverno sotto cui essa aveva ridotto, e avviliva il paese. Di questa sua ardente quotidiana battaglia sono documenti luminosi gli articoli e i discorsi che egli tenne per svelare la menzogna del risanamento finanziario, onde menava vanto il governo fascista; il documentatissimo volume che fu in gran parte opera sua, che sotto il titolo « U n ' a n n o d i d o m i n a z i o n e fascista»; dimostrava la grossolana incongruenza fra le parole e i fatti, l'incoerenza e la disonestà dell'opera dal regime e il danno economico e morale che da essa veniva al paese. lava, la maggioranza, quasi soggiogata da quello spettacolo di coraggio, si limitava a rumoreggiare con quel sordo brontolio che è come il tuono foriero della prossima tempesta. Il duce assisteva livido, impassibile, colle braccia conserte, collo sguardo cattivo, come meditando. Meditava forse il fatale non lontano epilogo della scena? Poi la muta si scosse, si riprese e il discorso finì tra i clamori, le invettive, le ingiurie della maggioranza che parve voler riscattare così, agli occhi del padrone, la tolleranza concessa in qualche momento all'oratore. Si afferma che Matteotti, a discorso finito, sapendo di aver ferito a morte la belva fascista, abbia detto mentre raccoglieva le sue carte e rivolgendosi con un lieve sorriso ai suoi colleghi più vicini: - Ed ora potete prepararmi l'orazione funebre! - Il giorno dopo il P o p o 1 o d ' I t a 1i a , organo del duce, e forse per la sua stessa penna, commentava cosi: «Mussolini ha trovato fin troppo longanime la condotta della maggioranza perché l'on. Matteotti ha tenuto un discorso mostruosamente provocatorio che avrebbe meritato qua 1 c h e c o sa di più tangi bi 1 e che l'epiteto di ,,masnada" lanciato dall'on. Giunta.» E la G r a n d e I t a 1 i a di Milano faceva eco con queste parole: «Matteotti è una molecola di questa masnada che presto l'ultima ventata di buon senso e un a m o s s a e n e r g i c a d e 1 d u c e penseranno a spezzare.» La m o s s a e n e r g i c a del duce non si è fatta davvero attendere. Sull'esempio dei fratelli, anche Giacomo che era molto più giovane di loro, si iscrisse ancor ragazzo al Partito Socialista, mostrando sin da allora una singolare concretezza di vedute e serietà di pensiero, che andarono crescendo con il maturare degli anni e l'ampiarsi della cultura. Laureatosi in giurisprudenza si dedicò con passione a un'approfondito studio della finanza pubblica, dell'economia e delle questioni sociali tanto da divenire un modello di amministratore pur nell'ambito dal suo piccolo comune e una sicura guida del movimento contadino nell'ubertosa, reazionaria plaga del Polesine. Come e perdté fu ucciso Fu subito la mattina dell'll giugno che gli amici più intimi di Matteotti manifestarono le prime inquietitudini. La signora Velia li aveva già messi a parte delle sue ansie. Matteotti era uscito di casa il giorni prima, alle ore 16, per recarsi alla Camera. Qui non era stato visto. A casa non era più tornato. La Questura, informata dall'on. Modigliani, sebbene fosse perfettamente a giorno dell'accaduto (poiché il direttore generale della P. S. era il quadrunviro gen. De Bono), dovette far mostra di iniziare delle ricerche. Confidava certo di poter concludere con la solita formula della infruttuosità delle indagini. Senonché l'atmosfera nel paese era improvvisamente cambiata. L'enormità del delitto (cosi fu subito definito dalla coscienza di tutti il primo sospetto) aveva aperto le bocche abituate al bavaglio. Ci fu chi aveva visto, e parlò: un'automobile si era fermata verso le ore 16 sul lungotevere Arnaldo da Brescia. Da essa erano discese quattro persone. Quando da via Pisanello sboccò l'on. Mat- Nel Partito Socialista egli fu un realizzatore, un uomo di azione, che, fiso all'ideale, teneva i piedi sulla terra, pur fieramente schivo da accomodamenti e da rinunzie. Odiava il rivoluzionarismo parolaio e inconcludente degli Enrico Ferri e quello irresponsabile e demagogo dei Michelino Bianchi e dei Benito Mussolini. Oratore robusto ed efficace amava agire più che parlare. Meditava nel silenzio per maturare il suo pensiero e prepararsi all'azione; e quando la sua convinzione s'era formata lucida e sicura, e il tradurla in atto si prospettava alla sua coscienza come una necessità e un dovere, non c'era forza che potesse distoglierlo dal perseguire il suo fine. Sdegnoso di tutte le volgarità, fu per questo accusato da alcuni di essere «aristocratico» e tale possiamo definirlo noi pure, nel senso migliore del vocabolo, perché egli cercò di elevare, nella forma e nello spirito, la vita interna e i rapporti esteriori del partito e delle organizzazioni operaie, e non andò demagogicamente «verso il popolo» ma cercò di accostare il popolo a sé, cioè a quella maggior perfezione di pensiero e di vita, che l'educazione e lo studio gli avevano permesso di conseguire. Col patrimonio di esperienza accumulato nella partecipazione alla vita amministrativa 1919 (25 anni addietro) 16 giugno: La segreteria della Confederazione Generale del Lavoro in Italia pubblica un appello per una più salda disciplina e coordinazione delle manifestazioni proletarie e contro la dispersione delle forze. - 11 Partito Socialista svizzero ha dichiarato che motivo della sua uscita dalla II Internazionale è la ripugnanza di fronte alla politica di patteggiamento con la borghesia e la mancanza di un'intenzione decisa di carattere rivoluzionario. - A Zurigo durante un grande comizio socialista in commemorazione di Rosa Luxemburg si sono avuti episodi di violenza con morti e feriti. - A Parigi: consegna ai delegati tedeschi delle condizioni definitive di pace. - Caro-vita in Italia. 17 giugno: Tumulti sanguinosi a Vienna: i giornali borghesi si scagliano contro i comunisti che dichiarano responsabili. - Comizi in varie regioni d'Italia ove si chiedono al governo immediati provvedimenti contro il caro-vita e gli speculatori. - Agitazioni nella Carnia e nel Friuli contro la disoccupazione e per il risarcimento dei danni di guerra. - Persecuzioni contro i socialisti nello stato czeco-slovacco. 18 giugno: L'ordine del giorno socialista per il ritiro delle truppe dalla Russia respinto alla Camera francese. - L'on. Crespi, ministro degli 4})-P '0-VÌg-ÌO ai~ _ti Oei . cwue1i, so ulpi!o dall o\;i.. ag_gI®l o ei:: l:l"r -1U (j Pochi giorni erano passati dalla memorabile seduta parlamentare in cui Matteotti ave~a. pronunciato il suo formidabile atto d'accusa contro le violenze elettorali del fascismo. Fu il 30 maggio 1924. Quella seduta ha ancora, nel ricordo di chi vi ha partecipato, la tragica solennità delle grandi giornate storiche. Giornata storica veramente, poiché segnò la condanna a morte del nostro compagno e per conseguenza la sollevazione di tutte le coscienze contro il regime barbaro e sanguinario del fascismo. Matteotti parlò come lui parlava in queste circostanze. Con un'eloquenza scarna, tagliente, ironica, materiata di cifre e di fatti. Nes~un lenocinio di forma. La sua parola andava diritta al bersaglio. Staffilava in profondità. Era la requisitoria fredda, implacabile, d'un pubblico accusatore che si sentiva investito del suo mandato dal lungo martirio di tutto il proletariato italiano. Matteotti sosteneva la tesi della contestazione in blocco delle elezioni della maggioranza fascista per le inaudite violenze che erano state esercitate dal governo e dai suoi pretoriani. Infatti le elezioni del 6 aprile non erano state quel trionfo di cui la stampa fascista menava vanto: 4 milioni e mezzo di voti ai fascisti contro 2 milioni e mezzo alle 19 giugno: Il ministero Orlando battuto per 184 voti ha rassegnato le proprie dimissioni. - Costituzione di un ente autonomo delle cooperative italiane denominato dstituto Nazionale delle Cooperati ve di produzione e distribuzione>. - All'Assemblea Nazionale tedesca di Weimar: discussioni se accettare o meno le condizioni di pace degli alleati: nel frattempo i piroscafi carichi di viveri per la Germania sono trattenuti nei porti inglesi. - I giornali viennesi hanno definito le condizioni di pace dell'Intesa <una crudele dichiarazione di guerra,. - Al Congresso dei socialisti ungheresi è stala deliberata l'adesione alla III Internazionale per la dittatura del proletariato. 21 giugno: Il re ha incaricato l'on. Nitti della formazione del nuovo ministero. - Gli intelletluali spagnuoli hanno pubblicato un appello auspicante la ripresa delle relazioni internazionali e culturali tra lutti i paesi con esclusione di nessun popolo. - Nella sua risposta a Clemenceau invitante a cessare le osilità in Ungheria Bela Kun si compiace del desiderio ma addossa ogni responsabilità alle azioni aggressive dei rumeni e degli czechi. 22 giugno: Le navi da guerra tedesche internate che dovevano essere consegnate agli alleati a termine del trattato di pace affondale dai loro equipaggi a Scapa Flow. - Al congresso dei Sovieti ungheresi: provvedimenti relativi alla riforma agraria, agli approvigionamenli ~~ttà, alla socializzazione industriale. -: el ~inetto Nitti: questi conserva anche gli opposizioni, die cui 1 milione ai partiti proletari. Per ottenere questo risultato tutte le forze repressive erano state mobilitate, tutte le libertà erano state soppresse. Le squadre avevano avuto piena libertà d'azione contro il corpo elettorale e contro i candidati dei partiti. Non era stato, il martirio di Matteotti preceduto dall'assassinio del candidato massimalista Piccinini, il modesto operaio tipografo di Reggio Emilia, prelevato da casa sua, mentre, dopo una giornata di lavoro, stava insegnando a leggere al suo figlioletto, e ucciso poco dopo a rivoltellate sulla pubblica via? Mentre Matteotti parPer alcim tempo, le autorità non vollero trovare le SJ)oglie dell'ucciso. Fu cosi che i suoi comi;agni vresero l'iniziativa di personali, appassionate ricerche. Qui sopra la f olografia riproduce il luogo detto «La Quart arella» nelle immediate vicinanze di Roma, ove a/fine le spoglie di .Matteotti furono ritrovate. Nella fotografia, un grUJJJJOdi socialisti, è facilmente riconoscibile Filippo Turati. Interni, Tittoni è agli Esteri. - Bauer viene eletto cancelliere della repubblica tedesca. - 23 giugno: L'Assemblea Nazionale germanica di Weimar malgrado l'opposizione di elementi nazionalisti capitanati da von Lettow-Forbeck delibera che sia firmata la pace. - Ha avuto luogo a Torino il VI Congresso nazionale postelegrafonico. - La nuova delegazione italiana a Versailles è composta di Tittoni, Maggiorino Ferraris, Marconi, Scialoia e Crespi. 24 giugno: Forte discorso dell'on. Treves alla Camera: «Il mondo non si ricomporrà che nel socialismo e per il socialismo.> - Manifestazioni contro il caro-vita nel Veneto e nel Modenese. - Vittoria dei contadini e dei mondarisi nel novarese contro le organizzazioni padronali. - Si sta organizzando l'armala rossa della repubblica slovacca. 25 giugno: Alla Camera: attacchi di Tittoni a Sonnino ed alla politica del pallo di Londra. - Prodromi di controrivoluzione in Germania e fermenti nazionalisti. - I giornali si occupano con insistenza della lentezza della smobilitazione. - Il consiglio operaio viennese si è riw1ilo per discutere sul dissidio comunistasocialdemocratico: contegno marcatamente anticomunista di Federico Adler. 26 giugno: L'autorità cantonale di Zurigo ed il Comando Militare hanno proibito un comizio di protesta contro l'intervento in Russia organizzato dal gruppo socialista di estrema sinistra. - A Berlino un gruppo di ufficiali ba fatto un rogo delle bandiere conquistate ai francesi fino al 1871 e che avrebbero dovuto essere restituite in base al trattato di pace. - Il Consiglio dei 4 ba fatto pervenire alla Germania due note di protesta per le mene svolte in Polonia e per l'episodio di Scapa Flow. 27 giugno: Sempre più frequenti torbidi di carattere nazionalista in Germania. - Notizie di conflitti ed insurrezioni nei distretti ceduti dalla Germania alla Polonia. - La Conferenza generale del lavoro inglese unanime per la revisione del trattato di pace. - Ripetuti moti reazionari a Brescia capeggiati dalle autorità militari. - A Berlino e ad Amburgo tumulti per il carovita e saccheggi di negozi. - Il ministro della Reichswehr Noske ha dichiarato che non tollererà i disordini e gli scioperi. 28 giugno: In Italia l'opinione pubblica chiede con insistenza l'acceleramen lo della smo bilitazione, un'amnistia per i reati militari e l'abolizione della censura. - E' stato firmato a Versailles il trattalo di pace. 30 giugno: Partenza di Wilson per l'America. - Viene reso noto che il blocco della Germania durerà fino alla ratifica del trattato di pace. - Ha avuto luogo a Milano il Congresso Nazionale della Lega proletaria mutilati e reduci di guerra. - Il ministro germanico della Reichswehr Noske ha raccomandato l'uso dello armi senza pietà contro i rivoltosi: il generale von Letlow in marcia verso Amburgo.
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