COSTANTINO LAZZARI LA FAMILIA DI MATTEOTTI ENTICINQUE anni fa giravo il Polesine di Rovigo nella mia qualita cli proletario del commercio per conto di clue clittc lombarde e capitai a Fratta dove vi era un buon negoziante di manifatture. Fratta Polesine è un grazioso paesino di queìla grande e plaeicla pianura padana e atesina che è così piena di incanti e di ricchezza agricola. Sorge lungo un impetuoso corso cl'acqua eletto Adigetto: è una fila cli bianche ed umili casette sboccanti in un largo spiazzo dove vi è la chiesa, il ponte e di quà e cli là clall 'acqua due o tre cli quei vasti casamenti padronali di stile veneto e palladiano, fra il palazzotto e la villa, a cui si accede per ampie scalinate marmoree e le cui facciate sorridono ospitali con simmetrici finestroni ad arco talvolta gotico e talvolta semicircolare. La piazza ha un solo lato formato cla un comodo porticato semplice e regolare, sotto il quale si aprono le botteghe principali: il caffè, il mercante, il tabaccaio, il pizzicagnolo, il farmacista; nel mezzo cl'essa sorge un piccolo monumento dedicato alla memoria cli alcuni patrioti locali condannati clall 'Austria nel 1821. Il mercante era un certo Gerolamo Matteotti di origine trentina, abile, avveduto, galantuomo e fortunato: la sua bottega era l'arca di Noè, vi era di tutto: dall'ago al filo cli cotone e di seta, clal nastro al velluto, dal fustagno al panno, dal chiodo alla croce di ferro per il cimitero. Vi attendevano lui e la moglie signora Isabella, una do1ma seria e simpatica piena cli vivacità e cli cortesia. Io vi capitavo clue, tre e perfino qu~ttro volte all'anno, secondo le stagioni. e vi facevo discreti piccoli affari sempre pagati puntualmente e per contanti; era un vero piacere. Qualche osservazione sfuggita quando si guardavano i campionari, qualche parola scambiata coi clienti contadini uomini e clonne che venivano a fare le loro provviste e guardavano curiosamente, avevano fa,tto sovente alzare gli occhi ali 'intelligrntc negoziante e a sua moglie, tanto che una sera nel ritornare alla piccola stazione il signor Gerolamo volle accompagnarmi. Si parlava amichevolmente cli tante cose, quando ail un tratto egli mi disse: - Mi non so, lu noi xe un viasador come altri. Cosa xelo lu '1 - Davvero non era questa la mia vocaNOTA DEI COMPILATORI. - La riesumazione di questo articolo di Costantino Lazzari, .scritto nel 1925, ci è sembrata interessante ed utile, perchè esso costituisce una fedele pittura dell'ambiente familiare e paesano di Matteotti. zione, ma pazienza, la necessità clella vita non ha legge e ho dovuto adattarmi ... -- Ch 'l me disa: el xc sempre malinconico, lu noi beve, lu noi va all'osteria, cosa xelo lui - Ecco le clirò. Sono uscito da poco dalla reclusione perchè condannato dal Tribunale cli guerra di Milano ... - L'ho dito mi! Anca la Isabella me dise,a che noi xe come i altri ... Così con un po' di confidenza reciproca diventammo buoni amici. * * * Una volta passando da Rovigo, lessi nel giornaletto socialista locale '' La lotta'' un brillante articolo di politica firmato prof. Matteo Matteotti. Mi dissero che era un giovane di Fratta e allora quando vi andai domandai al signor Gerolamo se poteva dirmi chi era: - El xe mio fio. El xc malà ... - Si può veder lo 1 - Ma sì, ma sì. Ch 'el vada su. Salii nell'appartamento e trovai in una bella camera piena cli sole, sprofondato in una poltrona e riparato da una coperta un giovane signore dal viso intelligente e clallo sguardo febbricitante. Era il compagno professore Matteo devastato dalla tisi e restai lungamwte con lui a ragionare intorno ai nostri ideali, ai nostri propositi, a clarne e riceverne incoraggiamenti e consigli. Periodicamente ripassaudo da Fratta prr i viaggi commerciali, dopo la giornata clegli affari salivo da lui che nei nostri interminab.i.li colloqui rivirnva un po' di quella vita battagliera che gli piaceva tanto e che la salute gli concedeva, ma una volta non lo trovai più. Uno sbocco cli sangue lo aveva finito a 33 anni! * * * Diventai così ancora prn amico e confidente dei suoi genitori e quando anelavo a Fratta restavo ospite nella loro comoda casa. Ero diventato amico cli tanti contadini e cli tanti operai del paese, con cui passavo delle buone serate in riunioni di propaganda, alle quali partecipava attivamente l' altro figlio Silvio, simpatico ed ardente giovanotto che stava completando i suoi studi. La buona amicizia che mi legava al fratello Matteo diventò un legame anche con Silvio, per quanto egli fosse un temperamento diverso, più dialettico, più impetuoso. Ricordo che una volta, nelle mie periodiche visite, quando il padre Gerolamo nell 'accompagnarmi abitualmwte · alla stazione, sfogava il suo dolore per la morte del pri-
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