Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1924

1-n lii BOZZOLA cowi. G_ILTIO VILL!. o~B.EPOS ) l{OVA:I:U. (Bicoocn • "' I CONTO CORRENTE POSTALE RIVISTf\ STORICI\ SETTIMf\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE Diretta da PIERO OOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO, Via XX Settembre, 60 Abbonamento per il 1925 L. 20 - Per un semestre L. IO • Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 - Un numero L. O.SO IL MARTEDÌ Ct,i rice-.,e uo numero <ii sa~~io ~ ooo iot~o<ie a1'boo,H5i r~spio~-a il ~ioroale, altrimeoti ~li cootiou~remo l'invio e <iopo un rr,~se provve<iererr o alla riscos5roo~ m~c:ii2.ote tratta Anno III ,, N. 42 - n Novembre 1924 BOMhlARIO: M. BROSIO: 6iolittiani in ritaFdo. - Comitato Centrale dei Gruppi dtlla "Rivoluzione Liberale,,: Saluto ell'altro Parlamento. - .A. CAVALLJ: Le cooperntive del Ravennate. - A.CAYPA: Un giudizio su Crispl. - M. D'AzEGLJO: Degli ultimi casi di ... Romagna. - L. EMERY: Due libri francesi. - O1~l!ERVER: !..'Imposta sul vino. GIOLITTIANI IN RITARDO Molti democratici, socialisti, popolari che banno creduto di scorgere nel dopoguerra la nascita di una. Yita politica italiana, a substrato democratico moderno, con la lotta dei partiti e degli interessi organiu..ati, col predominio delle forze idea.li pe:nnanenti sulle forze pet'sonal-i mutevoli e corruttibili, molti di costoro, prima crudelmente feriti dall'insospettato avvento del fascismo, poi caldamente presi da una nuova speranza di rinnovamento dopo il delitto Matteotti, si domandano ora se tutte le loro previsioni non siano state antistoriche illusioni di apostoli mancati ; e rispondendo affermativamente, nulla chiedono di meglio che La pace, l'ordine, il placarsi delle passioni in un giolittismo rinnovato. La prefazione di Mario Missiroli al « Colpo di Stato > è di questo stato d'animo diffuso un esempio significativo. Sospirano taluni, come ragazzi malati di romanticismo e di « spleen , , la scorta ironica di un uomo smagato, freddo e sicuro, per ,accompagnare nei primi passi l'Italia decrepita e pure bambina. La Monarchia sovrasta nell'ombra, nella loro immaginazione, come unica garanzia di elementare ma sicura civiltà. Alla radice del fenomeno politico considerato nel suo complesso sta certo la ragione essenziale della depressione economica, più che mai paurosamente incombente. Considerata solo in rapporto agli uomini che hanno guidato le lotte politiche italiane in questi sei anni, la attuale sfiducia o tranquilla rassegnazione di molti, è la necessaria conseguenza delle smisurate speranze e delle grandi ingiustificate attese, coltivate con effimero slancio e con ecce~iv-a fiàucia. Anche nei miglicri, l'abito di ragionare troppo facilmente con idee generiche, giocando con esse e maneggiandole come ,·erità assolute mentre non erano che mezzi, forze, espressioni di tendenze, si è accompagnata nec~sariameute ~on la fiducia ingenua in una loro realizzazione quasi meccanica ed inevitabile. La speranza di :Missiroli nella g-rande democrazia socialista nazionale era il naturale contrappeso del suo eccessivo timore per una opera della Monarchia diretta a svalutarla preYentivamente col riformismo di Giolitti. La speranza è stata troppo viva e troppo ingenua, perchè ingenuo era sperare ne11a vittoria della democrazia socialista, nell'Italia appena formata, in pochi anni di tumultuosa e caotica crisi postbellica; la delusione dopo l'attesa impaziente è così forte, che la forza monarchica temuta riappare non solo come completamente vittoriosa, ma anche come desiderabile, in.sosti-. tuibile e unica. In questa danza di due astra..z.ioni si perde la visione di una realtà concreta più modesta e più complessa, meno suscettibile di balzi e di rivoluzioni, ma sola capace di progressi e di m.od:ifica;,Joni. Con Mis:siroli i vinti confessi di oggi sono gli ideologi più o meno ottimisti di ieri; tutta la psicologia di coloro, che dalla guerra hanno molto sperato, che il dopoguerra banno seguìto con ansia buttandosi a corpo morto nella polemica o nella lotta, con la volontà decisa di arrivare ad una vaga rivoluzione e con l'ansia febbrile dello schiavo che coglie la occasione di una breve, terribile lotta di liberazione, dall'insuccesso della quale dipende la su.a servitù definitiva, conduce oggi logicamente e necessariamente ad un.a constatazione di totale fallimento. Non si dichiarano vinti gli accomodanti, gli uomini spro"'·isti di idee generali che continuano giorno per giorno su una strada che le contingenze immediate, tracciano. E la vita politica italiana si impernia precisamente su queste due insufficienze, di ideologisti impazienti <' dii praticoni. senza visioni larghe. :sei momenti di crisi e di stanchezza i primi, anzichè infiammare e sostenere i secondi, si dichiarano affranti e sfiduciati; questi salvano il salvabile, ossia buttano a mare ogni precisa direttiva. Per impedire il trionfo dei moderati, vi è dunque più che mai necessità di modera1ione e rli chiarezza; guai se ogni piccolo mutamento appare ad occhi annebbiati come una grande crisi, ogni elementare urto di forze e di interessi anche meschini, un cozzo cli grandi correnti immaginarie, ogni fatto di cronaca come una data storica. Per il passato, il più evidente aspetto di una mentalità- approssimativa è stata la sopravalutazione che tutti banno 2i.ù in<r>nsciamente compiuta delle conseguenze possibili della guerra sulla vita politica del paese; nello stesso tempo che questo veniva scosso, turbato dalla guerra in modo morboso ed effimero, le menti dei politici ne riportavano una impressione spasmodica e falsa. ~fa se era giusto che nei periodi di facile e pro.fonda. risonanza di passioni e di azioni anche i migliori non rimanessero troppo indietro per eccesso di calma e di scetticismo, e cercassero anzi di dirigere i moti generali verso i fini che credevano più utili, ritenendo ad ogni modo dannoso il comprimerli; non era meno necessario che un fondo di spregiudicatezza e di cauta visione impedisse le illusioni, le chimere di cui i condottieri diventavano essi stessi, con le folle, seguaci. Non bisognava dimenticare che la guerra moderna è una realtà democratica soltanto nel senso che reca brutalmente grandi masse cli uomini a contatto con le esigenze sociali, facen, do loro intravvedere la esistenza di una vita comune cui tutti debbono qualcosa, da-l.la quale si può anche pretendere qualcosa. Ma tutto ciò non co5tituisce se non l'apporto di una materia grezza, la creazione di infinite possibilità di azione per le • élites >, forti, abili e sapute; a seconda delle qua1ità dei capi, delle condizioni economiche, della generale coscienza politica questo contatto fra organizzazione sociale e masro di popolo può sortire in ultima analisi efietti democratici permanenti, o favorire invece il predominio della reazione più volgare, o, infine, presto quietarsi nella indifferenza primiti rn. Ì\on sempre cioè, il moto va oltre un passeggero ribollire di aspirazioni e di pretese, d1(;:: prestissimo la stanchezza o la compressione fanno dimenticare. :K ella realtà italiana era ben prevedibile, data la generale immaturità e la tendenza delle masse a placarsi nel soddisfacimento delle necessità primordiali, questa facilità di ritorno alla tranquillità attraverso l'oblio delle promesse di guer. ra, delle lotte e speranze di dopoguerra. Il prevedibile sta avvenendo, almeno nelle grandi linee, e di questa realtà bisogna tener conto sen1...a perdersi dietro vane speranze di pronte azioni di masse; la sensibilità pronta con cui queste reagivano agli eccitamenti politici è sopita. Ciò non toglie però che qualcosa, di tutto questo ribollire, sia rimasto, su cui si può contare; esistono cgg-i in Itali'l gruppi di • élites • e forma1.i011i politiche che hanno fatto la loro prova e si so110 temprati resistendo a molti assalti, e che prima della guerra non esistevano. Realtà rome il partito popolare, i nuclei superstiti del socialismo più propriamente operai, i nuclei di parlamentari risolutamente ostili al fascismo, non si possono disprezzare. Gruppi di " élites ~ intellettuali, repubblicani, democratici di Yario colore permangono con azione più sentita. La politica non è più un lusso di borghesi ed un passatempo di amena lettura per la media borghesia, ma in alc1lll.e parti d'Italia ba ,·ivamente toccato e interessato ceti ristretti, ma capaci. Questa è la realtà modesta, su cui si può contare; tale la visione semplice, chiara, non banalmente ottimistica e nemmeno tragicamente pe.:;simistica, delle forze e dei sintomi che rimangono dopo le delusioni e le sconfitte delle varie correnti democratiche. Escludiamo dunque il dramma. ~el dramma, la sconfitta di ·Nitti sarebbe la sconfitta del tentativo democratico e 1;11nowtore del dopoguerra, mentre invece non è che la temporanea sconfitta di un uomo il quale ha creduto di poter poggiare una. fortuna durevole sull'instabile fluttuare delle agitazioni postbellkhe, senza la necessaria energia. Nel dramma, il primo ritorno di Giolitti sarebbe il ritorno puro e semplice della vecchia politica monarchico-riformistica, la doccia fredda sui cervelli accesi e sulle illusioni chimeriche; il Yecchio ministro avrebbe saggiamente soddisfatto le più brutali esigenze delle masse con concessioni più apparenti che reali, per assicurare il ritorno della calma e della politica personale d'anteguerra. Viceversa il tentativo è fallito e vi sono molti indizi i quali fanno credere che non potrà più avere successo. Venendo infatti, a Giolitti, è ancora un segno di generale immaturità la reverenza profonrla e timorosa che ispira quest'uomo, la cui impenetrabilità volentieri viene riempita di progetti profondi e di straordinarie lungiveggenze. L'uomo che dallo scoppio della guerra in Cjua è stato ripetutamente vinto, riappare di continuo no- \'ellamente come l'insostituibile vincitore. Anche qui la chiarezza e la moderazione gio- , erebbero a non dimenticare, che Giolitti segnò con la guerra il suo primo fallimento, essendo stato incapace di conservare in essa la guida dello Stato da lui formato in dieci anni di semidittatura; che il suo ritiro segnò una nuova sconfitta dei suoi metodi, rivelatisi insufficienti a contenere le forze democratiche tenacemente lottanti. 11 veto di don Sturzo fu la fine di Giolitti, culminata clamorosamente nell'avvento al potere del fascismo, da strumento del governo giolittiano divenuto governo esso 5tesso, ,n antitesi almeno formale al giolittismo . Questi fenomeni furono precisamente causati dall'opera dei nuclei ristretti di , élites », che nel dopoguerra si erano venuti formando, e che sopravvivevano al progressivo staccarsi delle masse dalla politica. Il fascismo al potere obbligò questi nuclei direttivi a posizioni anche più pr~ise e ad una unione anche più stretta; :n questo senso esso fu nuovamente ed indirettamente antigiolittiano, cagionando il formarsi di quel blccco di partiti democratici che Giolitti non aveva mai !)e.I'!Desso. La lotta delle opposizioni contro il fascismo è il fenomeno più nuovo e più promettente, malgrado le sue debolezze, che l'intero dopoguerra abbia dato. Oggi, per quanto impigliato in una lotta difficile il cui esito è incerto, il blocco pennane, obbligato a vivere e ad agire dalle sue stesse 01;gini e dal suo passato, ed il suo permanere deve essere una garanzia della impossibilità di un ritorno al giolittismo. Rimanendo perciò lontani egualmente dalle facili esaltazioni e dai dolorosi scoramenti, si possono ,111cora \·edere nella situazione reali elementi nuovi, i cui s,·iluppi non pcssono essere se non nel senso di un superamento del giolittismo. Malgrado ciò, la riapparizione del trasformismo ed il suo aperto elogio non debbono stupire. Visto attraverso agli uomini, il fenomeno è più che spiegabile; non si lotta per lunghi anni, impegnando a fondo tutte le proprie risorse di pensiero e di attività dietro un miraggio che sempre si allontana, senza che ad un certo punto le forze tradiscano, e che di colpo, di fronte agli aYversi avvenimenti, le forze vengano meno. Così si spiega che uomini nobilissimi, della cui sincerità e profondità non si può dubitare, pieghino il capo con una. intima mal celata riluttanza che rende più triste e più nobile la loro confessione di sopravvenuta debolezza. Di fronte ad essi non vi è nulla da dire: il tempo ed i fatli soltanto potranno giudicare e valuta.te i loro varii atteggiamenti, e si può prevedere che essi saranno ricordati non per il loro rinsavimento, tna per la lunga e tenace lotta combattuta, per le idee e le illusioni in essa agitate. Come fenomeno generale, questo senso di scoramento, questo abbandonarsi e pentirsi, questo pullulare di « mea culpa>, di couiessioni, questo scoprire a un tratto la verità celata, e lodare il gran?e saggio che tutto ha veduto e capito e di conseguenza con larga paterna previsione ba agito, è ancora una espressione nuoYa, che attrista, di una sempre riaffiorante immaturità e impreparazione politica. Le crisi cli coscienr..a, se individuali sono nobili e rispettabili, se diffuse tradiscono una incapacità condannabile e si traducono in ridicole crisi di nervi. Il compito di agire spetta ora a coloro che sono abbastanza giovani per non sentire il logorio delle lotte senza risultato apparente, ed abbastanr..a uomini per 110~1 lasciarsi prendere da femminei scoramenti. i\ila anche a noi, questo periodo di pauroso abbassamento di tono e di insospettati abbandoni, deve insegnare qualcosa: insegnare anzitutto l'attaccamento Yigile alla realtà e la diffidenza per i facili giochi delle idee. La seria cultura filosofica e la sana visione idealistica dei fenomeni storici, da cui il nostro movimento ha preso le mosse, e che nei più cauti di noi non è inai andata disgiunta da un senso profondo della necessità di riempire e modificare gli schemi al contatto della realtà, ha generato in altri meno compresi di ciò una abitudine dannosa al gioco delle ideologie, e una fede assurda nella loro efficacia sulla realtà. D'altra parle, tutto il movimento cli modernità, che nelle opposizioni ha tro,ato la sua espressione e che in noi della « Rivoluzione Liberale» ha avuto dei propulsori, ba bisogno di precisare i suoi fini ed i suoi mezzi con una incessante riel 1borazione dei dati e delle idee. L'Italia giolittiaua, in un senso generico, incoru. be: i· l'Italia povera, primitha, impreparata e dispersa. Il problema cli oggi i:: essenzialmente psic:ologko e pratico; nc.,n ,i tratta di r:tirar,;; ma di riaffr:rrnare, energicamente <: istintframente, la c·si<;ten7...ae la pr.1s~ibilità di sviluppo <li fone politiche nuove e promettenti. 11.\>'LIO BROSIO. Salutaoll'altproarlamento Dopo due anni di sgoverrw, dopo quattro di itleqatità e di delitti, il /ascism/J u/flcvlle, scrPditato p isolato, ridotto cr.nne rrratica efficienza ai quadri dPtla milizia giurata ed ai greuari dello squadrismo rrrovinciale. mostra di aver perco'TSa q1.1osiper intiero la sua parabola di /eriomenlj post-bellico hpicamente italiano. J,f a la situazione interna in Italia re~'a dominata da un altro fascismo più vero p maggiore, raprrresentato da quei g7upr/l parlamentari, burocratici e plutocratici, che, minacciati nella loro pluridPcermale onntpotenza dai risultati delle ele::.ioni rrropor zionalistiche del '19 e del '.21. tentar01W poi la riscossa contro le nuove classi a/fiorate <f9pola guerra, sfruttando perciò le esigenzi> di una parte dei reduci e le idealità dt>iceti medi. Recentemente queste for::.e consen;atrici, poichè la compagnia del fascismo ufficiale si ern /atta compromettente ed imbarn::,- ::.ante, pensando di pote7Si disfare o prima o poi dell'incomodo vicino, lasciarono inscenare la nota manovra della « solu::.ione di cent7o » e mandarono perciò alcuni loro zelatori a tentar di rompere la compagzne della opposizione, invitc.ndo gli elementi çostituzionali a rientrare in Parlamento per costituirsi in ostaggio della maggioranza mussoliniana. La manovra andò fallita anche perchè le opposizioni si sono ormai avre::.zate a non tener più conto di certe distinzioni. non si sa se più ingenue o più ipocrite, e perchè hanno inteso tutte che il nemico più temibile e pericoloso non è tanto il fascisnw recente e transeunte delle « camicie nere » quanto quello antico e perenne dei reazionari del filofascismo e del collabora-.:.ionismo fiancheggiatore, sul quale Jlussolini si potrà ancora fondare stabilmente. Così la Camera del 6 Aprile, r;hiusasi precipitosamente dopo l'assassi11iodi Giacomo.itatteotti, si riaprirà senza le Opposi-.:.ioni, e di qui ricomincerà con rinnovata aspre-.:.::.ail duello. Mai come questa volta la lolla politica in Italia avrà avuto una imposta::.ione tanto snnplice e precisa: da una parte i na::.ionalisti, i clericali, 1· conservatori, gli avvocati degli agrari e degli industriali protetti, i rifiuti dei partiti vecchi e nuovi, gli avventurieri della politica; dall'altra le masse dei lavoratori coi bo7ghesi rimasti fedeli ai loro ideali di libertà; da una parte la maggioranza della pentarchia tenuta unita dalla sua complicità cogli orrori del fascismo : dall'altra i gruppi delle Opposi::.ioni stretti insieme dalle comuni origini àemocratichP e dalla comune fede liberale : nessun posto nel me-.:.-:,poer i giudici conciliatori del moderatume e della retorica patriottarda. 1 Gruppi di « Rivolu-:;ione Liberale » chP non da ieri hanno scelto il lo7o posto '-nelln lotta contro tutti i fascismi, lieti che la 7erentissima esperi~ma abbia dimostrato giuste le loro previS'loni, logico il loro atteggiamento, alla vigilia dell' rzpertura dei due Parlamenti, mo.ndano un saluto ai derrutati delle Opposizioni, i soli legittimi rappresentanti della libera na-:;ione italiana e invitano i partiti di opposi-.:.ione a stringersi vieppiù fra di loro per difendere quanto in Jtal-ia anç-ora non è caduto in sogge-.:.ione del nemico, e per rrreparare a non lontana scadenza il J)ieno riscatto politico di tutto il Paese. La battaglia non sarà nè /acile nè breve, ma la bontà della causa, l'insi'f)ienzrz di certi avversari, il tempo lavorano per lf> Opposizi()T/_i_La vittoria toccherà ancora una l'Olla al J)iù perseverante e al più intransigente. IL COMITATO CENTRALE DEI GRUPPI DELLA « RIVOLUZIONE LIBERALE,,.

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