Lo Stato - anno II - n. 23 - 20 settembre 1961
b parsi' al di fuori della società; l'arte per l'arte, il divertimento puro, il gioco raffinato che pia– ce agli esteti, che prospera nei salotti è la manifestazione uffi– ciale di una società fittizia e a– stratta. Bisogna che l'arte ,, traduca le sofferenze e le gioie di tutti nel linguag_gio di tutti», soltan– to cosi potrà aspirare all'uni– versalità. E' necessario per far– .si capire esprimersi con chia- rezza, con quella lucentezza che è della realtà. Siamo, dunque, reali$ti, so– stiene, :ma subito dopo si do– manda se davvero possa esiste– re un'arte interamente realista, come potevano pensarla i natu– ralisti del secolo scorso che am– bivano non soltanto a descriver– la ma addirittura a fotografar– la. Un'arte, cioè, che possa con– tenere tutta intera, con i suoi complessi rapporti, la vita degli • uomini e della società. Eviden– temente no. In questo senso, sostiene. lo unico vero artista potrebbe es– sere solo Dio, gli altri parimenti infedeli alla realtà. Ma la questione di fondo nei confronti del realismo è ancora un'altra, ed è importante che Camus la sottolinei: quella del– la scelta; non potendo rappre– sentare intera la realtà l'artista è obbligato a scegliere e a in– terpr tare, deve esprimere evi– dentemente un giudizio che è di valore, cioè personale, autono– mo: viene così a cadere la pre– tesa di un realismo assoluto, poiché sarà sempre l'artefice che imprimerà il suo segno su ciò che è l'oggetto dell'ispirazio– ne. Aggiunge poi Camus conti– nuando il discorso, che il reali– smo socialista è impossibile. Per 34, ecaginobianco rappresentare bene una cosa bi– sogna sapere come è fatta. Co– me è possibile raccontare di un mondo socialista quando que– sto mondo non lo conosciamo ancora? ,, Non è socialista, per esempio, nè nel passato, nè del tutto nel presente. La risposta è semplice: si sceglierà nella realtà di oggi o di ieri ciò che prepara e serve la città perfetta dell'avvenire. Ci si voterà, dun– que, da una parte a negare e a condannare ciò che nella realtà non è socialista; dall'altra, a e– saltare ciò che lo è già o lo di– venterà. Si avrà allora inevita– bilmente, l'arte di propaganda, con i suoi buoni e i suoi cattivi, una letteratura rosa, insomma, avulsa quanto l'arte formale dalla realtà complessa e viva ». ,, La realtà è posta ad un li– vello sovrano solo per essere meglio liquidata. L'arte si trova ridotta a nulla. Serve, e serven– do è asservita. Solo coloro che si asterranno giustamente dal descrivere la realtà saranno chiamati realisti e lodati. Gli altri saranno censurati secondo gli applausi dei primi ». Ne discendE:, allora, che l'arte socialista è un'arte di pura fin– zione co:me quella accademica che rifiuta l'attualità: sono due estetiche menzognere, . una che presenta la realtà in modo con– venzionale e frivolo, l'altra che serve unicamente gli scopi del– la propaganda. Camus denuncia la posizione degli intellettuali e degli scrit– tori marxisti che hanno distor– to il concetto stesso di arte, lo hanno piegato alle esigenze del– la lotta partitica e rivendica la insopprimibile autonomia di giudizio dell'uomo di cultura impegnato ad affrontare i pro– blemi del nostro tempo. 11 L'arte non è nè il rifiuto nè il consenso totale a ciò che esi- ste: essa è nello stesso tempo rifiuto e consenso e perciò non può essere che uno strazio per– petuamente rinnovato ». La vera opera d'arte nasce dal travaglio dalla sofferenza, in mezzo alle lotte, alle fatiche, ai combattimenti quotidiani, là dove c'è disordine e confusione, ma nasce con un insopprimibile desiderio di ordine, di bellezza, di verità. Le parole di Albert Camus, sensibile interprete del nostro tempo, strappato precocemente alla vita quando il suo itinera– rio spirituale era appena co– minciato, suonano, con un'eco profonda, come un ammonimen– to: 11 L'arte più libera e r~belle sarà anche la più classica e rappresenterà il coronamento del più grande sforzo. Finché u– na società e i suoi artisti non consentono a questo lungo e li– bero sforzo, finché si lasciano andare all'agio dei divertimenti o a quello del conformismo, ai giochi dell'arte per l'arte o ai sermoni dell'arte realista, i suoi artisti restano nel nichilismo e nella sterilità. Dire ciò equivale a dire che la rinascita, oggi, di– _pende dal nostro coraggio e dalla nostra volontà di chiarez– za». Enunciazioni, queste, degne di quel penetrante saggista e mirabile artista che egli fu e possono essere di .conforto e di stimolo per quella cultura che, in opposizione ad estetiche pre– suntuose ma inutili, alle tante mode letterarie che possono pro– sperare soltanto in un tempo di confusione e d'incertezza, è im– pegnata a sostenere una cultu– ra viva e consapevole che non rinunciando alle ragioni profon– de dell'arte possa affermarsi co– me continuo esame di coscienza ui motivi della vita e della so– cietà moderna. GIAMPAOLO MARTELLI
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