- 50·- hel1o e grande quef martellare un edificio ,di' pugnaÌi e· un id'olo onnipossente. L'ultima volta che vidi Matteotti fu sul direttissimo .Firenze-Roma. Giorno di tristezza per me. Io ero ritor.,.. nato, la notte precedente, a Firenze - àa dove ero bandito. -.- per salutare i miei genitori avanti di partir per l'esilio. Non d·ovevo pifr rivederli i miei poveri' vecchi!' Essi sono morti col mio nome sulle lanbra e l'ul"' timo loro pensiero, ne sono certo, lo so, è stato -per il figlio lontano. I lettori mi scusino se_parlo pure di me~ ma vi sono ricordi che fanno male ed è quasi uno sfogo il palesarli. In treno, dunque, .in quel' mattino dell'Apri .. le 1924, per me doppiamente memoraBile incontrai Gia 0 corno Matteotti. Egli era sereno e sfolgorante di vita. Per alcune ore confondemmo le nostre speranze in un unico sogno: abbattere la tirannia. Poi a Roma ci se0 parammo con una fraterna stretta di m·ano: l'ultima· ch·'io gli abbia dato. I- sette processi che pendevano sulla mia testa, come sette spade di Damocle, mi fecero affrettar l'a partenza per l'esilio. Ed io non rividi mai più il caro- e grande amico. Chi ha assistito all'ultimo discorso di Matteotti alla Camera, mi ha assicurato ch'Egli. si sorpasso in audacia •e in dialetti~a inesorabile. Egli fece il processo dei me,, todi fascisti e del « duce » in termini che la posterità farà suo un giorno. E il · « duce » perduto ogni controllo di se stesso non trovo che un argomento, contro il ribelle che non voleva tacerce: --Che fa-Dumini1?- E'ra fa condanna. a morte~- :u fledele ])lumini, verrtii v:oJ:.., te assassino, l'esegui- il 10t giugno 19-24. Ma la voce di Giacomo Matteotti~ ahe· si vole-va s-affoc·are, è divenuta più.1 alta ancora ed inesorabile poichè è entnata nella storia. E'· la voce stessa della Giustizia! Fernando Garosi.
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