--------- MATTEOTTI conformista, recinti di guardiani e di spioni peggio che in un carcere, vigilate le nostre case e i nostri passi, molestato chiunque venisse a contatto con noi, toltici insomma il respiro e la dignità del Yivere, stimammo a noi resa impossibile ormai, dentro il confine italiano, ogni lotta ed ogni resistenza efficaci; quanti potemmo, contro il nuovo bando che vietava l'espatrio, pena il carcere o pena la vita, esulammo, abbandonando in ostaggio le cose nostre e i nostri cari, per portare all'estero la parola vinLa lunetta dove fu trovata la giacca di Matteotti clice che, clandestinamente diffusa, mantenesse ancor viva la fiamma al di dentro e, fuori, ragguagliasse le genti civili della sciagura e della umiliazione della nostra terra, ridivenuta, per compressione di duci, di ras e cli giannizzeri, l'ergastolo della libertà - la terra dei morti. Nè, aìl 'estero, ci adagiammo nella comoda quiete di chi attinge, dal pelago temoestoso, ad una placida riva. Affrontammo, i piu fra noi, tutte le durezze della Yita in paese straniero, della miseria, della disoccupazione forzata, dell' adattamento alle più umili e snervanti fatiche. Avvocati cli grido, pubblicisti, professionisti, si fecero, a volta a volta, commessi, operai, manovali. Insieme, fondammo associazioni, giornali, agenzie di informazioni, indicemmo conferenze1 chiamammo gli emigrati a raccolta, compilammo manifesti, libri ed opuscoli, ci sforzammo cli vincere la indifferenza, la spiegabile incomprensione degli ospiti, scavammo camminamenti occulti cli penetrazione nel1'Italia sbarrata e, ostruiti, li riaprimmo e, franati, il ripristinammo. La fiaccola, non mai spenta, del Partito, associammo ad altre luci cognate nel faro antifascista. E uscirono dalle nostre schiere, e dalle vicine, audaci argonauti per liberazione di coatti, esploratori eroici, sfidanti la galera e la morte, per riannodare coi rimasti in patria, fra difficoltà da parere in- ~uperabili, i legami recisi. Ciascun di noi si adoprò con ogni possa perchè l'esilio non fosse vano, perchè agli aspettanti entro il confine giungesi-;erovoci di speranza e di incitamento, perchè la sventura italiana trovaGse nei partiti fratelli delle altre nazioni, nei Parlamenti, ai Governi, animi pietosi e menti aperte a sentirne l 'immanc mostruosità. Fummo, per la cnccagna del dispotismo all'interno, forse la spina più aguzza, ne respingemmo le perfide blandizie, ne disperdemmo i torbidi complotti, spezzammo i reticolati dello spionaggio e della provocazione criminosa. Segnalammo la tragica esperienza italiana come pericolo e minaccia per tutte le democrazie; i nostri interpreti fecero della questione italiana un problema universale nella Internazionale Operaja, che inaugurava nella Casa rossa di Bruxelles il monumento a Matteotti, e intitolava al suo nome il fondo di soccorso pei Paesi dove ogni democrazia è conculcata ed uccisa. Taìi, pensiamo, ci vorrebbe G I Ae o M: o :\I A TTEOTTI; se nella tomba desolata di Fratta Polesine - se nel Concilio degli eroi fantasticato dai poeti - gli echi gli giungessero della battaglia terrena. , Sì, il giuramento fu tenuto. 1\1aquest'anno - questo sesto anno dalla sua scomparsa - nel giorno an-
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