..-..-..-.. M A T T E O T T 1 --------------.--- mincia con l 'anclare a ruba per l'attrattiva della stramberia, della pornografia e spinto dalla diffusa, dalla universale conoscenza del libro classico, che esso parodia sinistramente. Guido da Verona si frega già le mani. Già intravvede la pioggia cl'oro che incoronerà la sua brillantissima operazionp artistica. Ma il successo che si delinea nello scandalo sarà ben presto dallo scamlalo stroncato. Avviene un 'insurrezione '' virtuosa'' e ''fascista'' letteraria e patriottica in cui l 'inviclia e la brutale violenza si danno la mano. Un signore Cornelio di Marzio nel Corriere Padano, prima, nella Critica Fascista poi dà il grido che è una sentenza di morte. Guido da Verona si è sbagUato d1ie volte, co,me italiano e come fascista. La Tribuna riproduce la violenta diatriba del di Marzio e rincara la dose dando a Guido da Verona del paltoniere, dello sfruttatore, del mercante, del gi1tdeo ( si intende, nel senso del pregiudizio volgare). Data la parola d'ordine, tutto il fascismo si mobilizza. Il povero Guido, inseguito come una bch·a da tutte le parti, non sa da che parte volgersi per soccorso. Egli piagnucola, chiede perdono, confessa di ayere fatto un libro ''sbagliato,.,. (E perchè l'ha fatto e ... pubblicato1). Egli descrive la sua pietosa situazione, invocando pietà. Maccltè ! '' Mobilitazione cl i tutte le forze spirituali, confessionali ed artistiche del regno. La Galleria cli Milano invasa da centinaia di studenti, mandati chissà cla chi, perchè - dice cla Verona - fin l'altro ieri non fui chp il loro b::miamino, i quali gridano ''Morte'', impongono cli forza il ritiro del libro da tutte le vetrine, si fanno arrestare, bruciano il volume sacrilego e ciò si ripete tre volte. Nei giornali di qui, silenzio assoluto. Frattanto l'articolo del Corriere Padano viene riprodotto in ventine di altri giornali; si fanno comizi, si firmano indirizzi di protesta al Governo, e mi si denunzia al Partito per leso spirito di fascismo - il Padcino dice acldirittur,a per azione degnn di q11Pifu.orusciti, dai ·quali (è sempre Guido da Vernna che si di.fende)', se è vero ciò che seppi da più parti, e come dovrebbero confermarmi avventure toccatemi tempo fa a Parigi - sarei stato condannato a morte perchè fascista'' ( ! ! ! ) . Infine, cl 'ordine di Roma, il libro incriminato viene fatto ritirare in tutta Italia - e questa notizia che potrebbe, almeno si suppone, calmare gli animi di coloro che fossero in buona fede, non viene dnla a tutt'oggi da 11ess1mgiornale''. Così si difende Guido da Verona - 1l1ta brava camicia nera, come egli si definisce - e si volge proprio al Corriere Padrino -- causa cli tanto male per chiedere: '' Come devo regolarmi~'', e non senza il balenio cli un rie.atto, facendo pesare in confronto clel direttore Nello Quillici la sua misteriosa soliclarietà con lui del 1924, cioè quando nella villa del Quillici a Roma riparava l'orrenda automovile in cui si era compiuto il ratto e l'assassinio di Giacomo Matteotti ... Difesa cli tutta viltà, difesa tutta di camicia nera, clifesa di mollusco avvelenato e turpe. Altri che non fosse Guido cla Verona - camicia nera - avrebbe rivenùicato la libertà della propria arte. Avr:!bbe ricordato che il diritto cli parodia ha agguantato tutte le grandi opere di arte. C'è Omero che è passato per l'Orfeo all'inferno e per la Bella Elena di Offenbach, c'è Virgilio che non conta i travestimenti clella sua Eneide. C'è Dante Allighieri che per tanti anni fece riclere cli sè in certe terzine che quasi settimanalmente un professore commendatore, Dante Allighieri, pubblicava sopra un famoso giornale umoristico cli Milano, Il Guerrin Meschino. Se il l-ibro è sbagliato Io dicano i critici e lo dicano i lettori; la soppressione del libro, dopo essere stato autorizzato dalla censura costituita, è una violenza fascista, un attentato - il più piccolo del resto -· degli attentati del regime ... Ma Gu.iclocla Verona, nelle cui Yenc circola un sangue escrementizio-sifilitico, non tro,·a una parola di fierezza offesa; non difende neppure il proprio libro ( e se è, come dice, sbagliato, perchè l'ha scritto e pubblicato,). Egli non sa che dire: '' A me un simile trattamento, a me uno fra i primissimi intellettuali che sia stato e sia un vero fascista''! Egli repudia la sue '' qualità semitiche'' che egli dice '' più pretese che reaH'' e, diversivo stupefacente, sganarellesco, tecoppesco, si raccomancla in quanto i fuorusciti di Parigi l'hanno condannato a morte, perchè fascista! I fuorusciti di Parigi - signor Guido da Verona - non condannano a morte nessuno, e sono essi stessi inseguiti a morte dal fascismo e dai suoi strumenti: i Menapace, i Mastrodonati, i Senacltioli, i Di Gaeta, ad altri Canovi e Ricciotti Gal'ibaldi ùi conclamata attività di agenti provocatori. Ma sopratutto i fuorusciti cli Parigi non condannerebbero mai a morte un uomo morto. Il signor Guido da Verona è un uomo morto. Lo è sfato sempre. Quest 'avventura ultima non fa che ribadire il suo epitaffio. Fu sempre morto perchè sol suo talentaccio a profittare dei vizi altrui e dei proprii, non ebbe mai una impronta di vita e cli coscienza personale. Egli è una macchinetta per romanzetti di- svago e cli eccitazione, un intellettuale commissionario di case cli tolleranza; non è un uomo. E la sua ultima avventura, tra l'attacco ai suoi invendicati diritti si scrittore e la sua abhictta dif~sa di pulcinella prostituito, si può definire: Il suicidio cli un uomo morto. CLAUDIO TREVES.
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