Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1924

B 142 non si giunge mai al sacrificio con innocenza. Da un pre\isto succede quindi il male - gl' interminabili o<lii e vendette che trovano esca anche nel ricordo delle vittime pure. Forse 11011 è ancora legittimo un desiderio cli pace; forse l'impossibile pace, rinnegata dai fatti e sotterrata in noi, dev'essere il tono fotimo, l assidua tendenza della nostra \ila. In altri LA RIVOLUZIONE Ll BERALE tempi avremmo anito altri c:òmpiti; ora non c'c che da capire. ::-.;onsi tratta d'una mortificazione delle facoltà, d'un.a vuota astralc:na e d'una facile clausura, poicbè smettere le armi nel clangore della battaglia e quando ogni colpo c:i percuote può scmhrare atteggiamento quasi eroico. Inermi, si L piit presenti al conflitto e piu pront1. { . .\1. JH L. LA VITA INTERNAZIONALE spondc:nlc: espan,,i(J1Je della nazionahtà. .\'<:I· l'Australia l'ing<:rc.11;,,a rh Londra i .tn11nilc:sta su individui ingk ;i di razza e di ~ntimento. Idem, se pure in misura. meno spiccata, pel Sud Africa <: pcl l'.anadii. Si ha N;s1 u11a doppia aL fc:rma1,i1me: <{u<:lla intelkttualc e: quc-lla <1cl J><1rl<e politico, cosa che non i: avvenuta per 11c:suna compagine imperiale <lei fY.is,,ato, almeno in forma t<>"-Ì import~1nk. Le ;,nti<hc: «Jl<r nic grcc:he ciane, cstcn.-,1oni della uazionalità non del r,otc:rc politico della ~1adn:f.13tria; e i gnindi imperi della toria fur<m<> tutti più <J men<; fondati :;ulla ronquista, ciò che costituì in fondo la prima causa della loro disgregazione. La rivoluzione albanese L'ultima rivoluzione albanese, fì.uita col trionfo dei nazionalisti, passò per le seguenti lappe· <:risi di governo nel gennaio, attentato contro Ahmed Zogu nel marzo, assassinio del deputato A vni Rustem nel maggio, caduta del gabinetto Elias \ 11:oni nel giugno e infine formazione del nuovo governo di Fan-Noli. Quando nel germaio 1924 si riunirono a Tirana i deputali della Costituente si vide che Ahme<l Zogu non aveva la maggioranza. Su 104 vota11ti potern disporre dei 26 voti dei suoi seguaci (populisti), dei sei rnti dei grecomani cl' Argiro. castro e <li 14 mli tra i bey. _\.llora .\.hmed s'alleò coi bey e cedette la presidenza al suocero Sevket bey \'rlassi d 'Elbassan . .Ahmed continuò ad essere il capo effettivo. Ma questa coalizione con i bey precipitò il movimento rivoluzionario e de. tenuinò l'attentato contro di lui. Sparando in Parlamento contro Ahmed Zogu, Bekir \\·alter gridò: « L'Albania non ha bisogno di feudalismo. :\forte all'alleato dei bey >. A 17 anni lo studente Bekir Walter era membro del Club degli intellettuali il cui presidente Avni Rustem aveva ucciso tre anni prima a Parigi ESsad Pascià il difensore del feudalismo e della influenza serba in Albania. Ahmed Zogu sapeva donde veniva l'attentato e 1;spose due mesi dopo con l'assassinio di Avni Rustem in pieno mercato di Tirana. Fu il segnale della riYoluzione. Trenta deputati dell'opposizione riuniti a Valona per la sepoltura di A vni Rustem decisero cli non più tornare a Ti. rana. Con i rappresentanti di tutte le città e di tutti i villaggi, venuti per la sepoltura, davanti al cadaYere dell'assassinato, loro eroe nazionale giurarono di vendicarlo e mandarono subito al goYemo di Tirana un ultimatum intimandogli di lasciare il potere per evitare spargimento di sangue. Subito dopo Gurakuki lasciò Valona e arrirnto· a Scodra organizzò la rivolta dell'Albania settentrionale. La ri,,oluzione fu generale. La crisi ministeriale e il nuovo governo di Elias bey Vrioni che ne nacque, non mutarono la situazione: le trattative tra gli insorti e il nuovo potere non approdarono a nulla. Il movimento fu guidato a Scutari dal colonnello Redieb Salia e da Gurakuki, a Valona da Fan-Noli e da Kiazim Kotzuli, ai Kossovo dal leggendario rivoluzionario albanese Bairam Zuri e a Debra da Eles Jussuf. A poco a poco l'esercito passò dalla parte degli insorti che il 10 giugno entrarono trionfalmente a Tirana dove formarono un gabi. netto militare con Redieb Salia, che presto lasciò ii posto a un gabinetto politico Fan-Noli - Gurakuki. Le affermazioni della stampa serba che spiega .gli ultimi avvenimenti albanesi con l'anta.go. nismo di razza e di religione e con l'influenza italiana sulla popolazione cattolica sono erronee. fa Yerità Ahmed Bey tentò di presentare il moYimento come una lotta di razze e di religioni; ma i nomi stessi dei dirigenti della rivoluzione _ dimostrano la rnnità di queste affermazioni. In realtà la rivoluzione albanese fu una reazione contro il feudalismo che arrestava ogni sviluppo culturale e materiale del paese e contro le influenze straniere - la serba più pericolosa di tutte - che tendevano allo smembramento del1' Albania. Nell' ultimo anno <lel suo governo Ahmed bey s'era dimostrato difensore di queste due politiche e perciò quasi tutti i colpi dei nazionalisti erano diretti contro di lui. Il nuovo potere in Albania è rappresentato dalle seguenti persone. Reggenti : Sotir Petzi, J;aira,m Zuri, Sami Vrini e Noz Cioba. Ministro presidente senza portafogli Fan Noli, ministro delle finanze Gurakuki, liberale, fautore di una collaborazione con 1' Italia ; ministro degli Esteri S11,leiman Del-vina, ex ministro presidente, che prima del 1912 fu per lungo tempo capo-divisione 11el ministero dell'interno a Costantinopoli, già membro influente <lei partito giovane turco e tut. tora in rapporto con gli ambienti politici turchi; ministro di Giustizia Sta1Jro Viriiao socialista che passa per il miglior giurista albanese; mi. nistro degli interni il colonnello Redjeb Salia, uazionalista senza partito ; ministro dei lavori pubblici Kiazin Kotzul-i, eroe naziona!e albanese, uno dei capi del movimento che cacciò gli italiani da Valona nel 1921. Il ministero dell'istruzione è vacante essendo riservato a un cittadino di Kossovo; a un cittadino di Scutari sarà pure destinatO' un ministro senza portafogli. La dichiarazione-programma del nuovo gover. ne dice: u La politica disastrosa del governo precedente aveva creato in tutta l'Albania una situazione insopportabile e senza uscite che rese inevitabile L:i rivoluzione. Le conseguenze della politica del vecchio governo sono : « Un bilancio irregolare, in continuo deficit, disorganizzazione di tutti i "rami dell'amministrazione; sicurezza pubblica in pericolo; anaru e; o chia in tutti gli organi del potere; potere p<:rs<>- nalc s upctiore all 'au lori là del lo Sta lo ; atlenla1.1 conlro cittadini e stranieri. Tutto questo c:omp,romelteva il popolo albanese al]' interno e ali 'estero e ne snaturava il caratter<>. « Il UUO\'O Governo chiamalo al potere dalla Regge1na e dalla fiducia pubblica ba preso nelle sue mani l 'amminislra1,io11e del paese e promette di migliorare la situazione attuale applicando il seguente programma.: « 1°) Disarmo generale e assoluto; 2°) Giudizio verso i colpevoli della rivoluzione e della triste situazione locale; 3°) Restaurazione della sicurezza pubblica e rigida applicazio11e delle leggi; 4°) Consolidamento dell 'autori là dello Stato e fine degli arbitri; 5°) Soluzione radicale della questione agraria; distruzione del feudalismo e in. lroduzione del !--istema democratico in tutta l 'Albania; 6°) Profonde _riforme nell 'organi27.,azione dello Stato e dell'Esercito; 7°} Creazione di una amministrazione di funzionari onesti e ~triotti in numero .ristretto; 8°) Determinazione dei diritti e dei doveri dei funzionari; 9°) Organizza._ zione dell'at1torità comunale; ro0 ) Risparmio nelle spese ed equilibrio nel bilancio; 11°) Introduzione di uu nuovo sistema fiscale; 12°) Miglioramento delle condizioni dei contadini; 13°) Facilitazioni al capitale straniero; 14°) Restaw·azioue del prestigio dello Stato nel paese; 15°) Indipendenza a.<;soluta dei tribunali; 16°) Riforme radicali nel Codice; 17°) Organizzazione della difesa della salute pubblica; 18°) Organizzazione dell'istruzione pubblica su basi moderne; 19° Relazioni amichevoli con tutti gli Stati stranieri e rapporti cordiali con le nazioni vicine ». Il Governo promette anche cli ricorrere a un plebiscito a voto libero, segreto e diretto, appena il paese sarà in condizioni normali. DIBRALI Democrazia imperiale Preoccupazicni sull'avvenire dell'Impero Britannico non datano da ieri .. Se è \'ero che sulle medesime s'è fatto molta accademia-- e se ne fa oggi anche in Italia - non è meno vero che la sensazie,ne d'una caducità finale del prop1;0 retaggio imperiale sia sempre esistita nella coscienza nazionale inglese; la quale, anzi, più ha accennato a preoccuparsi quanto più s'andavano estendendo i domini i d'oltremare. Tale sensazione, che spesso s'è manifestata attraverso mòniti ispirati (chi non ricorda .quelli Kiplinghiani ?), s'è andata accentuando durante l'ultimo venticinquennio, per il pericolc, tedesco prima, e poi, sebbene in maniera meno clamorosa, per un polarizzarsi delle correnti predominanti del Paese verso idee e principii in contrasto più o meno ape1to col principio informatore dell'impero. Alla generazione infatti che verso i 1 1895 rispondeva all'appello dei Roseberry, dei Rhodes, dei Chamberlain e dei Kipling per formare le falaugi organizzatrici del! 'Impero, succede sul principio del '900 un orienta.mento delle correnti vive del paese verso idee più avanzate e meno conservatrici. Dopo l'impopolarità guadagnatasi dai « to1;es » in seguito alla guerra del Transvaal, s'assiste così al trionfo liberale del 19o6, all 'aunichilimento della Camera dei Lords nel r9u, e a un prevalere spiccato di tendenze nuove. La vigilia della guerra trova le « élites n gio\'ani del Paese inclini al laburismo e a un pacifismo quasi internazionalista. Dopo la guerra il movimento democratico, lungi d.a11'arrestarsi, trae dalla medesima la sua forza maggiore, e nell'agitarsi dei problemi del dopoguerra riesce ad affermarsi coil'attuale Governo laburista. Non è vero quindi - e sia detto tra parentesi - che Ma.e Donald sia salito al potere per le contingenze eccezionali dell'ora, in uno scoppio di malcontento popolare. L'affermazione del suo partito - non importa di quale valore e significato - si ricollega i 11 modo evidente alle tendenze dell 'auteguen-a. Ora, in tutto questo ernlversi dell'idea, quale la posizione dell'Impero? Appare infatti quasi un controsenso l'assistere oggi a un'Inghilterra imperiale retta da un Governo socialista. Non esiste in questo fatto una ragione e conferma delle preoccupazioni accennate? E, se è lecito parlare di influenze disgregatrici delle nuove idee sulla compagine dell'Impero, in quale senso e in quale misw·a esse si manifesta.no? E' e\'ideute anzitutto che il nucleo vivo del1'impero - India eccettuata - è costituito dai Dominions, ed è inglese. Non vale dire che il ~ud-ACrica è anche boero, e che nel Canadà per. mangono influenze francesi : l'insieme rimane inglese in prevalenza. Il tener conto di questa unità etnologica è ora essenziale per la trattazione generale del1'argomento. Ci troviamo di fronte al C'aSOtipico di un'espansione dello Stato - in questo caso di quello inglese - a cui fa riscontro una corriLa cocsi:;tenr,a invece d.c:i due fattori accennali ha dato all'Impc:r<>dc--i UrJJtJinion.s una figura Lut.ta sua. Ifa c-once:sso una. pc:rmeabilità dello spirito della .\Ia<lreJXlt.ria che non ba altrove riscontri. Co-;i essc:ndo, è ora O\ vio che l'Impero BriL'lnnico nelle sue iinee generali - salvo sc.-mpre l' India si presenta come un insieme connesso alla Madrepatria da \'incoli che, se: qua e là denotano tendenze ad allentarsi, per il fatto stesso della larga autonomia concessa ai !Jomi1:ions, sono nutriti da una tradizione e da una comu11a11:1..da'interessi eccezionale. Il caso delle colonie <l'America? Si, certo : i roloni che nel 1776 proclamavano il !ore, distacco dalla pali ia d'origine per formare gli Stati Unili, erano inglesi. ::\Ia non bisogna dimenti. care le contingenze di carattere tutto speciale di allora, e il fatto che si era in piena ,.poca di sistemi coloniali ora scomparsi. Gli av\·enimcnti che si svolgono in Inghilterra hanno quindi per i Dominions un carattere tutt'affatto particolare. Per l'India, la salita al potere <li un ::¼ac Donald può dar adito a vaste 1ipercussioui di carattere libertario, può magari far sorgere speranze e fomentare movimenti, può insomma aver significati che esulano dalla stretta ripercussione amministrativa; per l'Australia il medesimo fatto non supera l'avvenimento di politica interna. Può avere importanza in quanto per la base navale di Singapore, ad esempio, si prenda una decisione piuttostochè un'altl'a, o in quanto la flotta del Pacifico può venir aumentata o diminuita. Questioni di poli. tica imperiale di notevole importanza, senza dubbio; ma che restringono un fatto o un prevalere di 1:uove tendenze nella patria d'origine ad avvenimenti di carattere interno. );°on è quindi questione di regime: è questione semplicemente d'interessi reciproci. Collimano essi? E allora tutto ,·a bene. La politica di Londra entra nella cerchia dei « Dominions »? );"on ha nessuna importaw,a il fatto che essa sia perseguita da questo piuttosto che da quel Governo. Parlare quindi di influssi disgregatori delle nuoYe conenti della )Iadrepartia sulla compa. gine dei Dominions, è, in questo senso, fuori di luogo. E' ben Yero che può Yenir un giorno in c1ù l'Australia o il Canadà decidano di staccarsi dall' o,::bita inglese per «maturazione•, come Yogliono i seguaci di Turgot, o per alt~e contingenze di va.ria indole su cui non è ora il caso d'indagare; ma fino ad oggi essi gravitano attorno alla cerchia- di Londra com.e componenti cl 'una colletti ,·i tà retta a federazione, e sui quali la politica centrale non ha dato fino a oggi seri motivi per eventuali Yelleità separatiste . · E ~ questo fa riscontro in Inghilterra un curioso stato d'animo: l'Inghilterra può esser socialista , fincllè Yo1-rete, ma ai « Dominions » e alle colonie in generale 11011rinuncia. Cosi come, press'a poco, l'opinione pubblica non rinunce1ebbe al Kent, per esempio, o a qualsiasi altra. contea del Paese perchè un dato avvenimento politico si è verificato, altrettanto a YViene per l'impero in generale e per i « Dominions > in particolare. );"on si Yede insomma perchè una uuova corrente, sia pure di principii democratici ed anti-imperialisti, debba davvero ledere la compagine sostanziale dell'Impero quale è oggi. Nè c'è ccntraddizione, del resto, fra l'Impero dei Dominions e l'idea democratica. );"on banno i Dominions un proprio GoYerno responsabile? );"on sono essi stessi retti da forme più o meno democratiche di Go\·erno? );"on è loi-o concessa una ,-astissima libertà cl'azione in vario senso? Sotto questo punto cli vista, quindi, hanno rao-ione coloro i quali hanno 1;scoutrato nella o . marcia clemoc1atica dell'Inghilterra un fornuclabile fattore di cementazione per l'Impero; in quanto Londra ha potuto seglùrne così la naturale evoluzione verso forme più libere di Go. verno concedendo loro a tempo opportuno le m•ce~arie autonomie, comprendendo le nuove esigenze che probabilmente uno stagnare cli \'ecchic idee conservatrici a\Tebbe intralciate, con conseguenze poco dissimili da quelle verificatesi per le perdute Colonie d'America. Conslatazione in apparenza paradossale - in realtà profondamente vera : un Impero che prospera e Yive perchè retto eia sistemi democratici in perpetua eYoluzioue. Ciò che interessa iu modo affatto particolare è la posizione dell'India. 1 consen·atori rimpro,·erauo all'attuale Go,·erno laburista di non essere riuscito a porre un argine al dilaga.re della propaganda nazionalista Ì1l India, e di avere anz.i in certo modo favoriti i movimenti con un assenteismo più o meno e\'idente; ma hanno torto. In realtà il presente Governo non ba fatto nè più nè meno ·lei Go,-emi precedenti, e il fermento che in India s; è andato acutiz1.ando in questi ultimi tempi ba origini oscure e remote !.'hc: non i; un ·e:-.,.a..g.. razir,nc jJ dire risalgano al principio medesimo <lell <Y:tupazionc: inglese. Quando si parla di preoc.-cupa.zioni per l' Imf><:ro, ~i accenna cosi implicitamente all'India. Dalla Rivoluzione ,lei ';7, si può dire, 1' India nr.,n ba dato reriuie al Governo di Londra. Xella 'Ua vastità è rima.sta impenetrabile alla permea.- zil'.>'lUd: ello srhitr; coloniale l)ritannic:o che ha H;<;o possibile: la formazione dei • Dominion:; •. I tentativi fatti in questo seDS<; da varie riforme t,iuella .\1intr;.•\.for](:y prima e quella ~\.fontaguc:- Chc:lln.;;ford dr.1p<J), non ,,ono riusciti. Xon sonr; state possibili t.ransazioni. (,l' indiani "-Otlo rimasti indiani. Pa,,si vamente, sordamente se ,,1 vur.,lc:: ma gli mglesi in India non hannrJ mai J,<Jtuto, a foro malgrw-Jo, ;,pogliarsi della gt.:a. lita di d<,min.atori. Tutto è statr.1 inutilf-. La ((JSa i- t:mto [Jiu grave in quanto c.-oll'andar del tempo l'India ;, andata diventandrJ sempre 111ù indispen,abile ali' Impero, i;rJpratutto Jr'$ ragir>11i di pre:,tigfo. 1~erdere r India avrebhe effetti incalcolabili, materiali e morali. ~on ~ q1dn1li il cas•'"J di parlare della politica di questo o di quel Gr,verru:,: la politica ingle:;e nei riguardi dell' !nrlia non ha (·olore. I:' <:mpre .stata informata alla medesima ansiosa ricerca di rendere meno critica la situazi0ne, C'/Il- .:;cia in ogni tempo della necessità - alcuni dicono della fata1ita - che imr,one il manteni. mento dell · India, non importa a quai prezzr.1 e a co.,,to di quali sacrifici. L' India ha assistito cosi alla vera epor,ea imperiale dell' Inghilterra, percht e stata teatro di tutti i fatti che della storia dell'Impero costituisco110 le oote più salienti : dalia rivolta del 1857 al moderno r,redicare di Gandhi. E sono note d'altra parte le vecchie direttive seguite da Londra: usufruire dell'antagonismo sempre esistito fra I' elemento mUéSulmano e quello indù, appoggiandosi suJ primo in mo<io evidente, e mantenendosi in euilibrio grazie al-· l:! contese e al fantastico frazionamento delle caste e delle razze della penisola indiana. La po.. litica turcofila seguìta da Londra non ha infatti altra spiegazione che l'ovYia necessità di mantenersi fedeli i mussulmani dell' India. In questi ultimi anni, però, la necessità che ha condotto l' Inghilterra alla guerra colla Germania, e alla conseguente rottura col Califfo, ~ profondamente scosso le simpatie degli elemen~i mussulmani indiani; mentre d'altra parte la impressionante ondata nazionalista degli indù non concede tregua alle inquietudini di Londra. E' e\·idente che, così essendo, il Go.-erno laburista, sebbene in forma di\·ersa, nella sostanza. 11011ha potuto far altro che seguire le urne dei proprii predecessori. Tutti ricordano il mònito e l'appello di :'lfac Donald al popolc indiano poco dopo la sua assunzione al potere; ma quale differenza sostanziale con un eYentua.le messaggio analogo pronunciato dal conserrntore Baldwin, ad esempio, o dal libef?le Lloyd George? E le recenti dichiarazioni del medesimo Presidente del Consiglic laburista. nei riguardi del Sudan, dichiarazioni che hanno sollevata la incondiziona.ta apprornzione del Paese per la lOt'o intransigenza, non pro\·ano che certi tasti sensibili dell' Impero lo sono tanto per i soc:i;1listi quanto per i conserrntori? );"aturalmente, l'Inghilterra cerca di spiegare il suo atteggiamento verso l'India coll 'a.ffermare non essere il paese in grado di gO\·ernarsi da sè data la sterminata con.fusione dei suoi dogmi e delle sue razze; ed esalta i benefici del suo re-- gy 1e. :'Ifa è un ragionamento che eticamente non regge. In realtà 1 la democrazia di oggi è come schiacciata dagli an·enimenti che l'hanno preceduta, e che la pongono di fronte a un fatto compiuto che non è possibile rinnegare. L'Inghilterra non rinuncerà mai Yolontariamente al proprio dominio imperiale. I fautori della cosidetta , scuola pessimista , chi:' prèdicano l'abbandono dell'Impero come di 11n peso inutile e pericoloso si diano pace: solo il tempo o la forza potranno distruggere !a compagine dell'Impero Britannico - non l'atto ~E , olontà da loro propugnato, la cui attuazione appare infatti subito come un 'assurdità. E tale volontà d'imperio s'identifica con due 1agio11i: l'una, la prima, che può ,·alere specialmente per i Dominions, perchè dav,-ero non si vecle una contraddizione vera e sostanziale tra l'idea democratica e l'Impero quale-è oggi costituito; e l'altra, non menOI importante, e che può Yalere per l'India, percbè l'Inghilterra s'è creata nell'Impero un'appendice che non è possibile stroncare - oggi come oggi - senza che si \'erifichi un, fatale decadimento successivo di tutte le forze inglesi del mondo. L'India è padrona di considerare l'autonomia dei u Dominions » come un'ipocrisia o un com. promesso; l'Inghilterra no, per quel complesso di note ragioni che della mentalità inglese fanno la forza e la caratteristica. La corrente democratica di oggi non sente così di opprimere sul serio nessuno, prnseguendo una politica imperiale trasformata ed eYoluta colla marcia dei tempi, sì, nella forma, ma rimasta intatta nella sostanza; e poichè a questa specie di tranquillità morale s' unisce il potentissimo stimolo del~e conYenien7.,'e politiche ed economiche, così il destino futuro dell'Impero sarà regolato solamente dalle leggi della storia. Oggi non si può parlare ancora, in nessun senso, d'una volontà degli uomini che si scosti radicalmente dalle vie del passato. ANDREA D . \ìVIIAXO

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==