Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

LA PIETRO MARCIA I alla marcia su Roma il fascismo ha creato molte leggende. Ho vissuto quei giorni in un posto di osservazione e di battaglia. Ecco i ricordi che nii sono rimasti impressi nella memoria. * * * ella notte tlel 27 e 28 ottobre 1922 mi si annunciò all'Avanti! la visita cli u11a insolita delegazione fascista. Era l' una. Sul tavolo avevo i telegrammi Stefani sugli avvenimenti della serata. Facta aveva infine rassegnate le dimissioni. Il re, dopo le consultazion~ rituali, aveva fatto chiamare Salandra e gli aveva dato l'incarico ufficioso della crmiiJosizione del nuovo ministero. Il capo dei conservatori era esitante. Eppure egli poteva già contare sulla adesione di Federzoni, di cui si parlava come ministro degli interni, e di de Vecchi che sarebbe andato alla guerra. Ma a mezzanotte Mussolini, intuendo che l'avvento al potere del "nazionalissimo" Salandra, '' presidente della guerra'', poneva lui ed il suo partito in una situazione difficilissima, nei confronti dei poteri statali, aveva lanciato alle camice nere l'ordine di mobilitazione e della marcia su Roma. RiceYetti la deleg:azione fascista in quello che era stato il grande salone dell'Avanti I e clove adesso si a·ccumulavano i resti clel1 'incendio del 4 --igosto, d3triti di mobili, libri a metà divorati dalle fiamme, avanzi di quadri.· I:-'' messi'' erano Finzi, Cesare Rossi e Morgagni. Li attendeva alla porta il futuro assassino di Matteotti, il famigerato Dumini. Essi venivano a chiedere la sospensione clell 'Avanti! in attesa che fosse risoluto il loro conflitto col Governo. Sulla rffettiva efficenza di questo conflitto mi permisi di sorridere. Quanto al ricevere ortlini feci loro osservare che non ne ricevevo da altri all'infuori del mio partito. Sul che i ''messi'' se ne anelarono proferendo minaccie che -- ahimè - dovevano eseguire tre giorni appresso. NENNI su ROMA Dall'agosto all'ottobre -- dallo sciopero della Alleanza del Lavoro alla marcia su Roma - gli avvenimenti si erano svolti su un ritmo accelerato. Vinta la battaglia contro i socialisti, il fasc.ismo non aveva avuto in faccia a sè che un esercito di culi in fuga. Gli ultimi sussulti del duello fra proletariato e fascisti erano stati di una grande intensità drammatica. Novara, Genova, la Romagna, Treviso, il Trentiuo avevano opposto una resistenza eroica che aveva presentato il solo difetto di non esrnre coordinata_ Colpa non degli operai, ma dei capi. Parma, città di una nobile tradizione rivoluzionaria, aveva risposto dalle barricate al tentativo di occupazione fascista, mettendo in fuga le schiere cli Italo Balbo. Ma lo Stato liberale agonizzava. Ormai l'alta borghesia riconosceva nel fascisìno il suo comitato di affari e le classi medie gravitavano nell'orbita del fascismo, in cui si illudevano di vedere un movimento di rinascita e di orgoglio nazionale. La Confederazione degli inclustriali aveva messo venti milioni a disposizione di Mussolini. Questi non aveva più eh::: un enigma da risolvere: Che cosa avrebbe fatto la monarchia, posta fra i suoi doveri costituzionali e la sedizione i Il capo fascista, secondo il suo classico metodo che consiste - nel sottomettersi alle forze che non può spezzare, fece pubblico atto di adesione alla monarchia nel discorso di Udine del 20 settembre. Il una seriQ di discorsi successivi, egli tenne· a rassicurare sulle sue intenzioni, non soltanto il rr ed i capitani di industria; ma ancl1e i minuti borghesi. Gil avevano riferita la nota frase di Badoglio_:-·,, Con cinque minuti di fuoco ci si sbarazza per sempre del fascismo''. Egli rispose denunciando sul suogiornale l'onore di un conflitto fra patrioti. Aveya del resto le sue pedine nello Stato Maggiore, a cominciare dal duca d'Aosta. Fu in seguito ad una iniziativa della corte che si allacciarono delle trattative fra Giolitti e Mussolini per la formazione di un

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