« E mentre scri1Jo queste mie stupidi paio/e u-na lacrima spunta a rigare il 11110,iso. « Alzo la -mia rustica mano pw11 pia11i11(), J>OI· landola alla inia guancia, prendo quella pcn•era lacrima 11ersata insieme al mio più grande dolore ... - Tu o piccola lacrimi11a dimmi donde -viene f Donde 11ai 'I Dinansi al tuo cammin sapre un'altro destin ,. Gli eccentrici I proiettordi eglianimali Manea poi, complei.ament.e, il genere « miS6ionario ,. Troppo buon senso, troppa ragionevolezza. O allucinati, o e sennini d'oro,. La corrispondenza dei giornali anglo-sasso,.1i tedeschi formicola di lettere cli e ecce11hici ,. Buoni borghesi, persone di levatura limitata ma di qualche senso morale, che sono stati colpiti da qualche stortura, da qualche ingiustizia, e non, hanno e nou lasciano requie finchL: non Yi si rimeclia. L'ultimo uumero domenicale della l'ossische Zeitirng mi fornisce questi esempi : un signore che vuole preYenire il suicidio i11fantile medianfo la istituzione di « consiglieri confiden:z.iali per i bambini , ; un altro che si pÌ-eocc-upa di proteggere le cicogne sui pi1uiacoli delle città renane; un terzo allarmato pe1chè, d 'inverno, il poliziotto che regola la circolazione stradaJe, fermo sulla neYe, può andare soggetto a congelamenti, e Yuole introdurre l'uso delle « piattaforme riscaldate» come in Olanda. L'abbondanza di questi « eccentrici » moralisti è, a mio avviso, proYa di una grande giovinezza spirituale in una nazione. In Italia spuntano appena appena. Si può fare 1ientrare in questa categoria gli « esperantisti », gli « hallesisti », molti dei ferventi partigiani della protezione degli animali. Un bell'esempio di lettera di « eccentrico » già impegnato nella sacrosanta lotta per la protezione delle bestie, e pur sensibile alla atrocità del caso Matteotti, può essere il seguente: • On.le Sig. Diretto·re, Allai nostra iettera grat1datoria pe·I' a'Uere con la fedele cagna « Trapani » rintracciaita, la salma dell'on. Matteotti, il brigad'A,ere dei RR. Cara. binieri O-.;idio Caratelli di Riano così ci risponde : « Tra le molte mi giwnge gradita a1iche la -. sua che con de-uozio·ne conser110. - L'atto comu piuta da, me, co-mpùito con la coadiii'Uazione .. del fedele Trapani, è stato il puro do1Jere, do- • -,,·e1'e da Jtaliamo e da ·miiitare come io sono. « De1Jotissiin.o f.to : Caratelli. « Con osseqi1,io Il Presidente A\'\'. EDOARDO DEVOTO Su cento italiani che interpellate, novantanoYe trovano questo documento ridicolo. Il guaio è <'he su cento italiani che intetpellate, noyantanove finiscono per an1mettere l 'assassinio per ragione di stato. aonclusione Lo spoglio del mio « dossier , non è estremamente lusinghiero, non conforta molto ad aver fiducia nella energia morale del popolo italiano. Lo sa.peYamo anche prima. ?\on mancano i sentimentali pronti a piangere sulla sYentura altrui e sui poveri « figli di mamma , ; non mancano coloro, cui la intensità della rapJ)1"esentazione del delitto conduce all'allucinazione. Il nefasto squilibrio psichico del nostro popolo, che spinse gli anarchici italiani pel mondo a compiere le vendette su colpeYoli immaginarii, ricompare in questo fascio di lettere in tutta la sua terribile realtà. Scarseggiano, invece, le espressioni di un'alta coscienza morale: quefle poche che si incontrano, sorgono dal popolino. La gente 'perbene, che « sa scriYere ,, è ,ile e sovversiva. I più anarchici dei miei corrispondenti sono i sicofanti che mi hanno scritto a macchina. La fredda e contenuta indig11azione di chi, d'ora innanzi, è deciso a tutto pur di cancellare ciò eh 'egli ha constatato essere una vergogna, l: assai rara. Io ho ricevuto appena. due o tre lettere, che rivelano nello scrittore quel legno donde, nei ~esi moderni, si ca.vano gli eccentrici in grande stile, i lottatori che non hanno paura nè dell'isolamento, nè del ridicolo. Gli italiani propendono subito alla considerazione « politica » del fatto che ba eccitato la loro indigna7jone : ecco numerosi ex-combattenti che dichiarano di « essere pronti a tornare sotto le anni con la loro classe • per tor di mezzo questo regime: nella loro indignazione entra subito il còmputo delle rorze in gioco, esercito, milizia, ecc. Non è questa la « yocazione , genuina, non sono questi gli uomini che vedono l'ingiustizia, e da quel momento -la loro vita è tutta trasformata, dall'ansia profetica dell'espiazione, a qualunque costo. ~on è questa, no, la rivolta morale, donde pr~- rompono le azioni risolutiYe, condotte fino 111 fondo. Forse gli italiani non sono capaci di tanto. Per ora. Appena appena qua. e là, qualche bagliore crepuscol.M'e. GIOVANNI ANSALDO " b'E<!O . DEbbfl STAffiPA ,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fondato nel 19p1, ha sede ESCLUSIVAMENTE in Milano (12) Corso Porta Nu<YVa, 24. . LA RIVOLUZIONE LIBERALE LE BONIFICHERAVENNATI La causa precipua delle secolari clisavvc11tme romaguole è lo straripnmt"lito rlcl Rc110, :w,c~ 1:ut.o parecchi secoli fa. • S<!nza andare a quando il mare, nella valle del Po, giungeva alle colline elci J1onfcrrat.o e dilagava nelle paludi della Lomellina, e neppure a quando il Quaternario era appena emerso, ma cominciando solt.auto da quegli avvenimcnl.I do quali, per quanto antichi, ne sono rimasti chiari gli indizi s,ui luoghi, ampio campo di osse-rrnz.ioni ancora rimane per lo studio delle tra.sformazioni idrografiche del Reno , come autorevol mente afferma Eugenio Pcrrone, estensore della Carta idrografica d'Italia pubblicata nel 1919 per conto del Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, il quale aggiunge che « il Reno era un t1ibutario del Po e lo CT'anougualmente i gros.- si affluenti cli destra. e del suo tronco in pianura; cioè l'Idice, il Sillaro, il Santemo e il Senio. Nè in esso sboccavano altri torrenti all'est e neppure vi si versavano le acque della pianura emiliana, le quali in quei tempi stagnavano per mancanza <lei necessari collettori. :Neppure, forse accoglieva dopo uscito dai monti, Ja Samoggia, a sinistra, che ora vi confluisce, nè probabilmente, la Savena, a destra, da nc,n molto tempo immessa nell 'ldice, la quale prima sboccava nella palude•· Fn solta11to in seguito alle trasformazioni id~ grafiche avvenute in epoche antiche nella bassa pianura, che il Reno proseguì fino al mare in alveo prnprio, usurpando però il letto abbandonato dal Po di P1imaro, l'antico grande collettore della pianura padana, avviato in altra direzione, ed accogliendo i quattro corsi d'acqu.a suddetti, che da allora divennero suoi trihutaii e costituirono con esso un solo bacino sebbene 1~ loro relazioni comincino soltanto dal rispettivo punto di confluenza. La disgrazia principale di questo fiume è costituita dal fatto che le sue acque essendo fangose sin dall'antichità ha avuto la tendeaza di ostruì. re i proprii sbocchi, rendendo per tal modo impossibile il suo naturale sbocco nel Po, e inevitabile il riversarsi delle sue acque nelle basse campagne della valle Ferrarese e Bolognese. Ogni comunicazione col Po è stata interrotta allorchè l'ultimo canale palustre che bagnava le adiacenze di Porotto, fu anch'esso ostruito, nell'anno 1310 circa con grave danno delle zone già ricordate, le quali rimasero per più di cento anni semi allagate o, comunque, in balla delle acque, finchè con opere mtificiali il Reno non fu di uuovo fatto sboccare nei Po presso Bondeno, attraverso un canale che fu fatto passare all'ovest di Cento, e nel quale furono fatte co11fluire le acque del Panaro t del Formigine. Ma anche questa sistemazione fu transitoria, perchè nel 1459 il fiume trovavasi di già condotto all'est <li Cento ed avviato a spandersi i·1 colmata nelle valli di S. Martino presso Ferrara, e Yi perdurò fino a quando nel 1526, fu immesso nel Po di Ferrara; provvedimento quest'ultimo di pernicioso effetto, perchè da esso ebbe oTigine quell 'iuterrimento, che procedendo rapidamente, costrinse ben p1·esto a dmettere il Reno nella valle di San Martino. Fra il 1600 intanto ed il 1608 fu 1'acldrizzato l'ultimo tronco di Po di Primaro, che era il solo ramo rimasto vivo, dei due nei quali dividevasi il Po di Fen-ara p,resso la città c'li cui prendeYa il nome, ed altre ope1·e furono eseguite per restituire l'acqua a quest'ultimo fiume. Tutto però riusci Yauo : il Po di Ferrara continuò ad essere asciutto ed abbandonato il Reno, rotti gli argini della coltnata, inttottdò anco1'a le campagne fra Bologna e Ferrara. Gli anni fra il 1610 ed il 1750 trascorsero senza che nulla di importante si facesse per la sistemaz:ione di quelle pianure, sia per il continuo mutar di parere degli scienziati, sia pel contrasto dei paesi disseminati lungo la vallata, non tutti soggetti ad una dominazione politica, oppure volta a volta trascurati o favoriti secondo il variare delle cc.mvenie11ze politiche, dal Papa dopo che ai suoi dominii aveva uniti qLtelli degli Estensi. (Crediamo che da, ciò derivi il campanilismo delle due maggio·ri città emiliane e degli altri centri romagnoli che sarebbe, probabilmente, e invidia di favoriti, e litigio cli servi per gli avan2i della cucina). Solo dopo la paima metà del XVIII secolo f ù stabilito di volgere le acque del Reno direttamente al mare, incanalandole nel Po <li Primarc, al quale scqpo fu scavato il Cavo Benedettino (1740), rettilineo per dieci chilometri e furono rettificati varii altri tratti ciel P1imaro stesso. Non riuscendo d'altronde ancora completamente. la sistemazione del fiume, fu ripreso il progetto di rivolgere il fiume nel Po e nel 1807 fu costruito il Cavo Napoleone, rettilineo lungo tredici chilomehi, dalla Panfilia a Bondeno, per riunire il Reno al Panaro e condurli al Po, pres. so la Stellata. Disgraziatame11te però quest'opera 11011ebbe compimeuto ed il Reno continuò ad auda.re al mare per mezzo dell'alveo del Po eh Primaro, senza che nessun nuovo p-rovvedimento si adottasse, tranne diYerse opere atte '1 rendere più efficace la descritta sistemazione, e ad impedire gli interramenti. Fra tali opere sono da a11noverarsi la rettificazione di varii tronchi del fiume, la deviazion~ della Savena, condotta a sboccare nell 'Idice, ,,icino a Bologna, destinandone l'alveo abbandonato a raccoglitore delle acque della pianuia bolognese, e la deviazione dei torrenti Centonara, l<licc, Quadcrna, Sillaro, t;antcrno, Seuio eri altri minori, che flllono conclotti a sboccare 11<:l Reno. l'aralkla a questa iona renana o valliva, è Ja tona litoranea estendentesi lungo la spiaggia aclnatica da Ravenna a Cen.ia ,;he accogli<: gli alvei del Lamc,nc, dei Fiumi Uniti (Rc,neo e .Montone, ciel Savio, dell'Uso (Rubicone), e: cklla J1areconia, arricchiti delle acqUC; degli affluenti mmon ongman aell'Appem1ino l<r.,to-romagm.r lo, nonchè dei fossi di scolo della pianura emiliana. ::>.ci riguardi ddlc bonifiche: ci inten:ssa sole, di co-n.oscc.-rele vicende: del Lamonc: e rlei Fiumi llniti e del loro sfociare nella pianura ravennate, poichè: soli essi <lei ricordati fiumi hanno dato luogo, unitamente al Rene,, gia ricordato, all 'est.endersi della valle mccli.ante i loro deviamenti. Sin, dal 1504 l'alveo del Lamone, il quale giun. geva presso alle porte cli Ravenna, fu fatto deviare presso Ravenna e condotto a sboccate nel Po di Primaro a Sant' Alberto restandovi per quasi cento anni finchè: poi nel 1599 fu di nuovo fatto deviare e condotto nelle \'alli cli Ravenna, ma per non, restarvi che pochi anni, giaccbè nel 16o5 fu di nuovo ricondotto nel Po <li Primaro, dal quale fu dopo due anni un'altra \'Olia tolto e immesso nelle valli di Savarna, dalle quali sfociava nel mare per mezzo di un colatore. ~la a11che questa sistemazione: non doveva essere definitiva. );el 1700 pur lasciandogli semp1·e attraversare le Yalli cli Savarna ad occidente, a sud di Sant' Alberto gli fu aperto un alveo mediante il quale fu fatto sfociare nel1' Adriatico attraverso il passo di Cortelazzo e la foce di Mele; fincbè nel 1839 in seguito della rotta alle Ammonite, fra Villanova e .Mezzano, lungo circa 250 metri, non precipitò ancora una volta nelle valli di Sant'Egidio e di Savarna, ove fu fatto spagliare per iniziare così la colmata delle valli di Ravenna con una superficie di circa 8.000 ettari. Questo fu l'inizio Yero e proprio della bonifica ravennate. La. rotta non fu chiusa che fra il 188o ed il 1890, dopo che furono colmate e date alla coltura inteusiva le terre al nord ed all'ovest <li Ravenna e quelle di Camerlona, Montagnola e delle Torri, ripTistina11do, arginandolo, un tratto dell'alveo abbandonato nel 1839, fino cioè poco oltre il villaggio Le Torri, presso Cà Bastogi, aprendovi ad est, ad angolo retto, un dri::;zag110 lungo poco più di due chilometri, per condurn: le acque a spagliare nella estrema parte setteutrionale nelle valli di Savarna e continuare la c.olmata attualmente in via di completamento. Infine in questi ultimi anni è stato sistemato l'ultimo tronco del suo nuovo alveo, nel quale si raccolgono le m::que di colmata, ripristinando l'antico alveo del Lamone che passaYa p-resso Casa Baronìa che fu abbandonato in conseguen23 delle colmate. Meno c'è da dire sui fiumi Montone e Ronco che si congiungono ad un chilometro e mezzo a sud di Ravenna, per ditigersi uniti in un solo alveo ne.l mare Adriatico a dieci chilometri e mezzo di distan7.,a. dalla loro confluenza. Anticamente questi <lue fiumi 110n erano uniti e<l avevano le loro foci separate le quali sboccaYano nel lungo golfo che occupava la valle padana-emiliana-romagnola, prima che si ca111. biasse e si trasformasse nell'odierna. vasta pianu.ra. Il comune alveo <letto poi dei Fiumi Uniti fu aperto nel 1736 da Papa. Clemente lI (il qual~ fece inoltre costrui1·e il canale•porto cbiar•ato poi Corsini in omaggio a lui). per libera.re .Ravenna dai pericoli delle inondazio11i cui ern soggetta. Dagli altri fiumi (il Savio, il Rubicont. la Mareccbia) che bagnano la pianura forlivese 5ino a Rimini, non è necessario parlare, poi--·:~ la zona in rni svolge il loro corso ~ sana ed il loro sbocco nell'Adriatico avviene in circostanze comuni e naturali senza dar luogo che raramente ad inconvenienti degni di nota. Abbiamo voluto osserrnre da ,"icino lo scheletro orografico-idrografico della regione EmilianaRomagnola e seguire il corso dei fiumi che !a bagna110; poicbè una esatta ~ognizione geografica è la base prima della conoscenza dei suoi problemi. · Il sapere che la Romagna ba la forma di un anfiteatro nei suoi contrafforti appenninici che dalle colline dell'Appennino tosco-romagnoh sino a quelle dell'Appennino bolognese la rec:ingono a guisa di balcone dall'alto del quale è possibile osservare la <immensa pianura romagnola vera e propria. ed emiliana, la quale, attraverso l'agro fe1Tarese e rodigino, Ya a digradare nella Laguna veneta, facilita la comprensione di quanto si verrà esponendo, poicl.Jè chiarisce come dalla diYersità planimetiica e morlologica del terreno sia derivata, la diversità delle' colture e dei contratti agricoli, che com 'è f.acile capire, 11011 possono essere le stesse e gli stessi nella pianura bassa, nella pianura vera e propria, e 11ella collina. La vasta estensione detta pianura bassa bonificata non può essere coltivata allo stesso modo, collo stesso sistema e collo stesso personale della pianura e della collina, ed ecco con ciò spiegata la diversità delle colture e dei contratti, e la necessità di usare di verso personale, che sarà numerariamente maggiore doYe più vasta 10 eca 1noBianco è. l'<;St<:11sio11e<la coltivare (e .,, r:da in crn 1a l'.<:c<:SSità della ,Jire:tta coli J11zi_,ne rnliettì \"Jcooperativa. e 1Iella s11ssegil~r.tc ronduzioll a te:r/,,crfoJ, oppure r 1merà il 01rattere <lci:a co11d11zio11e :i m~z;,"'~rhfa indi\ iduale, 0 fa1mgiia1<:, rlùH: miuc,rt:> arn J'est<:nsionc: da r.olti\Jre m <r>llin:1 doè e nella pianuraJ, dove il te:m.no frazionato in piccoli lùtti richierle mi1Jor numer rl i braccia. Ritornando dunr1ue :•lle bonifiche ahbfamc. \ isto che c:ssc romin<:iano app<:na nel secr,Jo c:u,1•0 colla bonifica a colmata rlelle valli raveu11'.lt:, ;dlagate dal Lamrme '188')) ; non potendosi i lavori rli irrigaziont e di arginatura compiuti nei pre,~c.-<lentisecoli dai Papi e <lai Signori di Fer rar:J, <:onsidernrsi 1:nr,ri veri r; propr11 di ,..,_ nific-a, 1n,-i la ,ori di preparazione alla. bonitì a. .:s;ou va pcrci<:,,.r.,as .ate, sotto ,,ilenzio qu,.i1.to da Clemente XII, da Benedetto XIV, da .Pio VI e: \. II <: stato fatto per la '>i~tem~irione idVigrafica de:11•~milia e della Romagna; poichè a questi payi la nostra regione d<:.e molto <le! "Uo sdluppo <: della sua ricchezza, :iccre,;riuta nel secolo X\III in grazia ai canali di irrig-:izione di viabilità, i quali molto servirono a'l'incremeuto e perfezionamento dell'agricoltura, nr,;nchè alia erezione di molti c,pifìci, quali molini, filato:, tintorie, fabbriche di laterizi, di ceramiche, carrozzerie, ecc., i cui prodotti .eni,anrJ f.K:r i'appunto trasportati mediante qne~ti c.maii, e.ne: resi naviga bili servirono oltre che ad allacriare i piccoli centri quali Faenza, Lugo, For,1 F:- sena, ecc., alla città capoluogo di Legaz1r :.. , Ravenna, al determinarsi di una 11no\·a e'.?. ,e dirigente, la borghese, che nell'agricoitura e nei traffici tro\·a,·a la ricchezza. e la su.a ragione: cii essere. La rinascita arehitettonica ci dle dellt 6tfi romagnole che a quell'epoca su \a-;ta scala :n- ' e1me, è la dimostrazione evidente di qua11to asseriamo, nonchè la prima affermazione ,:i quella borghesia urbana ghibellina, :a qi;ale diede soldati alla causa napoleonica e cospiratori al risorgimento nazionale; quanto Ja rinascita della a1·chitettura ecclesiastica è la dimostrazione della illuministica razionalità 1e'. :oi:;;te. m.a catastale e tributario del goYerno papaie, conseguenza e causa dell'accresciuta ;:cchezza; quanto il diffondersi della piccola pr"p: ietà a~rnria e del frazionamento delle terre, fu:-ono :a causa e la dimostrazione del sorger.:, parallela alla classe aristocratica in decadenza, .~na nuo\·a borghesia rurale guelfa, per intero S(' . !:..:-ett.1 .1'.!'i1 ecclesiastici, dai quali ric-nern i,pi:-azio::e cri idee. ..\nche questa parte della nuoYa cla",,:e borghese donà poi a\·ere grande parte ne!!ii a\ H:- nimenti storici posteriori, di fronte ai qual: prenderà ognora pos1z.1one coll 'impr-ont:i :e · i suo inten-e11to a sentimenti di diffidem.:, e ii conservazione. Col solo fissare i termini di codesta ùi-:t:~- zione è chiarito l'antefatto cli quanto s'C:: S\oi:o sotto ai nostri occhi appena dieci anni fa, '.!ilorcbè i braccianti incontrarono la tenace res:- slenza dei coloni e degli affittuari nella lott:1 per le macchine. Il laYoro di bonifica. Yera e propria è cominciato solo nel secolo scorso, e precisamente dopo il 1840; intendendo per laYoro di bonifica quant• s1 fa per la 1iatti,·azione di un terreno reso =ncolti Yabile dalle acque. Con questo, però, non si Yu.ol dire eh.:: t _ì.: la\ oro 11011sia stato compiuto anche uei secoii precedenti; giacchè basterebbe l'esempio , · quanto ha fatto (purtroppo inutilmente!) per i.1 zona renana il card. Boncompagni-LudO\·i,;: ::el secolo xvn1 per conto di Papa Pio \"I Bra,,chi : la ctù bonifica, però, come abbiamo detto, non fu che indiretta e contingente, presto spandendosi le acque di bel nuoYo nelle campagne bobgnesi comprese fra il Sillaro ed il Reno a C3us della troppa lu11ga e debole arginatura. Le bonifiche raYennati hanno dunque una storia breve; ciò che fa vedère come meri tori a • sollecita sia stata l'opera degli uo,1ini, al tempo stesso che fa intuire quanto forte sia stata b spesa sostenuta dai Governi per la re(lcnz1"11..: di questa plaga. · Kè a noi, nè forse ad altri, sarà <l.ato mai di faane il computo. Certo, a giudicardo da quanto t avvenuto in questi rutimi tempi, deYe essereingentissima. Nel prossimo numero: Le coope?·ath:c ra--.·cnnir i. AreiIANDO CAVALLI. G. :S. PARAVIA & C. Editori - Librai - Tipografi TORINO - MILANO - FIRENZE - ROMA - NAPOLI - PALEIIIO Biblioteca Paravia << Storia e Pensiero» CARLO PASCAL hE CREDEfiZDE'OhTRETOJBJl 2 yo!umi L 20 e ... og!ri che risorgono i travaglianti assilli spirituali "'della cieca umanità anelan~ alla. vita ed alla suprema certezza del vero, mteressantissima riesce quest'opera dell'insigne ì\Iaestro- <lell' Ateneo pavese {il direttore del « Co~m, Scriptorum Latinorum Paravianum ») che npresenta il vastissimo materiale dell'esperienza lettenuia del mondo classico, specie omerico e virgiliano, sul problema dell'oltretomb'.1- Opera d~ sicui-a dotbina, pervasa da un nobile soffio <"11 filosofia, soffuso di alta poesia , . O.G.E.B. - Cors0 Principe Oddone, 34 - Torino. Pmo GODETTI - Direttore-responsabile
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