Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1924

, B 100 LA RfVOLUZJO"' I! LIBERA LE IL PROBLEMA SA.RDO l. Introduzione "1ou si può inlcnderc il problema ~ardo .se. non lo ~i co111h.llc con ln storia che l'ha proclollo e \'ariamcntc attc.g-giato. l'n urnmc elci\\ rr.si spintuak sa:-cla all1avcrso i secoli ci potrà dare, se C'OlHlotto con le cloHLlc misure, anche il sc:- grelo de:.11\ , ila e delle quc.slioni e conomichc. Dante cli, .nò l'oscura crisi cli queslo popolo quaudo scrisse nel De v1tl,1;ari cloqi1c11lla che i sardi non avc,:1110 \·olgarc e scimiolla\'anO il !alino. Egli scolpiYa cosl l'incapacità ciel ))1.CS{! a nna , ila autonoma e a una civiltà originale, cogliendo del p.tri la necessità di certi alteggiamenli di parassitismo che ,·tdremo conne~i con le condizioni del suolo. I.e declamazioni degli storici e degli apologisti non sono riuscite a contestare la ,·alidità ckllc conclusioni del Pais che. ba dalo il più cs1.lto e vi mcc rilralto elci sardi antichi, gente rinchiusa nelle monlague, dccl ila alb p;islorizia e :i Il 'agricoltura, incapace di pit\ rn.sti orizzonti, paurosa di tentare le iisorse <ld m.are. Dopo la conquista romana :I paec:.c non ha mutato per millenni la sua fisonomia, cosi come la lingua t rimasta fondata su elementi latini, attraverso le i11evit,ibili corruzioni. ~el medioevo i sardi non seppero risolvere la questione pregiudizi.aie per la creazione di una \'Ìta commerciale autonoma, che li mettesse a contallo diretto con l'Italia: restarono impotenti di frcnte ai pirati. Kel duecento Pisa vi trovava costumi e caratteri semplicemente isolani, senza nulla di peculiarmente italiau~ lungi dall'assumere una missione civilizzatrice si accontentava di un'opera di sfruttamento commerciale. La natura geografica dtll'iso'.a impediva inizialmente un comunicazione diretta con l'Italia: le coste orientali vi sono infatti difficilmente accessibili, mentre i porti occidentali permisero per lunghi secoli un intenso commercio con la Spagn:i. Durante tutto il medioevo (che per la Sardegna dura sino al secolo scorso) l'isola offre l'esempio caratteristico cli un paese di J1omadi in cui non si riesce a raggiungere le condizioni .Ji sicure'l.7..a pubblica che garantiscano un principio di vita cidle. Per tutto il periodo della lotta fra pastorizia e agricoltura dominano le tendenze razziatrici contro le quali l'esperienza. dei secoli crea successi\·amente due caratterist:ci istituti <li preYenzione: l'incarica e il baracellato. E d'altra parte gli stessi banditi sardi riescono a difendersi daJle incursioni dei pirati. Il risullato fu che solta1iito la dominazione spagnuola potè sah·are l'isola dalla barbarie e dare ai sardi almeno il senso di u1u unità regionale. Gli aragonesi po1ta,·ano in Sardegna una cidltà ev;dentemente superiore a quella anacronistica vigen~e e instaurando il feudalismo dcterminaV'.lno una possibilità cli comunicazione con la vita europea. Gli spagnuoli ebbero anche il merito di ncn far pesare ques,oo loro civiltà (che altrove, come nel Regno delle Due Sicilie, incontrava invece le rea,doni cli una cultura sup~riore) e rispettarono costantemente le autonomie isolane, pur garantendosi il dominio col preparare 1~ prevalenza di ceti proprietari e sem:borghes1 (preti, impiegati, professionisti) importati dalla penisola iberica. La ,·ila economica 11011si potè a,·vantaggiare da questo lungo clomin:o perchè, se pur ne ,·enivano conseguenze cli tranquillità e di vita più sicura, il ;regresso ,tgricolo veniva ostacolato daìla r.1tura polilic~ e antieconomica del feudalismc importato. Se Pisa s'era <ledic.1ta ad un.a o~ra di vero e p"oprio sfruttamento commerchlc dcll 'isoh, gli aragonesi impone,·ano i dominio di uua ca'-'la nobiliare parassita, vivente lontana. dai suoi feudi, alla corte di Sp1gna, in camhio del servizio di polizia che offri,·a ai suoi sudditi. L'arte di governo cli questi dom·natori si ri ,·elò specialmente nella loro attitudine ad eùtare ogni squilibrio troppo profcn<lo ed a lasciare ai sardi indomiti ogni licenza sotto un governo patriarcale sdegnoso- di prep,;irare condizioni <li vita più mcclerna. In queste condizioni 1'eredità che il Piemcn_te si tro,·aya a raccogliere nel '720 era co11tradd1ttori.'1 e cli.ficile. Il nuovo regime non poteva inrat i seguire una politica cli acquiescenza e ài trnnquillità anche pcrchè si appressava a lottare con ogni energia contro gli ultimi resti di feudalismo. Il Piemonte si trovava in un per:odo di vitalità crescente ed ebbe l'impressione cli trovare nella Sardegna la sua catena ai piedi. D'al:ra pJ.rte tutte le manifestazioni più vi,·e della vita sarda tendevano alla Spagna; in letteratura Giuseppe Dclibla, Antonio dello Frasso, la monica Merlo, in diritto il Vico, il Dexart, l'Asquer. Gli isol 111i erano rimasti anche nelle ultime guerre fedelissimi ai dominanti. L'ostacolo più profondo per il consolidamento del governo piemontese era dato dall'esi-tenza di un feudalismo completamente spagnuolo che restava nella nuova situazione un peso ancora più morto per ogni svolgimen,t~ economie?, mentre alimentava colla sna autonta e la sua mflueuUl secolare pericolosi dissidi tra il vecchio e i1 nuovo. Non ci deve stupire se il Piemonte-, che veni ,·a creando una sua aristocrazÌ'.l burocratica e miJ"tare so1id.a e prussiana, fu costretto, non tanto per seguire il proprio istinto qu:m'o per prevenire sediz'oni future, ad impone il suo reo-ime amministrativo. Conservando le autonomte isolane non era possibile intraprendere umi o o lolla suia contro il fcndalismo e i n d111 eh \ it.1 <.pagn11ola. Qtl<',,t,, .superiore <~i}'< n p111; gi11slifica1e 5toncamcnlc m1chl: il 111 c. < 1<> nc <lc:ri \'Ù o~c;ia l 'invurlcn/~'1 quac;i <lisp<,tic-arki vk( rt: di , 'as I S.t,·oi 1. :',la i sardi, colpili nd lon, sui o g:clr;so di au1onomia lo,·arr,110 la ribellione ('hc <;coppiù violentissima fiollo la conrlolla rkl I',\ ngioi, cliiclla contro gli impi< gali piemoutcsi, alimc11lata dai nobili srnntcnli, fatta (011 furon· dalla plebe r!lralc che incomincia";j ad avverti1e profondi disagi. I.a ,ibellionc fu soffocala nc:I sangue: e provò ancora nua ,·e;lta l'imm ,turità clclla \'Ìta cc-<.,nomica sanla. Infatti nessun impulso arlercnt( ali,, realtà guidava le menti d<·i rivoltosi; la plebe ruialc 11011agita\'a iclec di riunovamcnto o aspi. razio11t alla conquisla della propric:tà, m.a rnmballc\'a ancora meclioc\·almcnlc r, cc.n uno spirito sci\ ag-ghmcntc libertario a fi,1nco elci suoi paclrcni fe11dat.:11i. L'impulso vcntva da una mera esasperazione prnala contro le angh ·1 ie degli amministratori piemontesi; non melll,\'a in discussione nessuno dei princip;i costituzionali dello Stato piemontese, anzi ne rispelta,·a e ne csalt..-i,·" la mouarchia; si tendeva foltanto :i. sostituire con impiegali sardi gli impiegati piemontesi E' g-1uslo 1iconoscerc che i piemontesi nou ave. vauo offerto ai sardi n<.Ssuna prova dei vantaggi del loro gm·erno; trattando l'isola alla stregua cli 1111atcrra cli conquista non pclcxano neppure, impc~nati in una politica estera avventurosa, garantirne la pubblica sicurezza; uè compiervi le necessarie opere pubbliche per la viabilità c contro la malaria, date le catth·e condizioni dL'I loro bi lancio. Anche la rivoluzione francese passò senz'l lasciare traccie, senza eclucan·i 1111 co:;tume politico: i sardi continuarono a manifestare i loro malcontenti nelle congiure. Scio mentre il Piemonte iniziava il suo Risorgimento e si assume,·a il compito cli preparare l'unità ij;aliana incominciò in Sardegna la. lotta conb·o i pregiudizi e l'economia feudale. L'abolizione della proprietà feudale in Sardegna fu infatti incominciata sotto il regno di Carlo Alberto e resta uno dei più netti esempi <!i rolitica liberale dell'antico go\'erno sardo. La struttura economica del sistema feudale sarclo non si può confondere col feudalismo continentale mancando nell'isola l'obbligo di servizio militare e gran parte delle prestazioni personali dei vas~alli. In. un periodo interm::dio, sotto la clominazone aragonese, i servizi personali erano stati sostituiti dai canoni reali : ma dopo l'otto~ento il diritto feudale in Sardegua si riclnceYa al fitto delle terre. Il danno più grave rli questo regime consisteva dunque nella lontananza dei feudatari clai proprii feudi: i signori spagnoli che possedevano le terre mig'iori non si muoveYano dalla loro peuisola e i piemontesi abitavano nelle loro terre sarde soltanto durante i mesi cli primavera, quando il paese! era immune dalla malaria e affidavano per il resto del tempo la gestione- dei feudi a rap,prese11t.m1li. Abbiamo spiegato come siffatta condizione di cose non potesse \·enir mutala per influenze esteriori, dato l'isolamento della vita s.mL1 che non fu ,·into neppure dalla ri,·oluzione fr ...ncese: la cri.,i dunque clo\·eva nascere per ragioni tutte interne. Il fenomeno più interessante cl::lla vita economica isolana al principio elci secolo xix è la lotb tra la pastori7i:i e l'agricoltura che già a,·eva interessato gli osservatori continentnli del secolo precedente come il Gemelli. I fondi chiusi erano (le~icati all'agricoltura, i fondi ape1-ti alla pastorizia: ora sin dal 1820 aveYa sanci'o il Yicere che si potesse chiudere qualunque fondo, eccetto quelli feudali. Il colpo che da questa legge ,·eniva alla pa,;torizia danneggiava anche g-ra\'emente i feudatari che eran soliti a dare in affitto a proprietari cli bestiame forestieri le proprie terre mentre conducevnno il bestiame propri~a p,~cola.re sulle terr:! comuni. La lotta contro la pastorizia che era negli intenti del governo piemo11tese \'eniva dunque a tradursi in una lotta contro i feu<latari. Si costilul a Torino nel 1833 il Ministero degli Affari sanli, a.ficl 1to al m trchcse Emanucl2 Pcss di Villamarina, f<.>udatario sardo che si propose il compito cli abolire la giurisdizione feudale. Aderell(]o a tale programma Carlo Alberto pen ò addirittura a un editto per il qunle si aclcliven:sse al riscatto di tutti i fe11cli, e si mantenne fedele a tale politica per quanto rngiuni Li pol.tica estera impedtssero la p-nbblicaziune immedia'a dell'editto. Tra il '33 e il '40 grJn parte dei s-ignori si vider9 liquidali i loro diritti in denarn e in titoli cli rendita: pe1· il riscntlo fu nec:!ssaro iS<.:rivere nel gran libro del debito pubblico un.a renclita cli lire 480.000 annue, aumentate poi a lire 576.000; e a compensare 1 'eraiio fu imposto ai Comuni un diritto fisso dema: i. le cli cui si curò l'esazione con rigidità ancor più e.~osa cli quella ado~rata prima chi baroni. A Cagliari nel 1835 veniva stabilita una. delegazione incaricata cli fissare i canoni che dovevano esS<:er pagJ.ti ad ogni feudatario. I fondi cosi liberati clivennero proprietà dei coltivatori, con fo<'oltà di chiusura e le p r:i in comune costituirono un dem1nio comun'lle o statale che nell'intento primo cli Carlo Alberto do. ,•eva• ser\"Ìre per colo~ie cli vecchi militari e inYece si venne a poco a poco alienando. 1anco ~u .i.ti, l p 1 ;m 11t,1 t' r,tat.o la prov:1 piit completa clclla i• 1p, -.sihilità di agire ,1all'<.:Sk-r110, r-011 riforme kgislati v<: sulla vita <..-conomica dd1 'isr,ln. Distrutto il regime feudale; 6i è fatto mt'11<1• che 11ull,J •e 11011 i smH, cre;itc le condi, 1.ioni ri',bic.:tt1ve capaci cli imp<.:dirnc la rin~dta.. {Juc te condizioni si riassumono in un.a : (;Si- ,;trnz ,;i 1111 (,::11,'tk. · liqu:<1,1 da impic-garc nelle terre ~' 11 i pur', acar<> la pt<eob proprietà o l' e U:1ra i11lc11s.v;1 se 11011 le si ,,ffr,,no i m< u1 , i pmspcrarr Tutta la lùtta c:ontro la 1,:1 t,,1 i1.in 1 i. 1 a ''O/'Z e e :id a11nul1ar,,i <.ontr,, r111e:-;ta u,11,1111,.rc ,lì mito. Ab0liv, il fcu.dalism<J ,·,rnlinn:n :-. 111 regime agri e o lo medievale. <~li çfTc-lli più ru,tevoli rlelh nforma non furono pe1t rnu1 econr1mic i ma politid: ne risultò un pii1 inlim, coll(,g-ame;;to della v,l.:1 iEoiana e-on quella rl<:lla fY..:ni.;ola, in< ominciò a formarsi il regime amministrativo che dominò negli anni seguenti, si po~ero le basi <li un ordina.mento 11 n il:1rio. 1 L:1 vita inlcllettualc sar<la •i r,uò far comin- <·i~rc appunto con quc.sla rivoluzio1:c S<:mipolitic. e ~ m:(·conomica. Sono r]i questi anni figure iii stu,liosi ("•rat.tcri,-,tichc Cùme il 'fola, il .MarLi11i, le; Spano, il Siotto-Pintor, l':\ proni, e spcci:: !mente: <;. B. Tu veri, il :'>1azzini s~r<lo c.hc np·cnck in pieno sccolo xrx le tcori dei mona.rcomaci. :.\fa i probl< mi c:conomici che si vorrebbero porre con la riforma restano insoluti. 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PIERO· 60BETTI - Editore TORINO - Uia XX Settemb11 e, 6q ./Vovifà: FRANCESCO NI1 TI IdlTRllGEDDIAEI.th~EUROPJ\ CHE GOSRFRRÀ l.t'AM.ER!CA? L. 14 00 , Ai pre110/aton L. I 2 .oo con ritratto e autografo È un libro organicamente pe; sato come programrna delle democrazie turo~ te. Esce contemporanean er,te 11ell' edizione ingle,-e, american,{, tedesca, ru,sa. bulKara, un1.;l1erese, < cc. E la più forte teorizzazione del sistema di pol, tica estera di pace e di acr.ordi i11ternazionali che sta per pre\alere nel muncto. L. [APPELLI Eòitore BibliotedciaStudSi ocialri irettada R.MONDOLFO è uscito: PIERO GOBETTI li~ RlVOlt'JZlONE hll3EQALE :Saggio sulla lotta politha in Italia L. 101ntroduzivne LIBRO PltLll<>: L'ered,ità dtJl R1sorgime11to. Lll31W Si!:UONDO: Ltt l11tta politica. I - Liberali e democratici I[ - 1 pupol1-1ri III - I ::1vc1alist• IV I romu111sti V - I naziuuali:;ti VI - I repubt>ltrnni Lnmo T1mzo: O,itica, liberale. I - Problemismo I[ - La l,Jtta di Cl-lSSe e la borghesia II l - Pl• litica ecclesiastica IV La propr•rzionale V - I c11htribut-nti VI - Poi ti• a estHra VII - Politica scolastica LIBRO Qu AR'J'O: Jl fascismo Si sp 0 d;sce il volume franco di porto a chi ne fa richiesta alla nostra redazione Via XX Set• tembre, 60 rorino, mediante vaglia d1 L. 10. MATTEOTTI /fo r·rmr1 r·n;tr 1 .,lrJtter1tti al r/isrfJr .,fJ TuTll.h 11Tr111r,r1. r·, si irdP.SP. ,vbtffJ nell rznti/ascir 111r1. A ,,chP. loi {,j su,LZ11J di 1shr,tfJ. Sella /rr 11t!r· rJ1rr11!frJ/ffa P,nr,tr1, r1P1Jbr,r:r;/ti /ermi r, pr,,, ,r, i, fll'/lt> //Jbl1ra atlP(J(J'fftP. // togliente irr 1111r1r1,, r'.rti: 1111 , r,rr1 .,tdP di r1f/[Jrn1l1Jre. Il ?Jf1r, ,sr1ssit11r,rJ 1:,JP rb1r,1 IJP /fJ.r prJrte di 11,,p,111,1,rfl/(ir,/1/r, r:he r,rm 71111TJtfin P..SSP,1 ,,/r/tr, dr•t/r1.fo dallaltfJ. Il qregf/71.fJfuriosfJ, il /11 r·, tr; r· r1/tr1/1, 1,r1frr,&l1P. cfJlpirP Turall, t/rJ/{t Lffz:,r1n. Ci 1u.1Jlvr,'mtelligenza freddrJ r, f'fJ/N 1!11/r1rP f1f'/ r1J7.rrtrr, l 111 1:ersarir., I 1'7(1 I{) i/(J[lP,f1t/1, l'r1ppr1 jfr1rP r/iu intelli- (JPT1fr, , pia irr1?d11r·t&tle tra t !JfJCifflisll unitff tt, ti p111, gir11,arw darmi P d'or,2rr,1J di un parftlr1 r-f,r, .,, riu1rdff trr171J,1dfJt /'PltfJ?JJ. (Jwr·r;m/J lfa/le1Jtlt erf/, Uft/i s7J1rito lroppr1 oti>fr1r;rfff1cf/ J1er ff, ere la rwtfirietà degli ffllrt u1p1 rfr,[ 1Jartl1s1,i.11. 1lle /ffc1 i 1ue.1tior,1 d, if1Pfr1rlo P di tervl1;n:,a f/11:1r1 JffPferilo lff d11fll. prPpff..r1J.:.zfJ11r,er,i prr,blNfli ecrJ1V)- 11t1cz P (ir1111,ziff.r.t . 1 r,éhe r1.1l f ff,c1 »m.E1 1·1Jle1;a /are fJTJP,lLfJltt: rii d1J.ti e di d1Jr.,-urr~tli. Non r;, rr,!J/Je mai pr1tulfJ cfJmrm.1»1Prr, 1.1.npub l;lir-r1 pr1pfJfortfJ: lrz .,ua 1;1Jceprecz.,11e ner1·r1sa, un pfJCfJ rPlata, 7,1J.re,;1/1atta. per l'as- !>l"lrtblPff pr1rfom1;1t1ar1?,per le dPnur,r·e specifichP, pPr le accuse inr,s1Jrabdi. Era uno dryi dvP o tre spiriti 1;uperifin del Parla.- r11r--nt1. Contr1 ur..«1,11a c1.1me .lfatteottz, A mP11r1i ,lrf., Tre, e.>, il ffJ.sci.;mo sente che rton rw c1rrt pùì. a uenire a pall1, chP de1Je usarr, la ,;t 1 lPn:ff.. Si 1;uf_Jluni/f)'fm.a.re uomir,i P CO.'Jlvm , elaninffre chi non .si arrende alla sP1rtplice intzmidrJ:fone. .\ el ca 1 J/ atteoltt si riu.,ci,·a a r,cf,e a colpire l'W)rnf_Ja cvi /a capfi [ organi::a:wne di 1m przrtit.o. Pochi nel gran 7.11.1bblzco conoscfJ'no la sua opera di 1Jrgardz:.atore. .Yel 'i9 e nel ·20 egli a, eca m,editato solitario i problemi deU'o,gani::.a:ione rivolu::.io_ naria; oqgi era il più instancabile n~Uo studiare le po:;i:ioni di di/esa. Lo ricordo per secutore dei collabora::,ionisti e dei dubbifJsi. del suo partito, c1Jl suo sguordr1 r, "rtPtrante di dignità superiore incuteca tim»re e sogge:ione. J/ atteotti e i confedera::.ionalisti. <!!i.i può dire quanta influen:a egli abbia avuto nel /ermare l'esperimento del.a collabora:ione di cui si parlò nel i92L-23 per Baldesi, D'.4raqona e compagni? Selle questioni di discir,lina Jl atteotti la /acPCa da deus ex machina f' io nti ricorderù se11qne il suo viso bonario e arguto di :,c,utatore implacabile alle prese col buon Colo-mbino che cercava di farsi perdonarP lP sue scappatelle di borghese conciliante e alla mano, con le freddure gastrono-,niche e cùn il machiavellismo pierrwntese. Il partito socialista .jjbe una gran fortuna di trovare per guùl3: un giovane col!l.e lui in un r,wmento in cui tutti i quadri erarw dei vecchi sopraq;issuti di altre baltaglie, o i cosi.detti tecnici si.ndacali, o uomini deboli e sentimentali. J/aiteolli non era dotato delle qualità decorative che quasi sempre si trovano in un capo, -m.ane possedeva l'energia, tin- (lessibilità, il fascino personale. Tutti i segretari di se:ione hanno sentito di avere in lui un controllo e un collegamento. Sulla di fortuito dun7ue nel suo assa!>:;inio. Col cinismo della guerra civile s_i ì- 1:0luto ,;liminare il capo d'uno Stato Jl aggio re. Xon saremo così ingenui da chfrd;,·,, che si faccia giusti:,ia dell'assassinio del w,st,~r, amico. In certi casi la giusti:ia dù:enta il problema di dtte cirillà, di due prineipii in lutta. Se la Òp]JOSi:i011c ha wi corllpito deve s11wscherare il gioco dP! 111ussollnismo che tf>'Tlde, li11ddando quqlche alto personaggio del fascismo, a creare 1111 altro piedistallo al duce pater-no, normali::.a,ore e addo•nesticatore. Jì<wece si tratta di mPltere sotto processo tutto un regime. p. g. PIERO BOBETTI - Editore TORINO - Via XX Settembre, 60 CHECOS'ÈL'IKGHILTERRA L. 6La più com11Ma mn11ogrofìa uscita in Italia in questi (11t11i sttlla vit(i politù;a inglese. ALESSANDRO D'E~TREVES Ilfondamento dellfailosogfiauridhiceageliana L. 7,50 NOVELLO PA.P.AFAVA fi"ISSAZIONl L>IBE.BAL>I L. 6O.G.E.B . ..- C'vrso Principe Oùdone, ,H • lull!,n PIERO GoBETTI - Diretto-re-responsabili' -

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