Lo Stato - anno II - n. 23 - 20 settembre 1961
MUSICA SEMPRE PIU' DIFFifJILE AL FESTIVAL DI Essendo stata la critica quasi unanime nel lodare il festival dei Due Mondi, non mi resta altro che belare con le pecore , di Panurgo. Loderò dunque, per incominciare, il candore degli organizzatori, che battezzano :, festival internazionale » due opere, tre spettacoli di balletti e cinque concerti di :musica da camera. Loderò una cosa senza ;ri– serva, e questa :volta senza iro– nia; la scelta di Spoleto come luogo di incontro annuale; non senza rimpiangere però l'assen– za di spettacoli all'aperto, co– me si fa dappertutto anche do– ve piove molto di più e più spesso che in Italia; da segna– lare anche l'enorme contrasto tra Spoleto, dove tutte le bel– lezze sono cristiane, medioeva– li e questo festival dove pro– gramma e pubblico sono co– smopoliti, moderni e moderni– sti. Non sono critico coreografico; perciò non dirò niente dei bal- Lo STATO b1bl1otecaginobianco SPOLETO letti francesi di M. Béja;rt, dei Jérom's Ballets americani nè della compagnia dei balletti di Mosca. L'opera che ha aperto il Fe- stival, « Vanessa », libretto di G. C. Menotti, musica di Sa– muel Bar ber, non ha riscosso che un successo formale. Resta la « Salomè » di R. Strauss, li– bretto di O. Wilde. Se « i più colpevoli sono quel– li che l'hanno consegnata al pubblico » la responsabilità di Wilde e di Strauss è grande. Togliere il soprannaturale da un passo del Vangelo, è una be– stemmia che colpirà sempre una coscienza cristiana. Lascia– re solo il personaggio di Salo– mé, e farne l'incarnazione della Lllilsu;ria e dell'Isterismo, alla maniera di certi miti orientali è cinico; far andare a letto Sa– lomè con la testa di San Gio– vanni Battista per dieci minuti buoni ed in pubblico è più che ridicolo. Ci fu il gusto, la moda orien- tale all'inizio del secolo e alla fine dell'altro, raffinati, delizio– samente deliquescienti. Questo gusto, questa moda non erano tedeschi, ma francesi. Debussy, Ravel, Dukas hanno illustrato questo esotismo con una pen– nellata impressionista di colo– re forte, ma anche con una chiarezza ed una lucidità tutta francese. Il confronto tra « Istar » di V. d'Indy, e la dan– za dei « sette veli » di Salomè, non è privo d'interesse, dato che queste due opere sono co– struite con lo stesso argomento coreografico: diremo oggi, uno «striptease» all'orientale. Rigo– re di pensiero e di forma nel musicista francese, brutalità di effetti e di emozioni nel tede– sco, ecco ciò che colpisce lo ascoltatore. Infatti, il linguag– gio e lo spirito post-wagneriano di Strauss non potevano che accentuare l'avvincente aggres– sività, la celebrazione dell'istin– to erotico, l'isterismo, le alluci– nazioni contenute nel libretto, riempiendole d'una morbida in– trospezione tutta tedesca. Ope– ra bastarda, che non è certo la migliore dell'autore. Estetismo deteriore Bisogna dunque s~lutare an– cora il gusto meraviglioso, il genio degli organizzatori che hanno provocato questo accop– piamento mostruoso di Spoleto e di Salomè, di questa città dal– fa;rchitettura pura ed elegante, e di questa opera erotica ed i– sterica_
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