Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

Matteotti: cinquant'anni dopo Q uando si parla di Giacomo Matteotti, convergono quattro ~emi: il delitto, la mitologia, il simbolo, l'uomo. Corrispondono anche, grosso modo, ai quattro strati cronologici di accu- .mulo della letteratura in proposito. I La prima letteratura è sul « fattaccio di giugno ». Sorge subito e non è ancora fìnita: il fìlm di Vancini, presentato alle « Giornate » di Venezia un anno fa, ne è l'ultima riprova. Il « fattaccio » ebbe subito tutte le. caratteristiche per suscitare curiosità e discussioni, passioni e reazioni- a non fìnire. Sembrava nel suo vasto assieme costruito da un tragediografo dalla penna pesante. La secessione dell'Aventino, il regime fascista e il suo capo in stato d'accusa con tutte le loro brutture al sole, le indecisioni del re, le dimissioni e i « diari » dei diretti collaboratori di Mussolini, costituivano la voluminosa cornice di un incredibile fatto di cronaca che col passare delle settimane, anziché affievolirsi nell'attenzione del pubblico, aumentava la sua carica di drammaticità e di pietà umana: un deputato scomparso in pieno giorno, nel cuore di Roma, a Camera aperta, e l'ansia dei familiari e degli amici, e le ricerche che facevano cadere 278 BibliotecaGino Bianco Ugoberto Alfassio Grimaldi ad una ad una le speranze residue, e il rinvenimento del cadavere seviziato nel bosco della Quartarella, e il pietoso riconoscimento, e lo schianto della vecchia madre e della vedova, e la sorte dei tre orfani teneri e ignari, e l'ultimo viaggio notturno - quasi clandestino, ma quanto solenne! - della salma al piccolo cimitero di Fratta Polesine. In questo primo strato di letteratura trovano posto la cronaca nera, la cronaca politica con le sue svolte decisive fìno al discorso mussoliniano del 3 gennaio, e la cronaca giudiziaria: dal servile processo di Chieti del marzo del 1926 ( dove Farinacci ha l'impudenza di rovesciare il signifìcato dei fatti: tirando fuori calunnie antiche e nuove Matteotti diventa un « porco » ed un provocatore, mentre Dumini diventa un milite intrepido cui è toccata la sventura di un incidente sul lavoro) alla ripetizione del processo dopo la Liberazione, a Roma, dal gennaio all'aprile del 1947. Quale contributo all'anniversario della morte di Giacomo Matteotti, è in preparazione un fascicolo speciale che riprodurrà gli articoli che egli pubblicò sulla « Critica Sociale "· Il fascicolo sarà distribuito gratuitamente agli abbonati. II La mitologia e la leggenda nascono anch'esse subito, allorché vengono messe sulle labbra di Giacomo moJente le parole che egli, antiretorico com'era ) non pronunciò: « Voi uccidete me, ma l'idea che è in me non la ucciderete mai ». Sono le parole che troviamo sulle medaglie - ricordo e che vengono ripetute nelle ultime commoventi ingenue canzoni dell'opposizione proletaria al littorio ormai sull'atto di trasformarsi in regime trionfante. Col passar degli anni la prima letteratura, intessuta di pianti e di maledizioni, si placa e si stempera nell 'agiografìa del « martire » aureolato: ovviamente, sempre più lontano dalla realtà. Ecco la letteratura dell'esilio, dove ogni 1 O giugno nel nome del « santo » i nostri fuorusciti lasciano da parte le loro divisioni serie nonché le loro piccole beghe per-ritrovare - almeno una volta - la radice della concordia e la consapevolezza della duplice necessità dell'autocritica per capire il perché del fascismo, e del marciare uniti per abbatterlo. Ma non è, anche con questi limiti, una leggenda inutile. ll mito di Matteotti che si sviluppa, oltreché nelle commemorazioni, in una serie di iniziative di solidarietà operaia e di difesa antifascista (la più nota è il Fonds Matteotti belge),

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