Lo Stato - anno II - n. 23 - 20 settembre 1961

La m.essa in scena di tuchirtò Visconti è stata discussa. In– fatti, non è troppo convincente, o piuttosto, non sembra adat– tarsi sempre all'opera, e soprat– tutto alla musica. La scena, per esempio, in cui Salomè cer– ca di sedurre San Giovanni Battista - scusate, Jochanaan, guinoienta di San Giovànni è già alquanto orribile e ridicolo nel testo per do:ver aggiungere ancora qualcosa. Visconti ha diretto l'interprete in modo di– sgustoso, con quella testa, con– vulsioni a terra ecc. ecç., che sarà senz'altro nello spirito del– l'opera, ma veramente di dub- - non. è che un crescendo di bio gusto, per non dirne di più. passione erotica, interrotto ogni volta dal nobile rifiuto del San– to, fino all'anatema che •egli lancia contro questa « figlia di madre incestuosa », seguita dal suo imprigionamento. Perchè Visconti fa incominciare que– sta scena proprio da:vanti al pubblico, per farla concludere, un pò alla :volta, in fondo al palcoscenico? Imprime così un indietreggiamento, al contrario di ciò che esprime la musica, che oltretutto nuoce all'effetto d<ramrri,aticodella reincarcera– zione di San Giovanni che ri– chiederebbe un movimento sce– nico più marcato, come sembra indicare la partitura. Poi, gli e– saltati pensieri di Salomè, de- scritti da un ampio interludio sinfonico, sono interrotti dal-' l'ingresso di Erode, seguito dal– la moglie, petulante e ridicola, e dalla corte. Visconti li fa en– trare, per lo meno Erode, trop– po presto, su una musica che non era la sua, ciò che toglie ogni effetto ed annoia lo spet– tatore, che non sa più a che punto è. Poi, Visconti, abusa della scena finale do:ve il « Ti ho baciato la bocca, Jochanaan, .ti ho baciato la boçca » di Sa– lomé, indirizzato alla testa san- bibliotecaginobianco Lo « strip-tease »-, tanto atte– so della danza dei setti veli non • ci è stato offerto. Il coreografo, Arthur Mitchell, a:vrà sicura– mente giudicato più ,< moder– no » andare contro il testo; Sa– lomé incom;incia la . sua danza fasciata da scintillante pietre e così rimane. Ci sono anche- set– te baiadere, sorte da. non si sa dove, che le agitano intorno sette veli, che non hanno nes– suna ragione d'essere, se· non quella di giustifi'care il tanto celebre titolo del pezzo, mentre la povera Salomé si sforza a ri- manere in scena per tanto tem– po; anche qui, la fanno esibire a terra, con convulsioni d'iste– rismo erotico, meritre lo « strip– tease » a:vrebbe potuto avere anche un certo tono.• I punti chiari Va lodata l'orchestra Filar– monica di Trieste, affiat~tissi– ma e con una bella chiarezza sonora, diretta dal giovane maestro .americano Jorge Men– ster, purtroppo senza brio nè . . passione -:-- il solo dello spetta- colo che non sia appassionato - e senza una gran tecnica an– cora, - braccia parallele. Non sono riuscito a vedere la famosa Salomé mulatta, Mar– garet Tynes, che ha ricevuto un così vasto numero di elogi, ma la sua .« co-detentrice » del personaggio, Joanna N eal, dalla voce (molto bella, un pò dura negli acuti) e dal corpo com- pletamente abbandonati. alla volontà del regista, appa$siona– ta ed isterica come gli era sta– to chiesto di essere. Lili Choo– kasian avrebbe potuto rendere una Erodiade più petulante e ridicola, soprattutto nei mo– menti in cui è in scena senza cantare. Robert Anderson, Jo– chanaan di grande prestazione dalla bella voce grave e nobile, anche se ci si aspetta va un pò più di potenza. Bisogna segna– lare anche i cinque italiani, Brunelli, Frascati, Ercolani, No– bile e Pudis, che hanno inter– pretato il quintetto degli ebrei con tutta la stizza voluta, quin– tetto che, secondo me, è uno dei pezzi più significativi dello spartito, anche se non viene mai menzionato, forse a causa dell'ammirazione beata rivol– ta generalmente alla danza dei sette veli. Come sarà il prossimo Festi– val di Spoleto? Si dovrà, per parlare di progresso, trovare un'opera che stoni ancora più di Salomé, con il carattere di questa città. Sarà un compito difficile. NOEL LANCIEN

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