Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

._;..____.. M A T T E O T T I ._..,_._...__..._--._.._...__...__ _.,_______________ struttoria, egli pretese di avere tutto igno• rato dell'affare Matteotti. Al contrario nelle sue "N otc inedite del 1927" riconosce di aver saputo, fino dai primi giorni, come si erano svolte le cose. Perchè dunque durante l '.istruttoria tacque su questo punto~ Questo silenzo fa pensare che egli ha giocato un ruolo nella preparazione del delitto e che, a causa di ciò, non poteva divenire l 'accusatore di gente di cui era stato complice. Anche se si volesse scartare la responsabilità di Rossi, quella di ~farinelli rimane indiscutibile. III Qui una questione si pone. ::\farinelli, solo o con Rossi, ha egli agito di propria iniziativa f O ha egli eseguito un ordine cli Mussolini i Tutta la question:i politica è qui. Non esiste p:ir risolvere questa questione alcuna di quella prove decisive, di fronte alle quali la discussione diviene impossibile. Ma esiste un insieme di testimonianze e di fatti, la di cui gravità non potrebbe esser<' negata. a) Filippelli ci dà le informazioni seguenti: Rossi gli disse che non soltanto Mussolini '' sapeva tutto'' ma che Marinelli e lui avevano dato gli ordini c1 'accordo con Mussolini; la sera del 12 Marinelli gli parlò con irritazione della condotta del Presidente. '' Qua11do ci sono degli ordini da dare li dà, ed esige che siano eseguiti, ma se poi noi ci troviamo nei pastic('i egli si lava le mani. ~farinelli aggiunse che una volta passata la burrasca si gu:uderebbe bene dall 'cseguire ordini del Presidente''. b) Rossi afferma che Marinelli, l 'inclomani del delitto gli disse: ''E' il Presidente che ha insistito. Ancora giovedì (5 giugno) si è lamentato con me perchè non si era ancora fatto 11ulla' '. c) De Bono e Finzi cli clicono che nel colloquio della notte del 12 giugno, Rossi e Marinelli rivelarono che dieci giorni prima del delitto, e di nuovo il giovedì 5 giu"no M l ' . b ' usso m1 aveva espresso il desiderio '' di rendere la vita difficile a Matteotti" "l 'intenzione di sbarazzarsi di Matteotti". cl) Dumini ricevette una informazione analoga. Infatti uno degli assassini Giuseppe Viola, qualche giorno dopo il clelitto diceva agli amici che lo nasconclcvano: '' S~ c'è un processo e se mi interrogano io risponderò: lasciatemi parlare un momento col Presidente del Consiglio; ed allora mi butterò su di lui e coi denti gli strapperò u~ pezzo di naso''. Sapeva dunque che l 'or·· dme era venuto da Mussolini. Dopo il suo arresto Dumini negò per un mese di av:lr partecipato al delitto e di averne saputo qualcosa. Ma quando seppe che de Bono gli aveva attribuito la confessione di aver pilotato l'automobile, ebbe una scatto di rivolta. Dalla sua cella egli scrisse il 24 giugno la lettera scguenb al sottosegretario agli interni: '' Il rapporto originale del mio viaggio ( in Francia, settembre 1923) è in Italia e se ce 11 'è bisogno lo produrrò per la mia difesa con altri documenti che si riferiscono all'affare attuale. Vedo che sono abbanclonato cla tutti e specialmente da coloro per i quali ho tutto sacrificato. Mi difenderò da solo e se è necessario accuserò gli altri. Davanti alla attitudine di Dc Bono e davanti all 'abbanclono lli tutti, io sono obbligato di pensare seriamente alla mia clcfesa e di servirmi cli certi documenti e llella mia memoria che è buona. Non ho ancora co1npro1nesso nessuno, nè il Vimi1iale nè Palazzo Chigi. Ma non sono disposto a lasciarmi sacrificare così. Tu farai hcne di dirlo al Presidente. Sarebbe bene che Oviglio (Mi11istro della Giustizia) mi autorizzi a parlarti. Ciò che debbo dirti è della più grande importanza, per te e per il governo, e ciò <>Yitcràdelle gravi complicazioni nelle udienze. La mia lettera non è il frutto della collera nè un tentativo di ricatto ma non è neppure un segno di debolezza e di demoralizzazioM. E' il risultato della mia intenzione calma e risoluta cli vendere cara la mia libert[L e cli non risparmiare nessuno". Quando Dumini fu sicuro che Mussolini non lo abbandonava egli spiegò le allusioni al Viminale ed a Palazzo Chigi dichiarando che la persona presa cli mira al Viminalc non era de Bono, ma il sottosegretario ( al quale indirizzava la sua lettera conficlei1Ziale ! ) e che l'espressione Palazzo Chigi non indicava Mussolini, ma un funzionario del quale si rifiutava di fare il nome. Ma nella corrispondenza clancl3stina con la sua famiglia, che fu intercettata dalla polizia, scriveva a sua madre il 15 novembre 1924: '' Me ne tirerò bene. Non possono fa re meno per mc. Ma quanc1o1 'rraditori e porci. Ma avra11110da fare i conti con mc''. Altri documenti - noti - confermano questo atteggiamento cli Dumini. Come la sua prigio11ia durava troppo a lungo, egli ebbe un altro scatto cli impazienza. '' Nell 'apr:b 1925 - racconta Cesare Rossi - ero in cura all'infermeria della pl'igionc. Un giorno Dumini anivò tutto in collera e mi disse: "Ne 110 abbastanza di restare qui e cli ricevere delle promesse. Vogliono ingaunarmi carne hanno fatto con te. Mi sto occupando di fare apparire la verità tutta intiera. Ho mandato un memoriale a mio padre ripetendogli ciò che Marinelli mi aveva eletto. E' lui che mi ha detto che Mussolini voleva essere sbarazzato di Matteotti"· Uscito di prigione nel maggio 1926 Dumini si irritò di non aver ricevute le grandi somme cli denaro che gli erano state promesse. Egli ebbe l'audacia di protestare dinanzi

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