Giacomo Matteotti - Articoli da "Critica sociale" e "L'Avvenire dei lavoratori"

40 CRITICA SOCIALE s,fuggire o,m l'oooosi,o,nepropizia pe.r impossessa,rcene, quand,o ce se ne presenterà un'aLtria migliore·? _ Atlaocando l'Austria - assi-eme alla Rumeni.a - 1101 permette-remo alla Russia di libe,rare pa,rte_deHe su~ truppe e cli lrunoiarle sull'altro fronte contr-0 1 tedesch1. Così La R11.1ss·iia c appogg,erà va,lictamenbene,! f:rusLra~·e le, 1"elleitàslov,ene<sull'Adriatioo supe-ri,orre-,che è pUTe una delle condi1Ji~1i.del nostro sV'jluppo. E potremo anche ami-chern'1memLeaccordarci con J,a, Frn,11cia e I'Tn,ghilter,ranie1ldominio d-el:Mediterraneo, al'tra « condizione cli vita e di sv,h!uppo ». Rimanendo iine.rte, abba-ndoiw,ndosi, cioè, alla deriva deglii ,eventi, come un travioello o uin_re.lit1Jodi mar-e in burrasca, l'Italia, - odiata drugl-ia,ustro"Lecleschi, spi,ezzata dall'Intesa - alla oon,e,Jusionede;Ula pace sarà come un cane randagi-o - cui ogni pa,ssanile potrà assestare una pedata, e dovrà armars•i fino 01i tl,enti per rintuzzare i.11qualche modo l,e aggress.ioni n,!Lrui. Sotto q,uesta pesan.tiss,ima lori.ca mmtare, le condizioni d,i sviluppo civile andranno a fi,ni•r-ea oo' ciel diavolo. Quei, coocodr.illi che piangono su!J.ospargimento ciel sangue, non pensan,o che il nostro i,ntervenLo - ta!le è l'opi,11ionedi tecni,c-icomp,etentissimi - può daire il Iracollo, ,rullabiiLanciae por fine al -0onflittomodto tempo l)rima di quello che occorrerà in.du-bbiamente lasciood,o-he <:IOsecome stanno. La guerra mi:naooi.a, in.faJtti., di ·incancren,irSli e di durare per d,egli annii, codll'a:1t,erna, viioonda;di fatti d'arme sanguinoSIÌss:imi, ma non risoLurtivi.. E taccio d,e,idanni economi.ci, commer,ciali e indu" striati derivainti dal prolungarsi delle ostilità - dan:ni che, si ni.p,er,cuoterannosempre più sul nostro Paese-; tn,ccio de,! principio di li.be,rtà e di nazionaliità, che ogni pop,o.Jo1civile ha il dovere di di-fendere·e di refotegrare qooLora vemigamanomesso; taccio della Se:rbfo -e dei\!Belgio g,ern.en-Le sotto i•! taillone ferrato degli Unni-; taocfo dei! dovere supe:rior-e d'umanità, che incornlhe,all'lLalia, di contribui<re a debellare il be-sbiale cesarismo tooto.nico. Dico sol,o, te-rIIllina11do,che, se, in questo epico momento per la, storia mondiale, !'Itali.a non, d,o,vessefa-re un'affermazione vitale, non wrebbe p,oi .a,Jcwn.-lito-loe probabilità di su,ssi-steirene-i secoli qool•Elonaziione indipenderute. Il n,o,sLroPaese, presto o tard·i, finirebbe soffocato sotto la cappa d'acciruio del gsermanismo·. Tornerebbe ,ad es•se:r,e,e forse peT sempre, la Terra, dei. morti. M.a 1-'ILalia,dri.ràla parola deoiisiva, colla sola bocca ornai eloqu1ente: que.!Ladel cannone. La d:irà nonostante gili sforz,i imbelli di tutti i neutraJisti, nono" sta,nte, ahiimè, i,l fiato che tu, o Tunati, sprechera,i nei ·pross.imricomizi, a-ssi•emea piccoli Raba,gas, per molti altri rifl,essi indegni cl.i stare al tuo fianco-. ETTORE MARCHIOLI. DALPUNTO Ili VISTA DELNOSTRO PARTITO È permesso affermarsi recisamente, assolutamente neutralisti senza essere dei "sentimentalisti,,, senza diventare " temerariamente demar. goghi ,,, senza sentirsi dire (non dico senza essere) imbecilli? E' permesso indicare al nostro Partito il dovere cli opporsi con tutte le armi posstbili all'intervento senza confondersi nè con i miracolisti anarcoidi' nè con i dogmatici che segnano sempre il pass~ sullo stesso piede di terreno ? BibliotecaGino Bianco A Filippo Turati, a troppi altri, pare di no. A noi, umilmente, sembra che sì. *** Sarebbe necessario, innanzi tutto, che si dicesse se noi stiamo baloccandoci con astrazioni, se noi stiamo fabbricando principi, o se non piuttosto - da buoni riformisti - si tratti di considerare la questione dal punto di vista attuale, immediato, del nostro Partito di fronte all'auspicato intervento italiano nel conflitto d'Europa. Credo che i principi restino intatti. Resta fissato in generale che il Partito socialista di ogni Paese ha il dovere di opporsi continuamente alla guérra, e al suo strumento e creatore, il militarismo. Ogni Partito socialista vota contro le spese militari ordinarie del proprio Paese (ancora non ho sentito da nessuna parte enunciare il contrario) per significare l'intesa, le aspirazioni internazionali dei lavoratori contro i Governi dominanti. Il Partito socialista, non herveista, rron insegna alle reclute la diserzione o la insubordinazione, non sollecita le fucilate di 1\fasetti, ma prepara la nuova educazione, i nuovi stati d'animo, il nuovo ambiente, nel quale la guerra tra Italia e Austria possa sembrare simile a una guerra tra Milano e Venezia. E in tutto questo credo siamo d'accordo, o siamo stati d'accordo àlmeno fino a ieri, perchè nessuno di noi si è preoccupato di pensare alla necessità di maggiori spese militari per dare mag-ari all'Italia migliori " condizioni di vita e di sviluppo ,,. A questo pensavano già abbastanza i gruppi predominanti, i Governi; il Partito socialista additava altre vie, altre spese, per la vita e lo sviluppo nazionale. Ora però il problema assume un aspetto straordinario di attualità - indubbiamente. llfa, se a questo dobbiamo una risoluzione, fissiamolo bene preciso, e non veniamo fuori con le ipotesi della guerra di· difesa o di una. minacciata invasione straniera: coteste ipotesi non affacciammo allora in t~mpo di pace, in linea generale - non hanno maggior ragione di essere affacciate oggi che ci troviamo di fronte ad un'altra e ben chiara pratica situazione; a meno che non vogliamo intorbidare le acque. * ** La questione, è: se! l'Italia debba tra un mese partire in guérra contro l'Austria, o non. Dirò anzi meglio; la questione è: se il Pai•tilo socialista debba sollecitare questo intervento o opporglisi. Perchè, proprio io, non mi sento di rallegrarmi troppo, che " altre forze abbiano sorretta la neutralità ,, fino ad oggi· anche senza di noi. Una neutralità che continui così, per quelle altre forze all'infuori della pressione proletaria, non dà nessuna garanzia, non rappresenta alcun progresso di azione e di infl.uenz!l, della classe lavoratrice; e domani, in altre circostanze, saremmo in balia di quelle stesse forze, che volessero invece la guerra. Così come la moralità di un uomo non è maggiore per il fatto che, essendo piccolo, non osi picchiare un più grande, o altre circostanze materiali glie lo impediscano. A me, uomo di parte e posi ti vista, interessa non tanto la neutralità o l'intervento da un punto di vista generale e astratto, come può avvenire a un pacifista sentimentale - quanto la neutra-

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