I f I I I Bi LA RIVOLUZIONE LIBERALE rendono. Come segretario del partito pensava al collegamento, animava le 101ziative locali, le coordinava inLorno a questo programma. Compariva dove il pericolo era più grave, incognito suo malgrado, a. dare l'esempio. 1'alvolt.a osò tornare in Polesine travestito, nonostante il bando, con pericolo di vita, a rincuorare i combatlenLi. Il volontario della rnortcz Egli rimane come l'uomo che sapeva dare l'_esempio. Era un ingegno politico quadrato, sicuro ; rna non si può dire quel che avrebbe patuto_ fare domani come ministro degli interni o delle finanze: ormai è già nella leggenda. Ho una lettera di un lavoratore ferrarese, scritla il 16 giugno: « C011u'JJUOi figurarti qui non si parla di altro e i giornali non fanno in tempo ad arrioare in piazzo percM sono stroppo/i ai rivenditori e letti avidamente. f,o dPplorazione è unanime e il ris1Jeglio rion pia nascosto. Pare che l'incantesimo della paura sia infranto e la gente parla senza titubrmze. La pPrdita però porterà i suoi /n1tti rJ,i libertà e di cfoiltà che renderanno atto spiri lo rletto del nostro GranrlP la pace ,! la gioia per il sacrificio compiuto. Matteotti era un uomo da affrontare la morte volontariamPnte si, questo gli fossP sembrato il mezzo adatto pn ridare al proletanalo lo, libPrtò perduta ,,. Non si può immaginare una C'Ommemoraziono più spontanea e più generosa. Come se i lavoratori abbiano sentilo in lui la parola d'ordine. Perchè la generazione che noi dobbiamo creare è proprio questa, dei volontari della morte per ridare al prolelarialo la libertà perduta. p. g. CRONA·CHE ROMANE 14 giugno: li Dumini :\"011lo conosco. Ma un due anni fa a Firenze il suo nome era su le bocrhe di molti, ripetuto cou tanli alti·i come quello, se nou d'un eroe, certo d'un uomo rotto ai rischi e capace di sacrifizi - anche se, più che nelle spedizioni punitive ormai defunte per mancanza d'oggetto, le sue prodezze troYavan eco su le colonne della Sassaiola fiorentina o d1 un quissimile foglio settimanale. ~ Anche allora, prima della marcia su Roma, era facile indovmare do\·e quegli atti e quei sentimenti andavano a parare. l\lia si sarebbe forse detto che, subentrata alla passione degli spettatori una certa ind-ifferen.za, questa li avrebbe, piano piano, inghiottiti e non ne sarebbe rimasto che un segno di Yuoto rancore nell'animo dei più scalmanati. Si poteva prevedere una specie di pacificazione ottenuta coll'isola.mento dei fanatici, una « ricostruzione » che si sen,isse di schemi che parernno fermi suHe coscienze- dei più e continuasse le schiere della gente manesca e avventurosa a persuadersi, a forza di vani tentativi, della sua evidente immaturità. Se, dunque, le precauzioni per toglierci di dosso pur il sospetto d'una corresponsabilità con quella gente non furono trascurate, ci tocca riconoscere che il comodo scetticismo ·li fronte al previsto ha grandemente aiu•futo a farlo più reale e più vicino. ç'è una colpa che ricade su ognuno di noi, su ogni nostra spensieratezza, su ogni giudizio troppo facile e troppo breve, su ogni atto di J:ransigenza, sul desiderio perfino di scioglierci dalla passione politica per mirare più alto, per affermare una vita migliore. Non ,,i poteva far nulla: era destino che il fascismo riuscisse, era ridicolo e da disperati (anche se si fosse stati pronti) contrastargli. Per questo appunto si sarebbe dovuto tentare qualunque cosa. Ora non c'è rimedio, e non ci ha da essere maraYiglia. Un fatto come questo era attéSo, era -sicuro. Il Dumini è uguale ai suoi compagni e tutti, in fondo,sono concordi. 11 punto grave è •che abbiano a loro disposizione autorità, mezzi, potenza: e la vigliacca acquiescenza dei passatlti che sanno dove posson andar a finire i grattacapi e, se ,·edono i segni d'Ull. delitto, sc-antonan~ e ammutoliscono. Si tratta dunque d'un semplice problema di polizia : che il governo si stacchi dai facinorosi e sia il piit forte. Sappiamo che questo 110n può essere. Perciò ci aspettiamo, quasi con serenità, di peggio. Quello che ha agito in Dumini è lo spirito del combattente. Il reduce che non s'è disarmato e mantiene in perpetuo l'animo di guerra, che non conosce dta fuori dei giorni delle sagre nè altra dignità che le sue medaglie, non riesce a sopportare l'ordine della pace. Le sue memorie, le sue speranze, i suoi ideali lo minacciano, poichè creano il mito dei nemici e dei tradito1·i e il compito di sgominarli. L'arrendimento, la co11di. scendenza,. il duro sforzo della 1comprensione sarebbero la sua fine ; e non è aberrazione troppo forte che la gloria e il dovere consistano per lui .nell 'ecci<lio che lo libera. Quale tormentata strada si debba percorrere -per tornare a un 'elementare ci vil.tà non sappia. mo. Forse 11011ne vedremo gli albori, e non im. porta. L'esperienza della tragedia se è vissu_ta senza piegare può essere a suo modo una nc- -chezza. La fredda Yisione del delitto, che è come un ammonimento, non ha altro potere che quello c]i farci più serii, più spassionati e più sicuri: Dove altri, meno scaltriti, trovano una causa d1 sdeano e di orrore noi crediamo sia contenuta la o ottima educazione della volontà. 17 giugno: L'esautorato l\on si può quasi più parlare del Duce. Sono cinque gi,;rni che il Presidente del Consiglio non .compie atto che non gli sia imposto da qualcuno. Gli eletti suòi, i membri della maggioranza, sono i più fieri ribelli; i suoi coadiutori lo giudicabo e gl'indicano a puntino la da che deve percorrere, per salvare sè stessi. L'uomo dallo sguardo truce, dalle pawle tremende e dal pugno di fen~ non è capace più nè di guidare nè di tener fermi i ~noi più vicini. La dittatura, invece che nel sangue, finisce in un regime di soryeglianza speciale. . Qua.nti, anche fra gli oppositori, sono complici d'a,·er creato il mito del tiranno e ciel barbaro! Solo con questa forza., a patto di questo • credito, Mussolini può ancora reggersi e può farsi temere. C'è uno stato d'animo eroico nella folla che gli perdona la suprema dabbenaggine cl 'essersi fidato a tanto meschina depravaz.io11e; e vuole ancora ammirare in lui il puro folle, l'uomo straordinario che delle reti dei piccoli ( !) intrighi non poteva nem1J1eno acco1'gersi, mirando tant'alto a foggiare i supremi destini della patria. Pochi hanno capito che Mussolini era quasi ntl.1lo, un uomo fortu.n.ato, capitato al buon momento e capace- di brevissime geniali intuizioni, che servivano per dominare la flagranza dei fatti, e non mai la complessità degli animi e degli e\·enti. Se si fosse scoperta la poca profondità delle sue « risorse B, la mancanza di coscienza. politica, i buffi, pagliacceschi tentativi delle sue commedie e la non bizzarra nè straordinaria psicologia dei suoi toni, alti e bassi : molto della tragedia di quest'ora sarebbe ridotto a un puro calcolo di probabilità, allo studio del momento più opportuno per isolarlo e farlo innocuo. Invece intorno alla persona del Duce senza impero batterà l'ansia dei suoi lontani fedeli (dei prossimi non gli resta nessuno) e guai - per l'economia dei trapassi, <'he ci è preziosa -'- se nessuno, fuori o dentro i suoi confini, è pronto a servirsi del fascismo per illuderlo e, senza parere, rivoltarlo contro l'anticot padrone. E questi sono ancora calcoli <li bassa. politica. Ma, trat'1:a.ndo di queste cose, non se ne può imm~ginare · altra migliore. I morti devono seppellirli i vivi, ma questo è un compito esteriore, di pram.matica : e le profonde forze Yita1i Yan110 serbate ad altro. Ricostituire la coscienza italiana. Pochi segni sono felici. C'è un pessimo conservatorismo che scappa fuori col fiato della paura, e dice che questo era il solo regime che salvasse dagli esperimenti estremi. Certe classi che dovrebbero essere sagge e ammaestraite non sono capaci d'altro che di vantarsi d'un espediente, il più vieto e tristo. Per fortuna Matteotti si è fatto ammazza.re. Non c'è forse altro presagio consolante per l'Italia fuor di quello della sua resistenza. 18 giugno : l'Etìope Per ironia oggi sventolano sul Corso le• bandiere e son consegnati i Corpri armati del presidio a far ala al reggente dell'Etiopia. Per estrema ironia un signore vecchio inveiva contro il ricevimento ufficiale e gli on01i, e si rammentava, iracondo, dei suoi scolari caduti a Dogali. Da quel tempo si son sopportati ben altri fatti, e si è perdonato e inveito a troppe altre persone. Ma il corteo aveva Ull che di smorto e di taci .. turno: nessuno degli abissini sapeva parlare. Son passate le figure di cera e d'ebano. Il Re ripeteva un cenno di saluto automatico, ingrassato nel volto senza espressione. Mussolini è stato salutato da pochi applausi. Era senza feluca, e le greche cl 'oro del colletto gli faceYano il volto più opaco. Dicono che sia dimagrato iu sette giorni di setti:' chili: ma è una leggenda sparsa per far credere alla sua squisita sensibilità. Per quatho giorni Roma avrebbe da am1nirare l'ospite esotico, che è avvolto in un baraccano di raso nero, orlato d'oro e si copre con un cappello bigio a lobbia, uscito da qualche fondo di magazzino boero. Ma non ha rnglia nè di guardare nè di ridere. La sua. presenza è una vittoria Ji Federzoni. La gente che si raccomanda a una onoreYole continuità d'azione politica e teme dei rivolgimenti, spera che l'on. Federzoni s.ia capace d'ambizioni molto più vaste ed è pronta a decretarlo salvatore della patria. Per ora è seccata di questo importuno programma di festeggiamenti. Ma ci illu.dian10 che sia il solo osp~te accettabile in tempi calamitosi. ~emmeno al Presidente del Nicaragua potremmo mostrare la città capitale mentre un regime è travolto da uno scaadalo, e non c'è nessuna classe pronta a succedergli. Rosso e nero Lungo Tevere Arnaldo cla Brescia. Sul parapetto è segnata. una croce nera, e sotto in un comune bicchiere stanno due garofani rossi. Due cai-abinieri in piccola montura grigia, napoletani, spiegano benigni e un po' seccati che li ha posti lì la vedova; ma un ordine vieta che si aggiungano altri fiori. Chi ha dato l'ordine? Un personaggio molto alto. Il prefetto soggiunge qualcuno. In galera dovrebb'essere ! La poca gente intorno, dopo questa esclamazione resta muta. I 1otecaG1 o 1anc carnbiuic:.ri prC:gano il publico di <ircolare. Bella dnlta ! .:s;cssuna protesta, fuor che· queste parole Certo, co:;l \ icini al misfatto non si può cbC: &cere. E la cupa coscienr,a di una qualche corresponsabilita generale. Ieri mattlna le signore Matteotti hanno as,-,istito a una Mc:ssJ. funebre a !->anta ,\faria del Popolo, e durante l'uffi, io si sono comunicate. JJoi la matlre ba tentato di farsi ricevère dal Papa. J <'Ompagni socialisti afferman<, che in casa .Mattwlli non ci possono più entrare, <·be le signore :,<>110 • fascistoidi •· La vc.--dovan<>nsi costituirebbe comC; parte civile. Sarà ~rnche vero. Le povere donne si risentiranno magari oontro ;l pa1tito al quale apparteneva, contro l'idea che l'ha tratto a morte. Sbagliano i compagni socialisti S<: credono d'aver dei diritti su quel cadavere; si contentino del martirio che onùra la loro pa1-J..c,come ci onora tutti, che li onora in quant-0 sono uomini morali e serenamente italiani. ::-;:ou ci può essere screzio in una solidarietà che ci aiuta a vivere. La famiglia di Matteotti ha ragione di reagire secomlo il suo cuore, d'essere conservatrice o fascista. Se fosse vero, dovrebbero i compagni, apprezzare anche di più il loro morto: che avrebbe lottato per la sua idea con i suoi, o l'avrebbe custodita fieramente tra le lusinghe ed i sik-nzi. Una famiglia dove non ci sono dissensi è poco virn, e un intimo dissidio come questo la farebbe anche più degna della su.a prova. In ogni modo co11forta di sentire che afferma una sua tra.dizione e si mantiene libera fino in fondo dalla meschinità cl.egli interessi e degli accaparra.menti L'ultima recluta dell'antifascismo è il generale Giardino. A Fiume mentre era governatore ha scoperto qual fosse il regime, che intralciava continua.mente i suoi tentativi di punire e reprimere i reati comuni. E' tornato sdegnoso e ha dichiarato a Mussolini che per complicità molto minori in altri tempi era caduto il goYerno di Crispi. Ma il Presidente gli ha risposto : « Questi particolari non mi toccano, sono troppo meschini>. L'Eroe del GraJ>'P1'1dimentica l'antica. retorica; e certo, oYe parlasse in pubblico, ne adotterebbe una nuo\·a; 11011 riconosce p-iù l'annunziato Mes- ..sla e non lesina, nè coi colleghi nè éoi conoscenti, le violente recriminazioni. Ma nella proosima tornata del Senato (se pure avvenga) ~on parlerà : ancora~ e specialmente ora, non è uomo da compromettersi. Il futuro è pur sempre su le ginocchia di Giove, e non com·iene anticiparlo. L'estremo calcolo è di parer distanti e disinteressati. Così, se veramente la liquidazione del regime debba avvenire « manu militari » il generale Presidente è pronto; immune, come si suol cli~e, da settarismi, ma notoriamente nemico del1'uomo cui dovrebbe succedere. Due mesi d 'antiveggen7.a gli costituiscono un ti~lo d'introvabile serietà e quasi di coerenza. di fronte ai convertiti e ai co-nvertendi di queste ultime ore. 1 19 giugno: Occupazione invisibile Il gene1'ale Di Giorgio ebbe, lunedì sera, \lll. lup.go colloquio col Re. Ii quaJe, sembra, vuole sopratutto evitare lo spettacolo· dei cavalli di frisia ammucchiati, durante le giornate d'ottobre, nei punti strategici di Roma, come sarebbero MontecaYallo e Ponte Sant' Angelo. Il e piano cii guerra>> è preparato minutamente, ed elaboratissimo. In città non si vede più nulla : le truppe non sono più consegnate, la mi.lizia parte. Ma nei posti segnati sono concentrate, o rapidamente concentrabili, forze cospicue, pronte a parare :i una rispettosa distanza le minacce che s 'addensassero su remoti orizzonti. Ma cli ,e occupazioni invisibili » ce n'è un 'altra. Quella del Presrdente del Consiglio e dei pochi fidi nei posti che gli rimangono, prima d'esser tutti trasferiti a Regina Coeli. Tacciono, stanno buoni, si fanno nu.lli. Vogliono rimanere inosservati, o a tutti gli s'è morzato il fiato in gola. Hanno paura, ma. sono anche presi da una specie di contagio morboso, di impotenza manifesta; c. il linguaggio e il tono adatti a quest'ora son fuori dalle loro possibilità. Il solo che capisce come comportarsi è il fallito ambasciatore on. Finz.i, il quale non si sa se sia artista. maggiore nel1'arte della polemica o in quella del ricatto. Tra interdste, mezze inten-iste e confidenze che chiunque gli può strappare, si offre in pascolo alla cu1iosità cli tutti e propone un'infinità di quesiti su le ·vecchie relazioni delle alte cariche del fascismo, e il modo in uso di governa.re la cui sola risposta è il rovesciamento del regime. Ma c'è da aspettarsi la reazione degli « invisibili » che rimangono in carica. Ci sono piani di eventi prepaT.ati troppv belli perchè possano ave. re esecuzione. L'imprevisto avrà, come sem.p,re1 da accadere. Con quale nuova follìa si potranno difendere? Dati i loro animi, non c'è da sperare nella varietà : ci son pre.oi.5e vittime designate, e una oscura esigenza di menar di gran botte all'impanata per salvarsi nel. fragore. Si cerchi quanto si può di esser freddi e silenz.iosi logici. Ci si aspetti di tutto. Un nuorn sconquasso, se è possibile, che sarebbe ancora più disordinato e dissennato di questo, li ridurrebbe a 1,ero. Statistiche Mu.ssolini è contento d'un gran miracolo. Martedì a Milano si son vendute 40 mila copie di di un 'edizione straordinaria del suo giornale. Da ciò desume la innata - o non mai smessa? - fiducia nel fascismo. Per fargli disp~acere gli 107 vog-liamo opporre la tiratura del Jlondo aumentata in questi otto giorni di 35 mila copie, quella del Jieccogiallo salita, da p<rhe migliaia, a sessantamila, e, udite: il Corriere della Sera giunto al suo m,1ssimo che, con 8oo.ooo copie, non ha più ritorni e non soddisfa a tutte le richieste. 19-20 giugno: Perlustrazione notturna Sta:,(.-ra ~i ;;rm diffuse voci cli gravi eventi. Il }'residente per riacquistare l'autorità - o il !;(.-mp)i,e p,,rmesso di parlare e di far da padrone ricorrerebbe ai mezzi estremi e, prima del1 'alba, tenterebbe il colpo cli Stato. Un Presidente: del <..r.msig-Jioin carica, cbe si fa rivoluzionari<, n<Jn ,. cosa usuale nè facile a essere creduL1. ),fa qui ,,i tratta. <] 'unù cbe vuol uscire ria una finzione politica e :;-i ribella ai supposti c-tt t.odi. J ,e • camk-ie nkf"e • rimaste in citta - poche? molte? . occuperebbero i Comandi ed i Ministeri e impc.-<lirebbero l'e5(:!"cizio delle ftt.nzioni statali alle pc.-r:;onen(IIJ ligie. D1altra parte, tutto sarebbe disposto per riceverle a dovere e il conflitto, nella capitale, non potrebbe sortire esito dubbio. Dalla afosa calma apparente di tutte le vie si è indotti a imaginare un sapientissimo agguato che colga tutti alla "provvista.. Qualche indizio spiato, qualche mutata consuetudine può avvalorare le voci. L'on. Ylarchi ha visto il Presidente alle r8 e dice cnc: • non gli consta • ci sia nulla di llUJ)VO; un giornalista riferisce di drammatici colloqui tra Federzoni e Balbo, al quale il ministro avrebbe chiesto di smobilitar la milizia per domani; un altro assicura che son già tre ore che Di Giorgio confabula col Re. E-eco - sala dei corrispondenti della Stampa a S. Silvestro - un episodio tipico. Entra il comm. Freddi, viene a dar notizia di un suo colloquio col Questore. Gli è andato a chiedere se c'era nulla <per• lui; e il questore l'ha tranquillato: nessun sospetto, nessun mandato di ca.ttura. Bisogna, che la bu0na notizia sia subito sparsa. :Ma, non di meno, domani il comm. Freddi sarà dimissionario. Una nuo,·a ondata. d'allarme. Il colpo sarà grave, aiutato dalle province; forse alcune legioni della milizia punteranno su Roma. L'esercito però non è preso alla sprovdsta.. Le istruzioni sono già impartite. Anche se tagliassero i fili telefonici, tutti i Comandi sanno come ;,l devono contenere. Intanto l'on. Saulli fa ragiona.menti da. filosofo. Ora che si son arrestati tutti i fascisti, dice, bisognerà arresta.re gli antifascisti. - Se saranno colpevoli - gli si risponde. Ma lui si ma.ra.- Yiglia e si sdegna. Come credete ancora che !a magistratura abbia il dono di distinguere il colpevole? Colpevole è il luogo e il tempo, tutti e nessuno (rosi come la libertà è l'autorità e il soggetto l'oggetto). Ottimo pensamento per accettare qualunque partito o fazione, e per esserne accetti. Si torna alle case ad aspettare l'alba e gli eventi. l\Ia essa spunta, come tutti i giorni, indifferente e serena. 20 giugno: La goccia Circolano le notizie più opposte. Tutto il giorno calma• completa, caldo temporalesco, noia. Ma di sera la voce del mancato colpo ripiglia credito. Viceversa si dice di altri complotti, o segrete preparazioni : dell'esercito che non aspetta che un segno, di forze proletarie (ma com~ se ne può ,giudicare da Roma?) che lo affiancherebbero. Le voci degli opposti moti sono in genere propalate dalla parte che ne sarebbe colpita, poichè ognuna sente che la sua miglior fortuna sta nelle false mosse dell'an>ersario. Le solt12ioni pa.cifithe e graduate - o machia.,elliche - perdono di credito. Si pensa soltanto a un giuoco di esasperazioni e a un bisogno di disfrenamenti. Chi a,·ern appreso la fine di Matteotti come una inesorabile necessità e la imagina,a come un ammonimento non Yano, capisce che l'insipienza politica del governante ha fatto addensare e precipitare gli eYenti in modo da annullarne l'efficacia educa.tiva. E' aperta ora una questioue politic..t, ma in essa è ottenebrata e stomparsa la qtùstione morale. La ripercussione mornle del delitto non è andata oltre una diffusa sentimentalità, alla cui stregua appaiono forse più consci quei non pochi che assumono il delitto in pieno, e sono contenti della scomparsa dell'on. Matteotti e non si degnano del modo. La successione è aperta per un processo patologico; ma in nulla pos.5ono contribuirvi le rimaste forze politiche, nè rispecchierà punto un diffuso desiderio di giustizia o di rinno,·amento. Per ciò la successione a latere non appare deprecabile. Oggi dicono che Federzoni non sia capace, di sua prop1ia volontà, di scalzare il Presidente. E 1 allora perchè gli fa intollerabile la carica col garantire la libertà di stampa e coU'im·estire del processo la magistratura., la quale non può oggi fermarsi, è costretta ad andare « fino in fondo »? 11 problema politico s'è imposto in una maniera che ne fa la soluzione difficilissima. Il Presidente taciturno non si risolve ad andarsene, e i ministri che l'hanno i giorni del peggior pericolo abbandonato, non sanno poi ora trovare il coraggio di staccarsi. Le forze esterne non possono agire ; sono, in ordine ai fatti successi, disorganizzate e illegittime. La capacità insurrezionale è mantenuta nei. freni del partito dominante ma, data la mala ventura di quel dominio, è ormai tale da potersene liberare e da. tocca.r 1'orlo di quell'azione che non sembra prevefJ
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