ùRl~IOA SOCLA_.I.® 197 ... degli studii cari in ciui più eccelleva) e di sè e della sua giovinerzza poteva dire col poeta della· Versi_l-ia : e 'butto ciò o.be fucile allor ,prometton ,gi.li ahni, !i.o 'tl diedi 1per un l1lil(Peto ùaiorimoso dii af.fooni, per un ·!B.ffip1eseo aereo i,n facom. a a' a.:v:ve.n:i.r; e per questa sua passione (}Jivor.ante J gelosa, e~ ra Ve-sulein patria)- il ·bandito ·dalla sua terra) il maledettò dai parassiti della sua terra) il profugo eterno_, sempre present.e soltanto dove l-' ora del periglio battesse la diana J. quest)uomo J q1,1,estafigura così staooata. e viva su lo sfond0 verde e b'(qio àJi questo, singowre paesaggio poUtiooJ non sparisce) no) non sco· lora -. ma s.i riaffaccia oggi in troppo più arrwpi(lc,ornice. \ Il simbolo e la Nemesi Quello J che era c_osanostra J è divenuto an· ,ohe la cosa vostra) l'uorno di tutti) l'uorno della storia. E J ingrandito così) quasi è tolto a noi, come alla famiglia dolorante, perchè è divenuto un .simbolo. Il simbolo di un oltraggio ohe riassume ed eterna cento e cento mfla altri oltr,agg-i, tutd)olivo ·ed affila nelf ombra. i pugnali. Addita il mandato ohe salì dalle viltà incom?1nensura;bili J dalle fughe abbiette., dagli obliqui fian· -oheggiamenti) dai silenzi 001wplici) dalla corruzione demJ<igogioàesercitata su, anime sern· plioiJ talvolta .generose ed erqioheJ persino cl-icombattenti insigni od oscuri) i qual,(in buona fede hanno creduto ohe 'Unreg,ime di rnAn<woia e di prepotenza potesse essere ricostruttore i che la più immonda curée potesse germogliare - la rigenerazione del Paese) che gli errori e le colpe fuga<Jidi una massa illusa (e non cerçhiamo illusa da ohi J. e non domandiamoci se · veramente esistano le colpe di un popolo) dov.essero espuvrsiJ non co-lrich·iamo se.vero al· la ragione) ma con la oatena dei delitti) con la tregenda delle sopraffazioni esero·itatè su, quel_popolo; col • dileggio di ogni ,i,ma·na,dig'l'l.>11ctoàn; la trµgedia del t,errore J aocoppia· ta alla cor,eografia di v.etusti trionfi mal re· divìvi. , Lo crqdettcro in buona fede; alcuni - sempre più radi -· lo credono ancora. Una leggenda dispersa ti;, gli oltraggi fatti ad un popolo; la figura che· compendia tutti gU altri tnwidati e per· cossi per lo stesso fin.e, da Di -Vagno a l'ioci· nini, agli infiniti altri oscuri; il. sirnbolo di una stirpe che s-i risouote; il simbolo di un pa,gsato che si redime; d-i'un pres·ente che si riidesta, di un avvenire che _siannunzia; de!la immortale" democrazia, della indefettib'ile giitstizia sociale, che si rirnettono in oarnm·ino J. delf Italia che, dopo una parentes,i di spa,ven· , toso M·e&ioEvo, r1isalenella lucQ dell'età mo· àernaJ rientra tra le genti .civili.· 11.fqp,er poooJormai. L'oscena leggenda è sfa· tata.· Giaoq;mo Matt-eotti · l'ha cl'ispersa ;_· l'hci dispersa per sempr,e. L1odifioio dell'iniqibilà e dell'ipocrisia crolla da o.gni parte. Ah! sì. I masnadieri avevano bene scelto) avevanq mj;rato giu-sto) sopprimendo il no- ·stro migliore. Mirando al suo çuore, sapevano d,i mirare ·al nostro cuore. Ma, ignoravano la sanzione inesorabile che fu semprè nelle vicende del mondo. Ignoravano - fit oonfessato -- che ·il delitto era sopratutto un e-rrore. Ohe la vittima sa· rebbe stata il giustiziere. Ohe la coscienZf!, di 1tn popolo, çhe ha mill:ennii cU storia e di df gloria J si assopisce, si comprime) ma non si spegne. Ohe .i -rnòrt-i non pesano :soltanto, ·, Il simbolo e la Nemesi: la Nemesi august-aJ o· ·signori) •Che è della storia. Ucrohi il Magistrq,to le colpe e le ferocie secondari~ e minori; incalz-i gU esecutori codardi e i mandanti i-rn· mediat-i; cò,rn,pitoa,nche questo altarnente rispettabile e necessario. F1rughi e tent•i di sventare la congiura degli intrighi, di snodare il grovigHo dei silenzi comprati o ricattati, le mendicate or;z,ertà,e il tagliaborse ohe si annida nelV(})Ssàssino. Tutta questa è la ero· naca. . La Nemesi vola più alto. ·Essa addita .i·l grande mp,ndato; il mandato che erOrtl!J)e da più a.nr11dii violenze volute, di violenze inanellate alla frode, di consenso cercàto ed ·irriso j' dal sarcasmo d·i ,una pacifica· zione, proclarnata a parole e impedita. e vio· lentata ne'i-fatti; dall'incita.mento perenn·e al0 la sopp-rèssione del pensiero Ubero e di ch·itun· que lo incarni, la quale è soppressione della vita, della Patria, della civiltà_.Add-ita il rtUl,n,• datf:ì che scese dall'istrionismo bifronte, che adesca insieme e manaccia, che oìf~·e -il ramo . HotecaGino s·a1 CO rrtfl, sorpravvivono. . · Giacomo JJ.fa,tteotti vinoe morendo· e c·i ac· compagna e ci guida. Se comme-rnorazione è questa) se questo è un lugubre rito, non è l'epicedio sul suo tunvttio ignorato) non è la riconsacrazione idi una salmà che non può -riapparire e che più è presente quanto più ·è assente e celata. "Altri. sono i morti ,, · Altro è oggi il funerale. Altri sono i morti. L'edificio dell'iniqu-ità e dell'ipocrisia crolla da ogrvi parte. Neppure la -speoulcizio-ne·ultima e più- scaltra ed audace - quel/,a,s-ulla no~ stra speculazione - ha alito e ali per reggersi. Lo sguardo vitreo_ della, vittima illumina im panorama d'infamia che i più non sospetta~ vatno ancora. Ove la sua ombra s·i leva) -ivi-si stende attorno la solennità del deserto . \
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