- MA T T :E O T T I ------- ......... -- ...--_...__..._..__ _ di un certo Bernardi che metteva a disposizione di Dumini 4500 lire, ch3 gli -sarebbero state versate non appena un certo terreno fosse stato abbandonato dai suoi proprietari. C'era anche un 'altra lettera di un fascista di Firenze il quale offriva cinquanta mila lire a Dumini e cento mila a Rossi per ottenere un contratto governativo; ed una seconda lettera portava l'offerta a cento mila lire per Dumini e a duecento cinquanta mila per Rossi. Insomma, senza avere carich3 ufficiali, H Dumini era un personaggio influente del regime. I quattro altri eroi clic parteciparono all'impresa, erano stati tutti condannati dai. tribunali o erano ancora sotto giudizio per furto, Yiolenza, diserzione, bancarotta frandolenta, ecc. Uno di essi merita di riten2re l 'attenzione: Albino Volpi. Ecco il suo certificato penale: condannato il 25 ottobre 1910 a 25 giorni di prigione per insulti alla polizia; condannato il 30 gennaio 1914 per furto con effrazione ma assolto per insufficenza di prove in appello; condannato ìl 4 settembre 1914 ad un anno di prigione per scasso; processato per l'assassinio dell 'operaio socialista Inversetti ed assolto il 12 dicembre 1921, su una deposizione di Mussolini il quale depose che un fascista, morto in seguito, gli aveva confessato di assere l'autore del delitto. '' Albino Volpi - clicC'dc Bono nC'lla sua deposizione del 9 luglio 1924 - era l 'enfant gaté di tutti i vecchi squadristi di Milano e ancl1e di qualche mC'mbro della Federazione provinciale fascista. Le autorità politiche e la polizia cli Milano lo temevano e non volevano arre-starlo per tema di rappresaglie. Volpi si Yantava di complimenti che gli avrcbb3 fatto il Presidente e di strette di mano che egli .gli aYeva dato e cliceYa che :Mussolini trnern a lui come alla pupilla dei suoi occhi''. II Non si può mettere in dubbio che Dumini ha agitato in Yirtù di ordini ricevuti. '' Dumini - dichiarano i giudici della Camera di Consiglio nella loro sentenza del l° dicembre 1925 - pur giocando un ruolo preponderante nella preparazione e nella l'Secuzione del delitto, non lo avrebbe intrapreso di sua iniziativa come di.mostrano le circostanze seguenti: '' 1 °. Dumini era incaricato di fornire ai suoi complici il vitto, l'alloggio ed un sussidio giornaliero; di pagare il nolo dell 'automobile ed una abbondante riserva di benzina; "2°. Egli aveva già preso parte a delle aggressioni ordinate in alto luogo contro uomini politici; '' 3°. Egli non era una personalità politica capace di intraprendere di sua iniziativa delle azioni illegali, impé"gnanti il partito tutto intero, non era neppure un gregario senza coltura e senza ingegno, capace di agire per cieco fanatismo senza pensare ai rischi cli vedersi mancare un potente protettore''. Se dunque Dumini ha agito in virtù di ordini superiori, chi ha dato questi ordini i Secondo i giudici della Camera di Consiglio questi ordini furono I dati da Giovanni Marinelli e cla Cesare Ro~si, l'uno e l'altro membri del Comitato Cei;i.trale fascista, cli cui Mussolini era il presidente. Marinelli era inoltre tesoriere del partito e Rossi capo clell 'ufficio stampa di Mussolini. La colpevolezza di Marinelli è incontestabile. Il 31 maggio, dieci giorni prima del1 'assassinio di Matteotti, egli scriveva al direttora delle prigioni cli Poggio Reale, a Napoli, per clomentlare lo scarceramento del prigioniero Otto Thierschwald perchè si recasse a Roma e si mettesse n. disposizione del signor Bianchi che si trovava ali 'Hotel Dragoni. Ora ''Bianchi'' era uno dei nomi d'occasione di Dumini e l 'Héìtel Dragoni è stato, il giorno del delitto, il quartier gene• rale cli Dumini e complici. E fu Thierschwald, me-sso in libertà il 2 giugno, arrivato a Roma il 4, che fu incaricato da Dumini di studiare le abitudini di Matteotti e di sorvegliarlo. La lett~ra di Marinelli costituisl'e la prova decisiva della sua partecipazione alla preparazione del delitto. Nel corso della istruttoria, Marinelli negò questa partecipazione. Ma negando le circostanze le più evidenti - ivi compresa la lettera del 31 maggio - egli non fece che confermare la sua colpa. La responsabilità cli Rossi non appare così lampante. Si constatano contro di lui i fatti seguenti: a) Rossi pronunciò degli insulti e delle minaccie contro Matteotti nei giorni che precedettero l'assassinio; b) Filippelli, clirettore del quotidiano fascista romano Il Corriere Italiano, che prestò a Dumini l'automobile col quale Matteotti fu rapito, afferma, nel suo memorandum del 14 giugno 1924 e nei suoi interrogatori del 18 giugno e del 6 dicembre 1924: che Dumini gli aveva detto di agire per ordine di Rossi e di Marinclli; che Rossi personalmente gli aveva confessato di aver dato, assieme a Marinelli, gli ordini a Dumini. e) Dopo il delitto, Rossi si adoperò per evitare l'arresto dei colpevoli e per soffocare l'affare. Questa attitudine si può spiegare per la preoccupazione di evitare lo scandalo politico e giudiziario che lo anebbe in ogni caso colpito, causa ai suoi rapporti con Dumini. Essa non autorizza ad affermare con certezza la sua complicità nell 'assassinio.
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