Lo Stato - anno II - n. 23 - 20 settembre 1961
b costoro - specie costoro - so– no .condizionati da altri numi, ex rriachina, quali per esempio la massa in un determinato pe– riodo storico o la legge del pro– fitto nel coevo periodo. Però - si potrebbe osservare nel caso della massa -- se il nume ex machina fosse la massa, cioè la collettività, rientreremmo nello spirito della democrazia, dato che il tutto ispirerebbe le parti, cioè i partiti politici, o quelli che hanno stampato nel pro– gramma la parola democrazia. Ora va da sè che se ispiratore della prassi politica è il profitto dell'industria. le carte della de– mocrazia risultano palesemente poco chiare. Pertanto ci occupe– remo soltanto del caso, più am– biguo, in cui ispiratrice del par– tito (vuoi dei quadri di esso par– tito) è la massa, cioè il presunto tutto. In questo caso la classe politica dovrebbe riavere alme– no la dignità di far da tramite. da strumento passivo, studiato ad hoc da quella scienza, politi– ca che, se per Platone e Aristo– tele costituì uno dei tanti inte– ressi, da Machiavelli e spe:::ial– mente dal giacobinismo dell2. Rivoluzione francese diviene un metodo il cui fine è al di fuori di essa. Ma la massa è il tutto e as– sicura democrazia? O meglio. la massa. dato che sia il tutto. ha coscienza di ciò e pertanto può assicurare democrazia? Perché se la massa, anche se è il tutto (e non lo è) non ha coscienza di "'caginobianco ciò, non può assicurare demo– crazia: e pertanto ne consegue che il partito che parla a nome della massa (e dovrebbe deriva– re, secondo i calcoli di bordo, da quella élite-massa) millanta una investitura che si rivela ac– quiescenza. E in effetti è così: la massa è immobile e passiva (sebbene numericamente possa contare), e si rimette a quella minoranza di condottieri, pur partoriti da essa ma oramai parlanti in proprio, che hanno particolari doti di comando e costituiscono la classe dirigente nuova. Quindi non si tratta di una élite politica, ma di una é– lite senza aggettivazioni, élite che si avvale però del partito politico e dei quadri di esso. La massa è inerte, altro che élite! Però influenza e intralcia la liberazione dell'individuo poi– ché quella minoranza che assu– me il potere (la vera élite) ha interesse di farla scatenare in un senso o nell'altro, di blandir– la, eccitarla. aizzarla, •per fini estranei •ai singoli individui componenti la massa, estranei alla massa considerata nel suo totale, estranei finanche al par– tito e ai quadri di esso (seppure questi ultimi due anelli benefi– cino - nel sistema universale perpetuato a favore della élite, di briciole considerevoli)_ Le ve– diamo in quegli aggregati che sono gli Stati marxisti. La democrazia è dunque uto– pia? se i partiti - ispirati dal– le considerate élites, la capitali- sta e la marxista - risultano armi spuntate, dov'è il nord? Aristotele era per una forma di aristocrazia, intesa quale go– verno dei migliori (e non tra– smissibile per discendenza). Nel– la « Politica » lo stagirita di– stingue chiaramente chi è per naturale disposizione adàtto al comando e chi all'obbedienza. Abbiamo visto che l'aristocrazia di Aristotele non consisteva nel– la trasmissione del potere ai fi– gli degli aristocratici, pertanto in linea generale il postulato è accettabile. Tanto più che il concetto è ripreso da San Tom– maso nella « Summa contra Gentiles »: illi qui intellectu praeminent, naturaliter domi-. nantur. Si parla di intelletto. Ora, quale sistema può con– cepire aristocratici siffatti che siano veramente i migliori, al punto che << naturaliter » rap– presentino i consociati? con un mandato rimesso quasi tacita– mente a loro, poiché e, intellectu praeminent »? Al punto d'esser certi che costoro non approfit– tino del mandato così ricevuto per consolidare la propria posi– zione e riservarne benefici per figli e nipoti nonché per clien– tele? Certamente non un sistema costituito solamente dagli uo– mini in vista del temporale, nè con le sole leggi delle assemblee costituenti. GLAUCO LICATA
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