Lo Stato - anno II - n. 23 - 20 settembre 1961

POLITICA ESTERA BOMBE E NEGOZIATI Con la ripresa degli esperimen– ti nucleari, Krusciov ha f omito il primo elemento rivelativo del suo itinerario diplomatico, di cui Berlino è stnta soltanto il capoli– nea. E' diuentato chiaro, infatti, che il Kremlino intenda riacutiz• zare· tutti i massimi problemi in· tema.zionali d'attrito fra i due blocchi, portare all'incandescenza la situazione sino al rischio di wi conflitto armato e, poi, accedere al tavolo di una con/ erenza ,, al vertice " per sistemare tutto con sic-uro proprio vantaggio. Finora, il oom pen&io krusciovillJw quasi esaurisce il contenzioso d'Ucci• .dente: questione tedesca e morato• ria atomica. Altri problemi, infat• ti, di primaria grandezza non esi– stono, risolte quelle due questioni, la situazione potrebbe dirsi " di– sinnescata " ed i rapporti tra. Est ed Ovest migliorerebbero con re– ciproco vantaggio economico • e della sicurezza. Il contenzioso orientale, invece, presenta maggiori difficoltà: Co- rea, Laos e Cina sono tre aspetti di uno stesso problema, buo,ui parte del quale è, però, fuori dalla portata dell'Occidente. Infatti, Pekino per simmetria con Mosca, qucMi contemporaneamente alle e– !>plosioni atomiche sovietiche, ha ripreso i bombardamenti contro le Quemoy, monito fragoroso a non dimenticare la questione ci– nese. Ne vale pensare che una vol– ta risolti i problemi - che più di– rettamente toccano la sfera euro· pea del " campo socialista.,,, quel– li della sfera orientale troverllJlnD automatica tacitazione o solu,zione. Perché se è vero - che nella stra• tegia mondiale del comunismo è possibile intravvedere Ulla eccezio– nale .~incronia di ·azioni e reazioni; è pur vero che tale sincronia si fonda su direttrici tattiche che non possono preticindere sempre d<1i Lo STI\TO . . g1no,1anco fatti e dalle va.lutazioni contingen• ti che interessllJlo le due compo– nenti essenziali del campo socia– lista, URSS e Cina. Stando così le cose, il problema corea1w ( che molte analogie ha con quello tedesco) diventa tanto complesso ed esplosi-vo da· richie• dere una trattativa globale con mo– neta di scambio di larga accetta• zione. Non è da escludere che qualche cosa che concerna esclu– sivamente l'Occidente europeo non possa, domani, essere barattata con interessi di stretta pertinenza o– rientale. A ciò si è indotti a pen• sare, quando si considerano i " tempi diplomaJici '' laotiani. Da oltre due mesi e mezzo, sia a Gi– nevra, sia nei pressi di Vientiane le trattive per neutralizzare il Laos ristagnano ( o vengono diluite nel tempo), quasi a voler farle coinci– dere con un evento ancora in via di maturazione, qzwle potrebbe es– sere, app1Utto, una conferenza u-·· niversale " al vertice ". Non di- 1,ersa.mente è avvenuto con le trat•' tatit.:e per la sospensione de.gli e• sperimenti nucleari e .con quelle per il disanno completo e control.– lato, cui i sovietici hanno sempre con/ erito cal'attere interlocutorlio in· attesa di un "quid" diploma• tico di là da venire. Resta il pro– blema di Formosa, il riconosci• mento "de jure" del regime di Pekino e la trattazione del di!1ar• mo del suo esercito (l'atomica ci– nese esploderà nel 1963). Di tutti questi problemi, Mosca e Pekino ne hanno acutizzati, fino– ra, tre: Berlino, atomiche, Formo– sa. E' da attendersi che prima o poi riprendano le ostilità nel Laos (o nel Viet•nllJ1l meridionale) e che la già fumosa situazione corea• na si complichi. Sarà questo il momento di massima incandescen– za della situazione internazioriale, qua,ido saremo veramente sul- l' « orlo della guerra », monwn to propizio perché il Kremlino fonci un'ennesima offensiva di pac". L'iniziativa, come si vede, è sempre nelle mllJli dei comunisti. E poco importa se per il momen• to sul piano propagandistico essi ced<mo qualche punto, come, ad e– sempio, è accaduto con l'esito del– la conferenza " dei neutrali ' • di Belgrado, nel bel mezzo della qua.• le sono avvenute le esplosioni alo• miche centro-asiatiche. Del resto Mosca considerava scontata la pre• minenza data da Nehru e dal suo vasto gruppo alle " qzie.~tioni del– la pace " sulla " questione colo– niale ", contrariamente a quanlo voleva- N asser. iVegli ambienti internazionali, infat.ti, specie tedeschi, ci si at• tende, come prossima mossa, se non il blocco certo il trapasso dei controlli sul traffico, da e per Ber– lino, dai .~ovietici ai miliziani co• munisti d'oltr'Elba, il che compor– terà da parte alleata reazioni sul– le cui conseguenze a Bonn non si azzardano previsioni. In ordine di gravità, un provvedimento del ge• nere da parte -~ovietica, sarebbe secondo solo al blocco vero e pro– prio, gh1cché violerebbero almeno tre articoli degli accordi vigenti dalla fine della guerra. Si tratta di quegli articoli su cui s'impernia tutto il sistema giuridico • che reg• ge l'attuale status dell'ex capitale tedesca. La domllJlda che ci sV pone negli ambienti govemaJ:ivi di Bonn è questa: " Se i miliziani comunisti tedeschi dovessero impiegare la forza fermare qualche convoglio, diretto dall'Ovest verso Berlino, che non intenda sottostare ai loro controlli, che cosa bisognerà fa• re"? Una risposta ancora non c'è e la divisione degli Alleati è ter• ribilmente prof onda. 7

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