Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1924

212 L' I L L U S T R A Z I O N E I T A L I A N A 1::.'usc1ro.. GABitrELE D'ANNUNi10: LE FAVILLE DEL MAGLIO - TOMO PRIJ\1O IL VEN '1' URIERO s ENZ·A VENTURA E ALTRI STUDII DEL VIVERE INIMITABILE La co11fere11::.adi Londra. li cadavere del/'011. Matteotti. La conclusione della Conferenza di Londra e il ritrovamento del cadavere di Matteotti sono i fatti salienti della scorsa settimana, e son tali che di per sè soli basterebbero a riempire tutto un mese, anche se questo mese non fosse l'agosto che una volta, rispetto alla politica della nazione, era fiacco e vuoto. Una volta; ora non più. Se rispetto alla temperatura le divisioni nette tra stagione e stagione non appariscono tali come una volta, sicchè l'agosto in più di un luogo ci ha dato i primi brividi dell'ottobre, e uragani e· straripamenti autunnali piuttostochè estivi, anche rispetto alla vita pubblica l'estate come « stagione morta » pare una favola di tempi remoti. Eppure, senza riandare al secolo passato, subito prima della guerra (il che tuttavia va sempre più significando se non un passato preistorico un qual.che cosa come se si dicesse: « prima dell'Era volgare») l'estate era il riposo, la sosta. La vita politica corrispondeva quasi esclusivamente alla vita parlamentare. Le discussioni si svolgevano piuttosto nelle sale chiuse che nelle piazze. « L'assalto alla diligenza» cioè la corsa al Governo, fino dai più impazienti, era rimessa al novembre .... (Pei mesi caldi il programma segnava soltanto le Corse dei cavalli.) Alle prime zanzare, nelle redazioni dei giornali si pronunziava il rinvio per tutte le grandi questioni: i redattori professionisti si prendevano le vacanze e se fosse stato possibile senza mancare al decoro, si sarebbero sospese le pubblicazioni delle gazzette sino ai freschi. · Intervenivano allora, specie nei giornali di provincia, i giornalisti d'occasione, i filodrammatici del giornalismo, e le forbici. Corrieri di bagni, corrispondenze montane, relazioni d'arte e recensioni di libri e resoconti di congressi per la pesca o per la caccia o per la diffusione dell'Esperanto, empivano le colonne. C'era sì qualche puntino rosso, qualche nota di colore per l'annegato imprudente, per il cavallo che prendeva la mano, ma tutt'insieme il giornale era un'accolta di pagine semidilliche e fotografava una vita tranquilla e riposata. Ci si sentiva un po' l'afa e la fatica del chilo .... Ma adesso, dalla guerra in poi, tutto è mutato. Non ci son più sospensioni di attività ed oasi di pace. La vita febbrile vi pulsa dentro come nelle altre stagioni, anzi le polemiche sono pii, accese, con1e arroventate dal calore che è nell'aria. I campi sportivi hanno le gare più rischiose, nelle quali è messo al cimento l'onore, un ce,·to onore delle stesse nazioni; le piazze si riempiono per le più clamorose adunate; le Camere rimangono aperte fino nei giorni più torridi; si adunano i convegni nei quali son decise persino le sorti dei popoli. « Questo è forse il principio d'un'.era nuova» ha detto il Presidente del Consiglio di Francia parlando della Conferenza di Londra che si è chiusa testè. « Forse incomincia una novella storia » potremmo tradurre noi, esagerando un poco da un lato, ma temperando col forse, ripetendo la profezia goethiana chiusa nel verso del ça ira del Carducci. Forse si è inaugurata un'era novella, certo si è fatto un passo, un gran passo verso la via della pace, la vera pace. La folla che a Parigi, alla stazione di San Lazzaro, acclamava Herriot al suo definitivo ritorno da Londra, con giusto senso della realtà, nel grido « Viva la pace » riassumeva il suo compiacimento per i risultati della Conferenza e le sue speranze per l'imminente avvenire. Non che potesse dichia- ., L'Illustrazione Italiana,, è stnmJ,ata s11 carta 8 i o'iiof eca·,·rG,1 'rfo 0r~ta'n CO Un volum; di 672 pagine, VENTICINQUE LIRE. rarsi esultante per un fatto compiuto, perchè quando non si è soli·a dettare i patti, quanto si ottiene non può essere che frutto di concessioni reciproche .e di parziali rinunzie; ma si rallegrava di vedere un avviamento. C'è tutta una strada da percorrere ancora, ma si pensa che la via p1·esa sia la buona, quella che conduce alla pacificazione, alla normalità. La Conferenza ha durato assai più che non si pensasse, fors'anche perchè c'erano uomini nuovi a dirigerla, e questi capi, pur decisi a volerne pratici resultati, intendevano ottenere i preventivi consensi dei collaboratori, e anche degli avversari meno irriducibili, prima di firmare; ma rispetto all'Europa futura sembra la più importante, la più conclusiva fra tutte quante furon tenute dopo il Congresso di Versailles. Sino dal primo momento apparve la sua necessità e brillarono fulgide le speranze: l'America non si disinteressava. Più tardi sedettero alla stessa tavola, come non prima, vincitori e vinti, pari con pari. Le condizioni non furono imposte con la spada puntata alle reni o con la minaccia della iugulazione: furon dure ma non disumane, e certo meno onerose di quanto avrebbero preteso se fossero stati a dettarle coloro che le dovettero subire. Entro un anno, al più tardi, la Ruhr sarà sg·ombra. L'accordo ottenuto è parziale, ma è un vero accordo. Nel cielo buio splende finalmente una luce. Se, tuttavia, coloro che hanno raggiunto questo resultato felice, se nè vantassero tanto da voler denigrare l'opera dei predecessori, se, per il fatto che hanno trovato ragionevoli e pratiche condizioni più miti, criticassero aspran~~nte i ~errei, in!pJ,acabili dettatori di patti pm gravi, sbagh~:ebbero. Non terrebbero conto del ten1pofche è passato. Il '24 non è il '19 nè il '2~. Bisognava, ammettiamo, arrivare alla relativa mitezza d'oggi, ma bisognava arrivarci per gradi. Occorreva che passassero gli anni perchè il vincitore si piegasse a concedere al vinto di sede,·gli di fronte a discutere l'entità del suo debito e il modo di saldarlo senza provarne scosse troppo gravi. Il primo impulso, legittimato dalle sofferenze patite, dai danni subiti, dalle vite spente, era quello di ricercare piuttosto la distruzione che la lenta risurrezione dell'avversario. In tanti casi (e molto diversi) l'opera del tempo agisce riparatrice, risanatrice. Non di subito ci si persuade che è opportuno l'assedio e non l'assalto, la cura medica lenta e non l'atto operativo cruento, che dove non si può pretendere l'esazione immediata di un credito ci si deve adattare al pagamento a rate. Occorreva insomma che l'azione del tempo operasse perchè il sentimento e il risentimento non avesse1·0 una parte prepondenmte nel gioco, per chè la maschera del nemico perdesse la sua odiosità e l'itornasse ad apparire una maschera umana. Detto questo, battiamo le mani ad Herriot che· ha operato in modo da poter dire non senza speranza di esser nel vero: - « Questo è forse il principio d'un'era nuova». 9i E chissà che anche il ritrovamento del cadavere di Matteotti non sia per essere il principio d'un'era nuova pe,· noi! Se badate ai primi acri commenti, all'asprezza punto attenuata delle polemiche, alla tensione delle parti avverse, la cosa non vi pare possibi)e. Non avvertite finora un segno preciso, sicu·ro, luminoso di una pacificazione degli animi. Ma pure dev'essere nella convinzione di tutti che così non si può andare avanti per un pezzo. Occorre che da una parte e dall'altra si venga al disarmo, che cessino le provocazioni e le speculazioni, le minacce e le grida, i troppo pudibondi orrori dei contatti, che ci si avvii alla pace, alla vera pace. Il cadavere dell'onorevole Matteotti è stato ritrovato: salvo gli energumeni invasati, infatuati che al disopra della nazione vedono, la fazione (e ce ne sono da una parte e dall'altra), oramai tutti debbono esser persuasi di questo: che la supposta complicità del Governo nell'occultamento del cadavere era una ipotesi priva di contenuto. Chi aveva garantito che la salma fosse stata nascostamente sepolta in una fossa comune e· fece scoperchiare le tombe e non ce la trovò, ed ancora sospetta di successivi seppellimenti e disseppellimenti, van.eggia e non ha seguito alcuno. Il delitto oggi - ritrovato il cadavere - riapparisce orrendo, ma il sospettodi responsabilità dirette pii, in alto, è caduto, dovrebbe esser caduto. È possibile che la Nazione rimanga divisa in due campi ferocemente avversi? che chi è di là sia considerato non un oppositore ma un nemico e chi è di qua, col Governo, sia considerato un soverchiatore o poco menoche un sicario? Chi meglio conobbe il morto e più lo esalta dice che, pur chiuso nella sua concezione di parte come in una ferrea armatura, era mite e italiano. La donna che fu sua compagna. riavuta la salma, conferma il suo sentimentoumano e italiano, cercando per quanto più può di spegnere piuttosto che di attizzare l'incendio. I presunti colpevoli sono nelle mani della giustizia. Non vi è traccia d' indulgenza o di trascuranza, non il più lontanosegno d'impacci perchè non si proceda svelti e sicuri. Non si potrebbe ora - non dico tacere - parlar più sommessi? La stampa, tutta quanta la stampa, non potrebbe farsi più pensosa e guardinga? Si è fatta l'esposizione dei pove1) rèsti m01·tali del Matteotti non solo innaµzi ·agli uomini della legge, ·ai parenti e agli· a·mici, ma innanzi a tutto it mondo. Se ne sono numerati gli ossi, i segni del martirio; si sono fatti persino i nomi dei cani poliziotti che in un secondo tempo annusarono nella fossa ormai vuota - Eva, Cam e Pitt - perchè passino alla oria; si è datol'indirizzo del dentista che gli aveva medicato la bocca, del sarto che gli aveva fatto i vestiti, del negoziante che aveva venduto i bottoni.... · Son già passati due mesi dal giorno de} delitto infame. Possibile che la vita italiana sia tutta in arresto e debba esser tutta ferma per altro tempo ancora? Sono state versate lacrime vere, ma si sono mfche aperte tutte le cateratte alla più infracidita retorica. Per tre giorni i fogli si sono tramutati in un ampio bollettino degli affossatori .... Vediamo di procedere. : Rimanga il Matteotti simbolo di una fede, si consideri il buon soldato della sua causa, vittima, martire delle sue idee nobilmente difese e sostenute, sia per gli uomini della sua parte il buon combattente agli avamposti' ferocemente tn,cidato .... ma pensiamo ai tanti problemi che aspettano una soluzione, e sopraiutto pensiamo al nostro grande paese che non trova quiete e la cerca, e quando pareva stesse per raggiungerla e avesse ritrovato la via del lavoro e della prosperità e della grandezza è stato colpito da una sventura che è un delitto di numerate persone .. I resti di Giacomo Matteotti racchiusi nella, triplice cassa si avviano per riposare nef piccolo cimitero di Fratta Polesine, come egli volle, come saggiamente dispone la vedova, presso al padre e ai fratelli. C'è un po'· di pace per loro dopo tanto strazio e tanto, travaglio. Vogliamo, dobbiamo volere, un po'· di pace dopo tanto strazio e tanto travaglio,. anche per il nostro paese. Chi può, chi deve, chi ha senso di respon-- sabilità, chi ha cura d'anime, - certo subito dopo gli uomini del Governo, gli uomini' della stampa, e fo1·se anche prima - ci pensi' e p1·ovveda · e renda p1·ossimo l'avvento della: vera pace. Vivano i partiti non le fazioni, risorgano i consensi e i dissensi non le ser-- vitù e gli odii. Il morto straziato riposa: ètempo che la Patria risorga e cammini. Cantava il Poeta: « Noi troppo odiammo, e sofferimmo .... » Tartaglia .

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