I I 102 I I _______________________ ::·A.:.._:R vor UZIONE TlBFRALE -----------~~ ------ - --- - Matteotatimministratore <?-iacomo Matfeotti... .. grazie a qualche baiocco S[!arso in alcuni paesi - così egli diceva sorridendo - potè essere amministrato!e in parecchi Comuni del Polesine (Fratta, Villamarzana, San Bellino, Badia, Lendinar~, Rovigo, ecc.) in giovane età. Nei Comuni <h Fratta e di Villamarzana ebbe anche le fu~zioni di ass~ssore e di sindaco. Partecipò a~s1du_amente ai Javori del Consiglio pro~ incrale m rappresentanza del mandamento di Occl1iobdlo: leader della minoranza socialista. Ebbe la carica di presidente clella Deputazione provinciale per hrevi giorni nel 1914. Escluso dal Consiglio provinciale per sopraggiunte sue incompatibilità, , i 1itornò con le elezioni dell'autunno 1920 che diedero ai socialisti 38 seggi su 40. Fu membro dei Consigli amministrativi di molti enti ed istituti locali. I problemi sc-olastici furono O"· getto di suo assiduo appassionato studi~. ~pe~·a diligent~ egli diede nel Consiglio provmcialc scolastico coi cornp.agni Gastone Costa, Aurelio Balotta e Dante Gallani. La fondazione di biblioteche popolari e scolastiche il riordinamento delle scuole primarie dei Comuni 1:urali ebbe da lui grande impulso. Oltre a1 problemi della istruzione popolare si dedicò principalmente a quelli della fì.. nanza comunale. Pubblicò parecchi saggi appunto sulla finanza locale, collaborando al ]i. bro: :V el Comune socialista, edito a cura del giornale Avanti! Scrisse uno studio, mirabile frutto di profondi studi amministrativi: Il Regolamento per le imposte comunali. Fu per alcuni anni membro del Consio-lio direttivo della Lega dei Comuni socialisti, della quale tenne anche con molta solerzia l'ufficio di segretario. el 1920 promosse l'istituzione di uu Uf. ficio di consulenza legale e di ispezion.~ amministrativa per i sessantatrè Comuni del Polesine, allora tutti amministrati dai socialisti facendo affidare la direzione ad un eE'pert~ segretario comunale - il rag. dott. Ezzelino Faccini - e al deputato provinciale avvocato Enea Ferraresi, già sindaco di Stienta, competentissimo in materia amministrativa. Il Convegno nazionale dei rappresentanti di 250 Comuni soc~listi, tenutosi in Bologna - nella sala del Liceo Musicale - nei o-iorni t, 16 e 17 gennaio 1916, gli offrì l'occasione di farsi conoscere come studioso competente di problemi municipali. Il sindaco di Milano, Emilio Caldara, .aveva terminato di illustrare la sua relazione sul tema: « Le finanze comunali di fronte ai pesi tributari da parte del Governo )), quando il Matteotti chiese la parola e, ottenutala, oppose al punto di vista del Caldara, fondato sull'esperienza milanese, il suo di esperto amministratore di almeno una decina di comunelli e di controllore ed ispettore di una trentina. Il sindaco milanese, per fare approvare la sua relazione, dovè - non senza disappunto - acconsentire che le conclusioni della sua relazione fossero modificate per quanto riguardava i Comuni rurali. Alcuni dei maggiorenti socialisti furono scandalizzati dalla .mancanza di tatto del Matteotti che non si era peritato dal criticare la relazione di un uomo in fama di competentissimo in materia amministrativa, ritenuto quasi infallibile! Il Matteotti era un amministratore severissimo. Per comprendere questa severità non bisogna dimenticare che era figlio di un rigido conservatore parsimonioso nell'amministrazione del patrimonio domestico ed allievo dell'onorevole prof. Alessandro Stoppato, conservatore di stile e di razza, parlalllentare fra i più rappresentativi, militante nelh destra clerico-moderata. A quell'esempio, a quella scuola egli era cresciuto. Anche senza mandati precisi si era fatto contrnllore di pubbliche Amministrazioni. Era l'incubo dei sindaci e dei segretari comunali per la sua diligenza di spulciatore di atti e di bilanci, per le critiche inesorabili, severissime. I bilanci comunali dovevano essere compi-, lati con onestà in realistica corrispondenza con le possibilità finanziarie del Municipio. Economie fino all'osso, niente debiti. Se per opere pubbliche di grande utilità e per le scuole mancavano i fondi, si provvedesse aumentando le tasse fino ai limiti cons,~ntiti dalla legge. Compilava lui stesso i prcgetti dei bilanci per i Comuni dove temev'l che le sue istruzioni non fossero applicate per l'ostruzionismo dei segretari comunali, i quali approfittavano talvolta dell.a inesperienza dei sindaci per farla da padroni. I segretari Comunali maneggioni e faccendieri di alcuni Comuni, gli impiegati facili e tolleranti, lo considerav.ano come un n~mico. Egli non aveva molta stima del ceto impiegatizio e vedeva con sfiducia l'accorrere degli jmpiegati nelle leghe confederali e nelle sezioni socialiste appena la fortuna arrideva ai socialisti. Avrebbe voluto che fossero sistematicamente respinte le loro domande di ammissione alla lega e alla sezione. Che cosa poteva fare per gli impiegati un partito operaio classista? Egli considerò sempre con scetticismo il movimento per la conquista dei celi medi delineatosi nel partito qualche anno fa, oggi molto caldeggiato in seno al partito unitario. Si trattava insomma di categorie economicamente improduttive, il miglioramento delle cui condizioni era dipendente dallo spo10eca l:;1no stam~nto dc>i rc>dditi e da altre cause ,·omplesse. Urgt>va invece provvedere pP-r j lavoratori manuali già proletari. I rcli mcdi ::;i sarebbero proletarizzati certamente Ae pur era possibilf' solo dopo un lungo pro<•f'~i,o di lf'moo. ' Qua~do tutti gli impiegati r.omunali domandarono' nu,ne rondizioni di lavoro ""li f . ' ,., ~cf'. deltbPrarf' dalla Lega dei Comuni pro• vuH·iaJ,, che lf' trattativ,• si svolgP.siwro au base provinriale, f'd egli stc>c,sovi pr<'sc pa1 tf' attivissima dimostrandosi lf'naci"Simo rwlla difesa degli intcrc>ss.i df'i Comuni. Le trattative laboriosissime conclusPro ad un capitolatotipo da introdursi in lutti i Comuni rwr dPliberazioni singole. In <r11esta circostanza gli impiegati di alcuni Comun i, sol i tamcntc rt;- rnissiv i f' ossequiosi nei confronti <lei vecchi amministratori derico-modcrati, si dirnoi;trarono battaglieri e aggressivi. Il Matteotti aveva già collaborato in riviste e giornali come: La rivista di diritto e procedura, diretta dall'on. prof. Eugenio Florian <li Venezia; La lotta, l'Avanti!, L'idea sorialisLa, ecc., ma i suoi magistrali articoli su terni di bilancio comparvero nella Critica Sociale solamente quando aveva studiato e lavorato per anni a.i bilanci comunali. Con questa base di seria preparazione egli si pose in evidenza alla Camera dei Deputati per i suoi discorsi pronunciati contro i progetti Giolitti del 1920. Membro della Giunta del Ililancio e della Commissione di Finanza, stese parecchie relazioni, tra cui quella al bilancio dell'entrata del 1922. Segretario della Commissione per la riforma buroci-atica, scrisse frequenti relazioni di minoranza e per la minoranza fu relatore contro la concessione dei pieni poteri al Ministero Mussolini. Rigido difensore dell'erario in materie ,:li spese, fu anche tenace propugnatore della libertà in materia doganale. Il liberismo doveva essere una scuola di maturità politica e sindacale. Così egli si oppose sempre ai tentativi degli agrari polesani di avere l'adesione dei lavoratori ne] sollecitare provvedimenti protezionistici dal Governo. Una volta sola, nel 1920, derogò dal suo rigidismo liberista quando si trattò di aiutare alla conclusione di un patto di lavoro per le risaie del Comune di Porto Tolle. Si trattava di indurre i conduttori delle valli coltivate a risaia a non abbandonare la coltivazione. L'abbandono voleva dire far ritornare la valle .a palude coi suoi miasmi e la malaria, la disoccupazione per circa tremila lavoratori. Per queste considerazioni egli acconsentì a presentare al ministro dell'Agricoltura una Commissione di conduttori vallivi e di lavoratori • chiedente - ed ottenne - un lieve aumento del prezzo del risone limitatamente alla produzione dell'annata nel Comune di Pe:,rto Tolle. Non volle però avere nessuna parte nell.a trattazione del patto e fu lieto che io assumessi intera la responsabilità della démarche presso il ministro. Perchè egli mai ebbe in comune con certi riformisti la complicità nel protezionismo. Nel suo ostinato liberismo egli aveva due alleati nel gruppo sodalista: Nino Mazzoni e Emanuele Modigliani. Di quest'ultimo spiaceva al Matteotti l'abilità nelle manovre parlamentari, la scaltrezza curialesca, il possibilismo collaborazionista, ma il vederlo al suo fianco nelle battaglie liberiste dissipò ogni aprioristica antipatia. E Giacomo si legò di affettuosa amicizia al Modigliani del quale ebbe poi sempre molta stima. Per il Matteotti il problema della redenzione operaia era un problema di produzione e di capacità. Si vale per quanto si produce e si produce per quanto si sa. Bisognava quindi educare, istruire il proletario. Come il Proudhon, egli chiamava gli operai all'emancipazione per mezzo del¾ istruzione. Nel suo Polesine in questo campo vi era molto da fare. Dopo la grandiosa bonifica della terra, vi era da compierne un'altra non meno importante, quella dell'uomo. In questi ultimi anni l'istruzione ha avuto nella plaga fra il Po e l'Adige un notevole incremento, ma al tempo della prima agitazione dei contadini al grido: la boie (1884), vi era ancora colà il sessanta per cento della popolazione analfabeta! Giacomo vedeva nella scuola un formidabile strumento di elevazione, di indipendenza e di redenzione proletaria. Ma i lavoratori facessero da loro stessi non si affidassero al governo o alla borghesia. I diseredati si sollevassero con le loro forze. La filantropia, la beneficenza non erano che elemosina poco utile perchè non eliminavano le sventure sociali e nemmeno bastavano a lenirle. Peggio, funziona.ano talvolta da sussidio sobillatore di fannullaggine. Marxista, egli pensava col grande di Treviri abbisognru:e per primo all'uomo la dignità più ancora del pane. La fatica dei migliori, degli uomini di fede, doveva essere rivolta all'educazione delle masse, prima ancora che ad ottenere il loro miglioramento economico. ,1 salario sarebbe aumentato invano ove l'uomo non avesse perfezionalo la propria educazione. Formare l'uomo del lavoro per formare la classe e innalzarla. La forza collettiva della massa insieme alla capacità per organizzare le forze della produzione e preparare all.a gestione sociale. Su questa via di conquista avviarsi con passi progressivi. Non imporsi mai, ma conquistare e convincere con la propria virtù. Questo il pensiero di Gia1anco corno Matteotti, il <Iuale fìn dal J910 aveva già ,<:ritto in fjr1, Recirlivfl: « Per l' ltalu1, nostra, troppo ru-r,a rii ,ù~- linquniti ,~ rii analfr1beti insir-mu~, ndlP riisgraziatP rr•girmi mr1rulionr1lt, ci permr~ttiamo 1111 uniro otto rii fr,dr,, rontro r,gni dubbio rhri dia 1 r 1str1 sr:u1ntif,.ca, flll'inr,rzia, al mafoolr,re; r-rr,riiomo all'utilita rJp[l'i.~truzionr,, r;rr,rJi()m,,, con l'antico greco sapMnte, che sol chi conosce il bene pos.5a oper are il bene, crediamo all'istruzion,~ capace di richiamare a più larghi orizzonti il pensir~ro e l' attidta umana, r·redi.omo eh,~ Pssa possa insegnare l'altruismo rom,, l'r,ttirru.1, forma di egoismo"· ALDO P '\RINJ. LA PETROLIERA ROMANTICA L'e.wle. Hosa Luxemhourg e in Svizzera, eauJe, non aJJrora ventenne. Damr~ hystérique et <J.CIJ.· riii.Ln1 la inF;ultano i F;uoi compagnj socialisti polacchi, la rinnegano perche non e patriota, perd1i• da buona marxista non ha voluto -entir parlare <li rico&truzione deJJo Stato pola,·cio. Il s111, esilio durerà la sua vita. Solo 1wl 1903 rivid,~ Varsavia per qualche settimana sulle harricat,~. V1a in nessuna lettera si trova un suo rimpianto di c>wlc. f.~ una <l<.innaforte; rapar<' di 5tare sedici ore a tavolino sulle statistich<'. Vuole e sa essere una vera rivoluzionaria, al di sopra <lcJle cose umane, patria, famiglia, vita privata. ~essuno puo dir nulla delle sue debolezze, della sua vita sentimentale, delle sue vicende pratiche. Il pettegolezzo non l'ha potuta toccare, se non con il facile insulto di isterica. Niente confidenze di miserie femminee; delle difficoltà della sua vita solitaria nessuna lamentela. Tutto ciò sembrerebbe troppo vicino .a un vigoroso ideale, a una falsa e arida co5trùzione: ed è invece umano come il fon<lo romantico dello spirito di Rosa, come la '-Ua monelleria di fanciulla abbandonata al suo temperamento e alla sua spensierata gioia di vivere. La petroliera gioirà in carcere di coltivare fiori come si abbandonava una volta libera all'aperto nei momenti « che la vita ci formicola alla punta delle dita e si è pronti a qualunque pazzia ». Dopo mesi di prigionia si firma: vostra sempre ed incoreggibilmente felice. Con candido entusiasmo legge a quarant'anni un libro di geologia, come una rivelazione e si lamenta << come ci resta poco da vivere e tanto da imparare!». Conservò questa esuberanza di giovinetta sino all'ultimo giorno e fu pittrice, propagandista, letterata, economista, conferenziera, combattente, traduttrice; ora osservatrice ironica di particolari, ora umorista sottile, ora preoccupata di meditazioni metafisiche, ora intenta alla strategia rivoluzionaria. Un inguaribile romanticismo le diede il necessario distacco dalle cose, la superiorità sulle contingenze: « Noi viviamo in tempi agitati in cui tutto ciò che esiste è degno di scomparire ». Ecco un suo ricordo, forse il solo della casa paterna. Un mattino prima del levar del sole. Era il momento più bello « prima del risveglio della vita stupida, rumorosa, assordante nella grande caserma 1 di affitto. La calma augusta dell'<2ra mattutina si stendeva sulla trivialità del selciato: in alto nei vetri scintillavano i primi ori del giovane sole e più alto ancora ondeggiavano piccole nuvole rosee, prima di sciogliersi nel cielo grigio della grande città. Allora io credevo fermamente che la « vita », la « vera J. vita fosse in qualche lontana parte, laggiù, di là dai tetti. Da allora io cammino a cercarla. Ma essa si nasconde sempre dielro qualche tetto. Insomma ogni cosa si è presa gioco di me, e la vera vita non è restata forse laggiù in quel cortile, dove la prima volta ho letto con Antomo Le origini della civilta? ». Questa scontentezza di sè le pare necessaria per agire. E infatti chi considera mai la sua opera se non con il sentimento della scontentezza di sè « a meno che non sia un deputato al Reichstag o un mandarino della Commissione generale dei Sindacati? ». Il suo pessimismo ha un 'ispn:azione di idealismo e di grandezza morale. << Incomprensibile e insopportabile - scrive durante gli anni di guerra eh' ella passò tutti in carcere - mi riesce questo completo smarrirsi nella miseria quotidiana. Guarda la fredda serenità con cui Goethe si teneva al di sopra delle cose. Immaginati a che cosa ha dovuto assistere durante la sua vita .... E con quale tranquillità, con quale equilibrio intellettuale egli continuava durante questo tempo i suoi studi sulla metamorfosi delle piante, sulla teoria dei colori, su mille cose. Io non ti domando di f.arc della poesia come G-oethe, ma la sua concezione della vita - l'universalità degli interessi, l'armonia interiore - ognuno può darsela o almeno cercarla. E se tu mi dicessi: - Goethe non era un politico militante - ti risponderei: - Un militante deve più di ogni altro cercare di mettersi al di sopra delle cose, altrimenti egli affoga sino alle orecchie e nel primo fango che capita >>. Perchè la sua politica era una cosa seria ed eticamente motivata, Rosa LlLxembourg ha potuto vivere la sua vita in carcere e in esilio. Le barricate erano la sua poesia. Uno spirito goethiano deve guardare un poco la vita così, dall'esilio; e in Rosa Luxembourg l'equilibrio olimpico è appunto una sol.a cosa col disinteresse dell'esule. Di questi grandi motivi ideali ella nutriva il suo esilio goethiano. La rivoluzionaria. La petroliera si ooncede, nelJe lettere, tr~ f.çue, ripr>si di femminilhà. rr Le donne! per quantrJ ~ia ~ubJirne il loro &pirito vedono le <;ravalte prima di o{!ni altra cosa! », r1ppure: r< Ifo parlato all'aria aperta davanti a duemila p<;rsone in un giardino cr>n luci di molti crJlori: r~ra llV>ltr, romanticrJ JJ. \1,a ndle que&tioni di idf-.,ee di partito era inesorabile. Di<-e Lui.sa KauLsky, moglie dei r, rinn<~f!ato >> <; perciò teste non aospetta: « Sp_ecialmente nei conflitti tra compagni di partito, dla flagellava ogni esitanza come puoilJanjrnità, ogni <·oncessione r;ome deholezza, ogni velleita di conciliazione come vigliaccheria, ogni tendenza a patte.z!-riare come un tradimento. La sua natura appassionata la faceva andare diritto al fine inte![ral<::. Aveva orrore di tutte le concesaioni anche di fronte agli amici politici più vicini ;,. Perciò gli indulgenti polarchi la chiama,anù: « dame hysterique ot acariatre )) : ma iJ fa. scino che esercitava era dovuto ~l fatto eh~ ella fu sempre pronta a subire tutte le conoeguenze dei suoi atteggiamenti. Quando i suoi amici la esortavano a scrfrere dal carcere polacco al presidente Witte o al console tedesco, rispose: « Questi signor.i aspetteranno un_ pezzo che una socialdemocratica (1906) chieda loro protezione e giustizi.a. 'Viva la Rivoluzione! ». Pregava che nessuno si rivolgesse « per esempio a Bulow; in qualunque caso io non voglio dovergli nulla. perchè non potrei più nella mia propao-anda parlare di lui e del governo liberamente "'come si deve». Tenera per un romanticismo di cospiratori sapeva poi porre i problemi della ri,·olnz~one con realismo marxista. Dopo l"esperienza della prima rivoluzione russa fn decisamente leninista, anche quando combatteva Lenin. Le sue osservazioni sul 1905-906 sono penetranti. Per es.: ccLa polizia è impotente contro i movimenti di masse ». Per !!Ìunuerc . . e e a una s1tuaz10ne rivoluzionaria occorre che ccl'antagonismo tra !e classi sia approfondito. i rapporti sociali accentuati e chiariti». Rosa Luxembourg accetta sin dal 1906 i consiuli di fabbrica: « Altro fenomeno interessa;te della rivoluzione: in tutte le officine si sono costituiti spontaneamente dei comitati eletti dagli operai che decidono su tutte le condizioni di lavoro, assunzione, licenziamento. ecc. »_. Ella_ x:iota come contro i consigli di fabbrica gli mtraprenditori cerchino di intendersela piuttosto con gli stessi partiti sovversivi. In questa eroica fiducia nelle masse. in questa sicurezza della loro ,olontà di liberazione, Rosa Luxembourg s·è preparata a morire sulle barricate. Era connnta che le f , -- d masse assero piu mature ei loro capi. ccPerdio, la Rivoluzione è grande e forte a meno che la Socialdemocrazia non la mandi in rovina! ». E nel 1917: « La socialdemocrazia di questo Occidente superiore e sruuppato è composta di abbietti poltroni che, spettatori pacifici, lascier.anno i russi a dissanguarsi >>. In quattro anni di carcere il suo temperamento silenzioso si era nutrito della speranza dell'azione. La pensava fantasticando; come si fantastica quando si è da lungo tempo incarcerati. « Preferirei vedere la storia del mondo di.ersamente che attraverso le inferriate », osserva scherzando la prigioniera. E si dimentica l'olimpica serenità una sola volta nella pagina commossa in cui è ricordato Liebknecht. « Ma errare liberamente laggiù, per i camIJi, o anche per le vie, fermarmi in aprile o in maggio davanti a ogni giardino, a bocca spalancata, osservare il rinverdire degli alberelli che hanno ciascuno le loro gemme volte a loro modo, vedere l'acero seminare le sue piccole stelle giallo-verdi e nascere, sepolti nell 'erb3., i primi aster, le prime veroniche, questa sarebbe oggi per me la gioia suprema; io non domando, non invoco altro, purchè possa passare così anche una sola piccola ora per giorno. Comprendinii Lene! Non dico di limitarmi in questa contemplazione e rinunciare alla vita attiva e pensante. Voglio dire che vi troverei la mia felicità personale e sarei poi armata e fatata per tutti i combattimenti e tutte le privazioni >>. Così. nel carcere si iniziò al martirio. p. g. Oltre alle Lettere dalla prigio,ie, si vedano nella bella collezione del Rieder (Paris, 7, Place SaintSulpice): Les prosateurs étra,igers modcmes; RosA LuxEMBOURG: Lettres à Karl et Louise Kautsk-y.
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