Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1924

838 Bilancio. E stavolta, poichè questa è la consuetudine, tiriamo le somme e facciamo il bilancio che è l'ora: - Signori, si chiude. Veramente noi cominciamo le operazioni in anticipo e il nostro è un bilancio approssimativo perchè l'anno si chiude.... ma non si è ancora chiuso. Tuttavia, secondo il costume, ci si prepara a guardare giù in fondo e a considerarlo raggiunto prima ancora di aver compiuta la discesa. Noi già parliamo, in questi ultimi giorni di decembre, del moribondo al tempo passato come se fosse cadavere. La ineluttabilità della sua prossima fine ci spinge a giudicarlo, a ricordarne i meriti e i demeriti, le virtù e le colpe come se avesse già dato l'ultimo respiro e non tenesse invece ancora nel pugno per chi frecce e per chi rose sino al1' ultimo fiato. Gli è che noi abbiamo premura. La fretta c'incalza e siamo quasi impazienti a preparargli la tomba, ad avvolgerlo nel lenzuolo funebre, per sbarazzarcene una volta per sempre.... Come se le due date - 31 decembre 1 ° gennaio - segnassero davvero un grande distacco, significassero qualche cosa di molto diviso e di molto diverso fra il giorno che tramonta e q nello che sorge ; come se questa voluta separazione non fosse una delle tante finzioni immaginate da noi poveri mortali per fabbricarci sopra speranze e illusioni; come se non fosse una p1·ova di più del nostro orgoglio che, di fronte alla sconfinatezza del tempo, non si sbigottisce e non riconosce la sua impossibilità a concepirlo, ma lo vuole afferrai-e e lo sminuzza e lo squadra e lo ritaglia e gli dà forma e cifra, e poi si illude, così ridotto a pezzetti, di averlo domato e di possederlo mentre il tempo invece continua a sfuggirgli sempre uguale ieri e oggi, oggi e domani; e intanto n1entre egli, l'uomo, nasce e vive e muore, nascono e vivono e muoiono gli imperi e le passioni e le cose e tutto va dimenticato e sommerso, e tutto torna e tutto ci stupisce come se fosse nuovo e mai visto. Il 1924, se gli dovessimo dare un carattere, potremmo dirlo l'anno inquieto. Atteso con molte speranze non le ha tutte deluse, ma è parso inferiore al compito di pacificatore che gli era riserbato. Lo avremmo voluto più tranquillo, più « normalizzatore ». Fu inquieto per noi italiani, ma inquieto anche per altre nazioni d'Europa e fuori d'Europa (ripensate al Brasile e alla Cina) presso le quali nazioni lo sbalzo da un partito politico all'altro, da uno all'altro governo, e il non trovar posa o soluzione rivela una affannata e spesso vana ricerca di salute o di adattamento. In diversi modi, in diverse forme, con diverse apparenze e con diversa intensità, questa irrequietudine si palesa; ma la Francia va da destra a sinistra e pare già scontenta e pentita del mutamento; ma l' Inghilterra dai conservatori passa ai laburisti e dai laburisti torna ai conservatori in breve lasso di tempo; ma la Germania non trova modo di arrestarsi e acconciarsi a un destino, di comporsi un governo e rinvia fidando nella stanchezza, nel desiderio di finire comunque; ina la Spagna non si libera dal dittatoriato cthe si prolunga, forse, contro la stessa vo1:ontà del dittatore. E l'Inghilterra ha fastidi ,in Egitto, la Spagna ha rivolte nel Marocco, e l'Albania non si acquieta. Nè il problema delle riparazioni, nè quello delle compensazioni dei debiti hanno fatto quel tanto cam- ~nino che si sperava al principio dell'anno çhe adesso precipita alla fine. ,., D'imminente /JZtbb/icazione: L' I L L U S T R A Z I O N E I T A L I A N A Nel '24 l'Italia che lavora per la pace mondiale, che pure riesce a risolvere la questione di Fiume e conclude il patto di amicizia con la Jugoslavia, che riprende le interrotte relazioni con la Russia, che stringe più saldi vincoli con la Svizzera firmando il patto arbitrale, che si accosta con rapporti sempre più cordiali all'Inghilterra, l'Italia che apparisce cresciuta nella considerazione delle genti di fuori, è ali' interno divisa più ancora che nel passato perchè i contrasti fra i partiti si !·anno. sempre più aspri via via che scendono 1 111es1. Le elezioni che danno il 6 aprile una nuova Camera al Paese sembrano promettere un'era di tranquillità. Ma quando già parrebbe possibile una lontana pacificazione, una convivenza tolleratrice, ecco a un tratto il cielo s'infosca, s'intorbida e si corre il pericolo d'esser travolti in una tempesta improvvisa e furibonda. Un delitto atroce - idiota e nefando, come fu definito - solleva e confonde tutte le passioni, suscita tutte le collere, alimenta tutti i sospetti, rigonfia tutti i sogni di ripresa e di rivalsa. Siamo così tornati a tempi di divisioni così recise e crudeli che i giovani non ricordano più. Crispi, Cavallotti, Giolitti .... Gli oppositori formano blocco e rifiutano ogni collaborazione, ogni contatto per rievocare le violenze sofferte, per mettere in luce i torti patiti, ed esagerano le colpe o le manchevolezze e negano e bestemmiano le benemerenze e irridono e respingono i tentativi per venire a una pace. Gli avversari si irrigidiscono ogni giorno più come se da un miriuto all'altro dovessero addirittura sbranarsi. E gli uni e gli altri si atteggiano a vittime, e provocati. Da una parte e dall'altra si puntano i piedi: accadrà quel che accadrà e si dimentica che ogni tensione è un pericolo per tutti, un rischio tremendo per tutti. C'è carità di patria? Dove si vuole arrivare? Ma davvero si crede di poterci fermare, istantaneamente, al momento e al punto preciso, sicchè non si giunga alla guerra civile o, comunque, al sangue? Ma il popolo non è fatto, per fortuna, tutto di politicanti, e attende e spera in soluzioni tranquille e non lontane. E lavora, sopratutto lavora, sicchè le nostre fortune sono cresciute, cresciuti i traffici, rimarginate le ferite economiche della guerra. Il popolo ha fede: guarda in alto le nuvole nere, le vede ancora minacciose, ma crede che si discioglieranno senza troppa ruina. L'Italia, il popolo lo sa e lo ricorda purtroppo, non è nuova alle fazioni, alle contese, alle risse. Fin nel periodo del Risorgimento, e più tardi durante il regno d'Umberto, e più tardi fin durante la guerra, e dopo la guerra ci furono i rossi i bianchi e i neri, che credettero riserbati a sè, esclusivamente a sè stessi, la virtù, la morale, il patriottismo, e mirarono gli altri con bieco livore e minacciarono sedizioni .... Poi le ire si placarono, gli urti si contennero, i tumidi e i violenti si ammorbidirono .... e l'Italia fu fatta, l'Italia visse, l'Italia vinse. Poichè l'anno si chiude sereno pei nostri rapporti internazionali coi vicini e coi lontani auguriamoci (e adoperiamoci) tutti e ciascuno, che l'anno che sta per sorgere ci ritrovi più raccolti, più pacati, più disposti alla tolleranza che non è segno di minor fede ma di maggior civiltà. 9i Nuove vittorie in molti campi dell'umana attività ci compensarono, noi italiani, delle tristezze e delle ferocj(è della politica di parte. Nelle gare dell'industria più volte riuscimmo ad affermare, a confermare la nostra superiorità, come a Lione, come a Monza, dove le nostre macchine e i nostri uomini apparvero imbattibili. Le nostre macchine e i nostri uomini tornarono a mostrarsi pronti ai maggiori ardimenti, anche quando il trionfo non fu pieno e assoluto. Gli aviatori americani riuscirono a compiere il giro del mondo, ma Locatelli e i suoi compagni, traversando l'Oceano, furono magnifici. Non manc_ò ad essi, all'ultima ora, che ,l'assistenza della fortuna, ma fu superbo l'ardire. Milano dette nuovo spettacolo dell'attività italiana con la sua Fiera che ogni anno si estende e si accresce. Venezia ripetè il suo fascino e la sua abilità organizzatrice con l'Esposizione d'Arte, la quale vide visitatori quanti noH mai prima d'ora, e acquirenti munifici quali non aveva trovato in trent'anni. Non pare che la letteratura abbia dato in quest'anno opere così significative, così possenti o così nuove da resistere al logorìo dei decenni e tantomeno dei secoli, ma D' Annunzio è tornato al suo tavolino di scrittore, ma un giudizio artistico pronunziato a distanza di poche settimane e talora di pochi giorni dall'apparizione di un libro rischia di apparire precipitoso e malsicuro. Può darsi che i giudici futuri smentiscano le previsioni grigie dei lettod d'oggi. Il teatro di musica ci ha dato Nerone e La cena delle be/le: l'organismo mirabile della Scala ha superato novelle prove, ha strappato ancora grida d'ammirazione, ha ribadito un nostro primato perduto e faticosamente ripreso. Ma l'arte è stata quest'anno dolorosamente colpita da lutti, più che la scienza, più che l'industria, più che la politica. Voci che risuonarono per il mondo e ne vinsero le diffidenze, le esitazioni, tacciono ora per sempre. La Duse e Puccini morti alla medesima età, in terre lontane ambedue, non erano fiaccole spente, ma tuttora fari luminosi, insegne di bellezze, ambasciatori d'italianità tra le genti più varie nelle terre più lontane. E con loro la patria ha perduto Lino Selvatico e Paolo Sala, maestri dall'occhio ancora sicuro, signori del pennello, come: quei ·due erano signori della scena. Bene e male, male e bene, come sempre, un anno ci porta i suoi carichi, e non sappiamo dire, quando addirittura il peso non ci schiacci, in quale proporzione sia il bene e sia il male. Più il male, ci pare, perchè il bene ce lo siamo subito smaltito e quasi non ci ha lasciato ricordi. Ma bisogna non essere ingrati verso il passato se si vuol essere fiduciosi per l'avvenire. Bisogna esser discreti nelle speranze dopo essere stati misurati nelle valutazioni. Il '24 muore. Che i suoi ultimi bagliori sian miti, che i presagi sian fausti. Il mondo ha desiderio, ha bisogno di pace. Il vecchio che sparisce mormori, raccomandazione - comando - al piccolo che sorge, la parola più promettente e più dolce: - Serenità. Tartaglia. Il bilancio non è completo. L'avevo scritto con qualche giorno d'anticipo causa le feste di Natale. Intanto l'on. Mussolini preparava in silenzio un colpo di scena: nella seduta del 21 decembre egli presentava, dandogli carattere d'urgenza, un progetto di legge per la riforma elettorale. Questa mossa del Presidente del Consiglio destò grande sensàzione e chiuse drammaticamente la burrascosa ternata parlamentare. Il gesto, certamente abile e coraggioso, prelude allo scioglimento della Camera e a nuove elezioni col sistema del Collegio uninominale. · Vedremo nei primi giorni dell'anno prossimo (il Parlamento è convocato per il 3 g~nnaio) gli sviluppi della nuova situazione. Intanto auguriamo che la grave tensione pdlitica degli ultimi sei ~esi trovi il suo sbocco in una libera e pacifica consultazione del Paese, che solo può· erigersi giudice ed arbitro nel conflitto tra il governo e le oppo~izioni. Al prossimo numero, /Jer gli associati, vanno uniti l'Indice, il Frontispizio e la Coperta del secondo semestre 1924. J 11011 associati potranno acquistare Indice, Frontispizio e Coperta presso tutti i rivenditori al /Jrezzo di Lire Tre. ·' ' LA RIFORMA MONETARIA,mJ. /',(!,_, M. KE-YkEs

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