...O. NTO CORRENTE POSTALE RIVISTI\ STORICI\ SETTIMf\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE Diretta da PIEROOOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 Abbonamentoper il 1924 L. 20 - Per ua semestre L. IO • Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 - Un numero L. 0,50 IL MARTEDÌ Ct,i rice"'e uo numero cii sa~~io ~ ooo ioteo<fe abPooarsi r~spioga il giornale, altrimenti gli cootiou~remo l'in..,io e <iopo un m~se pro..,ve<1eren;o a.Ila. riscossion~ m~<Jiante trattt. Anno III ,., N. 35 - 23 Settembre 1924 8 O MM A.RIO: T. FIORE: Ulva Oumini. - S. C.: li nuovo Cortegiano. - U. M. m L.: Inermi. - La Vita Jnternp,zionale: DrnnALl: La rivoluzione albanese. - A. DA'lfrAsr: Democrazia imperiale. - M. VL',CJGUERRA : Inventario di cultura. - S. CARAMEi.LA : li padre di Tagore. VIVA DUMINI ! L'011 Dekroix, a proposito di w1 attacco di Gobctti alla maggioran7,a parlamenta.re e a lui che ne fa parte, si lamenta di non. potersi vendicare. Diamine! O che avrebbe voluto sfoderar la durlindana? E' qu~to l'insegua.mento della guerra? l1na volta, parmi, russe a.ila Camera che non intende,-a di avere priYilegi di sorta, per la sua gloriosa. cecità. Ora ... Sarà ora contento che u:n altro mutilato, ev;- den.temente dello stesso gusto di lui, lo ha vendica.to. COtÌ ciò ha dimostrato che Gobetti ha t-01-to, politicameute parlando? Ahimè ! non piace al fante, e dubito che sia mai piaciuto, questo menar le mani ad ogni momento. Anche Matteotti era colpevole di lesa patria. Perchè dunque non sopprimere Gobetti? Tutto $ta u cominciare ... E allora, viva Dumini ! Sente questo? può sentfre questo il gran cieco? che cioè noi respiriamo tutti l'aria del delitto? che ne sia.mo colpevoli tutti, anche noi, non già solo i iYiarinelli e compagni; che fummo noi a promuoverlo col solo tollerare l'abitudine quotidiana della violenza? Ahimè ! Il fante, ogni fante sente così, contadino od opera.io, e molti altri; il fante non medagliata, non pensionato, non aiutato da alcun governo; che in nessun modo bisogna metter le maru addosso al cittadino, soprattutto al cittadino antinazionale. Bisognerebbe invece che l'onorevole dimostrasse che Gobetti è in errore, volontario, antipatriottico errore. Dice Gobetti: , E' l'ora di Ma.-: ... un, lv.f.aJ.--x vitale, in una situazione caratteristicamente ita.. liana•· Non paxe all'on. preopinante '? Ma pare al fante, al fante che ...-ede la pace, come già la guerra, cogli occhi di fante. Più che mai oggi è l'ora di :r.-larx. Il fante, mi pare, è ·colui che fece la guerra; e il deputato è d'accordo. Ed ora rion ha più ,·oce in capitolo. Ed ora se dice male del Governo, ,·a dentro, se non è più picchiato. In ciò il deputato non è d'accordo. Pensa forse che la voce del comandante è la voce del fante, che maggioranz.a e paese sieno tutt'uno. Ah ! no, la ...-oce del fante è del fante, quella del contadino è del contatlino, non già del suo padrone, quella dell'opera.io non è quella dell'industriale. E quella dell'Italia non ha nulla. a che fare con la maggioranza.. Ognuno sa i suoi bisogni e il fante ha in animo di provvedervi da sè, ~~ nessun padreterno di comandante. Diamine! Se ha vinto la guerra! O non p0,re al gran c.ieco? E ... crede di risoh-ere la quistione con la violenza? Logicamente aggiunge Gobetti: « Nessuna illusione di liquidare i1 fascismo con gioc~etti parlamentari, con le combinazioni della maggioranza, con lo Stato :Maggiore, con la rivolta. dei vari Delcroix e simili aborti morali ». Qui giurerei che anche il deputato è d'accordo; nemmeno lui ha fiducia nella maggioranza ... E più chiaramente: « Il problema italiano è di liquidare lo spirito e le forme del trasformismo, dell' accomoclantismo, della corruzione oligarchica ... >. Così anche pensa.·rn il fante, andando al fronte, il 1915. Così pensa ora. più che mai. « ..... che fu rappresentato dai vecchi ceti sedicenti democratici e che il fascismo portò alle estreme misure di irnpudiciz.ia e di trafficantismo ,. O non pare all'Onorevole? E' contento della sua comp0,gnia p0,rlamenta.re, dei suoi colleghi? Pare però al fante, al fante libero, a migliaia di uoi che torniamo marxisti. Il fante fu il cit. tadin.o che fece la guerra per difendere il paese. Ora è tornato cittadino; e vuole tutte le libertà, prima quella economica. E naturalmente non vuole il liberalismo vecC'hio e nuovo. Che resta dunque? La. puntura dell'offesa ricevuta? Un grande mutilato mi diceva ieri sera: «'E' un'imprudenza! E' troppo aspro!>. Perfettamente, una donchisciotta.ta. TI Sancio italiano, accomodante e trasformista., è abituato a disti'll.guete : nel servidorame parlamentare, noi, che facemmo la guerra, siamo onorati come tabù. E' cap0,ce di ribellione Dekroix? Liquiderà parlameutarmente il fascismo? Cataplasmi, pensa il fante: il male è una sifilide co11gc11ita. Vendicarsi bisogna, con gli schiaffi. Viva la patria! Yirn Dumini ! TO::VBL-\.SO FIORE P.S. - .-\. proposito, anche 1'011. Delcroix tira fuori domiueddio. Ecco, il fante se lo tiene per sè, <!Uando lo ha, il Di.o, padre <li tutti, anche dcg-li antinaziomili, degli Austriaci, degli Inglesi, dqdi .\ mericani, di tutti gli altri nemici clell' ltali.a fascista., il Dio nel cui vangelo non c•è ancora il comandamento cli dare schiaffi. O non p--<1.re?Sopratutto non lo ha mai porta~ in piazr.a, neppure quando, il '19, credette di <loYer arginare il socialismo. Quaggiù non 6f:nt.i,·amo parlar più di Dio a difesa del go,·erno cl.all'epoca ài Franceschiello ... Torncremu a parlarne; ma in regime di libertà, come co11sigliava, mi sembra, Giosuè Carducci. 1-L NUOVO CORTEG-IANO ~011 senza, riposto disdegno, uon senza segreto giudizio la « Rivoluz.ione Liberale» ha mandato a suo tempo le « condoglianze» agli innumeri letterati colpiti dalla « disgrazia.» del Corriere Jta-liano, dove si erano assiepati i più agili e correnti nomi del bello scrivere odierno. Ma ncn meno sdegnosamente dobbiamo ancor battere su questo tasto, di fronte all'insistenza dell'amoralismo letterario, che ci obbliga ad assumere le 110n simpatiche Yesti del censore: p0,recchi mesi di profonda, di violenta rivolta etica contro i despoti senza legge, non han.no praticamente scosso gli « intellettuali » dalla loro apatia. Sia. mo sempre nella situazione che dettava a un noto autore _di commedie, pochi giorni innanzi il 6 aprile, questo aureo consiglio a un noto autore di drammi : « Perchè ti porti deputato? I letterati non si occupa.no di politica.». Ora se davvero i letterati, loici o poeti che siano, « non si occup0,ssero » di politica., noi avremmo da rinfaccia.r loro soltanto una tal quale incoscienza del mondo pratico, una mera degenerazione biografica. dell'indipendenza e della irrealtà di cui abbiamo incoronato 1 'arte nei nostri teoremi, o della sovrumanità che abbiamo postulato per il pensiero. Ma i letterati italiani vivono ben piantati nella pratica; essi non si occup0,no di giudicare la politica, e di trar dal giu<liz.io norma a sé stessi: ma con la vita politica stanno volentieri in branco. Sono presi da una morbosa. indifferenza per il ,·alore e la serietà di chi esaltano, o di chi accoglie i loro scritti, o di chi si accompagna pubblicamente al loro nome : non temono catastrofi, perchè la loro valentia li renderà degni di salvez.za; non fanno pregiudiziali, perchè la lorn preoccupazione è solo di scrivere bene e stampar meglio: il motto è di essere « scrittori » a qualunque costo, cioè servi a qualunque padrone. Purchè ci sia modo alla bella immagine, alla bella frase, alla bella formula : e ci sia base alla buona fortuna. Questi infelicissimi aspetti della vita culturale it.aliana non hanno riscontro diretto nelle altre grandi sfere della cultura moderna :in Inghilterra, in Germania, in Francia. Per i paesi nordici la ragione è che gli « scrittori » scarsa im. portanza. hanno avuto nella formazione storica della nazione; bisogna arrivare all 'Ot.tocento per tr~vare in terra anglica o teutone uomini di penna che abbian dettato legge o fatto delle epoche solo in forza della penna, e non del pensiero o dell'aziO'De. Questo ha prodotto: 1°) una scarsissima diffusione del cortigianato letterario ; 2°) una coscienza, nei letterati, di limitazione dell'opera propria come p0,rte di un organismo, accanto ad altre attività non meno essenziali. Si aggiunga l'intimo tormento morale del protestantesimo e, in fondo, anche del romanticismo nordico. Oppure, in Francia, la classe dei letterati ha sempre avuto una posiz.io,ne di incontra.stato dominio da cinque secoli almeno: e allora lo stesso esercizio del potere sociale l'ha educata. a quel senso di responsabilità e di coerenza, tolto il quale essa cadrebbe. In nessuno di questi paesi, poi, l'andamento della vita politica ha mai permesso in misura notevole una corruzione etica dell'ufficio d: scrittore. Ma le origini del letterato italiano sono altre, e ç1iverse. Egli è cresciuto nel Rinascimento, tra le corti e i condottieri : in un mondo che non sapeva tener la penna nè la credeva necessaria a governare, ma ne aveva bisogno per il fasto del regno e per la suggestione ipnotica. dei sudditi a,,1ati. Il principe mecenate e l'avventuriero o il tira,11110bisognoso di apologeti hanno tenuto a battesimo il nostro uomo: egli si è avvezw a ve<lersi conside~ato indispensabile, e nello stesso h:mpo a stare in sott'ordine. La Controriforma e lo spagnolismo gE banno insegnato ad assumere, in fatto d'idee, gli abiti fatti. Si va dall'Aretino • flagello dei principi » al cavalier Marino prediletto delle corti: due pesi, una stessa misura. Più tardi, il Risorgimento ha dato alla testa, con. la sua apparenza di egual merito fra la penna, la diplomazia e la spada. Così abbiamo sentito dir male del Manzoni perchè dopo il '21 poco o niente si sbottonò fino alla presa di Roma : e ii, ,;ece, povero Manzoni, meditaYa problemi politici con una serietà sp0,ventosa. Tra queste Yicende, il letterato italiano si è costrutto un suo sogno d'oro: quel che si esprime volgarmente chiamando gli scrittori ministri della fama. Gli uomini fanno, ma gli scrittori eternano, salvano dall'obll.o, difendono contro il tempo edace: si inscenano la storia con le tavole c!i bronzo, e l'aligera Clio, e tutti gli armamenti mitologici. Lo diceva già l'Ariosto : che cosa sarebbe stato di Augusto senza. Ja benevolenza degli scrittori? Immaginatevi che cosa succede. n:bbe poi di una persona niente niente inferiore ad Augusto : un Yero disastro. Su tal mediocre, ma non modesto trono si asside il nostro letterato e guarda con dispregio i servi, con simpa5a cortigiana i padroni. E' cauto sempre nell'esprimer giudizi su chi forse potrà domani elargirgli « soddisfazioni » in cambio di una pagina elegante o di un libro compiacente, o in ogni· modo. « riconoscere • i suoi meriti. Invidia in cuor suo i grandi, che non ap. partengono al medio livello della letteratura, e che possono trascura.re queste consideraz.ioni : nè lascia occasione di saettarli, se per avventura essi 110n stanno dalla p0,rte do1ninatrice. E' maggiorita1io, naturalmente: le minoranze rendono sca'l'so frutto, e sono rischiose. Le sofferenze e le lotte passate p,rima di « riuscire • lo rendono avido di onori: il timore di una caduta gl'insegna un guardingo riserbo. Si capisce che la differenza. in peggio tra i mecenati del Rinascimento e quelli de:l ~ovecento implica una uguale difierenza tra i loro co1-teggi di astri e pianeti penuaiuoli. E intanto il pensiero si ottunde, l'inchio_ stro s'intorbida, e una strana specie di alessandrinismo corre al trionio, tra nuove sorti p,lebee. ~oi non vogliamo con questo 1impiangere i decrepiti guardinfanti dell'arte maestra di buoni costumi, che hanno anzi la loro parte di responsabilità in questo stato di cose. Noi vogliamo semplicemente che lo scrittore, il letterato (in ispecie quando non è un grande poeta, un grande filosofo: ai quali spettano altri diritti) senta che saper scrivere, e scriver bene, non basta: che ' bisogna sopratutto, nella media condizione delle lettere, essere uomini. Altrimenti, come si denuncia UD malcostume politico, si dovrà denunciare un malcostume letterario: e l'onorato mestiere della penna cadrà sotto molti obbrobrii, per non avere nè i suoi maestri nè i suoi novizi compre.so, che erano socialmente parti di un organismo e dovevano adeguarsi a questa fuz.icme, - anzichè vivere sulle grate norme dell'inserirsi uella storia, e della bontà del successo. s. c. BibliotecaG·no Bianco INERMI Se quella domenica dopo il delitto 1Iatteotti mille uomini a •,essero <lato l'assalto a .Palauù Chigi, il Governo sarebbe stat<., depo,,to da· !o sdegno dei cittadini e la parte fa,;ckta, .,;gc,ment,1, 1,on avrebbe trO\·ato la forza di far u.:;o deile =-Ue a1mi. Llue$b, postuma consolazione rallegra l'anim> di molti ,;aggi oppositori. Ebbene, no. Le co.,.: non pote\·ano andare a quel modo. Se i miile, ,iolenti o audaci, non si sono mostrati, , uol d:n· che non c'erano, che nell'animo di molti, fra lo sdegno e la sorpresa, non trovava la sua ,ia la decisione. Xon stiam6 a considerare quei che a\ rebbe significato, per la nostra \·ita. politi ·a, una nuova rirnlta della piazza, una nuo\·a f.a.-.e aperta con l'insurrezione e il tacile ottimismo dei corr.izi. 1Ia il dubbio e la titubanw, a11ch.:: d: quelli più accesi e più portati alle soluzioni chiassose, è un dato psicologico importante, è ul' sintomo non equivoco di cui rn riconosciuto il rnlore. Inibizione di ignoranti e pregiudizio di rétori timorosi; ma gl'ignoranti e i timidi non sono tali per loro volontà malvagia, quasi sempre perchè manca l'informazione e una chiara e cond ncente impostazione della lotta. Troppo Yario e vago 1 'antifascismo come fatto sentimentale perchè su di esso si determini l'azione:; troppo incerta, troppo poco educata la schiera dei futuri capi perchè desse affidamento ai semplici, troppo rischiose le prospettiYe perchè nascesse negli spiriti la dedizione. Piuttosto che combattere per un no, si aspetta che faccia più chiaro e si lasciano le armi. Ora, questa Yolcntà di chiarezza e l'.,ttesa e • quasi l'assenza dal campo della lotta - quando non si dùbiti d'appartenere a una parte e non si coltiYino ,·elleità di transazioni - è una mani. / festa.z.ione, sebbene tardi rn, di forza. Parificarsi agli an·ersari nella triste pratica delle armi t clegfi insulti, significherebbe rinunciare a una superiorità che pur si crede di possedere : quella di non vedere la realtà tramutata. in rapide e ossessive fantasie, di misurarla bensì con un criterio calmo, con la moderazione che sembra ai farneticanti dell'azione poco conclusi,a, ma che è prerogativa di chi si mantiene e ripone ogni sua fiducia nell'ordine delle idèe. Sarebbe molto più sbrigativo - e, per gli spiriti poco attenti, più piano e più logico - S<'elldere in piazza a risolvere questa trista situazione senza sbocco, o a sacrificarsi. ::\.fa la riuscita, scatenando la ,·iolenza, condurrebbe a altre dure prove donde non risulterebbe, per tutti, altro che una morbosa esaltazione sentimentale, e il sacrificio si muterebbe in pena inflitta a pochi ribelli sciagurati. Bisogna deprecare non solo il brutale e cretino delitto del singolo, ma anche l'impazienza, l'insofferenza collettiva, la tendenza a scansare le responsabilità più serie, l'arbitrio che non s'adatta alle lente maturazioni e fa precipitare in UD buio fitto quelli che cercano lo scampo da un'oscurità crepuscolare. Se vogliamo ritrovare nelle esperienze più ostiche un elemento di educazione, bisognerà lasciare· che esse si svolgano. L'atto dell'accorato speL tatore, che pro,a disgusto per quel che succede, ma non ha da inserire negli eYenti una sua ambizione personale e perciò trattiene il respiro e sente quasi pudore della sua fede; insieme il travaglio di affermarla. meglio ogni giorno, di a,·er ogni giorno più chiaramente e più sottilmente ragione con sè stesso, di prepararsi ai nuovi eventi con una triste serenità di presago, quasi con. candore - eppoi la speranza, non fissata a una data, non appuntata a una persona, ma. tutta contenuta in quell'esercizio di visione, per cui appare che se non si può ma.i raggiuugere il segno, si tocca sempre da vicino una 1iYa, dove non si approderà, e ogni resultato è esaurito dallo sforw. Tale è la politica degl'inen:n.i. Essi lottano, cioè vìvono, vedendo; e uon c'è ,·ittoria che li consoli. Iu questo modo si può incontrare, ed è dan·ero degno, il sacrificio. Pei-chè il sacrificio sia degno, bisogna che tutta la colpa sia nell'aggressore. Siccome delle colpe non ci si sca1ica mai a pieno, e risalendo la lunga catena, per quanto ci sembri d'esser distanti, ci s'incontra con il nostro passato, con azioni e passioni che avremmo scordate se non fossero lungamente vive nelle cose,
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